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RASSEGNA STAMPA SETTEMBRE 2021
PRINCIPALI ARGOMENTI DALLA RASSEGNA STAMPA DI SETTEMBRE:
OLIMPIADI 2026: GLI AGGIORNAMENTI ............................................................................................................. 3 NUOVO PIANO NEVE DELLA REGIONE VENETO ................................................................................................ 4 TRENO DELLE DOLOMITI: GLI AGGIORNAMENTI ............................................................................................. 6 MOBILITA INTERVALLIVA .................................................................................................................................. 7 PASSI DOLOMITICI: GLI AGGIORNAMETI ........................................................................................................... 8 COLLEGAMENTO COMELICO-PUSTERIA: GLI AGGIORNAMENTI ................................................................... 13 MONDIALI 2029: LA CANDIDATURA DELLA VAL GARDENA............................................................................. 14 IL CONVEGNO DEL CAI ALTO ADIGE E AVS: I CONTENUTI ............................................................................. 15 LAGO SORAPIS: L’ASSALTO ESTIVO ................................................................................................................ 18 MARMOLADA: GLI AGGIORNAMENTI SULLO STATO DI SALUTE DEL GHIACCIAO ....................................... 18 BIVACCO FANTON APERTO AGLI ESCURSIONISTI .......................................................................................... 20 SAN VIGILIO DI MAREBBE: CERTIFICAZIONE TURISMO SOSTENIBILE ........................................................... 20 NOTIZIE DAI RIFUGI......................................................................................................................................... 21 NOTIZIE DAL SOCCORSO ALPINO ................................................................................................................... 23 WTE: IL SALONE DEDICATO AL TURISMO NEI SITI UNESCO ........................................................................... 23 OLTRE LE VETTE 2021 ..................................................................................................................................... 24 MONTE GRAPPA NUOVA RISERVA DELLA BIOSFERA UNESCO ...................................................................... 25
OLIMPIADI 2026: GLI AGGIORNAMENTI Corriere del Veneto | 22 Settembre 2021 p. 5, edizione Treviso-Belluno Cortina 2026, Anas al ministro: «Commissari o non ce la facciamo» CORTINA Il presidente dell’Anas Claudio Gemme ha scritto al ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini per evidenziare le difficoltà che la società sta incontrando nella realizzazione delle varianti di Cortina e Longarone che, senza un commissario con poteri di deroga sulle procedure autorizzative, potrebbero non essere completate in tempo per le Olimpiadi invernali del 2026. L’Anas, per quanto stia cercando di rispettare il cronoprogramma con gli strumenti ordinari, è in affanno. A darne notizia è stato ieri il Sole 24 Ore , che ricorda come le due opere, che da sole rappresentano oltre la metà degli 850 milioni necessari per la viabilità lombarda e veneta in vista dei Giochi (di cui 630 già stanziati) debbano assolutamente partire entro giugno 2022. Per Longarone Anas intende far partire contemporaneamente 5 o 6 cantieri, con 4 viadotti. A Cortina preoccupa la galleria lunga 4 chilometri.
Corriere delle Alpi | 30 Settembre 2021 p. 29 Cortina 2026 e ambientalisti: un lavoro sempre più sinergico Marina Menardi CORTINA La Fondazione Milano Cortina 2026 mette la sostenibilità al centro della "Road to the Games" che porterà ai Giochi olimpici e paralimpici e prosegue il percorso di dialogo e di confronto con le associazioni ambientaliste. Nel percorso di avvicinamento alla COP26 (la conferenza annuale sul clima organizzata dall'Onu che quest'anno vedrà il coinvolgimento diretto del governo italiano) in programma a Glasgow in novembre, il Comitato organizzatore dei Giochi invernali 2026 rende noto di aver aderito al Unfccc, Sports for Climate action framework. L'iniziativa, promossa dalle Nazioni unite in partnership con il Comitato olimpico internazionale (Cio) per contribuire all'attuazione degli accordi di Parigi, mira ad accelerare il cambiamento necessario a raggiungere la neutralità delle emissioni di gas serra. L'obiettivo dell'Ono è quello di coinvolgere il maggior numero di realtà dell'ecosistema sport, attraverso azioni concrete atte a garantire una maggiore protezione del clima. Ad oggi oltre 200 enti hanno aderito e sposato la proposta. I due eventi che scandiranno il percorso di avvicinamento alla Cop26 sono la Youth4Climate e la Pre-Cop26, che si tengonoquesta settimana a Milano: a partire dall'altroieri, cinque giorni dedicati al confronto sui temi centrali dell'ambiente e del clima. Vincenzo Novari, ceo della Fondazione Milano Cortina 2026, spiega che «si tratta di un momento importante per l'intera fondazione che fa della sostenibilità e della tutela dell'ambiente due dei suoi temi qualificanti. La comunità internazionale e tutti i giovani che da oggi popoleranno le strade di Milano ci chiedono attenzione su un tema che è ormai un'urgenza non solo per il nostro Paese, ma per il mondo intero. La scelta di aderire allo Sports for Climate action framework rappresenta un'ulteriore dichiarazione di intenti verso i Giochi del 2026». Domani una rappresentanza del board della Fondazione, guidata da Gloria Zavatta (sustainability&legacy director) incontrerà le associazioni ambientaliste per proseguire il confronto avviato lo scorso gennaio. L'obiettivo della Fondazione Milano Cortina 2026, in continuità con i nuovi modelli proposti dal Cio all'interno della New Norm e dell'Agenda 2020+5, è quello di lavorare per lasciare un'eredità sociale e ambientale positiva per i territori coinvolti dalle discipline sportive. Al saluto del presidente della Fondazione Milano Cortina 2026, Giovanni Malagò, e del suo ceo Vincenzo Novari, che apriranno i lavori, seguirà un approfondimento sui temi legati alle crisi climatiche e agli impegni assunti per la realizzazione degli impianti sportivi e dei luoghi di gara, in cui si svolgeranno i Giochi olimpici e paralimpici di Milano Cortina 2026. -- © RIPRODUZIONE RISERVATA
NUOVO PIANO NEVE DELLA REGIONE VENETO Corriere delle Alpi | 18 Settembre 2021 p. 19 Nuovo Piano neve: avviato lo studio «Impianti e piste saranno sostenibili» Francesco Dal Mas BELLUNO La giunta regionale ha stanziato 200 mila euro per lo studio del nuovo Piano neve. Le attività da definire - anticipa l'assessore al turismo della Regione, Federico Caner - sono quelle legate alla predisposizione del piano stesso e alla valutazione di carattere ambientale, ma anche alla predisposizione di uno studio di possibili nuovi collegamenti intervallivi, con riferimento ai Giochi Olimpici. Par di capire che ancora una volta la Regione intenda insistere sui collegamenti tra Cortina e il sistema-Civetta, da una parte, e tra Cortina e Arabba (o la val Badia), dall'altra. «E invece no», precisa Caner. «Quei collegamenti hanno uno sviluppo diverso. Il Piano neve si occupa dell'esistente, della sua razionalizzazione, della riqualificazione degli impianti e delle piste che meritano aggiornamenti strutturali». E i collegamenti intervallivi? «In questo ambito di riqualificazione e immaginando una mobilità finalmente sostenibile verso i passi dolomitici e le valli, verificheremo l'opportunità di nuovi interventi».Il Piano Neve da rifare lo aveva immaginato ancora l'ex assessore Oscar De Bona. Sono passati anni, anzi decenni. Renzo Minella, presidente di Anef, plaude all'iniziativa di Caner, ammette di essere già stato contattato dalla Regione, ma tiene a insistere sulla necessità che la ricognizione dell'esistente e la progettazione di nuovi scenari sia portata a compimento in stretta cooperazione con tutte le associazioni del territorio, non solo gli impiantisti o i maestri di sci. È dimostrato, infatti, che il Pil di una funivia piuttosto che di una pista moltiplica, fino a otto volte tanto, la "produzione turistica" nella comunità di riferimento.«Abbiamo ritenuto indispensabile aggiornare questo importante strumento anche in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026», evidenzia Caner. «Il nostro obiettivo è aggiornare il piano esistente, d'intesa con gli enti e le istituzioni a vario titolo coinvolte nel rispetto del territorio e dell'ambiente e in coerenza con le esigenze degli operatori del settore che coinvolgerò sin dalle attività preliminari».Comprese anche gli ambientalisti, che, si sa, sono contrari a nuovi impianti? «Certo che sì. Gli ambientalisti non sono contrari alla riqualificazione degli impianti, se rispondono ai nuovi criteri di sostenibilità. La Marmolada ne è un esempio». In effetti il rinnovo della funivia è stato concordato con le forze ambientaliste. Ecco, dunque, che il "Piano Neve" identifica gli elementi per un razionale sviluppo di impianti e piste, la qualifica degli impianti in relazione alla funzione di pubblico servizio e l'ottimizzazione del rapporto impianti-piste. Tra i suoi obiettivi vi è garantire la mobilità - tiene a precisare sempre Caner - preservando le risorse ambientali, attraverso obiettivi operativi quali riduzione del traffico veicolare privato, miglioramento dell'accessibilità a piste e impianti e razionalizzazione del sistema impiantistico. «Si tratta di un ulteriore tassello per il completamento delle attività di attuazione del Piano Regionale dei Traporti», commenta la vice presidente della Regione del Veneto, Elisa De Berti, «che, assieme agli altri piani di settore, darà al Veneto una nuova visione della mobilità per il futuro».Minella osserva che numerose sono le strutture che potranno trarre giovamento dal nuovo Piano Neve, a partire dalle piste, sia di discesa che di fondo, numerose delle quali hanno bisogno di ritocchi, in molti casi di prolungamenti, spesso anche di nuove opere di messa in sicurezza. «Si tenga inoltre presente», conclude il capo dell'Anef, «che ci sono tanti impianti in scadenza e il contesto pianificatorio è essenziale per modellarli in base alle nuove esigenze». --© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 23 Settembre 2021 p. 28 Zaia rilancia: cento milioni per le funivie Francesco Dal Mas CORTINA Per i collegamenti sciistici fra hub ci sono a disposizione ben 100 milioni di euro. Lo ha confermato il governatore della Regione, Luca Zaia, nel corso di un incontro a Conegliano con uno dei candidati sindaco, Piero Garbellotto, del centrodestra, che frequenta Cortina perché ha la mamma nata ai piedi delle Tofane. Lunedì prossimo, Garbellotto, tra i più blasonati imprenditori delle botti in legno, ha un appuntamento, sempre a Conegliano, con il sindaco di Cortina, Giampietro Ghedina, e con amministratori del Comune di Venezia, per lanciare un ponte tra le due città, con un "pilone" fissato ai piedi delle colline Unesco.È in questa prospettiva che Zaia ha dato in aumento il budget di risorse, di privati e del pubblico, per i due collegamenti da Cortina con il Civetta e, sempre da Cortina, con Arabba. Il presidente insiste sull'ipotesi Arabba e non sulla possibile alternativa della Val Badia. Insiste perché, come ha spiegato, prima ancora delle Olimpiadi vogliamo arrivare sui passi ma anche scendere a valle attraverso il trasporto a fune, liberando le montagne più belle
al mondo da quante più auto inquinanti possibili.Fino a qualche tempo fa, la somma da impegnare era stata calcolata in 60 milioni di euro, poi era salita ad 80 milioni. Secondo gli studi più recenti sulle due nuove direttrici, l'impegno sarà di 100 milioni. Ma sempre in vista dei Giochi invernali del 2026 Zaia ha dato un altro annuncio. Per il recupero ed il possibile rilancio del trampolino di Zuel il presidente stesso si è impegnato a trovare almeno 20 milioni di euro. «E non si dica che la montagna è abbandonata», ha aggiunto. Quanto alle opere olimpiche, queste vanno traguardate - ha raccomandato - nel loro insieme. Un invito, dunque, a non puntare la riflessione, magari critica, solo su qualche sacrificio che eventualmente dovesse essere richiesto alla comunità locale, ma su quanto ne guadagna il sistema Cortina nel suo complesso. A cominciare dalle infrastrutture stradali. Insieme a Zaia era presente anche Elisa De Berti, vicepresidente e assessore ai trasporti, un'occasione per chiedere ad entrambi se le tre varianti di San Vito di Cadore, Valle e Tai saranno davvero completate e, soprattutto, se lo saranno le due circonvallazioni, di Longarone e Cortina. «Debbo ammettere che l'Anas sta procedendo a ritmo serrato. E, in ogni caso, queste opere», ha precisato Zaia, «è importante iniziarle prima delle Olimpiadi». Olimpiadi, ha ricordato, che significano 300 milioni della variante di Longarone, 300 milioni della circonvallazione di Cortina: «Per quest'ultima le risorse le stiamo ancora cercando, ma sicuramente le troveremo». Si tratta di reperire la bellezza di oltre 200 milioni di euro. «Ma Cortina», assicura il governatore, «non resterà priva della sua opera più simbolica, la circonvallazione in galleria».Ancora una volta Zaia s'è rivolto agli iper critici: «A cui non va mai bene nulla. Non dimentichino», ha ammonito, «che, quando ho annunciato la candidatura mi rimproverarono perché, secondo loro, la mia era una buffonata. Bene, oggi le Olimpiadi ce le abbiamo e per questo sogno dobbiamo tutti lavorare al meglio: perché diventi una bellissima realtà. Portando sviluppo, ovviamente, non miseria. Anzi, arrecando nuove opportunità di sviluppo, come quelle date dalla sostenibilità dei trasporti». E rivolto all'industriale Garbellotto Zaia ha esemplificato: «Piero, nel prossimo futuro non occorrerà che tu salga ogni volta a Cortina con l'auto, ma potrai pigliare la funivia o la telecabina in Val di Zoldo e da qui arriverai in pochi minuti fino ai piedi del Cristallo». Senza dimenticare che in futuro ci sarà, come ulteriore alternativa, il treno delle Dolomiti. Ieri il vicepresidente De Berti ha confermato che la società Rfi sta accelerando la predisposizione dello studio di fattibilità. --© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 30 Settembre 2021 p. 28 «I collegamenti intervallivi non tolgono auto dalle strade» CORTINA Ridurre il transito veicolare sui passi potenziando l'impiantistica di risalita? «Chi lo afferma non sa cosa sta dicendo», tuona il comitato popolare denominato "Ju le mani da nosta tiera" che ha sede a Livinallongo. Una posizione netta, concentrata tra le righe di un comunicato firmato da uno dei rappresentanti del comitato, Denni Dorigo. «Non servono tecnici o consulenze universitarie per capire che un turista che alloggia ad Arabba non potrà mai arrivare a Cortina utilizzando solamente impianti di risalita senza muovere la macchina. Presto dimostrato: si tratterebbe di salire su almeno dieci impianti, di cui la metà ancora da progettare e da costruire, con chilometri di dislivello e costi da sostenere fuori da ogni logica».Posizione altrettanto netta contro il collegamento Arabba- Cortina attraverso la realizzazione di nuovi impianti di risalita. «I fodomi questo collegamento non lo vogliono e sono pronti alle barricate», si legge ancora nella nota, «il presidente Luca Zaia venga di persona a visitare questi luoghi e capirà che le tesi assurde che sta portando avanti non stanno in piedi; ma, soprattutto, capirà che non rappresentano quello di cui la gente davvero ha bisogno».Tornando per un attimo all'alternativa agli impianti sciistici per avvicinare i territori di Cortina ed Arabba, ecco la soluzione pensata dal comitato: «Se si vuole pensare ad un collegamento utile a togliere traffico sui passi bisognerà realizzare tunnel sotterranei prendendo come esempio la rete viaria del Tirolo. Tutto il resto è fumo negli occhi, utile a convincere qualche ministero di Roma a finanziare progetti calati dall'alto e privi di qualsiasi sostenibilità, tanto ambientale quanto economica. Si tratta infatti di progetti non proposti o voluti dai nostri imprenditori locali ma dai soliti che vedono le nostre valli come un parco giochi da sfruttare a proprio piacimento. Se si vuole continuare a sostenere questa ridicolaggine», conclude il comunicato, «si abbia almeno il coraggio di venire sul territorio e spiegare alla luce del sole come questa assurdità sarebbe possibile; e soprattutto lo si faccia confrontandosi con le comunità locali». --dierre© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gazzettino | 30 Settembre 2021 p. 11, edizione Belluno «Pronti alle barricate contro il collegamento con Cortina»
