GH Luxury Magazine Ed. Vinitaly 2022

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Dal 2020 al 2022, tre anni, ognuno dei quali può essere singolarmente descritto come “ annus horribilis ” per rubare una citazione della grande Regina Elisabetta II.

Abbiamo parlato spesso di resilienza, un concetto forse un po’ inflazionato, ma che è stato applicato dalla nostra azienda con ottimi risultati. Siamo orgogliosi di aver più che raddoppiato il nostro fatturato negli ultimi tre anni, e ci siamo permessi il lusso di investire molto in pubblicità. La nostra rivista ne è una piccola dimostrazione. Oggi siamo orgogliosi di essere presenti ad uno degli eventi più importanti del mondo del vino, come prima e unica società di Real Estate a partecipare ad un evento così importante come il Vinitaly. In questa occasione abbiamo fatto ogni sforzo per metterci a disposizione di operatori e investitori interessati al mondo del vino, facilitando il loro incontro per creare e sviluppare nuovi business in questo settore.

Pertanto, questa rivista a larga diffusione, da sempre orientata al prodotto Real Estate , oggi si propone con questa edizione speciale, come un piccolo motore di promozione per le nostre eccellenze italiane e locali.

Garda Haus Group vi invita a leggerla e soprattutto a visitare questo nostro meraviglioso paese, dove ogni angolo riserva sorprese ed esperienze uniche ed inimitabili.

From 2020 to 2022, three years, each of which can be individually described as an “annus horribilis” to steal a quote from the great Queen Elizabeth II.

We have often spoken of resilience, a concept that is perhaps a little overused, but which has been applied by our company with excellent results. We are proud to have more than doubled our turnover in the last three years, and we have allowed ourselves the luxury of investing heavily in advertising. Our magazine is a small demonstration of this. Today we are proud to be present at one of the most important events in the wine world, as the first and only Real Estate company to participate in such an important event as Vinitaly. On this occasion we have made every effort to make ourselves available to operators and investors interested in the world of wine, facilitating their meeting to create and develop new business in this sector.

Therefore, this magazine with a wide circulation, which has always been oriented towards the Real Estate product, with this special edition, proposes itself as a small promotion engine for our Italian and local excellences.

Garda Haus Group invites you to read it and, above all, to visit this wonderful country of ours, where every corner holds surprises and unique and inimitable experiences.

GH Luxury Magazine

Interviste e articoli a cura di Marco Bertazzi e Valeria Poletti

Fotografie immobili e team Garda Haus Real Estate Group a cura di Simona Gandini

Impaginazione grafica a cura di Anna-Chiara Veronesi Stampa a cura di Intese Grafiche

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Department Valeria Poletti Group Marketing Manager
3 Special Edition: Vinitaly 2022 PORTO CERVO Promenade du Port Loc. Porto Cervo, 07021 Arzachena +39 333 2089389 portocervo@ghluxury.com

Verona Città d’arte e non solo

Verona,

City of Art and More

“Verona, con le sue vecchie mura che l’attorniano, i suoi ponti dai parapetti merlati, le sue lunghe e larghe vie, i suoi ricordi del medioevo, ha una grande aria che incute rispetto.”

“Verona, with its old walls that surround it, its bridges with crenellated parapets, its long and wide streets, its memories of the Middle Ages, has a great air that inspires respect.”

In una lingua di terra, disegnata dalle anse del fiume Adige, sorge Verona, una splendida città iscritta nella world heritage list dall’UNESCO. Duemila anni di storia racchiusi in poco più di 200 chilometri quadrati, questa, in sintesi, Verona: un luogo in cui si integrano armoniosamente elementi artistici di altissima qualità appartenenti a diverse epoche storiche.

