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Back in Urss

Susan Pack, che ha curato Film Posters of the Russian Avant-Garde, si è laureata alla Princeton University, prestigioso ateneo privato di ricerca, nel New Jersey, Usa, nel 1973.

Film Posters of the Russian Avant-Garde; a cura di Susan Pack; Taschen Verlag,2017;edizionemultilingue inglese, francese e tedesco; 320 pagine 26x34cm, cartonato; 50,00 euro.

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di Angelo Galantini

Che non venga in mente a nessuno che l’attuale presentazione della monografia Film Posters of the Russian Avant-Garde, che raccoglie e celebra i poster della cinematografia russa d’avanguardia degli anni Venti e Trenta del Novecento, sia in qualche misura solidale alle recenti azioni di guerra con le quali l’attuale Russia ha invaso unilateralmente un paese sovrano confinante: l’Ucraina. Però, allo stesso momento, non neghiamo la volontà convinta e consapevole di ricordare, a nostra volta, un movimento culturale profondo e avvincente, per quanto... russo. Infatti, il nostro attuale passo è niente affatto casuale, bensì intenzionale e calcolato. Magari, in tutto questo, la Fotografia, nostro territorio ufficiale di incontro, c’entra poco, forse -addirittura- nulla. Ma! Ma, insistiamo sul princìpio per noi inderogabile in base al quale la Fotografia non debba mai essere intesa e frequentata come arido punto di arrivo, magari perfino in propria sola autoreferenzialità e gratificazione; all’esatto contrario, perseveriamo nel considerare la nostra frequentazione della stessa Fotografia per quanto si offra come s-punto privilegiato di osservazione. E in questo senso, e in questa direzione, sollecitiamo anche la vostra frequentazione. FIOR DA FIORE In prologo di pensiero, non possiamo ignorare quanto e come, in tempi recenti (rappresentativi di un costume nazionale

Consapevolmente, volontariamente e (circa) provocatoriamente ci occupiamo di arte visiva sovietica. Non assolviamo l’invasione russa di una nazione sovrana confinante, ma interpretiamo un pensiero libero da vincoli e limiti, indirizzato alla distinzione tra-e, alla ripartizione tra interessi politici e cultura di popolo. Soprattutto oggi, è doloroso comportarsi così. Ma è doveroso. Forse

PROPAGANDA E S P L I C I T A

Soprattutto nei paesi a regime socialista -Unione Sovietica, dal 1917; Repubblica Popolare Cinese, da 1949-, la propaganda politica è stata esercitata con manifesti affissi per strada; la Fotografia, che noi consideriamo fondante, si è mossa sottotraccia e si è espressa per metafore... quasi.

Semplificando al massimo, e banalizzando la sostanza (ne siamo consapevoli), oltre la propaganda propriamente tale, il Realismo Sovietico ha comunque dato avvio a un intenso approfondimento culturale, che ha influito non poco sul patrimonio visivo del Novecento.

A differenza, la Cina non è riuscita ad andare oltre una grafica modesta, spesso infantile, che si è racchiusa in se stessa. Per quanto ci siano anche esempi eccellenti, si tratta di eccezioni casuali lungo il cammino [ne siamo informati: nella WunderKammer MaurizioAngeloRebuzzini, coabitante con la nostra redazione, sono conservati almeno ottocento manifesti cinesi degli anni fino alla fine dei Settanta del Novecento].

Comunque, per quanto riguarda la lunga esperienza cinese, gravitata attorno la (famigerata) Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, va menzionata un’ottima monografia pubblicata da Taschen Verlag. Dalla collezione di Michael Wolf -per il vero, sostanzialmente coincidente con l’ipotetica combinata tra quelle di WunderKammer MaurizioAngeloRebuzzini e Domenico Strangio, ora raccolta nell’identificazione Archivio Fiume Giallo, presso la Biblioteca Comunale di Vado, in provincia di Bologna-, l’immancabile Taschen Verlag ha ricavato la corposa monografia Chinese Propaganda Posters, pubblicata in prima edizione nel 2003. La raccolta è esattamente ciò che promette di essere: un casellario sui e dei manifesti politici cinesi della lunga stagione maoista, che si è allungata nei decenni, soprattutto a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento. In questa raccolta, il valore della presentazione dipende in grande misura dalle identificazioni che certificano i soggetti e li commentano (anche in italiano). In questo senso, oltre ad essere più completo di precedenti raccolte, Chinese Propaganda Posters, di Taschen Verlag, ha giusto il merito della attestazione, preziosa per comprendere appieno il fenomeno. Analoga è la catalogazione del già citato Archivio Fiume Giallo, accessibile dal sito www.tempiodelcielo.org (qui in QRcode).

