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CALCE, VINO E CEMENTO

La storia dei gavadur di Ozzano Monferrato

di Martino Pinna

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Circa venti milioni di anni fa, a causa dei movimenti dell'Appennino che andava formandosi, il Monferrato Casalese emerse e divenne un'isola circondata dal mare. Il clima era caldo, i paesaggi erano simili a quelli delle aree subtropicali, acque cristalline, alghe rosse, diverse specie di pesci, compresi squali, e molti ricci di mare. Uno in particolare, appartenente a una specie mai trovata altrove, venne scoperto nella campagna di Ozzano (Ausan, in dialetto), un piccolo borgo di 1.400 abitanti a pochi minuti da Casale. Questo raro invertebrato marino venne chiamato Schizaster ozzanensis.

Quando a Ozzano c'erano gli squali

A guardare oggi queste verdi colline, la brina sui filari delle vigne, la chiesa con il suo campanile e il venditore di caldarroste parcheggiato lungo la via principale del borgo, lo scenario tropicale del Cambriano è davvero difficile da immaginare. In milioni di anni vari mutamenti geologici hanno plasmato il territorio. Le colline, caratteristiche del paesaggio di questa zona, sono una evidente eredità di quei movimenti, certo; eppure ci siamo così abituati che è difficile immaginare degli squali tra queste vie. E questo è il sopra; se poi pensiamo al sotto, cioè a quello che abbiamo sotto i nostri piedi, il discorso si complica ancora. Tra le rocce di Ozzano, ad esempio potremmo trovare dei denti di squalo, una delle merci di scambio più ambite tra i minatori: chi ne trovava una poteva barattarla con un pacchetto di sigarette o una bottiglia di birra. Questi depositi, che del tutto casualmente finirono sotto i piedi dei futuri ozzanesi, hanno determinato la storia di questo territorio. Una storia impossibile da non notare osservando il paesaggio dall'alto, dalle colline di fronte, da dove è possibile ammirare le strutture imponenti e le ciminiere altissime. Se invece si percorre la strada con la macchina, di sfuggita, attraversando la statale, è possibile non accorgersi di nulla. È necessario dunque cambiare prospettiva.

I contadini-cavatori

Oggi tra la collina di Ozzano e il fiume Po c'è quella che qualcuno ha definito la “valle dei templi”. Monumenti di archeologia industriale, imponenti e abbandonati, spesso ricoperti dalla vegetazione, immersi nella campagna. Nello sfondo, il castello e l'immancabile campanile che caratterizza ogni collina del Monferrato.

Sotto i nostri piedi c'è un intero mondo sotterraneo fatto di depositi di arenaria calcarea e di quella che viene chiamata “pietra da cantoni”, a lungo usata nell'edilizia. Così avvenne che, là dove nuotavano gli squali e proliferavano i ricci, milioni d'anni dopo, i contadini scoprirono la “marna”. E così per un bel po', tra un filare e l'altro, ai margini dell'orto che garantiva giusto la sussistenza, i contadini iniziarono a estrarre questo materiale. Già nel XIX secolo uomini e donne si trasformarono in contadini-cavatori. Qua, dalle parti di Ozzano, non si dirà mai minatori, ma sempre “gavadur”. Ci sono testimonianze precedenti di interesse verso la “pietra da calcina”, ma è da questo secolo in poi che si inizia a fare sul serio. Chi si ritrovava della pietra da cavare nel proprio orto, la tirava fuori, senza mai mollare però il lavoro della campagna che garantiva una magra sussistenza. Un'economia famigliare, per arrotondare le esigue entrate.

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