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MERCATO/ IRI

MERCATO/IRI

I CONSUMI SONO RIPARTITI, ORA OCCHIO ALL’AUMENTO DEI PREZZI

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PER LA FILIERA DELL’HORECA IL 2022 SARÀ L’ANNO DELLA RIPRESA. MA I PRODUTTORI PROMETTONO UN AUMENTO DEI LISTINI FINO AL 20%. COSÌ LE SPECULAZIONI POTREBBERO RALLENTARE LA CRESCITA. CHE FARE, DUNQUE? QUALITÀ DEL PRODOTTO E DEL SERVIZIO SARANNO LA CHIAVE PER VINCERE LA SFIDA

DI VITTORIO FERLA

Il rimbalzo dell’economia e del rapporto Pil/consumi del 2021 crea ottimismo nella filiera dell’Horeca. Ma nel 2022 peserà ancora l’incognita della variante Omicron: freno a mano tirato per le incertezze della pandemia, soprattutto nei primi mesi. In più, l’aumento dei listini nel 2022 - già promesso dai fornitori e provocato da una serie di motivi concreti (aumento dei costi delle materie prime, trasporti, ecc.) - potrebbe scaricare sul consumatore il peso dell’inflazione e rallentare la crescita. Questi i principali risultati dell’indagine IRI presentata da Italgrob in un Webinar dal titolo “L’horeca accelera verso performance pre-pandemiche”. Mario Carbone, account director IRI, ricorda l’impatto della mobilità dei consumatori sul ‘fuori casa’: “La pandemia ha modificato i comportamenti degli italiani: con i lockdown del 2020 la mobilità è crollata del 70-80%. Molto meglio il 2021, ma resta un 20-30% in meno rispetto alla stagione pre-pandemica”. Nel corso dell’ultimo biennio la distribuzione moderna ha registrato un trend positivo (+12% complessivo). Che cosa è successo invece nell’Horeca? “Ci siamo confrontati con due diversi trend - spiega Mario Trussoni, manager di Trussoni Beverage, azienda di distribuzione che opera in provincia di Sondrio - La ripartenza di maggio e giugno scorsi ha consentito all’Horeca delle zone dei laghi e della montagna un’ottima ripresa. Milano invece ha fatto fatica per la mancanza di studenti, smart worker e turisti da Usa e Cina”. socialità e dalla frequentazione dei pubblici esercizi. Dice Trussoni: “per i laghi e la montagna lombardi il turismo di prossimità è stato decisivo, adesso aspettiamo che ritorni il turismo internazionale che frequenta le zone più esclusive come quelle del lago di Como”. Come spiega la ricerca IRI, al +5,3% sui volumi rispetto al 2019 corrisponde un +7,2% del valore: il che significa che l’offerta si sta qualificando. Basti pensare al mondo della birra: se nel periodo dei lockdown c’era stato un fenomeno di standardizzazione e la spina aveva sofferto, nel 2021 è cresciuta alla grande la fascia premium. E, con questa, tutto il mondo degli aperitivi e della miscelazione. Per gli spirits e le bollicine la ripartenza è stata impetuosa. Eccellenti le performance del gin, sempre più di moda, sia negli aperitivi in casa che in quelli fuori casa. Da registrare anche l’exploit degli spumanti che sono cresciuti del 20% del valore perfino sul 2019 (anno pre-pandemico).

LA SCURE DEGLI AUMENTI

Forti di queste novità molto positive, i distributori devono affrontare la sfida dell’aumento dei prezzi. “Negli ultimi due anni il prezzo di cessione è cresciuto del 20%. Non solo per aumenti di listino, ma anche per una riduzione delle promozioni e del sell out. Il distributore ha dovuto aumentare i prezzi per recuperare marginalità”, evidenzia Carbone. L’aumento dei costi logistici provocati dalle rotture di stock da parte dei fornitori e dalla necessità di aumentare le consegne ha fatto il resto. L’aumento dei prezzi - relativo a tutte le

UN’OFFERTA PIÙ QUALIFICATA

Secondo la ricerca IRI, il canale distributori bevande ha beneficiato di un’estate 2021 superiore a quella del 2019 che ha favorito un recupero (+5,3%). Dopo il periodo del lockdown la necessità di ricostruzione degli stock di magazzino ha stimolato gli acquisti: in 4 mesi il gap è stato in parte recuperato. Dopo 6-7 mesi di ‘zona rossa’ nella quale i magazzini sono rimasti scarichi, i mesi che vanno da giugno fino a ottobre sono stati nel segno della ripresa, favorita dalla voglia di

categorie merceologiche: acqua minerale, cole, aranciate, the pronto, birre - è stata evidente nei mesi di agosto e settembre, ma è rallentata a novembre, fatta eccezione per vini e spirits, categorie sulle quali si assiste al successo dell’offerta di prodotti premium pure nel canale retail. La sfida del 2022 riguarda dunque l’aumento dei listini. La distribuzione moderna ha maggiori capacità di governare la leva dei prezzi grazie alle dimensioni, alle attività promozionali e al rapporto diretto con i consumatori. Molto più complicato sarà il compito dei distributori che agiscono in un mercato più frammentato e devono trattare con i pubblici esercizi. Dice Carbone: “È vero, c’è una qualificazione dell’offerta: si è disposti a pagare un prezzo superiore. Ma solo fino a un certo punto: bisogna

fare attenzione a non scaricare sul consumatore gli

aumenti delle filiere”. Quali consigli, dunque, per gli operatori? “Gestore e distributore devono essere bravi a far passare l’idea che c’è una maggiore qualità del prodotto e una migliore qualità del servizio. Bisogna far percepire un valore al consumatore”, suggerisce il direttore di IRI. E aggiunge: “In un bar diurno che propone il caffè o il succo di frutta, la percezione di aumento è più chiara e si sente subito. Il locale di tendenza che aumenta il costo del cocktail può trovare maggiore disponibilità solo se il consumatore apprezza il servizio e sta bene nel locale”. L’approccio degli operatori, insomma, deve progredire. “Il distributore di bevande si è evoluto: ha capito che non basta vendere gazzose ma serve vendere più spirits, vino e birra artigianale”, spiega Carbone. “Stessa cosa per il gestore del locale che si differenzia se vende bollicine di un certo tipo, vini di tendenza e gin di qualità. È un circolo virtuoso che coinvolge i consumatori che vogliono un cocktail fatto per bene”. In conclusione, le aspettative di ripresa restano positive: “da diverso tempo l’Horeca cresce ogni anno di un punto (eccetto il 2020, ovviamente)”, ricorda Carbone. La spina nel fianco resta l’aumento dei listini: sarebbe grave rallentare la crescita per speculazioni sui prezzi. “Serve responsabilità”, avverte Trussoni. E sugli speculatori promette di vigilare Dino Di Marino, direttore di Italgrob: “agli amici della produzione chiedo attenzione: gli aumenti a doppia cifra rischiano di inibire la ripresa”.

GESTORE E DISTRIBUTORE DEVONO ESSERE BRAVI A FAR PASSARE L’IDEA CHE C’È UNA MAGGIORE QUALITÀ DEL PRODOTTO E UNA MIGLIORE QUALITÀ DEL SERVIZIO

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