3 minute read
I travestiti
/ LA MATTINA DOPO LE UNDICI / I TRAVESTITI
LISETTA CARMI E LE SUE AVVENTURE EDITORIALI
Advertisement
di Giovanna Calvenzi
Quando, nel 1972, Lisetta Carmi ha pubblicato I travestiti, il libro è stato un eclatante insuccesso (a cura di Sergio Donnabella; Essedi Editrice, Roma). Nonostante fossimo in anni decisamente possibilisti, il tema suscitava inquietudini, e i librai di tutta Italia preferivano tenerlo sotto il banco che esposto in vetrina. Tuttavia, il libro era (è!) un vero capolavoro, sia per le fotografie, alle quali Lisetta Carmi aveva dedicato sette anni di impegno, sia per la grafica di Giancarlo Iliprandi e i testi di Lisetta stessa e di Elvio Fachinelli.
La sua cara amica Barbara Alberti ha salvato dal macero migliaia di copie invendute. Più tardi, avrebbe ricordato così l’episodio [da Barbara Alberti, Ho conosciuto Lisetta…, in Le cinque vite di Lisetta Carmi, di Giovanna Calvenzi; Bruno Mondadori, 2013]: «Arriva questo camion di libri, e diventano tavoli librerie divani sedie pareti divisorie -un arredamento mutevole, ogni giorno cambiavamo forma- anche a seconda di quanti ne avevamo regalati agli amici. Facevamo delle feste apposta, scegliendo gli invitati fra quelli che avrebbero potuto apprezzare il libro (meglio se francesi o americani o africani, volevamo che arrivasse lontano) e ne regalavamo uno a tutti. Erano feste con Lisetta. In differita, stavamo con lei e coi travestiti del ghetto di Genova. Così abbiamo disperso un patrimonio librario? No, gli abbiamo trovato degli alloggi. Abbiamo condiviso la fotografia musicale di Lisetta. L’anima di Lisetta».
Oggi, 2020, la francese Filigranes Éditions / ENSP pubblica Lisetta Carmi. Those with a Name to Come (Quelli con un nome a venire; 112 pagine 17x24cm; condizioni di produzione di un’opera, i loro contesti politici e sociali, così come
25,00 euro), che ha in copertina una straordinaria e praticamente inedita fotografia a colori dei travestiti genovesi. Un ritrovamento tardivo di Lisetta Carmi, che aveva conservato e dimenticato in un cassetto un’ampia documentazione a colori della sua storia con i travestiti. Il libro, tuttavia, ha altre caratteristiche di eccezionalità: è stato progettato, curato e realizzato dagli studenti della École nationale supérieure de la photographie (ENSP), di Arles. La direttrice della scuola, Marta Gili lo presenta così: «Those with a Name to Come è un progetto collettivo di ricerca curatoriale sull’opera fotografica realizzata dall’artista Lisetta Carmi nei decenni 1960 e 1970. Questo esercizio di “commissariato”, al quale hanno partecipato studenti e professionisti, poggia sulla ferma convinzione che la formazione artistica debba includere i multipli territori della conoscenza, al fine di permettere ai/alle futuri/e diplomati/e di esplorare le tutti i valori etici ed estetici che animano l’insieme dei processi di rappresentazione del mondo».
Il libro si articola in sei grandi capitoli che ripercorrono alcune delle tappe della carriera fotografica di Lisetta Carmi: la fotografia come forma di vita (Alejandro León Cannock), i travestiti (Mariano Bocanegra), il porto di Genova e l’Italsider (Fabien Vallos), l’incontro con Ezra Pound (Lisetta Carmi), erotismo e autoritarismo a Staglieno (Juliette George), Metropolitain (Lisetta Carmi). Le note biografiche sono a cura di Giovanni Battista Martini, amico genovese di Lisetta, nella cui galleria gli studenti arlesiani hanno potuto accedere al suo archivio.
Sarebbero anche dovuti andare a Cisternino, in Puglia, a conoscere Lisetta, ma la chiusura pandemica lo ha impedito, e quindi hanno organizzato incontri online con Anne Cartier-Bresson, con me e con Juan Vicente Aliaga, per condividere memorie, ricordi ed esperienze professionali.
La carriera fotografica di Lisetta Carmi, quella che lei definisce “la sua seconda vita” (la prima era stata dedicata al pianoforte e ai concerti), è stata tutto sommato breve: diciotto anni, intensi, girovaghi, ricchi di incontri e curiosità che ci ha comunque lasciato un patrimonio prezioso. Nelle altre vite, si è occupata dell’Ashram di Cisternino, ha collaborato con un amico filosofo, ha studiato la calligrafia cinese e ora, in quella che scherzosamente definisce la sua sesta vita, dichiara di vivere nel silenzio. E tuttavia, a novantasei anni compiuti, la sua curiosità, la sua partecipazione empatica agli eventi del mondo sono più vive che mai.
La fotografia, che dovrebbe far parte di un passato lontano, è tuttavia sempre presente, grazie soprattutto al lavoro di Giovanni Battista Martini e alla qualità di quello che ha realizzato. Il libro del quale stiamo parlando avrebbe dovuto essere una sorta di accompagnamento di una grande mostra che avrebbe dovuto essere presentata ai Rencontres Internationales de la Photographie d’Arles, lo scorso luglio. Il Covid-19 non lo ha permesso, ma l’ENSP non demorde e progetta di presentarla, sempre ad Arles, nella primavera del 2021.
Speriamo. ■ ■
QRcode ///
SOLO ON LINE