«Il collegamento sciistico Cortina-Arabba non migliorerà la mobilità sui passi: chi lo afferma non sa cosa dice». E' schietto e diretto il pensiero del comitato popolare Ju le mán da nosta tiera che si esprime, attraverso il portavoce Denni Dorigo, all'indomani della giornata in cui è stata rispolverata l'idea di unire Ampezzano e Fodom con nuovi impianti di risalita e piste da sci. «ZAIA VENGA A VEDERE» «I cittadini di Livinallongo - sottolinea Dorigo - questo progetto non lo vogliono e sono pronti alle barricate: il presidente Zaia venga di persona a visitare questi luoghi e capirà che le tesi assurde che sta portando avanti non stanno in piedi e soprattutto non sono ciò di cui la nostra gente ha bisogno». TERRITORIO VERGINE Il progetto Cortina-Arabba via sci, attraversando la zona denominata Settsass, ha ricevuto fin dall'inizio il secco no della popolazione di Livinallongo (e anche dell'Amministrazione guidata dal sindaco Leandro Grones). «Sarebbe una profonda violenza a un territorio incontaminato che, tra l'altro, accoglie ancora innumerevoli resti di caduti della Prima guerra mondiale», diceva all'epoca il comitato. E ora, che il percorso sciistico viene giudicato da Regione e associazioni di categoria ideale anche per alleggerire il traffico dei valichi, il sodalizio rincara la dose: «Il voler unire le valli dolomitiche con impianti sciistici, svuotando così i passi dal traffico stradale, è una bufala a cui può credere solo chi non conosce il territorio. Se si vuole continuare a sostenere questa ridicolaggine si abbia almeno il coraggio di venire qua spiegando, alla luce del sole, come questa assurdità sarebbe possibile confrontandosi con le comunità locali». «NON SIAMO STUPIDI» Il comitato non le manda a dire e aggiunge: «La gente non è stupida e ha capito che queste sono delle motivazioni inventate ad hoc per sostenere gli interessi di pochi. Non servono tecnici o consulenze universitarie per capire che un turista che alloggia ad Arabba non potrà mai arrivare a Cortina utilizzando solamente gli impianti di risalita senza muovere la macchina. Ciò è presto dimostrato: si tratterebbe di salire su almeno dieci impianti di risalita, di cui metà ancora da progettare e costruire, con chilometri e dislivelli da percorrere a piedi fra un impianto e l'altro e con un costo da sostenere per ogni singolo passeggero fuori da ogni logica. Se si vuole pensare a collegare le valli, togliendo il traffico dai passi, l'unica soluzione sono i tunnel sotterranei: basterebbe prendere come esempio la rete viaria del Tirolo. Tutto il resto è fumo negli occhi per convincere qualche Ministero di Roma sulla bontà di progetti calati dall'alto e privi di qualsiasi tipo di sostenibilità (né ambientale né economica) e che, lo ricordiamo, non sono proposti e voluti dai nostri imprenditori locali ma dai soliti noti che vedono le nostre valli solo come un parco giochi da sfruttare a loro piacimento». Raffaella Gabrieli
TRENO DELLE DOLOMITI: GLI AGGIORNAMENTI Corriere delle Alpi | 1 Settembre 2021 p. 17 Treno delle Dolomiti, un gruppo per stabilire il tracciato migliore BELLUNO Un gruppo di lavoro congiunto per delineare le soluzioni progettuali più opportune rispetto al tracciato del Treno delle Dolomiti. Il consiglio provinciale, riunitosi ieri a Valle di Cadore, ha approvato il Protocollo d'intesa con la Regione Veneto e Rfi per attuare gli approfondimenti necessari a realizzare il prolungamento della ferrovia bellunese. Nel protocollo vi è anche una voce che suona come un ritorno all'anno zero, perché il gruppo di lavoro, che sarà coordinato da un componente indicato dalla Regione Veneto, dovrà stabile quale percorso sarà più idoneo a garantire la sostenibilità del Treno delle Dolomiti. Nel gruppo potranno entrare i rappresentanti degli enti locali interessati e tecnici esperti in materia. La Provincia ha dunque approvato la proposta delle Regione e nominerà all'interno del gruppo un suo rappresentante. In consiglio di ieri ha dato anche il via libera allo stanziamento di 16.500 euro ad integrazione della somma di 100 mila euro già stanziata per la messa in sicurezza della fermata Dolomitibus in via Meassa, a Levego. Da anni i residenti e il Comune di Belluno chiedono una soluzione per la fermata che si trova lungo la strada provinciale 1, sempre molto trafficata e pericolosa per i pedoni. A questo punto la cifra stanziata è sufficiente a coprire i costi e si prevede la realizzazione di un percorso pedonale a lato della Sp 1 "della Sinistra Piave" per l'accesso alla fermata del servizio pubblico extra urbano in località Oltrevalle - via Meassa. I consiglieri di Palazzo Piloni hanno anche dovuto fare un passo indietro rispetto al canone patrimoniale unico che stabiliva, sulla base della proposta del direttore generale di Veneto Strade, anche i costi a carico di e-Distribuzione per l'occupazione permanente del territorio provinciale con cavi e condutture. La tariffa stabilita era superiore a quella indicata dalla legge nazionale e e-Distribuzione ha fatto ricorso al Tar. La nuova tariffa non è mai entrata in vigore, perché è recentissima. La Provincia ha quindi dovuto rientrare nei parametri fissati dalla legge, anche allo scopo di chiudere subito il contenzioso al Tar. La nuova tariffa unitaria sarà dunque di 0,30 euro a utente, mentre l'importo annuo minimo sarà di 800 euro.
MOBILITA INTERVALLIVA Gazzettino | 2 Settembre 2021 p. XII, edizione Belluno Un tunnel doppio per gomma e rotaia Di Yvonne Toscani Doppia canna della galleria Comelico e trasporto, di passeggeri e merci, su rotaia sono l'alternativa per uscire dall'impasse delle comunicazioni in cui si trova il Comelico. A rilanciare l'argomento, reso attuale dal progetto dell'Anas di 75 milioni di euro per rifare la volta dell'attuale tunnel, è il capogruppo della minoranza consiliare di Santo Stefano. L'importante intervento richiederà, entro un paio d'anni, stando alle dichiarazioni del presidente dell'Unione montana comeliana, Giancarlo Ianese, la totale chiusura del traforo. «Cerchiamo sempre di inquadrare ogni problema in un ambito più ampio esordisce Roger De Bernardin. Il tema della doppia canna, progetto precedentemente indicato da Anas, presenta il doppio vantaggio di risolvere il problema puntuale e di rispondere ad una logica a larga scala funzionale al collegamento tra Venezia e Monaco. La prima ha il porto da riconvertire, la seconda potrebbe averne uno a sud, verso cui far transitare le merci della propria area industriale. Il Brennero e Tarvisio nascono già intasati, noi abbiamo la fortuna di essere sulla direttrice preferenziale ed abbiamo la convenienza ad ospitare un corridoio intermodale che possa servire su larga scala ai trasporti internazionali e a noi». Ecco, allora, che De Bernardin vede nella doppia canna la viabilità a scorrimento veloce verso la pianura, con utilità anche per gli austriaci. Via di comunicazione da potenziare con la ferrovia. «A noi continua serve, però, anche il treno che colleghi la pianura con l'Europa e che passi per le nostre aree, lungo un percorso associato ad una pista ciclabile che unisca Venezia al resto del continente. Puntare sulla strada dla val e basta forse risolve il problema per qualche anno, ma in futuro ci rovina la vita. A noi servono viabilità ad alto scorrimento, ferrovia e pista ciclabile associata». Detto così sembra un progetto faraonico che rischia di restare sulla carta fin dall'inizio, per mancanza di fondi. «Certamente costa tanto replica il consigliere. Ma qual è l'alternativa per Comelico, il Centro Cadore e il resto del Veneto?» L’Adige | 19 Settembre 2021 p. 38 Transdolomites e la lettera al ministro: «Serve il piano della mobilità» «Serve un piano generale della mobilità per le Dolomiti. Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) nei prossimi anni può rappresentare la storica occasione per dare alle Dolomiti la grande occasione per il ritorno del treno». Lo afferma l'indomito leader di Transdolomites, Massimo Girardi, il quale afferma che la costruzione della Galleria di base del Brennero cui si associa l'opportunità dell'Alta Velocità nella regione Trentino -Alto Adige « ripropone il tema della raggiungibilità dei territori periferici di montagna. In particolare le destinazioni turistiche del Trentino, Sudtirolo e Tirolo austriaco sono sottoposte ad una forte pressione di traffico ma allo stesso tempo, private delle ferrovie storiche, oggi sono servite da un sistema di mobilità pubblica del tutto insufficiente a rispondere all'attuale domanda di mobilità collettiva. Quando la galleria del Brennero sarà in esercizio il deficit di servizi di mobilità pubblica diverrà ancor più marcato. Con l'attivazione dell'Alta velocità ci si attende che dagli attuali 10% di utilizzatori del treno per raggiungere la nostra regione si passerà al 30 e forse anche 40%. Gli studi svolti in Italia e nell'Unione Europea indicano poi che in futuro i territori turistici raggiungibili via ferrovia saranno le mete sempre più ambite».La necessità di ragionare sulla creazione di una rete ferroviaria trentina ed anche sudtirolese di collegamento intervallivo in grado di connettere tra loro le principali realtà del territorio e di migliorare l'accessibilità al corridoio del Brennero «è quanto mai attuale per rafforzare l'integrazione e lo sviluppo bilanciato delle valli con particolare attenzione all'accesso alle località turistiche» sottolinea Girardi.Transdolomites, dal 2009 ha raccolto questa sfida attivandosi davanti al Governo provinciale di allora, con la proposta di progettare un nuovo collegamento ferroviario tra Trento e Penia di Canazei via val di Cembra ma allo stesso tempo apprezzando e sostenendo l'idea di progettare il collegamento ferroviario tra Rovereto ed il Lago di Garda, il potenziamento della Ferrovia della Valsugana, il prolungamento della Trento-Mezzana verso la Valtellina per attivare il collegamento internazionale tra la Svizzera e Trento.Recentemente Transdolomites ha inviato una lettera articolata Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della, Mobilità Sostenibile. «Riteniamo infatti ormai irrinunciabile il fatto per le Dolomiti si debba provvedere ad avviare un percorso partecipato sovra provinciale e sovra regionale che porti alla progettazione di una piano generale della mobilità per le Dolomiti al centro del quale le ferrovie di valle rappresentino l'opportunità di riprogrammare l'offerta turistiche nelle montagne più belle al mondo. Il tempo delle strade è, finito. Nuove strade stanno a significare solo nuovo traffico. Non è una ideologia questa ma la sacrosanta realtà. Miliardi di euro spesi in strade hanno avuto come effetto il fatto di avere prodotto nuovo traffico. Le Dolomiti non possono più permettersi di perdere l'appuntamento con la storia. Il futuro si costruisce: esso non si crea da solo».
PASSI DOLOMITICI: GLI AGGIORNAMETI L’Adige | 7 Settembre 2021 p. 16 Passi dolomitici, limiti al traffico La gestione del traffico sui passi dolomitici è stata al centro della seduta del consiglio d'amministrazione della Fondazione Dolomiti Unesco che si è tenuta ieri a Belluno. L'assessore alla mobilità della Provincia di Bolzano, Daniel Alfreider, ha presentato il «Piano di mobilità sostenibile sui passi dolomitici» nato dall'intesa fra la stessa Provincia di Bolzano, la Provincia di Trento e la Regione Veneto. Nel corso della discussione, riferisce una nota, i membri del Cda hanno concordato sulla necessità che la Fondazione continui a rappresentare un riferimento per lo sviluppo di misure di gestione del traffico. L'obiettivo che accomuna i territori è incentivare la mobilità collettiva, ridurre i flussi di veicoli privati e contenerne gli impatti sul territorio, sotto il profilo della congestione delle vie di comunicazione, delle emissioni di anidride carbonica, di inquinamento acustico oltre a preservare la qualità della vita della popolazione locale. Nel corso della seduta sono stati ascoltati i rappresentanti dei Club Alpini della regione dolomitica, che hanno sollecitato una più forte attenzione di tutti i soggetti coinvolti alla tutela della montagna. La richiesta è stata raccolta dal Cda. «Ora bisogna definire insieme i prossimi passi. Per lavorare in modo efficiente, la rappresentanza permanente del consiglio di amministrazione nel gruppo di lavoro sulla mobilità è essenziale», ha osservato l'assessora altoatesina, Maria Hochgruber Kuenzer. «La riunione di oggi - ha detto Mario Tonina, vicepresidente della Provincia di Trento e assessore all'ambiente - ha rappresentato un'importante occasione di confronto fra i territori in merito alla percorribilità dei passi e all'introduzione di misure di controllo e di gestione dei flussi di traffico. La Fondazione in particolare ha divulgato studi e favorito il dibattito sulla mobilità nei territori, sostenendo iniziative sperimentali di chiusura al transito negli snodi più delicati. Queste esperienze hanno sicuramente aperto la strada a nuove sensibilità, favorendo la stipula di intese territoriali sui passi dolomitici. Vogliamo continuare su questa strada, convinti come siamo della necessità di trovare soluzioni efficaci a problemi che necessitano un approccio coordinato e condiviso».
Alto Adige | 7 Settembre 2021 p. 22 Unesco: il traffico sui passi va ridotto BOLZANO La gestione del traffico sui passi dolomitici è stata ieri al centro della seduta del consiglio di amministrazione della Fondazione Dolomiti Unesco, svoltasi a Belluno. L'assessore alla mobilità Daniel Alfreider ha presentato il "Piano di Mobilità Sostenibile sui passi dolomitici", nato dall'intesa fra Provincia di Bolzano, Provincia di Trento e Regione Veneto, tre dei quattro territori che condividono le Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco. L'importanza della Fondazione è quella di rappresentare una piattaforma privilegiata per il confronto, l'analisi e la pianificazione di misure idonee da parte degli enti che condividono le Dolomiti Patrimonio Mondiale. Nel corso della discussione i membri del cda, presieduto da Mario Tonina, hanno concordato sulla necessità che la Fondazione continui a rappresentare un riferimento per lo sviluppo di misure di gestione del traffico. L'obiettivo che accomuna i territori è incentivare la mobilità collettiva, ridurre i flussi di veicoli privati e contenerne gli impatti sul territorio, sotto il profilo della congestione delle vie di comunicazione, delle emissioni di CO2, di inquinamento acustico oltre a preservare la qualità della vita della popolazione locale. «È necessario - si legge in una nota - che la Fondazione accompagni questo processo e sia corresponsabile».Nel corso della seduta sono stati ascoltati i rappresentanti dei Club alpini della Regione Dolomitica - per l'Alto Adige Carlo Alberto Zanella (Cai) e Georg Simeoni (Avs) - che hanno sollecitato una più forte attenzione di tutti i soggetti coinvolti alla tutela della montagna. Una richiesta raccolta dall'intero cda, di cui fa parte l'assessora Maria Hochgruber Kuenzer: «Ora bisogna definire insieme i prossimi passi. Per lavorare in modo efficiente, la rappresentanza permanente del consiglio di amministrazione nel gruppo di lavoro sulla mobilità è essenziale».«Queste esperienze hanno aperto la strada a nuove sensibilità, favorendo intese territoriali sui passi dolomitici. Vogliamo continuare su questa strada, convinti della necessità di trovare soluzioni efficaci a problemi che necessitano un approccio coordinato», ha affermato Mario Tonina, presidente della Fondazione e assessore all'urbanistica della Provincia di Trento.