Fondata nel primo secolo avanti Cristo, grazie alla sua collocazione geografica, in epoca romana fu un centro urbano di cui, ancora oggi, rimangono tracce fastose, dall’ Arena al Teatro Romano , dall’ Arco dei Gavi a Porta Borsari , fino all’area archeologica di Porta Leoni . Invasa e occupata per un lungo periodo dai barbari, la città visse il suo periodo di massimo splendore sotto la dinastia scaligera (XIII – XIV sec.). C’è anche la Verona dell’epoca dei Comuni, la Verona della dominazione francese e quella della dominazione austriaca, e poi quella italiana del Risorgimento, naturalmente. Tanti i volti di questa città, la cui storia è un po’ il sunto della storia d’Italia, come dimostrano le opere di epoca romana, le strade medievali e i palazzi rinascimentali.

Fulcro del commercio è piazza delle Erbe che sorge nel luogo in cui i romani fondarono il Foro. Questa piazza rappresenta la sintesi di vari momenti storici, come testimoniano i suoi palazzi trecenteschi, tra cui la Casa dei Mercanti, le facciate dipinte delle Case Mazzanti e la fontana di Madonna Verona con la statua centrale di epoca romana. Al periodo romano risale anche il monumento simbolo della città, l’ Arena (I sec. d.C.), costruita per accogliere i combattimenti tra i gladiatori, dopo un periodo di abbandono tornò ad ospitare spettacoli teatrali e, dal 1913, con la prima edizione dell’ Aida , si confermò palcoscenico della lirica mondiale. L’antico teatro

Verona is a beautiful city, inscribed on the UNESCO World Heritage List, standing on a strip of land drawn by the bends of the river Adige. Two thousand years of history enclosed in just over 200 square kilometers. this is, in short, Verona: a place where artistic elements of the highest quality from different historical periods are harmoniously integrated.

Founded in the first century BC, thanks to its geographical location, in Roman times it was an urban center of which sumptuous traces still remain today, from the Arena to the Roman Theater , from the Arco dei Gavi to P orta Borsari , up to the archaeological area of Porta Leoni. Invaded and occupied by the barbarians for a long time, the city experienced its period of maximum splendor under the Scaligera Dynasty (XIII - XIV century). There is also the Verona of the era of the Municipalities, the Verona of the French domination and that of the Austrian domination, and then the Italian one of the Risorgimento, of course. There are many faces of this city, whose history can also summarize Italy’s own history, as evidenced by the works from the Roman era, the medieval streets and the Renaissance palaces.

Piazza delle Erbe is the hub of commerce. It rises in the place where the Romans founded the Forum, at the time. This square represents the synthesis of various historical moments, as evidenced by its fourteenth-century palaces, including Casa dei Mercanti , the painted facades of Case Mazzanti and the fountain of Madonna Verona with the central statue from the Roman era. Also the Arena , the symbolic monument of the city also dates back to the Roman period (1st century AD ). Built to accommodate the fights between gladiators, after a period of neglect, it has returned to host theatrical performances and, since 1913, with the first edition of Aida, it has been confirmed as the stage for world opera. From the

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romano, invece, è dall’altra parte del fiume Adige, edificato sul fianco di una collina; e romana è anche la porta dei Borsari , antico accesso alla città.

La Verona romanica è quella dell’imponente duomo e della cattedrale di San Zeno , mentre Castelvecchio , affacciato sulla riva dell’Adige, è il simbolo del potere medievale degli Scaligeri, a cui si deve la costruzione anche del massiccio ponte merlato, il ponte Scaligero . Edificato a metà del 1300, Castelvecchio era la dimora di Cangrande della Scala ed oggi è sede del Civico museo d’arte . A Verona i palazzi raccontano storie di ricchezza e potere. In piazza dei Signori , dominata dalla torre dei Lamberti , spicca il porticato della loggia del Consiglio, dove si svolgeva la vita politica nel Cinquecento, mentre il palazzo di Cansignorio e il palazzo del Comune (o della Ragione) erano sede del potere militare e di quello giudiziario e amministrativo. Poco lontano, le Arche scaligere , nell’omonima piazzetta, sono tra gli scorci più suggestivi della città, con le tombe monumentali dei signori di Verona. Spettacolari anche le chiese di Verona. Tra le più importanti: la gotica Sant’Anastasia , San Fermo Maggiore , formata da due edifici sovrapposti, e la rinascimentale San Giorgio in Braida .

