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C’è stato un tempo

di Antonio Bordoni C’È STATO UN TEMPO

Per quanto proditoriamente saccheggiata in certa oscurità degli anni Sessanta (lo sappiamo per certo), la Fondazione Ferrania, oggi Fondazione 3M, è un prezioso archivio di materiale fotografico che appartiene alla Storia del nostro paese.

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Edificata sulla base dell’esperienza originaria CiFE (Centro Informazioni Ferrania), che in quegli stessi anni Sessanta aveva addirittura una sede milanese aperta al pubblico, in pieno centro città, la Fondazione si muove con agilità e intelligenza dando senso compiuto a una identificata serie di Fondi storici ben custoditi, ai quali si sono aggiunti apporti temporalmente più vicini: citiamo, tra gli altri, i Fondi Ghitta Carell, Alessandro Sommariva, Chiara Samugheo, Elio Luxardo, Giovanni Verga, Virgilio Carnisio, Gabriele Basilico, Silvia Amodio, Alberto Bregani e Ferruccio Leiss.

Insomma, c’è stato un tempo durante il quale la partecipazione dell’industria produttrice alla Fotografia -propria materia istituzionale- è stata convinta e attiva, anche sul piano culturale... diciamola così. Quindi, nel corso degli anni, materiali custoditi dalla Fondazione sono stati individuati e selezionati per allestimenti di mostre a tema di fascino e contenuti inviolabili.

Senza addentrarci nella successione di fabbriche e fusioni di inizio Novecento (Film - Fabbrica Italiana Lamine Milano / Pathé Frères / Cappelli / Tensi...), all’approdo del marchio Ferrania si creditano pellicole fotografiche (tra le quali Ferraniacolor, il primo negativo a colori europeo) e cinematografiche (che hanno scandito la luminosa epopea del cinema italiano del secondo dopoguerra); e ci sono anche state macchine fotografiche popolari di grande successo commerciale, per le quali non va mai dimenticata la leggendaria Eura Ferrania 6x6cm, che ha recentemente vissuto una propria nuova luminosa stagione sull’onda lunga delle Camere giocattolo / Toy Camera avviata dal fenomeno planetario Holga: vicenda di fine Novecento, almeno.

Fondazione 3M (4)

Ancora, in un tempo durante il quale, persino nel nostro paese, si sono registrati comportamenti etici che hanno illuminato i percorsi produttivi (Adriano Olivetti, a Ivrea, la famiglia Crespi d’Adda, in Lombardia), la stessa Ferrania-fabbrica ha accompagnato il proprio cammino con sostanziose iniziative a favore della propria materia, la Fotografia e dintorni/contorni.

Soprattutto, e oltre tanto altro, per vent’anni abbondanti, ha editato un proprio mensile, per l’appunto identificato come Ferrania: duecentoquarantuno fascicoli (dodici l’anno, ma solo nove nel 1965). A parte discrete puntate sui prodotti di casa, il mensile è stato concentratamente impegnato sul fronte culturale, spaziando dalla Fotografia al Cinema, alle Arti figurative, come ha recitato la specifica Rivista mensile di fotografia, cinematografia e arti figurative, che ha accompagnato i primi anni della testata, per poi diventare, molto più semplicemente, Rivista mensile di fotografia e cinematografia.

Il mensile Ferrania nacque dall’acquisizione del precedente Notiziario fotografico, diretto da Aristide Bosio, dal 1940 al 1946, con solide basi intellettuali. Fu diretta dal chimico e fotografo Alfredo Ornano (una delle eccellenze industriali del-

(in basso) Due copertine significative del percorso di Ferrania: dicembre 1955, con l’attrice Silvana Pampanini (fotografia di Arturo Ghergo), e dicembre 1967, l’ultimo numero.

Sul numero di Ferrania del maggio 1947, il quinto dall’origine, fu pubblicato il “Manifesto” di fondazione del Gruppo Fotografico La Bussola, fondato da Giuseppe Cavalli, Mario Finazzi, Ferruccio Leiss, Federico Vender e Luigi Veronesi, firmatari. la fotografia italiana), fino al 1955, e, poi, del letterato Guido Bezzola (che successivamente ricoprì la Cattedra di Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi di Milano), fino alla sua chiusura. Alla redazione collaborarono tutti, proprio tutti, i fotografi e critici di quegli anni, coordinati nientemeno che dal pittore, fotografo, regista e scenografo Luigi Veronesi, al quale si deve anche l’impostazione grafica.

Nel corso della sua luminosa parabola redazionale, non necessariamente complice una editoria di settore certamente più limitata rispetto quella che sarebbe poi quantitativamente maturata dai successivi anni Settanta (disperdendosi soprattutto nel tecnicismo delle macchine fotografiche), Ferrania ha affrontato e svolto un intenso dibattito espressivo, vitalizzato dai confronti del mondo della fotografia non professionale, ma concentrata e partecipata, dei circoli di riferimento: dalle posizioni della Bussola (fondato da Giuseppe Cavalli, Mario Finazzi, Ferruccio Leiss, Federico Vender e Luigi Veronesi, il cui “Manifesto” fu pubblicato sul numero di maggio 1947, il quinto dalle origini), a quelle della Gondola, di Venezia (tra i suoi fondatori Gianni Berengo Gardin e Paolo Monti), alle posizioni del Circolo Fotografico Milanese e a quelle del Gruppo 66 (diretto da Ernesto Fantozzi e fondato sulla scelta ideologica di praticare “una fotografia realistico-documentaria”, in contrapposizione alla altrui “fotografia artistica”).

Oggetto di culto, ormai reperibile solo a indirizzi antiquari selezionati, oggi, in altri tempi e modi che non quelli del passato remoto, tutti i numeri pubblicati di Ferrania sono disponibili sul sito della Fondazione 3M, dal quale possono essere scaricati in formato Pdf di eccellenti dimensioni (quantifichiamo in trasposizione file immagine di 50x65cm a 300dpi!). La digitalizzazione è stata resa possibile grazie all’impegno di Fondazione 3M, istituzione culturale permanente, raccordo di divulgazione e formazione, e proprietaria di un archivio fotografico di centodiecimila immagini. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con la Scuola Normale Superiore di Pisa.

Tutti i duecentoquarantanove numeri del mensile Ferrania, dal gennaio 1947 al dicembre 1967, sono disponibili all’indirizzo https://www.fonda zione3m.it/page_rivistaferrania.php: dove recuperare dibattiti e approfondimenti di eccellenza.

Sempre che... ■ ■

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