Corriere delle Alpi | 7 Settembre 2021 p. 21 Mobilità sostenibile sui passi dolomitici: limitazioni alle auto dalla prossima estate Francesco Dal Mas BELLUNO Avanti con il Piano della mobilità sostenibile. Lo ha deciso ieri il cda della Fondazione Dolomiti Unesco. Piano condiviso dalle Province di Bolzano, Trento, Belluno, Pordenone e Udine, e dalla Regione Veneto. «Nei prossimi giorni lo porteremo all'esame della segreteria Unesco Italia e dei ministeri competenti», annuncia Mario Tonina, il presidente. «E, se da lì arriverà l'autorizzazione per quanto riguarda il codice della strada, inizieremo con le prime azioni. Ossia le prime, parziali chiusure del traffico sui passi. Disponendo ovviamente delle alternative di trasporto». OBIETTIVI Il "Pms" prevede, entro il 2030, la riduzione del 55% delle emissioni del gas serra. E il loro azzeramento entro il 2050. Ne consegue, secondo il piano, che entro nove anni i passi dovranno registrare una mobilità sostenibile per almeno il 58% dei trasporti. Ed entro il 2050, l'80% dovrà essere sostenibile, il 20% elettrica. Proviamo a tradurre. MENO AUTO, PIù TPL Il trasporto pubblico, che l'anno scorso era al 3%, entro il 2030 dovrà decuplicare, fino al 30%. Le auto che rappresentavano l'80% del traffico, dovranno limitarsi al 36%. Le moto scenderanno di un punto percentuale, dal 3 al 2%. Nessuno oggi sale a piedi, dovrà essere il 2% fra 9 anni. Le bici rappresentano il 3% della mobilità, nel 2030 dovranno più che raddoppiare, portandosi al 10%. Gli impianti di risalita? Beh, qui esulteranno le società di trasporto a fune. Se oggi imbarcano solo il 3% dei passeggeri, nel 2030 quintuplicheranno, anzi saliranno al 16%. E fin qui solo i passi. Ma il Pms prevede specifiche misure anche per i paesi di valle: il 20% dovrà accontentarsi di andare a piedi. NON C'È ALTERNATIVA «Non ci sono alternative a queste misure», afferma Tonina. «E non solo perché rischiamo altrimenti di perdere la protezione Unesco, ma perché i gas serra renderanno invivibili le nostre valli». Proprio per questo motivo, hanno insistito i delegati dei Club alpini della regione Dolomitica, incontrati ieri dal Cda a Belluno è necessario accelerare. Il presidente della Fondazione sa bene che le sensibilità sulle Dolomiti sono diverse. Il Veneto, ad esempio, è preoccupato che le eventuali chiusure non danneggino oltremodo gli operatori turistici. Il governatore Luca Zaia e l'assessore Federico Caner, pur prendendo atto che qualche soluzione va trovata per limitare l'assalto ai passi, si sono sempre dichiarati contrari alle chiusure. «La Fondazione», ricorda Tonina, «ha divulgato studi e favorito il dibattito sulla mobilità nei territori, sostenendo iniziative sperimentali di chiusura al transito negli snodi più delicati. Queste esperienze hanno sicuramente aperto la strada a nuove sensibilità, favorendo la stipula di intese territoriali sui passi dolomitici. Vogliamo continuare su questa strada, convinti come siamo della necessità di trovare soluzioni efficaci a problemi che necessitano un approccio coordinato e condiviso». LA COLLEGIALITà L'assessore alla mobilità della Provincia autonoma di Bolzano Daniel Alfreider ha presentato il "Piano di Mobilità Sostenibile sui passi dolomitici" nato - come ha ricordato ieri - dall'intesa fra i territori coinvolti. Il presidente ha sottolineato il ruolo della Fondazione nel garantire il rispetto della collegialità e della condivisione dei territori e delle categorie economiche coinvolte: «Il piano condiviso oggi durante il consiglio apre la strada a una miglior conoscenza dei flussi di mobilità, fornendo le basi per introdurre azioni e misure che in primis dovranno tenere in considerazione le problematiche e le esigenze degli abitanti e gli operatori dei territori», ha assicurato. -© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gazzettino | 7 Settembre 2021 p. 7, edizione Belluno Passi alpini e chiusure: Fondazione in Provincia IL TAVOLO BELLUNO La gestione del traffico sui passi dolomitici è stata al centro della seduta del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Dolomiti Unesco, che si è tenuta ieri a Belluno nella sede della Provincia. «Il cda della Fondazione - si legge in una nota , presieduto dal vicepresidente della Provincia autonoma di Trento e Assessore all'ambiente Mario Tonina, ha inoltre incontrato i rappresentanti dei Club Alpini della Regione Dolomitica, che hanno sollecitato una più forte attenzione di tutti i soggetti coinvolti alla tutela della montagna. Una richiesta prontamente raccolta dal Presidente Tonina e dall'intero CdA, che ha riconosciuto l'importanza del Club alpini nel favorire
la diffusione di una cultura della montagna rispettosa dei suoi delicati equilibri ambientali». Sulla tematica del traffico sui passi dolomitici c'è da tempo il confronto fra i territori in merito alla percorribilità dei passi e all'introduzione di misure di controllo e di gestione dei flussi di traffico. La Fondazione ha divulgato studi e favorito il dibattito sulla mobilità nei territori, sostenendo iniziative sperimentali di chiusura al transito negli snodi più delicati. «Queste esperienze hanno sicuramente aperto la strada a nuove sensibilità, favorendo la stipula di intese territoriali sui passi dolomitici. Vogliamo continuare su questa strada, convinti come siamo della necessità di trovare soluzioni efficaci a problemi con approccio coordinato e condiviso», ha detto Mario Tonina Provincia Autonoma di Trento.
Corriere del Trentino | 7 Settembre 2021 p. 7 Piano mobilità: «Meno traffico su passi e valici» La gestione del traffico sui passi dolomitici al centro della riunione della Fondazione Dolomiti Unesco. Il cda ha discusso sul piano di mobilità sostenibile nato dall’intesa fra le Province di Bolzano e Trento con la Regione Veneto. Incentivare la mobilità collettiva, ridurre i flussi di veicoli privati e contenere gli impatti inquinanti, gli obiettivi condivisi dai territori. «Vogliamo continuare su questa strada, convinti della necessità di trovare soluzioni efficaci a problemi che necessitano un approccio coordinato e condiviso» commenta Mario Tonina, assessore provinciale all’Ambiente che ha rappresentato il Trentino all’appuntamento.
Corriere dell’Alto Adige | 7 Settembre 2021 p. 6 Traffico sui passi, il piano di Alfreider alla Fondazione Unesco La gestione del traffico sui passi dolomitici è stata ieri al centro della seduta del Cda della Fondazione dolomiti Unesco, tenutasi a Belluno. L’assessore alla mobilità Daniel Alfreider ha presentato il Piano di mobilità sostenibile sui passi dolomitici nato dall’intesa fra Provincia di Bolzano, Provincia di Trento e Regione del Veneto. L’obiettivo che accomuna i territori è incentivare la mobilità collettiva, ridurre i flussi di veicoli privati e contenerne gli impatti sul territorio, sotto il profilo della congestione delle vie di comunicazione, delle emissioni di CO2, di inquinamento acustico oltre a preservare la qualità della vita della popolazione locale.
Alto Adige | 12 Settembre 2021 p. 24 «Passi, no a nuovi impianti per ridurre auto e rumore» BOLZANO Preoccupazione per il futuro delle Dolomiti, dove il problema traffico potrebbe essere risolto con la costruzione di nuovi impianti di risalita; timori per le molteplici iniziative di investimento che si potranno fare grazie anche ai fondi in arrivo dall'Europa. Sono i temi centrali del documento firmato dai presidenti Carlo Alberto Zanella del Cai Alto Adige, Georg Simeoni Avs, Renato Frigo Cai Veneto, Silverio Giurgevich Cai Friuli, Anna Facchini Sat, dopo l'incontro dell'altro giorno con il consiglio d'amministrazione della Fondazione Unesco.Traffico sui passiIl presidente Mario Tonina ha illustrato il problema della gestione del traffico sulle Dolomiti, tema che esiste da oltre 10 anni. Per cercare di ridurlo non è stata intrapresa da parte della politica delle Province e Regioni interessate, alcun provvedimento serio, a parte le cinque giornate di chiusura del passo Sella tre anni fa.Le associazioni alpinistiche, su questo argomento hanno ribadito che solo la politica può intervenire in maniera drastica, ma senza il coraggio di certe decisioni, si continuerà solo a discuterne.«Ciononostante - scrivono - c'è il timore che affrontando solo il problema del traffico e della mobilità sui passi dolomitici, in un momento in cui è in discussione la distribuzione dei fondi del Recovery found tralasciando gli altri problemi, ingenti somme di denaro vengano destinate alla costruzione di nuovi impianti di risalita con la scusa della riduzione del transito automobilistico». Cai, Avs e Sat hanno inoltre precisato di "non essere oltranziste o integraliste e nemmeno rimaste indietro di 50 anni, come precedentemente dichiarato alla stampa dal presidente Tonina, ma di fare il possibile per essere al passo con i tempi aiutando i propri rifugisti, con le ultime tecnologie rispettose dell'ambiente, a rendere il loro lavoro più facile e confortevole".L'assalto alla diligenzaInoltre si dichiarano "molto preoccupate per il futuro delle Dolomiti e anche dei territori circostanti per le molteplici iniziative di investimento che potrebbero provocare un assalto alla diligenza, soprattutto con il proliferare di nuovi impianti di risalita (con la scusa di liberare le strade dal
traffico), la costruzione di alberghi di lusso, la ristrutturazione radicale di rifugi storici".Appello all'UnescoPer tutte queste ragioni, le associazioni alpinistiche di Alto Adige, Trentino, Veneto e Friuli chiedono alla fondazione Unesco un maggiore coinvolgimento nella tutela del territorio, facendosi garante di critiche e dissenso in merito a situazioni di particolare delicatezza ecologica, ambientale e di speculazione.
Alto Adige | 12 Settembre 2021 p. 34 Braies chiude la sua estate soft: no auto e 6 mila ospiti al giorno ezio danieli braies Si è conclusa ieri l'iniziativa per regolare il traffico motorizzato di accesso e rendere possibile un'esperienza soft nella valle di Braies e nella zona delle Tre Cime di Lavaredo, all'interno del territorio del patrimonio Dolomiti Unesco. Esperienza soft basata appunto sulla riduzione degli ingressi turistici in auto e comunque con veicoli a motore e sulla conseguente limitazione di code e problemi di accesso ai parcheggi e orientata invece a promuovere l'uso di mezzi pubblici, meno impattanti a livello di inquinamento e di emissioni. I dati parlano di un'affluenza media giornaliera di oltre 6 mila visitatori.Dal 10 luglio a tutta la giornata di ieri è stato applicato un ulteriore modulo rispetto al progetto "Piano Braies" avviato negli anni scorsi, modulo che è la prosecuzione del piano e che coinvolge tutta l'Alta Pusteria. Tra le misure adottate, oltre all'adeguamento della rete viaria, al potenziamento dei mezzi di mobilità sostenibile (treno, autobus, bicicletta e mobilità pedonabile), alla regolamentazione con mezzi innovativi dei parcheggi e degli accessi alle auto, si è puntato ancor di più su nuovi servizi digitali. Su un unico portale web il visitatore ha avuto a disposizione tutte le informazioni e le indicazioni delle possibilità di raggiungere il lago di Braies, le Tre Cime e prato Piazza. È stato attivato anche un nuovo sistema unitario di prenotazione online per i servizi di bus shuttle e per quasi tutti i parcheggi. Il commento dell'assessore Daniel Alfreider sottolinea la soddisfazione per i risultati raggiunti con l'applicazione estiva del piano e rimarca l'intenzione di ripetere l'iniziativa. "Abbiamo dimostrato di credere nell'idea di fondo del progetto - ha detto Alfreider - La gente si è convinta e ha apprezzato lo sforzo. Devo ringraziare della collaborazione il Comune di Braies e l'azienda turistica che ci hanno sostenuto. Non sono mancate le critiche, anche con alcuni ricorsi presentati contro il provvedimento. Ma fa parte del gioco. Una cosa è certa: appena avremmo a disposizione i dati, inizieremo a lavorare per la prossima estate visto e considerato che a Braies si può continuare a lavorare, bene, per salvare dal turismo eccessivo questa splendida valle ed il suo lago". Contento anche il sindaco di Braies Friedrich Mittermair: "Due mesi hanno dimostrato che l'iniziativa è valida. L'affluenza di visitatori è stata comunque notevole, abbiamo avuto in media oltre 6 mila persone al giorno, ma disciplinata. Sono convinto che si debba continuare di questo passo, magari con delle correzioni che si possono sempre fare per migliorare ulteriormente l'accesso al lago". Gradita è stata la novità anche nei servizi di trasporto: è entrato in funzione un nuovo servizio di pullman tra Monguelfo e Prato Piazza che è stato prolungato fino a Villabassa/Dobbiaco. L'assessore Alfreider ricorda come "l'obiettivo che abbiamo perseguito era sviluppare un sistema unico per gestire l'accesso ai cosiddetti hotspot da poter estendere in futuro anche ad altre aree di forte attrattività turistica sul territorio altoatesino. Questo sistema di gestione degli hotspot è stato implementato con l'aiuto dei servizi sviluppati per la gestione di eventi e offerte". Fino a ieri la valle di Braies era raggiungibile solo con mezzi pubblici, a piedi, in bici o su presentazione di una prenotazione di parcheggio o di un permesso di transito. Ha avuto successo anche il bus navetta da Dobbiaco al rifugio Auronzo in alternativa alla strada a pedaggio.
Corriere delle Alpi | 28 Settembre 2021 p. 17 Patto Zaia-Ghedina «Nuovi impianti per unire le valli e svuotare i passi» Francesco Dal Mas Belluno «I nuovi collegamenti intervallivi permetteranno di rispondere in maniera esaustiva alle continue richieste di una mobilità alternativa, rispettosa della montagna»: parole del governatore Luca Zaia e del sindaco ampezzano Gianpietro Ghedina ieri a Conegliano, dove si è parlato del rapporto tra il turismo lagunare e dolomitico. Lo spunto è arrivato dall' incontro elettoralo dell'imprenditore Piero Garbellotto (candidato sindaco), con casa di famiglia ai piedi delle Tofane. Presenti anche il vicesindaco di Venezia, Andrea Tomaello e il sindaco di Treviso Mario Conte, che è anche presidente regionale dell'Anci. Le presenze turistiche in provincia di Belluno sono di poco superiori a quota 3,5 milioni (più di 5 milioni nel 2000), è stato detto durante l'incontro. È possibile diluire sul territorio anche una parte dei 29 milioni di presenze di Venezia, dal momento che la città lagunare si satura a 19 milioni? «Sì, soprattutto sulle Dolomiti»,
ha assicurato il presidente Zaia. Ma a una condizione: che i prossimi Giochi invernali diano l'opportunità di realizzare nuove infrastrutture di accesso e di riqualificare l'impiantistica per una mobilità alternativa alle auto negli ambienti più delicati. Il sindaco Ghedina l'ha anticipato, rassicurando in primo luogo gli ambientalisti: «Con i nuovi impianti e con i nuovi collegamenti che la Regione immagina insieme agli investitori privati, pensiamo di liberare progressivamente anche i nostri passi dai carichi eccessivi di auto e proprio per questo stiamo già approntando a valle nuovi parcheggi», afferma il sindaco, «vogliamo, insomma, corrispondere concretamente a quella sostenibilità che fin dalla candidatura olimpica ci eravamo proposti».Il governatore Zaia ha colto la circostanza per rilanciare i progetti di collegamento tra Cortina e il sistema Civetta, da una parte, e fra Cortina e il sistema Arabba-Val Badia, dall'altra. In chiave non solo sciistica, ma trasportistica, con l'obiettivo, appunto, di alleggerire l'assalto delle auto. «Se c'è un albero da salvare, siamo i primi a dire di salvarlo», afferma Zaia, «e non è che l'hanno capito solo quelli che scrivono i post su Facebook. Ci sono tecnici e Università che stanno lavorando e lasciamoli lavorare».Il discorso vale anche per la pista di bob. «C'è qualche sacrificio da fare? Il pacchetto Olimpiadi va visto nel suo complesso. Il bob deve rispettare l'ambiente, ma ricordo anche che lì c'è una pista da riqualificare o bonificare. Ma perché nessuno ricorda di dire che per bonificarla servirebbero 10 milioni di euro? In questo caso, l'alternativa potrebbe essere portare il bob a Innsbruck, ma nessuno ricorda che l'Austria chiederebbe 30 milioni di euro per sistemare il suo tracciato. Allora proviamo a verificare tutte le convenienze, sia economiche che ambientali. Posso assicurare che il contesto non verrà affatto devastato. Al tempo stesso garantisco che i collegamenti ipotizzati saranno rispettosi di tutte quelle che sono le norme delle zone Zts, Sic». Intanto, però, le infrastrutture per i Giochi del 2026 sono al palo, aspettano che l'Agenzia Infrastrutture MilanoCortina diventi operativa. «Lo diventerà nelle prossime settimane», assicura il sindaco Ghedina. «In settembre si sono fatti importanti passi avanti. È vero, siamo con due anni di ritardo. Ma noi speriamo che già in ottobre l'amministratore delegato Luigi Valerio Sant'Andrea riceva i poteri commissariali per sveltire le procedure dei cantieri, in particolare della circonvallazione di Cortina e della variante di Longarone».Per Ghedina non ci sono dubbi: le due opere più grandi dovranno essere pronte per i Giochi. Zaia ammette: pronte o quasi, comunque avviate. Intanto ai primi di dicembre sarà attivato il nuovo impianto per le 5 Torri e probabilmente ai primi del nuovo anno - anticipa il sindaco - si concluderà lo studio progettuale del tunnel sotto Cortina. Intanto il vicesindaco di Venezia Tomaello e il sindaco di Treviso, Conte, hanno confermato i rapporti stretti con Ghedina. «Ci sentiamo quasi ogni giorno», ha confermato il primo cittadino ampezzano. «È allo studio, ad esempio, un ticket unico per entrare nei musei. E chissà, per le Olimpiadi potrebbe scattare un biglietto unico anche per i trasporti o altri servizi. E non solo per Cortina, ma per l'intera provincia di Belluno».La ridistribuzione delle presenze turistiche potrebbe portare al raddoppio di quelle bellunesi, o quanto meno a superare quota 5 milioni, come all'inizio secolo. «E noi siamo pronti ad accoglierle. Si pensi soltanto che i 10 alberghi chiusi a Cortina sono in ristrutturazione o con i progetti cantierabili», sospira Ghedina. --© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 28 Settembre 2021 p. 17 Il Cai dice no ai collegamenti «Discutiamone ma non servono» Le reazioni «Siamo pronti ad un confronto, sia con la Regione Veneto che con il Comune di Cortina sul tema di una mobilità alternativa. Ma il Cai è contrario a nuovi impianti, specie se mascherati da trasporto pubblico, ma che in verità sono finalizzati alla pratica dello sci». Lo chiarisce Renato Frigo, presidente regionale Cai.L'associazione alpinistica, che ha una componente anche ambientalista, ritiene che per quanto riguarda l'attività sciistica, tra l'altro da qualche anno in contrazione, è più che sufficiente la dotazione attuale. «Ma», chiarisce Frigo, «siamo pronti a sederci ad un tavolo con la Regione ed altre associazioni se, con la massima trasparenza, ci si pone l'opportunità di riqualificare l'esistente, semmai razionalizzandolo, soprattutto «se l'intento è quello di destinare qualche impianto alla mobilità alternativa ai mezzi motorizzati, per esempio per salire sui passi».A questo riguardo Frigo ricorda comunque una sentenza della Cassazione, del 21 febbraio scorso, che sanciva l'esclusiva destinazione commerciale delle funivie di Alleghe. Il Cai prende atto, con soddisfazione, dell'orientamento delle istituzioni verso la mobilità finalmente sostenibile ma precisa che a riguardo degli impianti di risalita occorre discuterne in un clima di puntuale trasparenza, oltre che di rispetto pieno delle normative di tutela oggi esistenti. «Se, dunque parliamo di trasporto pubblico locale attraverso funivie, seggiovie e telecabine, ancorché si possa intraprendere, occorre studiare un'organizzazione del tutto nuova, con strutture aperte nell'intero arco dell'anno, dalle 6 del mattino alle 20. E soprattutto», insiste il presidente Cai, «è necessario ridurre al minimo le tariffe. Sarebbe inimmaginabili mantenere i prezzi altissimi di oggi».Il Club alpino mette le mani avanti anche per quanto riguarda le possibili ricadute. «La nostra contrarietà a nuovi impianti non è ideologica, ma deriva dal fatto che le Dolomiti non si tutelano, come raccomanda anche l'Unesco, con un turismo massivo. Alle funivie che trasportano la grande quantità di escursionisti che abbiamo registrato anche quest'estate tra il Pordoi ed il Piz Boè, per fare un esempio, non possiamo che dire di no». --fdm© RIPRODUZIONE RISERVATA
COLLEGAMENTO COMELICO-PUSTERIA: GLI AGGIORNAMENTI Corriere delle Alpi | 1 Settembre 2021 p. 27 Zaia e il ministro Franceschini avrebbero dovuto discuterne ieri a Venezia Il governatore però tiene il punto: «Rispettando l'ambiente, ma si deve fare» Di Francesco Dal Mas COMELICO SUPERIORE «Il collegamento sciistico con la Val Pusteria è vitale. Sembra quasi un cane che si mangia la coda: non intervengo per preservare il territorio ma, se non intervengo, i cittadini se ne vanno dal territorio e il territorio non è più preservato». È la riflessione che Luca Zaia, presidente della Regione, ha proposto ancora una volta a margine di un incontro con il ministro dei Beni culturali ed ambientali, Dario Franceschini, ieri mattina a Venezia. tanta carne al fuoco Governatore e ministro avevano da discutere argomenti così complessi - ad esempio la fuoriuscita delle grandi navi dal canale della Giudecca - che non sono riusciti a trovare lo spazio d'intrattenersi come avrebbero voluto anche sulla telecabina che dovrebbe portare gli sciatori dalla Valgrande al Col Colesei, oltre che sui vincoli paesaggistici. «Il mantenimento della vita in montagna, nel Comelico, passa attraverso questo collegamento che è vitale perché è un rilancio, anche turistico», ha sottolineato il governatore, «lo si deve fare nel rispetto dell'ambiente ma lo si deve fare». Senza se e senza ma, secondo Zaia. L'argomento è di una delicatezza unica. Il Comelico lo vuole, ma si sta stancando di aspettare. si lavora sul dossier Il sindaco Marco Staunovo Polacco continua a perfezionare i dossier per cercare di venire incontro alle esigenze della Soprintendenza che, a sua volta, è attenta a quelle degli ambientalisti. Si sa che Venezia vedrebbe l'opportunità di non attraversare direttamente i boschi per fiondarsi fino in cima al Colesei, ma di puntare con un primo tratto verso il passo monte Croce Comelico e da qui salire sul Colesei con un impianto di minore impatto, quasi nascosto dai rilievi montuosi. Ma l'investimento sarebbe quasi proibitivo, 17 milioni in più. C'è pertanto il rischio che qualunque progetto venga presentato in Laguna, e che non assecondi questa alternativa, trovi il ricorso ostativo della Soprintendenza. Solo un rischio. Il sindaco Staunovo continua a professare fiducia. vincoli, tutto tace Per quanto riguarda, invece, l'altro nodo, quello dei vincoli paesaggistici, resta in campo il ricorso dei Comuni e della Provincia, dopo la bocciatura di quello della Regione. Ancora non è stata fissata l'udienza al Tar del Veneto. I legali la mettono in conto entro la fine dell'anno. «Dobbiamo comunque ammettere», afferma il presidente dell'Unione Montana, Giancarlo Ianese, «che l'esame delle pratiche da parte della Soprintendenza avviene in tempi rapidissimi, nell'arco di un mese». E con esiti positivi? «No, di solito negativi. Ma si limitano a chiedere aggiustamenti. Di solito», riconosce il sindaco, «sempre fattibili». Corriere delle Alpi | 26 Settembre 2021 p. 34 Collegamento sciistico: Mw dice no alla Regione CORTINA Ancora un no rotondo degli ambientalisti, con il movimento Mountain Wilderness, ai collegamenti sciistici da Cortina al Civetta e da Cortina ad Arabba (o alla Val Badia). Ma anche alla pista di bob olimpica. «Mountain Wilderness Italia è rimasta basita nel leggere che il governatore Luca Zaia intende stanziare ulteriori 100 milioni di euro per sostenere l'industria dello sci», è la reazione del consiglio direttivo di Mw, primo fra tutti il veneto Giancarlo Gazzola (nella foto). «L'associazione ritiene che, nel cuore di una crisi climatica planetaria dovuta ai comportamenti aggressivi dell'uomo verso la natura, sia necessario e rappresenti un dovere cambiare i paradigmi dello sviluppo. L'industria dello sci è più che matura, in Dolomiti infatti ha consumato ogni spazio di territorio pregiato e di paesaggio».Nessun evento può essere il pretesto, sulle alte quote, per consumare ulteriormente suolo, energia, e una risorsa primaria come l'acqua, magari grazie a fondi pubblici che andrebbero invece investiti in altri settori. Così, almeno, la pensano gli ambientalisti, che aggiungono: è ormai stato dimostrato ovunque - in val Gardena come in Fassa, a Madonna di Campiglio come in Badia - che ulteriori collegamenti non risolvono alcun problema di traffico nelle vallate turistiche.«Vero è che questi collegamenti sono stati un'occasione per le diverse società funiviarie di appesantire l'urbanizzazione delle alte quote e per potenziare servizi di ristorazione, con ulteriore consumo di suolo, sempre di alto pregio».Mountain Wilderness invita il governatore del Veneto a guardare alla montagna con occhio più delicato, volto all'armonia. --francesco dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA
MONDIALI 2029: LA CANDIDATURA DELLA VAL GARDENA Alto Adige | 10 settembre 2021 p. 34 La Gardena batte Sestriere e corre per i Mondiali 2029 val gardena. La Val Gardena è un passo più vicina al suo grande sogno di ospitare i Mondiali di Sci nel 2029. Nel primo pomeriggio di ieri, infatti, la Federazione Italiana Sport Invernali si è pronunciata a favore di una candidatura internazionale degli organizzatori altoatesini della Coppa del mondo. Dalla sfida che la metteva di fronte a Sestriere, è uscita vincitrice la Val Gardena, che nella votazione a scrutinio segreto ha ottenuto 8 voti a 2 da parte dei dieci delegati. Nella località altoatesina erano stati disputati i Mondiali di sci nel 1970. Nei mesi scorsi la Val Gardena e Sestriere avevano espresso il proprio interesse a una candidatura per le gare iridate che si svolgeranno tra otto anni e avevano quindi inoltrato degli ampi dossier di presentazione presso la Federazione Italiana Sport Invernali. Ieri, i due candidati hanno potuto presentare le loro idee per i Mondiali di Sci alpino 2029 di fronte al consiglio federale della Fisi. Per la Val Gardena hanno parlato Rainer Senoner (presidente del Saslong Classic Club), Roland Demetz (sindaco di Selva), Christoph Vinatzer (presidente di Dolomites Val Gardena) e Igor Marzola (rappresentante degli impianti della Val Gardena e consigliere del Saslong Classic Club). Inoltre, è stato proiettato un video-messaggio del presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher, che ha sostenuto la proposta di svolgere i Mondiali in Alto Adige. Nel primo pomeriggio è arrivato il momento della tanto attesa votazione a scrutino segreto, nella quale la Val Gardena si è affermata per 8:2 voti. La gioia e il sollievo per questa prima vittoria a livello nazionale sono stati grandi tra tutte le persone coinvolte. "Con grande umiltà e molto rispetto accettiamo l'esito del voto e ringraziamo la Federazione Italiana Sport Invernali Fisi per la fiducia. Il nostro ringraziamento va anche a tutte le persone coinvolte che hanno preparato e sostenuto questa candidatura a livello nazionale. Questo è stato un primo passo, ma la strada è lunga. Ora ci riuniremo con tutti i partner politici, turistici, economici e sportivi per pianificare in modo dettagliato e avviare i prossimi passi". Questa è stata la reazione a caldo da parte dei rappresentanti del Saslong Classic Club. La delegazione gardenese si è complimentata con Sestriere e ha ricevuto i complimenti da Kompatscher. "Siamo convinti - ha sottolineato il presidente - che sia possibile organizzare gare di questa portata in modo ecologicamente compatibile. Ecco perché la nostra provincia sostiene con piena convinzione la candidatura della Val Gardena". Dopo la buona riuscita della candidatura a livello nazionale, il Saslong Classic Club si concentra ora sulla Coppa del mondo, che anche quest'inverno tornerà in Val Gardena nel fine settimana prima di Natale. La 54ª edizione della "classica" delle discipline veloci si svolgerà venerdì 17 (super-G) e sabato 18 dicembre (discesa libera) in presenza del pubblico. Tutte le informazioni sulla prevendita dei biglietti saranno comunicate prossimamente dagli organizzatori.
