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Noi... noi che... noi?

Questo va detto. Questo va rilevato. Questo va rivelato. C’è stato un tempo “fotografico” durante il quale, equamente distribuite lungo tutta la filiera, le redditività di impresa erano così confortanti da consentire a ciascuno investimenti finanziari oltre lo stretto indispensabile alla sola e semplice promozione del prodotto in quanto tale. Per conseguenza, sono state realizzate campagne pubblicitarie affidate a professionisti eccelsi, che hanno lasciato traccia nella cultura visiva. Per altrettanto effetto, sono state promosse iniziative editoriali di rango e qualità, non fossero altro -sia il rango, sia la qualità- che in relazione all’ambito di appartenenza: la Fotografia.

Ancora in anticipo, un parallelo esterno significativo e utile: presentemente, in forma di prologo sulla segnalazione odierna, in retrospettiva, verso la quale indirizziamo l’attenzione.

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Decenni e decenni fa, sull’onda dell’“invenzione” della vendita a rate della Lambretta, lo scooter Innocenti (di Milano, quartiere Lambrate) che -ai tempi- contendeva la leadership nazionale alla Vespa, anche Olivetti elaborò un piano di pagamenti ratealizzati per le proprie macchine per scrivere, a partire dalle popolari Lettera 22 e Lettera 32, portatili [testimonianza diretta per una Lettera 22 verde menta, nostra prima dotazione tecnica, immediatamente successiva la pesante e ingombrante Remington Model 12 originaria, stile Olivetti M40, e precedente l’imponente Olivetti M80, le elettroniche Olivetti ET e i successivi computer]. Orbene, oggi si sa per certo che il costo industriale di una Lettera 22 si aggirava sulle tremila lire; la macchina per scrivere costava, al pubblico, circa trentamila lire: diciamo dieci volte tanto.

In questo scarto, oltre la redditività di impresa (che, nel caso di Adriano Olivetti, si è accompagnata anche a approcci sociali etici e illuminati e lungimiranti), ci stavano le fotografie Ballo + Ballo (Aldo Ballo e Marirosa Toscani Ballo), che hanno composto capitoli fondanti della Storia del Design e di quella della Fotografia, la programmazione di designer altrettanto edificanti per la cultura universale, di grafici di risalto (tra i quali, anche la scoperta di giovani talenti; un

WunderKammer MaurizioAngeloRebuzzini

nome, per tutti: Milton Glaser) e la realizzazione di iniziative sociali che oggi non possiamo neppure sognarci. L’insieme delle visioni del Tempo Passato sono valse a Ivrea, in Piemonte, città industriale del Ventesimo secolo, la qualifica di Patrimonio Unesco. E lo stesso accadrà certamente al Borgo di Matera, in Basilicata (Lucania!), edificato da Olivetti all’inizio degli anni Cinquanta di ricollocazione dai Sassi.

Insomma, e torniamo tra noi, per quanto possa apparire superficialmente conveniente, stentare sui prezzi di vendita, per edificare competizione soltanto sui denari è pratica indegna per qualsivoglia concetto industriale di capitalismo. È come evirarsi, per fare dispetto alla moglie.

Ovvero, non soddisfa che il solo presente effimero, senza lasciare traccia del nostro passaggio sulla Terra: il rispetto alla Creazione, qualsiasi questa sia stata, e indipendentemente da approcci di Fede, esige ben altro. Attingendo alla capace libreria spina dorsale del concetto di Wunder Kammer MaurizioAngeloRebuzzini, da poco espresso ed esternato, in rilettura, segnaliamo qui il fascicolo Colore e immagine, pubblicato da Kodak Italia, nel 1977, in traduzione dell’originale realizzato dalla filiale francese. Dunque, tempi durante i quali l’esercizio di impresa non si concludeva con le sole banconote contate ogni sera nel cassetto di cassa. Ovvero, tempi di cultura d’impresa effettivamente Cultura. Qual è la consistenza del contenuto di questo libro (autenticamente tale, imperiosamente tale), attribuito e accreditato al potente e remunerativo Reparto Arti Grafiche di Kodak Italia? Sarebbe lungo scandirlo passo-a-passo, e anche noioso descriverlo pensando che qualcuno possa essere interessato a leggerlo. A suo merito, comunque consistente anche dal semplice punto di vista utilitaristico, da spendere in fretta e monetizzare, basti l’incipit in seconda di copertina: «Noi che proviamo più piacere per le luci e i colori che ci circondano... che per le riflessioni e i commenti che ci suggeriscono... e che aggiungiamo a questa debolezza quella di trascurare spesso una certa realtà a favore dell’Immagine. Noi che abbiamo tanto lavorato per crearla, perfezionarla e riprodurla Colore e immagine; Kodak SpA / Reparto Arti Grafiche, fedelmente, che cosa 1977; 68 pagine 21x29,7cm; ai propri tempi, 6900 lire (og- vediamo? e che cosa gi, nel caso in cui foste interessati, solo... buona fortuna). vedono gli altri?». È proprio così: noi! ■ ■

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