FOTOgraphia 249-250 marzo aprile 2019

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Perché una rivista cartacea, invece di una rivista digitalacea? a) Perché la condivisione è bella, ma noi esseri umani siamo animali strani e, oltre a condividere, ci piace possedere. Sarebbe disonesto non ammetterlo: un po’, piace l’idea di avere qualcosa che si possiede unicamente, e non solo che si veda. E la rivista di carta può essere posseduta, se la tieni per te, o regalata, o prestata, ma sempre con il sottile piacere di trasferire il possesso materiale. b) Perché l’immateriale è concettualmente eterno, ma noi esseri umani siamo legati alla sfera dell’impermanenza, e sotto sotto ci indispone questa tracotanza del file che si propaga senza modificarsi. La rivista di carta è tenera come un essere vivente, e non presupponente come un file. Si stropiccia, si strappa, ingiallisce. Condivide con noi i segni del tempo, e questo la rende enormemente più degna di rispetto, di stima e di gratitudine. c) Perché noi esseri umani siamo dotati di (almeno) cinque sensi, e la carta stampata batte il digitale cinque a uno, su questo terreno. La carta la puoi annusare, sentendo il profumo della stampa fresca o l’odore grato della rivista antica; la puoi toccare, liscia, ruvida, grezza o setosa; ne puoi udire il fruscio, girando le pagine; se sei un po’ buzzurro ma godereccio, puoi sentirne anche il sapore, quando lecchi il dito per umettarlo e girare le pagine. Altro che una semplice occhiata da peepshow, a cui il digitale ti limita... d) Perché la rivista, conservata con amore, arreda. Decora gli scaffali, adorna i tavolini, accompagna le sedute in bagno, si appoggia sulla faccia quando ci addormentiamo a letto leggendo, tiene occupato il posto quando ci alziamo per un attimo. Un file non sa nemmeno da che parte cominciare, per fare queste cose. e) Perché la rivista si consulta a “tecnologia zero”. Apro gli occhi, e la vedo. Senza bisogno di un media. Niente pile scariche, niente tempo di avvio del sistema operativo, niente schermi rotti, niente files non riconosciuti, niente costo aggiuntivo per un apparecchio che renda visibile quel nulla inconsistente che è il file. La rivista cartacea è lì, la guardo e si palesa, in tutta la sua tangibile realtà. f) Perché avere tutti i numeri di una rivista riempie il cuore, e ha anche un valore riconosciuto come merce di scambio. Tutti i numeri di una rivista sono una collezione. Tutti i file di un lavoro sono solo un back-up. g) Perché se sei arrivato fino in fondo -fino al punto g)- è perché apprezzi la lettura, e non occorre che si dica altro: già lo sai, perché la carta ha un’anima, mentre il digitale fa solo finta di averla. Il digitale è come l’intelligenza artificiale. Roberto Tomesani

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