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groalimentare
In tempi di Coronavirus
Attenzione alle speculazioni contro l’agroalimentare italiano
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on l’estensione a tutto il territorio nazionale dell’area arancione per il contrasto alla diffusione del Covid-19, riprendono le speculazioni sull’esportazione di merce italiana all’estero. Dopo il chiarimento del Governo Conte che il trasporto merci è considerato come un’esigenza lavorativa e che, pertanto, il personale che conduce i mezzi di trasporto può circolare liberamente sul territorio italiano, limitatamente alle esigenze di consegna o prelievo delle merci; iniziano a palesarsi tentativi di “guerra commerciale”
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dai Paesi esteri che pretendono il marchio “virus free” ai prodotti Made in Italy. “Come ha specificato il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, i nostri prodotti non sono diversi da quelli di prima e non è necessaria alcuna certificazione – dichiara il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate – Ho ricevuto diverse segnalazione di esportatori che ricevono richieste di questo tipo da altri Paesi membri dell’Ue. A chiarire come si tratti di una pratica
commerciale sleale, vietata dalla normativa comunitaria è lo stesso decreto 9 emanato lo scorso 2 marzo. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intanto, prosegue il lavoro di diplomazia economica con gli ambasciatori di tutti i Paesi, con una campagna informativa mirata. Inoltre – prosegue L’Abbate – abbiamo rafforzato il sistema ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) con un incremento di fondi pari a 350 milioni di euro”. Il decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9
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