Corriere dell’Alto Adige | 10 settembre 2021 p. 17 Mondiali 2029, la Gardena c’è Sestrière battuta al ballottaggio La scelta della Fisi per la candidatura italiana. Verdetto definitivo nel 2024 BOLZANO «Non dire gatto…» ripeteva Rainer Senoner, presidente del Saslong classic club, il comitato organizzatore della coppa del mondo in val Gardena, un mese fa alla luce della presentazione della candidatura gardenese ai mondiali di sci del 2029. Prudenza giustificata, sebbene le chance fossero più che buone. Ebbene, il gatto è ora nel sacco. La decisione spettava al consiglio federale della Federazione italiana sport invernali (Fisi), che ieri ha decretato la val Gardena candidata ufficiale italiana ad ospitare i campionati del mondo di sci alpino del 2029. Netta (8 voti a 2) la vittoria altoatesina nel ballottaggio con Sestriere, sancita dal voto del Consiglio federale Fisi, dopo aver ascoltato i progetti delle due località al termine di due ore di presentazione. Per la val Gardena, oltre a Ranier Senoner, hanno preso la parola il sindaco di Selva Roland Demetz, il presidente di Dolomites val Gardena Christoph Vinatzer, e il rappresentante degli impianti della Val Gardena e consigliere del Saslong classic club Igor Marzola. Inoltre, è stato proiettato un video-messaggio del presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher, che ha sostenuto la proposta di svolgere i mondiali in Alto Adige. A sessant’anni dai mondiali del 1970, la val Gardena potrebbe così tornare a essere sede di un campionato del mondo di sci alpino. Il voto incassato ieri, rappresenta solo il primo miglio di una lunga corsa: ora, la val Gardena se la dovrà vedere con le altre candidature sul tavolo della Fis, la federazione internazionale: il verdetto finale non arriverà prima della primavera del 2024. Intanto, il primo punto è stato messo a segno: «Il Consiglio si è espresso in modo quasi unanime — ha commentato il presidente Flavio Roda, annunciando la vittoria della val Gardena — e quindi non c’è molto da aggiungere. Per parte mia, dico che si trattava di due ottime proposte, di alto
livello e di grande tradizione. Avrebbero meritato entrambe, ma una sola poteva essere la candidata. È comunque importante che il movimento sia vivace e che si sia potuto scegliere». Ora la Fisi lavorerà a braccetto con il comitato organizzatore gardenese, presieduto da Rainer Senoner, per condurre in porto un’operazione lunga e complessa. Incrociamo ovviamente le dita, ma le carte che Senoner può calare sul tavolo sono decisamente buone: si lavora infatti a un mondiale improntato alla sostenibilità. Qualche ritocchino, ma le strutture sono già tutte belle in funzione: gare veloci sulla Saslong, dal 1969 teatro della discesa libera di coppa del mondo e dal 2007 del supergigante, e prove tecniche al campo Freina del Ciampinoi, dove al mondiale del 1970 si disputò il gigante. Come più volte ha ribadito Senoner, la val Gardena non si candida a un mondiale per un’operazione di rilancio; l’auspicio è che dopo tanti anni di coppa del mondo, sia arrivato il momento di ospitare un grande evento sportivo come un campionato del mondo. «Con grande umiltà e molto rispetto accettiamo l’esito del voto e ringraziamo la Fisi per la fiducia. Il nostro ringraziamento va anche a tutte le persone coinvolte che hanno preparato e sostenuto questa candidatura a livello nazionale. Questo è stato un primo passo, ma la strada è lunga. Ora ci riuniremo con tutti i partner politici, turistici, economici e sportivi per pianificare in modo dettagliato e avviare i prossimi passi», questa è stata la reazione a caldo da parte del Saslong Classic Club. La sfida va avanti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Alto Adige | 11 Settembre 2021 p. 34 Gardena, Verdi contro i Mondiali: «Insostenibili» Dopo il sì del Comune di Corvara e il no del Comune di Badia, a fine maggio l'Alta Badia ritira la richiesta di ammissione alla candidatura per i Mondiali di sci 2029L'8 settembre la Federazione italiana sport invernali - Fisi si pronuncia a favore della candidatura della Val Gardena, vincitrice nella sfida nazionale con Sestriere val gardena. "Anche con il miglior branding ecologico un Campionato mondiale di sci resta insostenibile". I consiglieri provinciali del Gruppo Verde Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba e Hanspeter Staffler commentano con questa stroncatura la candidatura della Val Gardena, ufficializzata dalla Fisi a livello nazionale, ai Mondiali di sci del 2029"È davvero deciso: la Val Gardena si candida a ospitare i Mondiali di sci del 2029. La località predestinata - osservano i Verdi - è una valle che già ora è un hotspot turistico. Situata in mezzo alle Dolomiti, ormai invase. Incorniciata da una situazione generale altoatesina che quest'estate ha registrato picchi mai visti prima (25% di traffico in più rispetto agli anni precedenti)"."Peggiorare questa situazione non è sostenibile. L'Alto Adige ha davvero bisogno di un evento di questo tipo? "No - è convinta Brigitte Foppa - ciò di cui abbiamo bisogno è una strategia globale su come salvare e conservare la bellezza e l'autenticità della nostra terra. I grandi eventi di massa contribuiscono molto poco a questa strategia". "Proprio in tempi di cambiamento climatico - osservano ancora i consiglieri verdi Dello Sbaba, Staffler e Foppa - il turismo invernale deve essere completamente ripensato. Deve essere trasformato e reso più dolce. Esperienze di successo in questo senso esistono già. Dovremmo puntare su di loro invece che sul turismo del turbo-sci. Una strategia per il clima significa fare un vero e proprio ripensamento. Vale a dire, tirare il freno a mano invece di premere sempre di più l'acceleratore. Ospitare una Coppa del Mondo di sci, invece, significa più traffico, più piste, più folla ed effetto calamita. Ma i Mondiali di sci in Val Gardena erano parte del documento strategico sulla sostenibilità della Giunta? Si parlava di everyday for future o di everyday for overtourism?"
IL CONVEGNO DEL CAI ALTO ADIGE E AVS: I CONTENUTI Alto Adige | 29 Settembre 2021 p. 18 «Montagna, assalto di auto e cemento» BOLZANO «Tutti si riempiono la bocca parlando di difesa dell'ambiente, sostenibilità, clima. Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. La dimostrazione di quanto sta avvenendo in Alto Adige è ormai sotto gli occhi di tutti. Le Dolomiti, più in generale l'ambiente alpino, il territorio che è il bene più prezioso che abbiamo, sono presi d'assalto da auto e cemento. E il rischio è che con l'arrivo dei milioni dall'Europa nell'ambito del Piano di ripresa e resilienza, le cose siano destinate a peggiorare». Ieri nella sede dell'Alpenverein, in via Giotto a Bolzano sud, i vertici delle associazioni alpinistiche e ambientaliste - Carlo Alberto Zanella (Cai), Georg Simeoni (Avs), Claudia Plaikner (Heimatpflege), Klauspeter Dissinger (Protezionisti) - si sono dette "deluse dall'attuale politica di tutela o, meglio, di mancata
tutela dello spazio alpino"; di qui la richiesta alla politica di "una presa di coscienza chiara e inequivocabile dell'alto valore del paesaggio naturale e culturale alpino formatosi nel corso dei secoli, accompagnata a decisioni concrete". I nuovi progetti«Lo spazio alpino - la denuncia degli esponenti delle associazioni alpinistiche e ambientaliste -è sotto pressione oggi più che mai. Nuovi progetti di costruzione come il rifugio "Fronza" alle Coronelle o il rifugio "Passo Santner", l'aumento del traffico sui passi dolomitici, il progetto per la costruzione di un grande complesso alberghiero in Val Senales e la legalizzazione della strada di accesso alla Malga Antersasc sono tutti esempi di quanto lo spazio alpino stia subendo forti pressioni». Aree protette, perizie e commissioni di esperti chiamate a fare la valutazione d'impatto ambientale (Via) hanno un ruolo sempre più marginale. Nel senso che la giunta provinciale, ignorando i pareri negativi, ha dato il via libera a progetti di ampliamento e demo-ricostruzioni di rifugi storici.«Ogni angolo della provincia - ha sottolineato il presidente dell'Avs Simeoni - viene ormai utilizzato a scopi turistici. Solo a luglio è stato raggiunto un nuovo record con oltre un milione di arrivi. Ma evidentemente non basta. Si vogliono realizzare nuovi posti letto, nonostante si sia già raggiunto il limite massimo della sostenibilità». L'Alto Adige, conosciuto e apprezzato in Italia e all'estero, per le sue bellezze, rischia di venir schiacciato dalla sua stessa fama che richiama qui ogni anno migliaia di turisti. Ma se si aumenta il traffico; si cementifica sempre più; si creano nuovi impianti di risalita per collegare una valle all'altra; l'Alto Adige continuerà anche in futuro ad essere una meta interessante per chi invece è alla ricerca di un turismo rispettoso dell'ambiente e quindi sostenibile? «Il rischio - ha messo in guardia Dissinger (Protezionisti) - è che si stia tagliando il ramo sul quale siamo seduti».Fiumi di autoStudi, ricerche, monitoraggi, tavoli di lavoro, ma di concreto è stato fatto poco o nulla per ridurre il traffico sui passi dolomitici. L'ultima sperimentazione risale al 2018, quando per un giorno alla settimana (per 5 settimane in tutto) era stato chiuso al traffico motorizzato passo Sella. Poi più nulla. I passi continuano ad essere presi d'assalto da auto e moto. Non solo: c'è chi scorrazza con le moto da trial nelle aree protette, com'è successo sabato sera nei pressi del rifugio Bolzano, nel cuore del parco naturale dello Sciliar. Sulla vicenda, documentata fotograficamente, c'è una verifica dell'Ufficio Parchi per risalire ai protagonisti. «Purtroppo - ha detto Zanella (Cai) - il fatto che le Dolomiti siano patrimonio mondiale dell'Unesco, non è garanzia di tutela. L'ente non fornisce quella protezione che queste aree meritano». A.M.
Corriere dell’Alto Adige | 29 Settembre 2021 p. 6 Funivie, strade e mega-resort in quota «Ignorati i pareri negativi dei tecnici» Dissinger (Dachverband) duro. Zanella (Cai): Recovery, fondi dirottati sui caroselli sciistici Chiara Currò Dossi BOLZANO «Sul Catinaccio, i nuovi rifugi Coronelle e Passo Santner e la funivia da San Cipriano a malga Frommer. In val Badia, la strada d’accesso alla malga Antersasc. In val Senales, il villaggio alberghiero Almdorf. Ci vorrebbe un’intera giornata per completare l’elenco dei progetti che dimostrano come aree protette, perizie e commissioni di esperti abbiano un ruolo sempre più marginale in Alto Adige. Siamo delusi dalla politica di tutela, anzi, di mancata tutela dello spazio alpino». È durissima la presa di posizione di Cai, Alpenverein, Dachverband e Heimatpflegeverband contro la giunta provinciale, che proprio ieri avrebbe dovuto esprimersi sull’ultimo progetto, il cui voto è stato rimandato per «accertamenti tecnici», come ha detto il governatore Arno Kompatscher. Altro timore è che i fondi del Recovery fund vengano dirottati in infrastrutture a vantaggio di alberghi e comprensori sciistici, intensificando il traffico sui passi. Le associazioni puntano il dito contro i progetti per i due rifugi del Catinaccio. Del Passo Santner, afferma Georg Simeoni (Alpenverein), «non si capisce perché ci si limiti a discutere della qualità architettonica del nuovo dificio, invece di constatare che la cubatura del progetto sia otto volte maggiore rispetto a quella esistente». Discorso analogo per il Coronelle. «Un hotel di lusso da costruire al posto dell’attuale rifugio — continua Simeoni — non può essere giustificato solo dalla presenza di caratteristiche architettoniche uniche». E poi c’è la nuova funivia tra San Cipriano (a pochi passi dal Cyprianerhof Dolomiti resort) e malga Frommer. «Sono stati abbattuti 2.000 metri quadrati di alberi con scuse abominevoli» insiste Zanella. Senza dimenticare la disputa, aperta da un decennio, sul prolungamento della strada che porta alla malga Antersasc, progetto contro il quale è attivo il comitato «Salvun Antersasc» che, nelle scorse settimane, ha diffuso una serie di immagini di un’enorme colata di fango finita sulla strada: «Sarà forse la natura stessa a salvare Antersasc?». Su questi due progetti, osserva Klauspeter Dissinger (Dachverband) «c’è il parere negativo dell’Ufficio valutazioni ambientali della Provincia. Per la funivia, perché intacca un ambiente sensibile e per il forte disboscamento. Per la strada, perché passerebbe per una zona tutelata tre volte (è parco naturale, parte della rete Natura 2.000 e patrimonio Unesco, ndr ). Il timore, è che venga sfruttata per far arrivare i bus navetta carichi di turisti fino alla malga». E poi c’è il complesso alberghiero di Maso Corto, in val Senales, con 600 nuovi posti letto che, per Claudia Plaikner (Heimatpflegeverband), sono una «minaccia per l’adiacente torbiera che ospita un gran numero di specie animali e vegetali». E che vanno «oltre i limiti di qualsiasi compatibilità, e in contrasto con la richiesta sempre maggiore di un turismo sostenibile (tema, per altro, al centro della clausura del gruppo consiliare Svp di lunedì, ndr )». Non ci sta Elmar Pichler Rolle, portavoce del gruppo Athesia, il committente. «C’è un progetto di sviluppo turistico approvato dal consiglio comunale di Senales e dalla giunta provinciale — afferma —. C’è un piano urbanistico comunale passato all’unanimità e senza ricorsi. E c’è un piano di attuazione approvato. Ora, la consulta
ambientale provinciale ha dato parere negativo al progetto, per quel che riguarda l’impatto ambientale. Un conto è chiedere approfondimenti tecnici sulle distanze, come ha fatto oggi la giunta (ieri per chi legge, ndr ). Un altro è mettere in dubbio l’intera zona come area alberghiera». Il presidente del Cai lo dice apertamente: «Non siamo contrari agli investimenti in montagna, è giusto migliorare gli impianti esistenti. Ma costruirne di nuovi con la scusa di togliere il traffico di macchine dai passi — a proposito, che fine hanno fatto i progetti di chiusure come quello che abbiamo visto per tre mesi sul Sella? —, è una cosa che mi spaventa. Non vorrei che i fondi del Recovery fossero usati per fare un favore agli alberghi di lusso...». Un timore legato a quel (poco) che si sa dei 47 progetti presentati al governo dalla Provincia, alla quale sono destinati 2,4 miliardi di euro: alla voce «infrastrutture per la mobilità», infatti, si parla di 125 milioni che serviranno per la «costruzione di impianti a fune nell’ambito del trasporto pubblico locale» e per la «sostituzione degli impianti obsoleti».
Corriere dell’Alto Adige | 29 Settembre 2021 p. 6 Sciliar, con le moto da trial nel parco «Spero che i responsabili vengano rintracciati e puniti». Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai altoatesino, auspica provvedimenti severi e immediati per i motociclisti che, sabato, sono stati avvistati e fotografati al rifugio Bolzano, all’interno del parco naturale dello Sciliar. Un’area protetta, a 2.500 metri di quota, all’interno della quale vige il divieto assoluto di passare con mezzi a motore. La denuncia è arrivata dal portale d’informazione Salto.
