3 minute read

Per ritratto

Rintracciabile (?) sul mercato internazionale del commercio fotografico antiquario di alto profilo, il Cooke Portrait Anastigmat IIE 123/4 inch (325mm) f/4,5 Soft Focus può essere presentato con altre dizioni, leggermente diverse da questa qui adottata, e ufficializzata. Cambia nulla, ma -ormai, in mancanza di specifiche attendibili- ciascuno può cadenzare secondo proprie visioni. Comunque, l’obiettivo è questo. Punto.

Advertisement

L’esemplare raffigurato su queste pagine ce lo ha segnalato e proposto Alessandro Mariconti, di Milano, che interpreta la propria attività commerciale (Photo40: materiale fotografico usato e d’antiquariato) anche alla luce di una propria passione manifesta ed esplicita.

Ovviamente, questo stesso obiettivo fa parte della sua collezione privata, declinata con presenze fotografiche di prestigio alto e fascino senza tempo.

Il considerevole Cooke Portrait Anastigmat IIE 123/4 inch (325mm) f/4,5 Soft Focus è un obiettivo indirizzato al ritratto, degli anni Trenta del Novecento: quando le specializzazioni fotografiche consigliavano (imponevano?) riferimenti tecnici certi e inviolabili. Da cui, sottolineiamo anche la specifica “Soft Focus”, indispensabile per la ritrattistica del tempo, assai lontana dai contrasti di tono ed esasperazioni in nitidezza che sarebbero arrivati in seguito.

L’esemplare qui raffigurato e visualizzato è in ottime condizioni, magari anche solo per la sua veneranda età e per l’intenso uso che professionisti del passato (remoto) ne devono aver fatto, soprattutto alla luce degli splendori commerciali del ritratto fotografico in sala di posa e professionale, precedente la sostituzione susseguente con istantanee familiari, dal secondo Novecento.

Le lenti esterne (e, certamente, anche quelle interne) sono eccezionalmente pulite e trasparenti: in assoluto, tanto più per un obiettivo di novant’anni. Anche la meccanica è in ottime condizioni, tanto che l’accomodamento Soft Focus ruota dolcemente, una volta montato in posizione. L’anello di regolazione dei diaframmi è liscio, scorrevole e sicuro nella posizione selezionata.

Siamo franchi e sinceri: è più che raro rintracciare un obiettivo tanto antico in così belle condizioni esteriori e di utilizzo. Da cui, la sua attuale funzione possibile è almeno doppia. La prima, evidente a tutti, è estetica: le finiture esterne in ottone lucido, l’accuratezza delle incisioni operative e una bella piastra in legno (magari Deardorff, oppure Gandolfi) sono garanzia di squisito complemento d’arredamento... per coloro ai quali basta fermarsi qui.

La sua seconda funzione è “fotografica”, alla portata di chi frequenta l’attualità della ripresa con intenzioni e modalità radicate indietro (avanti!) nel Tempo. Diamine: ritratti fotografici di un sapore e gusto alla sola portata di interpretazioni ottiche mirate e specifiche. Come si usava in passato... remoto.

Nell’inquadratura di ritratto, che per se stessa non richiede(rebbe) accomodamenti dei piani dell’apparecchio fotografico grande formato, la copertura di campo del Cooke Portrait Anastigmat IIE 123/4 inch (325mm) f/4,5 Soft Focus approda al formato 8x10 pollici (20,4x25,4cm).

Probabilmente, non stiamo per riferirci specificamente a questo disegno; ahinoi, certamente, non a questo esemplare, ma corre l’obbligo di ricordare che la Storia del Ritratto Fotografico è stata

compilata con obiettivi di questa categoria e intenzione. Non siamo lontani dal vero, quando e per quanto attribuiamo questa combinazione fotografica (o altre coincidenti) ad autori del calibro di Clarence White e Alfred Stieglitz, fotografi dei quali si conosce l’attenzione proprio per l’interpretazione ottica del Cooke Portrait Anastig- ritratto da parte della produmat IIE 123/4 inch (325mm) zione inglese Taylor, Taylor & f/4,5 Soft Focus, dalla ColHobson, nata sull’impalcatura della precedente Cooke & lezione di Alessandro Ma- Sons, della quale ereditò l’ericonti (Photo40 / Milano). sperienza e della quale mantenne i richiami di prodotto. Da un catalogo statunitense dei primi decenni del Novecento: «Chiunque si aspetti una definizione nitida, rimarrà deluso; ma il fotografo che desidera morbidezza e rotondità, insieme con una modellazione raffinata e una prospettiva reale, sarà sbalordito e appagato».

In particolare, si deve considerare l’efficacia della distribuzione controllata della morbidezza su tutta l’inquadratura. Tanto che questa interpretazione sarebbe stata frequentata da altre produzioni ottiche successive (sopra tutte, ricordiamo la gamma Rodenstock Imagon; su questo stesso numero, da pagina 60).

Il modo più efficace per utilizzare gli obiettivi a morbidezza variabile, è impostare prima la regolazione della diffusione, per regolare e distribuire la quantità e qualità di delicatezza; quindi, mettere a fuoco il soggetto.

Ottima lezione. ■ ■

QRcode

SOLO ON LINE

This article is from: