FOTOgraphia 249-250 marzo aprile 2019

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Parlare e ragionare di fotografia

La presenza sul mercato di una rivista come FOTOgraphia, di Maurizio Rebuzzini, è confortante per tutti coloro che (io sono tra questi) ritengano che un ragionamento e una analisi attenta siano necessari all’approfondimento della immagine fotografica. Che la parola possa e debba tracciare una linea netta di demarcazione tra l’attuale strabordante uso del linguaggio fotografico come mero mezzo di trasferimento di dati e l’utilizzo del mezzo fotografico con finalità artistiche e creative è ormai esigenza urgente. Se è vero che il fatto che quasi ogni essere vivente abbia in tasca un apparecchio fotografico non può che riempire di gioia chi ama questo mezzo tecnico... è anche vero che due miliardi e mezzo di immagini postate sui social ogni giorno meritino un ragionamento e forse la stesura di una bozza di “grammatica” della lingua nuova. E allora ben venga l’intelligenza limpida e spesso ironica della rivista di Rebuzzini che combatte una preziosa (e un poco donchisciottesca) battaglia contro l’immenso esercito dei distratti e dei fruitori di immagini prive di contenuti. Nel lungo tragitto di vita della rivista, intelligentemente, è stata compilata una mappatura analitica del materiale storico e contemporaneo nel tentativo di farci comprendere che non c’è mai stato un passato che non contenesse già il futuro è non c’è possibilità di evolvere senza prima apprendere il cammino che ci ha portati all’oggi. Poche le figure come Maurizio Rebuzzini che hanno unito una straordinaria cultura a una volontà mai doma di trasformare lo studio in esperienza viva attraverso la parola, l’insegnamento e la professione. Innumerevoli i suoi scritti, tutti orientati alla lettura intelligente e profonda del significato della fotografia. Ho incontrato Maurizio nel 1987, e il nostro primo incontro è testimoniato da fotografie a cui sono particolarmente legato. Quel giorno è nata una amicizia profonda e la mia grande stima per lui. Ha spesso scritto di me e del mio lavoro con estrema lucidità mai influenzata dal nostro reciproco affetto e di questo non lo ringrazierò mai abbastanza. La sua rivista rispecchia in pieno questa sua capacità di restare indipendente intellettualmente che tanti “guai” gli ha portato nella sua lunga e straordinaria carriera. La parola scritta non può essere sostituita dall’immagine. Non lo sarà mai. Lunga vita dunque a quel gioiello di indipendenza e eleganza intellettuale che è FOTOgraphia. Il ragionamento che la parola può e deve fare sulla fotografia può essere fatta solamente dal supporto cartaceo che permette una concentrazione e una analisi psicologica profonda che non è insita nel mezzo telematico, utilissimo invece per la parte informativa veloce e continua. Il cartaceo è sempre più necessario in un mondo che brucia tutto a una velocità parossistica. I caratteri e le immagini stampate sulla carta lo sono anche nello spirito in maniera indelebile. Spero davvero che la splendida FOTOgraphia continui la sua magnifica corsa iniziata anni fa per parlare e ragionare sul mezzo nuovo e i suoi rapporti con l’arte e con il reale. Grazie Maurizio per quello che hai fatto per la fotografia, per quello che stai facendo e per quello che farai. Con profondo affetto. Giovanni Gastel

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