Alto Adige | 30 Settembre 2021 p. 18 Carezza, tutti i cantieri in quota In questi ultimi mesi, ai piedi di Catinaccio e Latemar, da San Cipriano di Tires a passo Costalunga, è tutto un fervore di scavatori, cingolati, pick up, fuoristrada, camion ribaltabili, betoniere e gru, come mai era capitato di vedere in Dolomiti al medesimo tempo, nel giro di pochi chilometri in linea d'aria. Perché la pandemia non solo non ha fermato i progetti imprenditoriali, ma pare addirittura li abbia alimentati. Coraggio da parte di chi investe, critiche asperrime da parte delle associazioni alpinistiche e di tutela ambientale, rimbalzate sui più importanti blog nazionali (uno su tutti quello di Alessandro Gogna) ma pure in Germania, con prese di posizione durissime da parte del Dav, con i suoi 1,3 milioni di soci il potente e assai influente Club alpino tedesco.Non è dato sapere se sia nato prima l'uovo o la gallina, ossia se siano nuove le esigenze di turisti e frequentatori della montagna, o se i nuovi bisogni vengano indotti dal fiorire di novità imprenditoriali. E non si tratta nemmeno del solito, trito, antagonismo fra eco-nomia ed eco-logia. Il fatto certo è uno: a Carezza è terminata un'epoca. In passato gli impianti di risalita erano in servizio in inverno per lo sci alpino e alcuni (pochi) rimanevano in attività pure in estate, per avvicinarsi all'attacco di ferrate o vie d'arrampicata o consentire a tanti gite altrimenti eccessivamente lunghe e faticose. Non è più così, definitivamente da quest'estate, con il lancio del giornaliero da 29 euro a testa per gli impianti che consentono di partire a piedi (o in bici) da Nova Levante per arrivare al Lago di Carezza passando da malga Frommer, la nuova stazione intermedia della cabinovia Re Laurino per il Coronelle e la seggiovia Tschein, allungata a valle fino a malga Moser, arrivando al lago grazie al tecnologico lungo ponte tibetano sul retro del parcheggio auto del Karersee. Ma non è solo questo. Si sta chiaramente tentando di alzare l'asticella: dove c'era un rifugio con spartane camerate destinate agli alpinisti dotate di servizi in comune e gastronomia basica, ora si punta a rifugi comodosi, o addirittura ad alberghi di livello elevato, con ogni comfort, aperti se non tutto l'anno quasi, dove si punta su benessere ed eno-gastronomia gourmet. Hotel per raggiungere i quali saranno sufficienti funivia panoramica, cabinovia e scala mobile in perfetto stile centro commerciale. Con un'inevitabile ripercussione, sarà il tempo a dire se positiva o meno: l'ampliamento della platea di frequentatori della montagna anche a chi per così dire difetta di un certo know how culturale e tecnico, già iniziato con l'arrivo della pista da downhill da malga Frommer a Nova Levante e incrementato dall'avvento delle mountain bike elettriche trasportate anche a mezzo cabinovia, che hanno permesso pure a chi non ha la "gamba" di percorrere erti sentieri e forestali.Fatto sta che ora si costruisce.A San Cipriano di Tires, di fronte al faraonico 5 stelle Cyprianerhof, si sta erigendo la stazione a valle della nuova funivia a due cabine, a va e vieni, per malga Frommer. Da qui in su, verso passo Nigra, in mezzo agli spettrali boschi schiantati dalla tempesta Vaja, si è eretta una impressionante serie di tralicci, alti decine di metri, l'ultimo dei quali pochi metri a lato della provinciale che porta a malga Frommer. Qui si sta costruendo la stazione a monte della nuova funivia, in fondo alla pista del Coronelle. La nuova funivia, raccontano alla dirimpettaia Tierscher Alm, per attirare pubblico sarà una novità assoluta, una funivia a due piani, cabrio: sotto cabina normale, sopra una sorta di terrazza panoramica priva di tetto. Per ora, ufficialmente senza annessa pista da sci. Si inaugura il 15 gennaio. A malga Frommer, invece, a giugno è stata aperta al pubblico la nuova cabinovia ad
ammorsamento automatico König Laurin per il rifugio Coronelle, con nuova stazione intermedia in corrispondenza della stazione a monte della seggiovia Tschein, la quale, opportunamente allungata spostando più in basso la stazione a valle, ora permette di salire e scendere alla Moseralm, solo di nome una malga, in realtà un altro hotel di lusso 4 stelle superior con annessa nuova area spa, interna ed esterna.Al passo Santner, scavatori a oltre 2700 metri: al posto della vecchia gloriosa piccola capanna eretta per dare ricovero ad alpinisti e soccorritori, si stanno gettando le fondamenta del nuovo rifugio, una sorta di tenda di cristallo triangolare: avrà una trentina di posti letto.Quattrocento metri di dislivello più in basso, al Coronelle, dopo lo sbancamento per la nuova stazione a monte dotata di scala mobile interna e calcestruzzi a vista ingentiliti da luci colorate, si sta procedendo, non senza difficoltà, alla copertura della lunga ferita - circa 200 metri di dislivello di frana - creatasi a seguito degli scavi per il cantiere. I lavori dovrebbero terminare con novembre. Il tutto in attesa che impiantisti della Latemar Carezza srl e Provincia di Bolzano trovino o meno un accordo su cessione ai privati, demoricostruzione e gestione trentacinquennale del rifugio Coronelle, dopo che la stessa Provincia aveva bocciato l'idea degli impiantisti di erigere una torre-museo di cristallo alta diciotto metri a lato del Coronelle.Scendendo lungo la linea della seggiovia esaposto Tschein, a partire dalla nuova intermedia della cabinovia per il Coronelle, all'interno della quale sono ora alloggiate le macchine per il sistema di innevamento artificiale, a metà percorso, fra i prati, si notano una nuova costruzione di servizio in cemento e più in basso possenti scavi: si irregimentano le acque di un piccolo ma turbinoso torrente che già nel 2019 era esondato creando notevoli disagi, ma nel frattempo si posano anche nuove tubature per l'innevamento. Tubature ex novo anche sul lato nord della pista del Paolina: si sta scavando sulla sinistra guardando dalla strada provinciale Nigra Costalunga. Alla base dell'ex sciovia Rosengarten, al posto della baracchetta di servizio, sta sorgendo un ampio ristorante: due corpi di fabbrica, si chiamerà Franzin Alm. Il sottostante skilift Franzin verrà sostituito, anche se non si è ancora deciso come. Di certo non sarà realizzata la prevista seggiovia da malga Moser alla baita Masarè, ritenuta eccessiva. Si punta piuttosto a riammodernare l'esistente.A passo Costalunga sempre la famiglia Eisath, a capo della Latemar Carezza srl, sta realizzando un nuovo edificio: in parte ricettivo - un b&b con diciotto stanze - in parte multiservizi: scuola di sci, ufficio skipass ecc.Infine, ai piedi di Pulpito e cima Popa, sui Prati del Latemar, l'interessenza dei contadini di Cornedo e Nova Levante sta costruendo un nuovo edificio commerciale: residenza del pastore più annessa piccola attività di ristorazione, un copia-incolla della Ochsenhütte sulla strada verso il passo Nigra, poco prima del Duca di Pistoia.
LAGO SORAPIS: L’ASSALTO ESTIVO Alto Adige | 1 Settembre 2021 p. 21 Lago Sorapìs, i rischi dell'assalto dei turisti BOLZANO Nel cuore del Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo, il massiccio del Sorapiss (o Sorapìs) ospita nel versante nord tre ghiacciai in costante e forte ritiro fin dalla metà degli anni '80. La sua biodiversità è in estinzione. Ora un video realizzato dal MUSE - Museo delle Scienze, dall'Università di Milano e dal Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo, può contribuire al dibattito, portando la voce della scienza e di chi opera sul territorio. Attorno all'omonimo lago turchino, molto fotografato e preso d'assalto nei mesi estivi da migliaia di persone, sopravvivono infatti comunità vegetali e animali, alcune a rischio estinzione, che vanno studiate, protette e monitorate. Fino a pochi anni fa il Lago del Sorapiss era una delle tante mete delle Dolomiti Ampezzane, insieme a molti altri bei laghi di questa zona. Da qualche tempo il turismo è andato via via aumentando. "I cambiamenti climatici - spiega Michele Da Pozzo, direttore Parco delle Dolomiti d'Ampezzo - e la sempre maggior frequentazione di certi ambienti dolomitici hanno investito in maniera accelerata questo territorio, ponendoci di fronte a problemi seri di conservazione e dubbi sulla sostenibilità della frequentazione turistica».
MARMOLADA: GLI AGGIORNAMENTI SULLO STATO DI SALUTE DEL GHIACCIAO Corriere delle Alpi | 3 Settembre 2021 p. 13 Le misurazioni di Arpav e università sottolineano l'effetto delle estati sempre più calde. Mappatura in corso per gli altri siti La neve non basta a salvare il ghiacciaio: in Marmolada si ritira di altri sei metri
Di Francesco Dal Mas ROCCA PIETORE Il ghiacciaio della Marmolada ha ancora la febbre. Non le 40 linee degli ultimi anni. Ma fra le 37 e le 37,5. Le ha rilevate chi conosce questa montagna come le sue tasche, Mauro Valt, nivologo tra i più autorevoli; fa capo all'Arpav di Arabba. Ha accompagnato lo scorso fine settimana i geografi e i glaciologi dell'Università di Padova. Insieme hanno misurato la temperatura sui 9 segnali frontali che da circa 70 anni costituiscono i riferimenti per le misurazioni. Ebbene, hanno trovato che nonostante i 7 metri di neve, caduti tra l'inverno e la primavera da quota 2000 metri in su, l'arretramento del ghiacciaio è stato di oltre 6 metri. Ancora tanto, davvero. «E invece no», rassicura Valt, «perché gli anni scorsi la massa glaciale si alzava di quota anche per 20-30 metri». E il volume? Il ghiacciaio si presentava perfettamente bianco, ieri, come testimonia da Capanna Penia il rifugista Carlo Budel. L'ultima neve è caduta tra domenica e lunedì. «I conti sul volume non sono ancora ultimati. Sappiamo che dal 1920 il ghiacciaio ha perso tra un quarto e un terzo del suo volume» .Per far conoscere le proprie attività di ricerca e sensibilizzare la cittadinanza sui drammatici effetti del cambiamento climatico, il Museo di Geografia dell'ateneo patavino dal 2019 ha lanciato l'iniziativa "Misuriamo assieme il ghiacciaio della Marmolada", una campagna glaciologica partecipata realizzata in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano, Arpav e Legambiente, giunta quest'anno alla terza edizione. La "Carovana dei ghiacciai" di Legambiente ha misurato quest'anno altre superfici, ma ovunque si palesa la medesima problematica. Inverni più nevosi e primavere più fredde, negli ultimi anni, ma le estati sono state più calde. Un grado in più di temperatura. Ed ecco gli effetti; a poco o nulla servono le precipitazioni abbondanti di neve. Che, fra l'altro, è caduta più copiosa dalle parti di Cortina piuttosto che sulla Marmolada. Ed i fenomeni che quassù si riscontrano sono gli stessi che non consentiranno ai piccoli ghiacciai del Civetta, del Sorapis e del Pelmo di consolidarsi grazie alle nevi più abbondanti del solito. «Nonostante la candida apparenza dovuta a precoci nevicate tardo-estive e un'annata tra le più nevose degli ultimi trent'anni», dice Mauro Varotto, responsabile delle misurazioni per il Comitato Glaciologico Italiano, «il ghiacciaio della Marmolada continua la sua inesorabile ritirata. Come volume e come estensione. Il che significa che non basta un'annata nevosa così abbondante come l'ultima per invertire un trend di arretramento che pare ormai inesorabile». Trend che si protrae ormai da anni e che riguarda anche altri siti, più grandi e più piccoli della Marmolada. «Che i ghiacciai delle Dolomiti siano in ritiro è sotto gli occhi di tutti», evidenzia ancora Valt. «Misurare l'evoluzione dei ghiacciai è importante sia dal punto di vista numerico, scientifico, che storico e culturale. Arpav fa monitoraggio ambientale dei parametri della neve e dell'aria per dare risposta al mondo scientifico, ma anche», prosegue Valt, «per dare una giusta e corretta informazione al pubblico che osserva questi ghiacciai in arretramento sempre più piccoli, segnale di qualcosa che sta cambiando nel nostro ambiente». Per gli altri ghiacciai dolomitici, al rifugio Vandelli si aspetta l'ultima parte del mese per capire qual è lo stato di salute del nevaio-ghiacciaio in quota. La si potrà osservare dal basso, dal livello dell'acqua del lago turchino. Negli altri anni, a fine estate, il livello si abbassava, fino quasi all'esaurimento, a seguito della scarsità di "rifornimento" dall'alto. «Quest'anno ci aspettiamo una situazione ben diversa», sospira la famiglia Pais, che gestisce il Vandelli. Gazzettino | 3 Settembre 2021 p. XI, edizione Belluno Marmolada: ghiacciaio addio, persi altri 6 metri Di Dario Fontanive ROCCA PIETORE Dalla Marmolada tra qualche anno scomparirà il ghiacciaio che l'ha sempre contraddistinta dalle altre montagne dolomitiche. Da tempo ormai la coltre bianca è sotto la lente di ingrandimento di geografi e glaciologi dell'Università di Padova, che ne studiano il progressivo, costante e inarrestabile arretramento. La conferma di un destino ormai segnato arriva dalle misurazioni annuali condotte sul fronte del ghiacciaio: sui 9 segnali frontali presi in esame si registra un arretramento medio di oltre 6 metri rispetto allo scorso anno, il volume perduto in cent'anni di questo ghiacciaio arriva quasi al novanta per cento. IL COMMENTO «Nonostante la candida apparenza dovuta a precoci nevicate tardoestive e un'annata tra le più nevose degli ultimi trent'anni spiega Mauro Varotto, responsabile delle misurazioni per il Comitato Glaciologico Italiano il ghiacciaio continua la sua inesorabile ritirata: le misure effettuate in questi giorni sui 9 segnali frontali registrano infatti un arretramento medio di oltre 6 metri rispetto allo scorso anno». LE TECNICHE «Le misure sottolinea Aldino Bondesan, coordinatore delle campagne glaciologiche per il Triveneto e autore di indagini sullo spessore del ghiaccio mediante georadar assieme a Roberto Francese dell'Università di Pavia si svolgono registrando la posizione delle fronti glaciali rispetto a dei segnali noti. Accanto a queste, oggi vengono impiegate tecnologie all'avanguardia che consentono di esplorare l'interno del ghiacciaio e quindi determinare i volumi in gioco». «Che i ghiacciai delle Dolomiti siano in ritiro è sotto gli occhi di tutti. Misurare l'evoluzione dei ghiacciai è importante sia dal punto di vista numerico, scientifico, che storico e culturale. Arpav fa monitoraggio ambientale dei parametri della neve e dell'aria per dare risposta al mondo scientifico - aggiunge Mauro Valt, tecnico ricercatore Arpav -, ma anche per dare una giusta e corretta informazione al pubblico che osserva questi ghiacciai in arretramento sempre più piccoli, segnale di qualcosa che sta cambiando nel nostro ambiente». L'INCONTRO
E intanto a Falcade il 9 settembre si terrà il primo confronto tra scienziati impegnati nel monitoraggio dell'areosol con stazioni montane dove i vari esperti si confronteranno per una giornata intera su Inquinamento dell'aria in Italia, punto sui dati delle sentinelle' d'alta quota.