QRcode

SOLO ON LINE

T E M P I O D E L C I E L O

I documenti cinesi del Novecento raccolti da Domenico Strangio compongono l’Archivio Fiume Giallo, accessibile al sito www.tempiodelcielo.org.

Chinese Propaganda Posters; dalla collezione di Michael Wolf; Taschen Verlag, 2003 / riedizione 2022; 320 pagine 26x34cm; 50,00 euro. ▶ Chinese Propaganda Posters; Taschen Verlag, 2005; Collana Bibiotheca Universalis; 608 pagine 14x19,5cm.

bizzarro, ormai radicato), abbiamo assistito a esternazioni disarmanti, almeno disarmanti. Ancora prima dei giorni di guerra, sui quali intendiamo tornare, il giornalismo italiano ha avuto modo e tempo di sottolineare che per l’elezione politica del presidente della Repubblica, mica del segretario del circolino di quartiere, il paese meritasse una figura di “alto profilo”. Lo scorso febbraio, queste precisazioni ci hanno folgorato, letteralmente sconvolti: perché, in cuore nostro, avevamo ipotizzato che il presidente della Repubblica avrebbe anche potuto essere un “cialtrone”. Del resto, è solo colpa nostra, della nostra caparbietà, perché già in tempi antecedenti, e -ormai- lontani, avremmo potuto essere indirizzati da un titolo a nove colonne di un quotidiano nazionale, che per l’elezione alla presidenza di Sandro Pertini, nell’estate 1978, titolò perentoriamente «Un galantuomo al Quirinale», oppure «Un galantuomo al Colle», non ricordiamo esattamente, ma fa lo stesso. Infatti, già allora avremmo dovuto comprendere che quella che noi consideravamo condizione basilare, era/è -invece- valore aggiunto e complementare.

Del resto, un altro titolo recente, in momenti di guerra, ci ha informati che «Il papa è contro la guerra». Quella mat-

Nikolai Prusakov (19001952) e Grigori Borisov (1899-1942): locandina per il film Puteshestvie na Mars; 1926 circa.

(pagina 31) Smolyakovsky: locandina per il film Konveier smerti; 1933. All’inizio degli anni Trenta, una crisi economica devasta un paese capitalista di invenzione.

Nel Novantanove, la Cooperativa di Consumo Centofiori, di Milano, realizzò un’opera multimediale sulla Cina del Novecento che non ha ancora paragoni [CD-Rom interattivo, allora tecnologicamente convincente]. Una vasta serie di immagini accompagna testi ben allestiti. Il punto di vista è accondiscendente, in una visione storica che considera comunque positiva l’esperienza politica della Repubblica popolare, proclamata il Primo Ottobre 1949, alla fine di una lunga rivoluzione interna e di una eroica resistenza all’invasione giapponese.

I redattori Elisabetta Monti, Domenico Strangio e Antonio Loreti hanno realizzato molti percorsi paralleli. La chiave di lettura è in qualche modo -lei pure- marxista: nel senso dell’approfondimento e del piacere e gusto per la conoscenza. Per quanto, in un mondo di superficialità, questa concentrazione possa avere ancora senso, nel CD-Rom La Cina di Mao, fatti, curiosità e vicende si alternano in un ritmo incessante, che è proprio quello della cronaca che diventa ben presto Storia.

Per quando riguarda lo specifico del nostro punto di vista, oggettivamente visivo, quantifichiamo che le duemila immagini a commento rappresentano un casellario unico e sorprendente: manifesti, carte tagliate, fotografie e pitture tradizionali compongono quasi una storia parallela da osservare e annotare.

