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LA MILLENARIA ABBAZIA DI STAFFARDA
Tra arte e monachesimo in uno dei più antichi monumenti medievali in Italia
di Luigi Cabutto
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Se è vero che esistono i “luoghi del cuore” — ebbene — nella pianura Saluzzese, alle pendici dal profilo inconfondibile del Monviso, il complesso architettonico di Staffarda ci avvolge di suggestioni. Nella solitaria Abbazia fondata dai Cistercensi il tempo pare essersi fermato. Nella sua solitudine passano ombre di monaci che sulle orme di San Bernardo seppero e vollero unire il lavoro alla preghiera elevando la loro vita all’essenzialità del più intimo colloquio tra l’uomo e Dio.
Una semplicità riflessa nelle loro chiese nude e severe, senza dorature e senza sfarzi, dominate solo da ruvide croci di legno. Quando, nel secolo XII, si inizia la costruzione dell’Abbazia, il Medioevo è in pieno sviluppo e, in Italia come in Europa, l’uomo affronta e cerca soluzioni al problema dello scopo della vita. In mezzo a cambiamenti territoriali e politici, guerre e migrazioni, le ansie di rinnovamento sociale e spirituale continuano a materializzarsi in monasteri, nel silenzio e nella pace dei chiostri. Abbazia vuol dire Comunità: rimane, in campo religioso, l’equivalente delle Corporazioni, mentre sulla scena politica tramontano feudalesimo e cavalleria per il sorgere prepotente dei Comuni. La sua fondazione è dettata dall’intimo desiderio di superare il mondo nell’intento di migliorarlo. Nasce dunque dall’insoddisfazione, molla del progresso, ravvisabile in tutte le epoche storiche, presente in larga misura nel Medioevo, specie a livello religioso, per l’evidente situazione di crisi.