BIVACCO FANTON APERTO AGLI ESCURSIONISTI Corriere delle Alpi | 3 Settembre 2021 p. 25 Aperto il bivacco Fanton senza coperte e cuscini AURONZO Il bivacco Fanton è stato inaugurato ed in questo momento può considerarsi finalmente aperto, anche se le normative anti Covid ne limitano la fruibilità esclusivamente a motivi di emergenza. Per questo motivo all'interno del bivacco non sono state poste coperte e cuscini. «Invitiamo tutti gli escursionisti che d'ora in avanti visiteranno la struttura a rispettare quanto realizzato, lasciando il bivacco nelle stesse condizioni in cui l'hanno trovato, ben chiuso e al riparo dagli agenti atmosferici», ha rammentato il presidente della sezione Cai di Auronzo, proprietario della struttura, Stefano Muzzi. Detto della più stretta attualità, dei lavori che hanno interessato il bivacco Fanton ha parlato il vicepresidente Massimo Casagrande. «L'aspetto del bivacco ideato dallo studio Demogo è quello di un volume sbozzato adagiato sul crinale, un'architettura che si caratterizza fortemente per un profilo inclinato in grado di adattarsi all'orografia della Forcella Marmarole. L'edificio ha una forte valenza anche nella spazialità interna, interamente organizzata in modo ascensionale lungo il pendio, formando in questo modo un elegante balcone puntato verso Auronzo. L'opera ha affrontato sfide tecnologiche complesse e si propone come un progetto teso a esplorare la ricerca sui materiali in alta quota. Vuole essere, insomma, un tentativo di ripensare l'ospitalità in montagna».
SAN VIGILIO DI MAREBBE: CERTIFICAZIONE TURISMO SOSTENIBILE Alto Adige | 3 Settembre 2021 p. 34 San Vigilio-San Martino «Turismo, svolta green» Di Ezio Danieli Marebbe La Cooperativa Turistica San Vigilio-San Martino, a nome della destinazione turistica "San Vigilio Dolomites", ha ottenuto la certificazione Gstc (Global Sustainable Tourism Council) per il turismo sostenibile a seguito del processo di verifica condotto da Vireo, società accreditata le verifiche e il rilascio della qualifica. Insieme alla regione turistica anche due strutture ricettive di San Vigilio di Marebbe hanno deciso di intraprendere questo percorso ottenendo a loro volta la medesima certificazione. Un riconoscimento che apre le porte ad un ulteriore sviluppo turistico della zona. Il Global Sustainable Tourism Council, è un'organizzazione senza scopo di lucro che definisce gli standard di base per lo sviluppo sostenibile nel settore dei viaggi e del turismo a livello globale. La certificazione prevede che le destinazioni che vogliono ottenere questo riconoscimento debbano orientare il loro sviluppo in un'ottica sostenibile e devono adottare un approccio integrato e multidisciplinare ed una visione olistica nelle quattro macro-aree previste dallo standard che sono: gestione sostenibile, sostenibilità socioeconomica, sostenibilità culturale e sostenibilità ambientale. Orgoglio e impegno. È l'occasione per parlale del futuro turistico dell'area con Carlo Runggaldier, direttore della cooperativa San Vigilio - San Martino: «Siamo orgogliosi di aver intrapreso questo importante progetto che segna per noi la strada da seguire per il futuro. La certificazione Gstc è solamente l'inizio e non il punto di arrivo della nostra destinazione turistica. Personalmente vedo questa certificazione come un processo per un miglioramento progressivo negli anni. Questa è la nostra sfida, il primo passo è stato fatto, ora sta a noi continuare su questa strada. Ad oggi siamo la terza destinazione in Italia dopo altre due destinazioni turistiche, la Valsugana e il Tarvisiano, ad avere ricevuto la certificazione Gstc». L'ottenimento del risultato può essere letto come pietra miliare nella storia del turismo di San
Vigilio di Marebbe e di San Martino in Badia e segna nel contempo l'impegno per il futuro nello sviluppo sostenibile non solo del turismo ma dell'intera destinazione, per garantire anche alle generazioni future le risorse e le bellezze che sono presenti nel territorio. I residenti. Ruolo centrale nel percorso è il coinvolgimento della comunità locale, poiché senza adottare un approccio orientato alla partecipazione ed al coinvolgimento la certificazione stessa perderebbe di valore. «La comunità locale riveste un ruolo primario nello sviluppo turistico - conclude Runggaldier - e questo per due principali ragioni: gli effetti del turismo vengono avvertiti in maniera diretta dalla comunità locale e, inoltre, i locali sono parte essenziale dell'atmosfera dell'ospitalità della destinazione turistica».
NOTIZIE DAI RIFUGI Alto Adige | 3 settembre 2021 p. 9 La Provincia sostiene con forza i rifugi privati BOLZANO La Provincia sostiene con forza i rifugi privati: incontro online fra il presidente della Provincia Arno Kompatscher e l'assessore al turismo, Arnold Schuler, con il responsabile per i rifugi privati rappresentati nell'associazione provinciale degli albergatori Hgv, Stefan Perathoner, il presidente dell'associazione, Manfred Pinzger, e alcuni soci. Attualmente in Alto Adige sono in attività 96 rifugi, dei quali 26 rifugi pubblici di proprietà della Provincia, 11 gestiti dall'Avs, 14 gestiti dal Cai e 45 privati. Di questi ultimi, la maggior parte sono associati all'Hgv. Possibile l'erogazione dei contributi I contributi ordinari per la gestione dei rifugi privati potranno essere liquidati a breve perché la copertura finanziaria è garantita, in seguito all'avvenuta approvazione del bilancio di assestamento, hanno assicurato Kompatscher e Schuler, che hanno sottolineato come sia una sfida congiunta quella di preservare con sensibilità ed attenzione anche per il futuro queste strutture alpine, meta di molti appassionati della montagna e della natura. Si cercherà, inoltre, una modalità snella, come chiesto dai rappresentanti dei gestori dei rifugi privati, per erogare contributi per manutenzioni straordinarie, ad esempio in caso di danni cospicui dovuti a eventi naturali che compromettono la facoltà di mantenere aperti i rifugi. "Dal momento che si tratta di aziende private, per questi contributi straordinari deve essere chiarito il modo per predisporre una regolamentazione, anche a fronte della considerazione che i rifugi gestiti da privati svolgono anche una funzione importante per la collettività", ha sottolineato il presidente Kompatscher. Il presidente dell'Hgv Pinzger ha sottolineato il ruolo di rilievo dei rifugi per l'offerta turistica complessiva e quindi la necessità che anche i rifugi gestiti da privati siano maggiormente compresi nelle decisioni politiche. Collaborazione nel controllo del Green Pass Nell'ambito della videoconferenza sono stati toccati gli aspetti riferiti alle misure per la prevenzione del Covid-19 nei rifugi alpini. Come si è ricordato, nelle ultime due stagioni estive i gestori hanno dovuto affrontare una vera e propria sfida al fine di fornire agli ospiti un senso di sicurezza. Come ha riferito Stefan Perathoner, la stagione estiva 2021, partita con la presenza ancora di forti accumuli di neve in giugno e dopo un luglio piovoso, ha avuto un decorso positivo in agosto, trend che si spera prosegua con un autunno soleggiato. Qualche difficoltà è presente per quanto attiene la ricerca di personale e per il trasporto merci, ha riferito. "Per la stagione invernale 2021-22 per i rifugi pubblici e privati con tutta probabilità saranno mantenute le regole applicate nell'estate e quindi l'obbligo del Green Pass", ha fatto presente il presidente Kompatscher, che, sottolineando l'importanza di controlli puntuali del certificato verde, ha rivolto un appello ai gestori dei rifugi privati a collaborare in tal senso. Teleferiche e trasporto persone Fra i temi affrontati nell'incontro virtuale anche la questione della responsabilità legata al trasporto di persone, sia collaboratori che infortunati in incidenti in montagna, sulle teleferiche autorizzate per il trasporto di merci e materiali. "Al momento non esiste una regolamentazione, ma per la primavera 2022 dovrebbe entrare in vigore una normativa europea che creerà i presupposti giuridici per individuare soluzioni adeguate", così il presidente Kompatscher. L'opzione droni Nel corso dell'incontro è emerso l'interesse da parte dei rappresentanti dei rifugi privati che fanno parte dell'associazione provinciale degli albergatori Hgv, verso il progetto pilota di approvvigionamento alternativo di trasporto merci con droni che è in fase di test, e quindi la richiesta che venga esteso anche ai rifugi privati in sede d'introduzione del servizio. L'interesse a partecipare vale anche per testare nuove forme di rifornimento di energia, ad esempio con l'idrogeno. Corriere delle Alpi | 20 Settembre 2021 p. 21
Rifugio Galassi e Cai di Mestre, 50 anni d'amore «Qui gli escursionisti si sentono come a casa» la storia Si trova in un luogo di rara bellezza, dove stambecchi, caprioli e marmotte sono di casa, e dove spesso sono le volpi a dare il buongiorno. Il Rifugio Galassi, ai piedi dell'Antelao, da cinquant'anni è di fatto una costola della sezione mestrina del Club Alpino Italiano (Cai).I volontari, da giugno a settembre, si alternato per garantirne il funzionamento, dare ospitalità agli appassionati di alta montagna che amano le Dolomiti, e lo possono raggiungere sia per vie complesse da alpinisti esperti, sia camminando senza problemi lungo i sentieri che salgono verso la vetta. Non ci sono infatti strade che portano alla forcella dell'Antelao a 2.018 metri di quota, garantendo a questo rifugio una pace e tranquillità come pochi altri. Un edificio che venne inaugurato il 19 ottobre 1913, con la funzione di caserma degli Alpini nella Grande Guerra.Trovandosi sulla seconda linea, quella gialla, non venne però mai coinvolto in azioni belliche, ne fu sparato un colpo o ferito qualcuno. Vi trovavano posto 250 militari e dieci muli. Intitolata a Pietro Galassi, tenente del VII° Alpini morto di malattia ad Aziza (Libia) pochi mesi prima dell'inaugurazione, la caserma venne abbandonata negli anni Trenta, e passò subito sotto il Cai di Pieve di Cadore come rifugio. Tornò ai militari dal 1937 al 1950, per poi essere data al Cai di Mestre che, tuttavia, iniziò a gestirlo direttamente solo vent'anni più tardi. «La nostra è una esperienza unica nello scenario di queste montagne», spiega Paolo Vettorello, membro del direttivo della sezione mestrina. «Abbiamo vinto anche il Pelmo d'Oro, riconoscimento che ogni anno va ad alcune figure evidenziatesi per l'attività di montagna. Il Galassi è un rifugio di tutti, prerogativa del volontariato nella nostra gestione. Settimanalmente ci diamo il cambio per garantire vitto e alloggio ai turisti. Sono 8-10 persone che si alternano ogni settimana. Rifornimenti e manutenzione sono basilari, sia in stagione estiva che in quella invernale. Lo scorso inverno, ad esempio, siamo saliti due volte in elicottero per togliere metri di neve dal tetto ed evitare danni all'edificio».In elicottero vengono fatti alcuni viaggi anche a giugno per trasportare tutto ciò che serve all'apertura, poi è disponibile una teleferica per gli approvvigionamenti settimanali. In media, durante una stagione estiva normale, sono circa 4 mila le persone che dormono al Galassi, almeno una notte.Il grosso è concentrato nei weekend, ma negli ultimi due anni, causa il Covid, c'è stata una contrazione del 35 per cento. Il Cai di Mestre ha allestito all'interno pure una sala polivalente dove organizzare incontri o meeting fino a trenta persone. «Della Grande Guerra rimane poco», prosegue Vettorello. «La proprietà è sempre del Demanio, noi siamo in convenzione, ma non abbiamo intenzione di lasciarla, infatti diciamo sempre a tutti che ci rivedremo nei prossimi cinquant'anni. Gli ospiti? Gente che arriva da tutta Europa, soprattutto tedeschi, francesi e inglesi, dopo gli italiani. Ma abbiamo accolto pure dei giapponesi in passato. Quando ci salutano, le persone se ne vanno sempre soddisfatte da questa esperienza. Del resto il Galassi è fuori dai tradizionali circuiti turistici, e da qui il panorama è davvero unico. Una esperienza da provare, e anche questa estate abbiamo visto che la gente aveva voglia di muoversi in spazi aperti, dove si sente più sicura con la pandemia. Ma ovviamente, il Green pass è necessario per accedere anche al nostro rifugio» . --Simone Bianchi© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere del Trentino | 23 Settembre 2021 p. 18 L’agosto sold out dei rifugi «Ora allunghiamo l’estate» Fiorettini (Agrav): aperture prolungate, copiamo dal Trentino Moreno Gioli Belluno Parola d’ordine, destagionalizzare. Prolungare la stagione estiva in montagna, garantire più servizi agli escursionisti che – sempre più numerosi – scelgono le Dolomiti bellunesi anche oltre il canonico limite di metà settembre. Potrebbe essere questa una delle armi a disposizione dei gestori dei rifugi bellunesi per aumentare i numeri delle presenze, limitando allo stesso tempo i giorni di autentica calca che si registrano soprattutto in agosto. Quest’anno, ancora segnato dalla pandemia e dalle relative limitazioni, non ha fatto eccezione. Lo assicura Mario Fiorentini, gestore del rifugio «Città del Fiume» alle pendici del Pelmo e presidente regionale di Agrav, l’associazione che rappresenta i rifugisti. «Complice il bel tempo, agosto è stato un mese davvero positivo per noi – spiega – con molte presenze su sentieri e rifugi». Una situazione già vissuta l’anno scorso, la prima estate del Covid, quando le Dolomiti furono prese d’assalto da un vero esercito di nuovi escursionisti, alla ricerca di aria pura, ambienti incontaminati e spazio. «Questo porta con sé anche un altro problema, oltre a numeri a volte difficilmente gestibili – continua Fiorentini – ovvero la scarsa percezione di cos’è un rifugio e dei servizi che può offrire». Fioccano così richieste strampalate, come docce due volte al giorno o lenzuola pulite nelle camerate. «Sì, è così – continua il presidente veneto dei rifugisti – e poi quando ci sono moltissimi escursionisti tutti insieme diventa difficile garantire a tutti il servizio. E questo è un peccato».
La soluzione, per Fiorentini, potrebbe essere una vera destagionalizzazione. «Non è una novità - spiega – se ne parla da tempo. Ma credo che l’input in questo senso debba arrivare dalla politica. Per allungare la stagione turistica in montagna servono decisioni ad hoc e strumenti adatti». Altrimenti si continuerà ad assistere al fenomeno più diffuso di questo periodo. «Dopo il 10 di settembre – spiega Fiorentini – il numero di escursionisti sui passi cala sensibilmente, ma ce ne sono ancora parecchi, visto il clima favorevole. Tuttavia, solo per fare un esempio, quelli che percorrono l’Altavia 1 (che da Bressanone arriva a Belluno, ndr ) si fermano al Falzarego, o nell’area di Cortina, perché poi più giù non trova più i servizi necessari. Ad esempio i trasporti pubblici, che in provincia di Belluno da metà settembre sono tutti dedicati alle scuole e ai pendolari». Nel finesettimana un terzo dei rifugi bellunesi è ancora aperto, poi la stagione si spegne. Allungare l’estate è, dunque, l’obiettivo.