Il CD-Rom interattivo La Cina di Mao è l’opera multimediale italiana più completa sulla Cina del Novecento. Sulla copertina è riprodotto un celebre dipinto a olio di Liu Chunhua, del 1968, successivamente riprodotto in manifesto... di/in propaganda: Il compagno Mao Zedong in strada per Anyuan, nell’autunno 1921. tina ci siamo rattristati: un tale scoop, una tale rivelazione a sorpresa è meritevole dei più ambìti premi giornalistici internazionali, magari a partire dal carismatico Pulitzer, chiudendo a marzo la gara per il corrente Duemilaventidue. Non ce n’è più per nessuno! I giornalisti di spicco si mettano il cuore in pace!

Questo è sarcasmo, forse. Ironia, probabilmente. Intelligenza a buon mercato, certamente. Che, continuando sul filo del discorso attuale, ha intenzione certa di approdare alla provocatoria recensione di una fantastica monografia illustrata che celebra fasti dell’Unione Sovietica di cento anni fa, in chiave e odore di Russia (magari, non di oggi, come pure non di ieri l’altro): Film Posters of the Russian Avant-Garde.

Perché rivolgiamo una intenzione positiva a una vicenda che qualcuno vorrebbe dipingere altrimenti, alla luce di vicende altre? La domanda (retorica?) contiene la risposta: perché qualcuno sta dipingendo altrimenti, alla luce di vicende altre! Niente di diverso.

VIENI AVANTI... Due casi ci sono apparsi clamorosi, nel proprio analfabetismo di ritorno. In confusione tra popoli e cultura e dirigenza politica -dalla quale, considerato un nostro recente passato, molti di noi hanno sempre tenuto a distinguersi-, vanno menzionati due casi, almeno due: uno è addirittura “fotografico”, per quanto, personalmente, stiamo ben lontani da quel tipo di Fotografia accademica, astratta, inconcludente e oziosa. Con ordine, e la Fotografia viene dopo.

All’inizio di marzo, nelle prime ore di invasione russa dell’Ucraina, l’Università Bicocca di Milano ha cancellato un incontro culturale programmato con l’autorevole scrittore e traduttore Paolo Nori (1963-): un ciclo di quattro lezioni sullo scrittore russo Fyodor Dostoevskij (1821-1881!), partendo dalla sua più recente pubblicazione Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij, in edizione Mondadori (finalista Premio Campiello 2021). Come ormai d’abitudine, la comunicazione è pervenuta per email: «Caro professore, stamattina il prorettore alla didattica mi ha comunicato la decisione presa con la rettrice di rimandare il percorso su Dostoevskij. Lo scopo è quello dì evitare ogni forma di polemica, in quanto momento di forte tensione». Povero Paolo Nori, si fa per dire. Ma, soprattutto, povero Dostoevskij, al quale si imputano responsabilità contemporanee.

Ovviamente, poi, i fatti si sono evoluti, con marcia indietro da parte dell’ateneo e tira-e-molla all’italiana. Da parte nostra, sempre in ironia e sarcasmo (ma!), ci auguriamo che ai vertici di Milano-Bicocca ci siano soltanto uomini (minuscolo), che -rispetto alle donne- hanno un clamoroso vantaggio: se intendono farlo, possono anche orinare fuori dalla tazza; insistendo, possono anche farsela sulle scarpe.

Ovvero, quante restrizioni, sanzioni e ritorsioni avremmo dovuto/potuto subire noi italiani quando, in tempi sostanzialmente recenti, venivamo rappresentati da un Presidente del Consiglio dei ministri (con palo di lap dance in tavernetta, garbato complemento d’arredamento), che faceva le corna al politico straniero davanti a lui, nelle fotografie di gruppo, mimava atti sessuali verso politiche donna, raccontava barzellette irripetibili in qualsivoglia bar di quartiere... e altro ancora? Da cui, con Forrest Gump, «stupido è chi lo stupido fa». Oppure, scemo. Così che, in altra registrazione allineata, il programma espositivo di Fotografia Europea 2022, a Reggio Emilia, dal diciannove aprile al dodici giugno, che aveva annunciato la Russia come paese ospite, ha invertito il senso di marcia, in un certo modo confondendo l’ambito

CCCP - Cosmic Communist Constructions Photographed, del francese Frédéric Chaubin (Taschen Verlag, 2011), è racconto della caduta di un impero.

