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Giancarlo Carnieli Venti minuti da Milano
GIANCARLO CARNIELI
Intenso progetto fotografico di Giancarlo Carnieli, a un tempo coinvolgente e convincente. Ottimo, il suo svolgimento, adeguatamente distante dalla retorica conformista del lavoro nei campi e in cascina, così come estraneo dall’enfasi stereotipata dell’agricoltura e dell’allevamento di animali. A soli 20’ to Milan, che equivalgono a una dozzina di chilometri, o poco più, o poco meno, ha individuato archetipi eredi di una storia antica, immutata negli anni, nei decenni e, certamente, nei secoli
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VENTI MINUTI DA MILANO
di Angelo Galantini
In metafora, circa . Nel cinema e nella letteratura, gli autori guidano e governano le emozioni del proprio pubblico, spettatori e lettori. Alternativamente, fanno solidarizzare con il presunto “cattivo”, perché agisce in base a princìpi che possiamo anche condividere; così come, in ritmo alternato, nei polizieschi, secondo intenzioni, dipingono al positivo o al negativo le forze di polizia... e noi, lì a concordare con i loro pre-concetti.
In Fotografia, succede esattamente lo stesso, quasi. Comunque si consideri il linguaggio applicato, l’Autore agisce in relazione e dipendenza di qualcosa che intende raggiungere e sottolineare, tralasciando, magari, aspetti complementari che potrebbero indurre l’osservatore in altre direzioni che non quelle perseguite. Nulla di grave, sia chiarito, perché qualsiasi comunicazione è regolata dal trasmittente, non necessariamente a scapito del destinatario. In generale, l’insieme delle azioni della Fotografia è indirizzato al meglio, ed è svolto con intenzioni coinvolgenti, non certo divergenti.
Tutto questo per considerare in misura equa l’affascinante progetto 20’ to Milan, magistralmente svolto dall’attento Giancarlo Carnieli (1973). Per chi è estraneo ai simboli delle unità di misura, decodifichiamo subito il titolo: Venti minuti da Milano, nel senso di una dozzina di chilometri dalla città. E non si tratta di una (falsa) promessa da immobiliarista che cerca di vendere abitazioni nei pressi del capoluogo lombardo, ma di una (assolta) intenzione di avvicinare e registrare in Fotografia realtà che distano pochi chilometri da un complesso centro urbano, mantenendo in se stesse tradizioni antiche, ancora oggi ripetute. Come è intuibile, Giancarlo Carnieli non si è rivolto verso aree urbanizzate ai margini della città, peraltro una uguale all’altra, peraltro nessuna degna di alcuna nota, ma ha individuato una quantità e qualità di permanenza contadina senza tempo... ai margini della megalopoli.
Ottimo il suo svolgimento, distante dalla retorica conformista del lavoro nei campi e in cascina, così come estraneo dall’enfasi stereotipata dell’agricoltura e dell’allevamento di animali. Certo, questi sono in definitiva i suoi soggetti, oggi uguali a ieri l’altro, per quanto inaspettati a soli 20’ to Milan, eredi di una storia antica. Ma i suoi stessi soggetti non raffigurano soltanto se stessi, come apparentemente anche fanno, ma rappresentano un archetipo immutato negli anni, nei decenni e, certamente, nei secoli.
Per cui, in approfondimento di intenzioni, progetto e svolgimento, un avvertimento: andando nelle situazioni fotografate da Giancarlo Carnieli non è affatto certo che
ognuno possa vedere nel modo in cui lui ha rappresentato. Tra la realtà e la sua rappresentazione non c’è di mezzo tanto uno strumento -che pure c’è-, ma la capacità d’autore di utilizzarlo in base e relazione alle proprie intenzioni.
Non scomodiamo i grandi fotografi-pensatori, che sono stati anche capaci di codificare il proprio impegno fotografico e quello altrui, ma due citazioni si impongono sopra tutte.
Con Edward Steichen, nel 1969: «Missione della fotografia è spiegare l’Uomo all’Uomo, e ogni Uomo a se stesso». E questo è quanto compiuto da Giancarlo Carnieli, realizzando e confezionando il suo 20’ to Milan.
Con Lewis W. Hine, nel 1909: «La fotografia è verità, ma anche i bugiardi possono fotografare». E anche questo è quanto compiuto da Giancarlo Carnieli, consapevole di applicare un linguaggio, un lessico, una comunicazione della quale controlla e applica le modalità.
E qui, e ora, è doveroso indagare sul senso e valore di questa raccolta fotografica del talentuoso autore, appassionato interprete della Fotografia, con consistenti frequentazioni della rappresentazione del reale, dal reale. Al cospetto della incessante sequenza di immagini omologate, il tragitto è definito e identificato.
Nel e per realizzare 20’ to Milan, Giancarlo Carnieli è stato guidato da ciò che lo ha toccato e sorpreso. Le fotografie possono apparire enigmatiche. Alle volte, funzionano per ciò che è presente nell’inquadratura, altre volte per ciò che ne è restato fuori. Non c’è una formula per scattare fotografie. È un processo misterioso; una sfida senza fine. Nuove idee si schiudono costantemente e rinnovate possibilità si rivelano dietro ogni angolo. La soluzione è di aprirsi abbastanza per riconoscerle nel momento in cui appaiono, saperle condurre e perseguirle.
Lo immaginiamo, concentrato, quando (sempre!) applica quella messa in scena che compone la base ideologica del lessico fotografico, che eleva l’illusione a motivo conduttore.
Del resto, da nessuna parte è l’arte, anche quella fotografica, se al centro della propria espressione non mette la verità e la felicità di ognuno: qualsiasi cosa questo significhi per ciascuno di noi. ■ ■
giancarlocarnieli.com giancarlo carnieli fotografo iannis kazzoridis Giancarlo Carnieli
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