NOTIZIE DAL SOCCORSO ALPINO Gazzettino | 22 Settembre 2021 p. 10, edizione Belluno Un’estate fra salvataggi e tragedie «Troppe imprudenze in montagna» Barattin (Soccorso Alpino): «Meglio la cartina del cellulare, persa l’abitudine di pianificare» Di Moreno Gioli BELLUNO Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Della tecnologia. Soprattutto quando si pianifica un’escursione in montagna, meglio portare con sé anche la vecchia, cara, ingombrante, mappa cartacea. Parola di Soccorso Alpino. Perché ormai siamo abituati ad affidarci al cellulare e alle varie app di tracciamento per organizzare i nostri spostamenti. Ma dimentichiamo troppo spesso che in montagna la copertura della rete cellulare è molto spesso pessima, quando c’è, buona solo per mandare un paio di sms o un rapido messaggio Whatsapp. E così si moltiplicano i rischi, dovuti alla sottovalutazione delle difficoltà che si possono incontrare lungo il cammino, in parallelo con il costante aumento di turisti «della domenica» sui sentieri delle Dolomiti. Un fenomeno che Alex Barattin, delegato provinciale del Soccorso Alpino e Speleologico Dolomiti bellunesi, conosce bene. Quella che va in archivio è stata l’ennesima estate di super lavoro per gli «uomini in rosso». Centinaia gli interventi. Alcuni purtroppo difficili e con esiti a volte tragici. Molti però potevano essere evitati, applicando un po’ di buonsenso. «Ormai si è persa la buona abitudine alla pianificazione del viaggio - spiega - perché si tende ormai a demandare tutto al telefonino e a internet. Dove si trovano migliaia di informazioni, spesso utili, ma che rischiano di creare confusione. Meglio avere con sé sempre una mappa cartacea». Negli ultimi anni le cronache si sono riempite di segnalazioni di interventi nati da situazioni che potevano essere evitate. «Sono sempre di più i casi in cui dobbiamo soccorrere persone che non riescono a proseguire - continua il delegato provinciale del Cnsas -, perché affaticate o perché si sono perse. E qualsiasi situazione apparentemente innocua, quando si è sopra i 2 mila metri di quota, può diventare pericolosa. Per l’escursionista e i soccorritori». Il consiglio? Pianificare bene. «Io forse sono anche troppo pignolo - commenta Barattin - ma organizzare nei dettagli l’escursione può evitare spiacevoli sorprese». Meglio far sapere a tutti i componenti del gruppo quale sarà l’itinerario da seguire: «Spesso è solo il capo gita a conoscere dove si andrà e attraverso quale strada. Ma chiunque può farsi male, quindi è bene che tutti siano informati». E poi dotarsi di pochi, essenziali strumenti: «Due o tre teli termici, ad esempio - spiega Barattin -, quelli argentati che si vedono nei filmati. Sono leggeri, costano poco e possono essere utilizzati in molti modi. Online si trovano filmati con decine di possibili utilizzi». E poi, mai sottovalutare le difficoltà. «Informatevi sempre nei siti istituzionali, del Cai, del Cnsas o della Regione Veneto - spiega Barattin - perché il rischio di esagerare è reale». E se fermarsi, sfiniti, in piazza San Marco a Venezia non rappresenta un problema, in montagna è diverso: «Per raggiungere una persona a volte servono delle ore - conclude Barattin - e i rischi in quel caso si moltiplicano».
WTE: IL SALONE DEDICATO AL TURISMO NEI SITI UNESCO Corriere del Veneto | 15 Settembre 2021
p. 14, edizione Treviso-Belluno I viaggi emozionali al Salone del turismo I siti dell’Unesco gioielli da valorizzare Incontri, workshop, proposte culturali e enogastronomiche. Sostenibilità e arte Arriva a Padova il Salone mondiale del turismo, a Palazzo della Ragione, dal 23 al 25 settembre. L’evento promuove e valorizza i beni italiani patrimonio Unesco. L’occasione è l’ingresso di Padova nel patrimonio Unesco con i cicli pittorici del Trecento, dopo che nel 1997 vi era già stata inserita per l’Orto Botanico. Nella dodicesima edizione del World Tourism Event for World Heritages Sites, delegati di istituzioni culturali e turistiche approfondiranno temi legati ai beni Unesco, soprattutto in relazione alla capacità di attrarre turismo e quindi accrescere di contenuti economici il patrimonio artistico e storico. La connessione tra arte e sviluppo del turismo è legata alla capacità di offrire servizi ricettivi e infrastrutture logistiche all’altezza. Il Veneto ha otto beni patrimonio Unesco, tra i 55 italiani della lista. Accanto a convegni, incontri e al workshop riservato agli operatori internazionali del settore, il World Tourism Event for World Heritages Sites prevede un’area espositiva con diversi siti Unesco e informazioni sulle offerte turistiche. Il workshop del 23 settembre a Padova promuoverà i «viaggi emozionali», che portano ad apprezzare le eccellenze dei siti Unesco. Protagonisti agenzie e tour operator italiani, ma anche da Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Israele, Olanda, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svizzera: 60 in tutto, selezionati tra gli operatori interessati alle proposte culturali garantite dall’Unesco e pronti a collaborare per un circuito di itinerari all’insegna dell’arte e del turismo sostenibile. Con loro, i rappresentanti di Friuli Venezia Giulia, Lazio, Sicilia, Toscana, Trentino, Umbria, Veneto, la Fondazione Barumini, il Parco della Sila, Assisi, Cremona, Padova, Pesaro e Urbino, Ravenna, Varese e le isole Malta e Gran Canaria. E inoltre Enit, Fiavet e l’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale. Il World Tourism Event for World Heritages Sites si terrà dalle ore 10 alle 18 con ingresso libero previa esibizione del green pass. www.wtevent.it . Tra i tanti temi, un focus sulla dieta mediterranea inserita undici anni fa nell’elenco Unesco del patrimonio immateriale dell’umanità. E un confronto tra le città turistiche di Assisi e Padova, che prende le mosse dal comune denominatore Giotto, al quale sarà anche dedicata una conferenza sul suo rapporto con Dante. Si parlerà pure di Venezia e della laguna, di valorizzazione del patrimonio trevigiano del Prosecco, di siti Unesco trentini e friulani, di turismo sostenibile. «Avere messo il Salone a disposizione dell’evento – spiega l’assessore comunale alla Cultura Andrea Colasio – qualifica ancora di più Padova che è una delle poche città nel mondo a contare ben due siti Unesco». L’assessore regionale al turismo Federico Caner fa notare: «Promuovere la bellezza senza banalità e con messaggi originali è uno dei punti di forza dell’impegno della Regione Veneto in questo progetto». Marco Citerbo, amministratore di M&C Marketing Consulting e direttore del World Tourism Event, spiega: «La forte voglia di riprendere a viaggiare e il grande entusiasmo degli operatori turistici per la ripartenza, in questa edizione più che in passato è dimostrata dalla crescita del numero delle adesioni degli operatori turistici e degli espositori, dall’Italia e dal mondo». L’inaugurazione giovedì 23 settembre alle ore 12 con il governatore del Veneto Luca Zaia, il presidente Enit Giorgio Palmucci, il sindaco di Padova Sergio Giordani e l’assessore alla Cultura di Padova Andrea Colasio. «Tour operator nazionali e internazionali saranno accompagnati da noi e dalle guide autorizzate a visitare alcuni luoghi significativi – spiega Laura Favaretti del Convention Buro – la Cappella Scrovegni e l’intera Urbs Picta con l’Orto Botanico, poi l’area termale e la Riviera del Brenta. Il Salone Mondiale del Turismo a Padova è organizzato da M&C Marketing Consulting, in collaborazione con Regione Veneto e Comune di Padova, con il patrocinio dei Ministeri della Cultura e del Turismo, dell’Associazione Italiana Beni Patrimonio Mondiale dell’Umanità, della Federazione Italiana Associazioni e Club per l’Unesco, di Enit, Fiavet, Fto e Federalberghi Veneto.
OLTRE LE VETTE 2021 Corriere delle Alpi | 24 Settembre 2021 p. 34 Uomini e metafore della montagna Belluno torna "Oltre le vette" BELLUNO Quarantacinque eventi per festeggiare i 25 anni di Oltre le Vette. Dal 1997 la manifestazione ha portato nella città di Belluno alpinisti, scrittori, registi, viaggiatori, sportivi e tanti altri ancora a presentare le loro opere, le loro imprese, le personali scelte di vita con la montagna protagonista. E così sarà anche quest'anno, con un programma particolarmente ricco, articolato sul tema "La montagna immaginata", come creazione e visione di molti, oltre che come importante realtà con cui, nel bene e nel male, chi ci vive e chi la frequenta deve fare i conti. Per due settimane si succederanno al Teatro Comunale, al Museo Palazzo Fulcis, alla Sala "Bianchi" e in
altri luoghi del centro città e del circondario (Piazza dei Martiri, Archivio di Stato, parco Città di Bologna, Nevegàl, Villa Buzzati San Pellegrino, Museo Etnografico di Cesiomaggiore) gli oltre quaranta eventi programmati, con una serie di convegni, di spettacoli teatrali, di proiezioni cinematografiche, di presentazioni di libri e, ovviamente, di ospiti del mondo dell'avventura. Tutti gli eventi sono a ingresso libero e con prenotazione, rispettando le varie normative in materia di Covid. La rassegna prenderà il via ufficialmente venerdì 8 ottobre. L'inaugurazione della 25esima edizione di Oltre Le Vette è prevista alle ore 17.30. Per l'occasione verrà aperto in via straordinaria il cantiere di Palazzo Crepadona, consentendo così alla cittadinanza di ammirare il nuovo cortile coperto. I bambini avranno tutta per loro una giornata di tree climbing, arrampicata sugli alberi con la sicurezza e la garanzia delle guide alpine (domenica 10 ottobre), mentre sono diversi gli eventi che prevedono momenti musicali. È previsto anche il ritorno del teatro, dopo alcuni anni di assenza, con Voglio andare lassù, un interessante spettacolo sulle donne in montagna nell'Ottocento, una bella storia di avventura, determinazione e volontà (venerdì 15 ottobre). Lo spettacolo è organizzato con il supporto della Fondazione Dolomiti Unesco. In ambito scientifico da segnalare soprattutto l'evento con Stefano Mancuso, uno dei più importanti studiosi del mondo delle piante e delle loro tante e poco note caratteristiche e capacità, per una serata davvero imperdibile (giovedì 14 ottobre). Anche questo evento è realizzato con il supporto della Fondazione Dolomiti Unesco. Diversi gli ospiti del mondo dell'avventura che saliranno sul palco del teatro Comunale: oltre a Caterina Borgato (sabato 9 ottobre), scrittrice e fotografa, potremo ammirare le imprese di Ruggero Arena (domenica 10 ottobre), alpinista e viaggiatore, di Gianni De Zaiacomo (martedì 12 ottobre), protagonista di straordinari voli con il parapendio, di Max Calderan (sabato 16 ottobre), corridore di deserti e uomo d'avventura. Il programma degli eventi serali si chiuderà con un ospite d'eccezione, l'alpinista Hans Kammerlander, uno dei pochissimi grandi uomini di montagna di questi decenni non ancora saliti sul palco di Oltre le vette. Sarà a Belluno domenica 24 ottobre 2021.Il programma ricchissimo esce dai consueti spazi della rassegna per coinvolgere pubblici e spettatori di ogni età. Grandi nomi dello sport e della cultura nazionale e giovani appassionati locali, scrittori e studiosi affermati, registi, artisti, fotografi, musicisti. Emolto altro ancora. Affinché Belluno torni ad essere per due settimane, ancora una volta da 25 anni, la capitale italiana della cultura della montagna. Tutti gli eventi in programma sono a ingresso gratuito, ma prenotazione e registrazione obbligatorie. --Luca Maciga© RIPRODUZIONE RISERVATA
MONTE GRAPPA NUOVA RISERVA DELLA BIOSFERA UNESCO Gazzettino | 16 Settembre 2021 p. 11, edizione Treviso-Belluno «Monte Grappa riserva biosfera: per noi il secondo marchio Unesco» Monte Grappa iscritto nella lista delle Riserve di biosfera Unesco. Per i valutatori, la nuova Riserva Mab rappresenta un ponte bioecologico tra la Pianura Padana e l'arco alpino sud orientale, punto di unione-divisione e, quindi, di equilibrio e scambio tra climi, ecosistemi, culture ed economie. Da Palazzo Piloni una voce all'unisono: «Un risultato che premia ancora una volta le nostre montagne». Va ricordato che Riserva della Biosfera è il titolo assegnato dall'Unesco a quei territori che hanno saputo gestire in modo equilibrato il rapporto tra uomo e ambiente e che, per il futuro, si impegnano nella direzione dello sviluppo sostenibile con il pieno coinvolgimento delle comunità locali. Così proprio come il Monte Grappa. IL TITOLO «Il nostro territorio - ha detto ieri il presidente della Provincia, Roberto Padrin - si conferma eccezionale sotto il profilo ambientale e paesaggistico. Una carta in più da spendere per le politiche anti-spopolamento». La notizia è arrivata dopo una delle sessioni di lavoro sul tema svoltasi nella mattinata ad Asolo, con la partecipazione dei sindaci dell'area del Grappa e dello stesso presidente della Provincia (accompagnato dai primi cittadini di Alano, Serenella Bogana, e Seren, Dario Scopel, che sono anche consiglieri provinciali). «In un periodo storico come quello che stiamo vivendo - ha proseguito il presidente Padrin -, di grandissima attenzione ai temi ambientali e con la transizione ecologica come elemento cardine del Pnrr, il fatto di aver ottenuto il riconoscimento Unesco per la biosfera del Grappa certifica i valori di sostenibilità che da sempre fanno parte del nostro territorio, in una visione d'insieme in cui l'elemento antropico dialoga anziché scontrarsi con la natura». E Padrin ricorda: «A questo punto, la provincia di Belluno ha due marchi Unesco - le Dolomiti e il Monte Grappa - e sono poche le realtà italiane a potersi fregiare di un duplice riconoscimento». IL LAVORO «Il Monte Grappa è la 20° Riserva della biosfera italiana Mab Unesco», commenta con soddisfazione Dario Scopel, sindaco di Seren del Grappa, uno dei Comuni bellunesi che rientrano nel riconoscimento insieme ad Alano di Piave, Arsiè, Feltre, Fonzaso, Pedavena e Quero-Vas. «Un lungo lavoro che ci ha portati prima di tutto a credere nel nostro territorio e ad amarlo. E poi a certificare la sua qualità ambientale e paesaggistica. Tramandiamo un valore in più alle nuove generazioni, con orgoglio», conclude il sindaco. Il territorio della ventesima Biosfera italiana tocca le province di Treviso, Vicenza, oltre che Belluno. Il risultato è stato raggiunto dopo un negoziato
durato due anni. È così che il Consiglio intergovernativo si è convinto, all'unanimità, della assoluta qualità e unicità della candidatura del Monte Grappa. Ieri la decisione finale: il sito del Monte Grappa è un laboratorio di idee concrete e innovative in settori cruciali quali l'economia circolare e la mobilità sostenibile, in piena coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile della Agenda 2030 delle Nazioni Unite. IL GOVERNATORE Il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, si è detto entusiasta. «Poco fa ha detto ieri il governatore il Monte Grappa e tutto il Veneto hanno ricevuto un riconoscimento prestigioso che premia le qualità del territorio nella relazione tra uomo e natura, confermando come, qui e in tutta la regione, il rispetto dell'ambiente e dell'ecosistema vada di pari passo ed in coerenza con lo sviluppo dell'attività umana. Ancora una volta il Veneto è in prima fila con le sue eccellenze alle quali si aggiunge un altro prestigioso riconoscimento da parte dell'Unesco sottolinea il presidente Luca Zaia per una parte di territorio veneto che racchiude bellezza, storia, unicità, sostenibilità. Da questo punto di vista il Veneto è uno scrigno che passo dopo passo, sta ricevendo il giusto riconoscimento».