Una mostra fotografica allestita alla prestigiosa Concoran Gallery of Art, di Washington DC, nel 1999, visualizzò un parallelo che oggi ci è congeniale: Propaganda & Dreams di comparazione tra la fotografia sovietica e statunitense degli anni Trenta del Novecento. Da una parte, la Propaganda di regime; dall’altra, i Sogni di uno stile di vita da proporre al mondo intero (in monografia pubblicata da Edition Stemmle).

Con il senno di poi, possiamo considerare benevoli certe visioni di Propaganda (sovietica) e altrettanto consenzienti le rappresentazioni del Sogno (americano). In tutti i casi, la Fotografia si prestò come arma, comunque la si veda, di sola Propaganda [in nota finale].

Non pensiamo che esista una sola verità assoluta, non pensiamo che la nostra visione del mondo sia giusta e corretta (l’assertività indica la volontà di sostenere la propria opinione come vera).

Però, allo stesso tempo, chiediamo al giornalismo e al fotogiornalismo di svolgere con coscienza il proprio mestiere: osservare e raccontare, sapendosi indignare e non servendo alcun preconcetto.

Propaganda (sostantivo femminile): Opera e azione esercitate sull’opinione pubblica per diffondere determinate idee, o per far conoscere determinati prodotti commerciali. [Familiarmente] Complesso di idee e notizie scarsamente attendibili perché alterate dai propagatori: non fidatevi, è solo propaganda. (Da Lo Zingarelli - Vocabolario della lingua italiana; Zanichelli Editore).

© Taschen / Susan Pack, California (2)

culturale con vicende politiche. Ha ufficializzato l’assessora alla Cultura e alle Pari opportunità (curioso mix di competenze): «La decisione di annullare il progetto con il Museo Statale Ermitage, assunta all’indomani dell’aggressione della Russia all’Ucraina (dunque in alcun modo dettata da presunte spinte “russofobe” provenienti di altre istituzioni), è stata immediatamente condivisa con i partner di Fondazione Ermitage Italia e contestualmente comunicata al curatore del progetto, Dimitri Ozerkov, direttore del Dipartimento di Arte contemporanea presso l’istituzione russa. [...]. Pur esprimendo apprezzamento per il lavoro e la professionalità del curatore, la decisione di interrompere relazioni istituzionali, in tale contesto di guerra e di strage indiscriminata di civili, è risultata inevitabile [?].

«Tutti gli autori russi del progetto sono stati invitati a partecipare al Festival [di Reggio Emilia] in forme diverse da quella espositiva prevista dal progetto annullato e tutti hanno risposto esprimendo gratitudine ma fermezza nel considerare le attuali condizioni, in cui la guerra è in corso, non praticabili. Continuiamo a dialogare, faticosamente considerando le condizioni, per definire le migliori modalità di collaborazio-

ne senza che ciò comporti, per chi si è già fortemente esposto, ulteriori rischi di incolumità personale». AVANGUARDIA... FINALMENTE L’eccellente monografia Film Posters of the Russian Avant-Garde, a cura della qualificata Susan Pack, presenta duecentocinquanta locandine di film degli anni Venti e Trenta del Novecento che esprimono l’energia culturale dell’era pre-staliniana dell’Unione Sovietica.

In intersezione di arti visive, grafiche e cinematografiche, in clima di rinnovamento e speranze (poi, deluse e tradite), i poster dei film sono emozionante testimonianza di un Zeitgeist culturale (spirito del tempo). Di una inventiva visiva prima che il tignoso realismo sovietico diventasse dottrina artistica ufficiale.

Tratta dalla collezione della curatrice, la selezione comprende opere di ventisette autori-artisti. Dalla figurazione audace agli elementi architettonici, ognuno mostra un’estetica distinta, tanto quanto -collettivamente- evita il glamour di Hollywood, per immagini spesso contrassegnate da angolazioni insolite, composizioni dinamiche e primi piani sorprendenti (tali e quali nella fotografia del coevo Alexander Rodchenko; 1891-1956).

Certo, propaganda. Ma! ■ ■

Mikhail O. Dlugach (18931988): locandina per il film Yego kar’yera; 1928.

(paginaaccanto)ZIM: locandina per il film Spartakiada; 1929. Le Spartachìadi dei Popoli dell’Unione Sovietica (Спартакиада народов СССР) sono state competizioni sportive alternative ai Giochi olimpici.

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