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DAVIDE CALANDRA UNO SCULTORE, UNA GIPSOTECA

Alla continua ricerca di espressività e armonia di Rosalba Belmondo

Interni della gipsoteca Davide Calandra di Savigliano dove il candore dei gessi è combinato ai vivaci colori degli affreschi sei-settecenteschi del complesso conventuale dei Frati Minori Osservanti.

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Mi si chiede dalla redazione della Rivista Savej di parlare dello scultore torinese Davide Calandra e della istituzione museale permanente che meglio e più compiutamente ne illustra il percorso artistico, ossia la gipsoteca a lui dedicata nella città di Savigliano. Essa, aperta al pubblico cinquant’anni fa nel 1973, riallestita e rivisitabile dal 2002, mi ha vista pienamente partecipe degli eventi e delle scelte in qualità di direttore responsabile dal 1988 al 2018. Scriverne non è un compito facile, perché nei confronti del pubblico di lettori più informati si rischia di ripetere ragionamenti e informazioni già acquisiti, e per tanti altri — magari loro malgrado neofiti dell'argomento — di prescindere da premesse fondamentali.

La riscoperta “calandriana”

La fortuna critica di Davide Calandra, se rappresentata graficamente, rivelerebbe un marcato andamento a onda, dove il massimo dei consensi si registra negli ultimi anni della carriera dell'artista, il punto più basso coincide con i decenni a cavallo della Seconda guerra mondiale, per poi rialzarsi a inizio anni Settanta; e ciò per effetto delle donazioni di gessi, crete, terrecotte (bozzetti, modelli preparatori, calchi) che la figlia Elena Calandra Cravero destinò a più riprese alla città di Savigliano, cui conseguì l’apertura della gipsoteca e la pubblicazione, nel 1975, del volume La gipsoteca Davide Calandra, curato da Aldo Alessandro Mola.

Ma l'interesse sull'artista e sulla sede espositiva di quelle sculture e modellati preparatori era destinato a non durare, complice anche la condizione di degrado cui andarono incontro nei decenni successivi gli spazi della gipsoteca, ossia la seicentesca ex chiesa di san Francesco, parte del complesso conventuale dei Frati Minori Osservanti, il cui cenobio dal 1970 ospita il Museo Civico. Dopo il lungo e complicato percorso di risanamenti, restauri e riallestimento totale, nel 2002 l'ex chiesa è stata riaperta al pubblico, ospite d'onore Vittorio Sgarbi allora Sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali. Il convegno inaugurale dal titolo Davide Calandra. Lo scultore, la gipsoteca vide la partecipazione di importanti studiosi italiani di arte, di docenti universitari e funzionari delle Soprintendenze; l'attenzione rivolta all'artista in tale occasione e ancor più gli studi condotti per il fondamentale catalogo Davide Calandra. L'opera, la Gipsoteca, edito nel 2004, a cura di M. Mimita Lamberti e della sottoscritta, con le ovvie conseguenti ripercussioni mediatiche, hanno riportato l'attenzione degli storici dell'arte sulla personalità dello scultore, il milieu familiare e l'ambiente culturale che egli frequentò.

La varietà di approcci e l'autorevolezza degli studiosi coinvolti nella riscoperta “calandriana” hanno permesso di smuovere definitivamente la semplicistica etichetta di “monumentalismo” cui era sta-

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