Infine, la Verona di Shakespeare, la città degli innamorati divenuta un mito in tutto il mondo, grazie ai luoghi in cui rivive eterna la storia dei due sfortunati amanti: Romeo e Giulietta . Una storia scritta dal vicentino Luigi da Porto nel Cinquecento e circolata in tutta Europa fino a quando, giunta in Inghilterra, Shakespeare ne fece un’opera immortale rendendo Verona una dei luoghi più amati e più visitati al mondo.

Ed è in questo incredibile mix di storia e romanticismo che nel 1967 prende vita la prima edizione del Vinitaly , la manifestazione che più d’ogni altra ha scandito l’evoluzione del sistema vitivinicolo nazionale ed internazionale, contribuendo a fare del vino una delle più coinvolgenti e dinamiche realtà del settore primario.

Questa manifestazione è divenuta tra le più importanti in Europa, dando vita ad un business che vede riuniti produttori ed operatori del settore a tutti i livelli. Vinitaly quale vetrina che ha permesso al vino italiano di farsi conoscere nel mondo in maniera capillare.

Roman Period is the ancient Teatro Romano which stands on the other shore of the river Adige, built on the side of a hill; and Porta dei Borsari too, the ancient access to the city, belongs to the same period.

The imposing Duomo and the Cathedral of San Zeno are from the Romanesque period too, while Castelvecchio , overlooking the bank of the Adige, is the symbol of the medieval power of the Scaligeri, who also built the massive crenellated bridge Ponte Scaligero . Built in the mid-1300s, Castelvecchio was the home of Cangrande della Scala and today is the seat of the Civic Museum of Art . In Verona the palaces tell us stories of wealth and power. In Piazza dei Signori , dominated by Torre dei Lamberti , stands the portico of Loggia del Consiglio, where political life took place in the sixteenth century, while Palazzo di Cansignorio and Palazzo del Comune (or Palazzo della Ragione) were the seat of military power and of judicial and administrative one. Not far away, Arche Scaligere , in the homonymous square, are among the most evocative views of the city, with the monumental tombs of the lords of Verona. The churches of Verona are also spectacular. Among the most important: the Gothic Sant’Anastasia , San Fermo Maggiore , composed of two superimposed buildings, and the Renaissance San Giorgio in Braida .

Finally, Shakespeare’s Verona, the city of lovers that has become a myth all over the world, thanks to the places in the city where the story of Romeo and Juliet , the two unfortunate lovers, still continues to be alive and will live forever. A story written by Luigi da Porto from Vicenza in the sixteenth century and circulated over Europe until, after arriving in England, Shakespeare created an immortal work, making Verona one of the most loved and visited places in the world.

Just in this incredible mix of history and romanticism that, in 1967, the first edition of Vinitaly came to life, the event that more than any other marked the evolution of the national and international wine system, helping to make wine one of the most engaging and dynamic realities of the primary sector.

This event has become one of the most important in Europe, giving life to a business that brings together producers and operators in the sector at all levels. Vinitaly as a showcase that has allowed Italian wine to be known throughout the world in a widespread manner.

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Il vino italiano è un prodotto complesso per varietà e ricchezza. Questa caratteristica, parte integrante del suo fascino, costituisce anche una sfida dal punto di vista della comunicazione e del marketing: la percezione del vino italiano all’estero dipende infatti dalla capacità delle aziende produttrici di trasmetterne il valore e la diversità. In qualità di ambasciatore del vino italiano nel mondo.

Abbiamo voluto dedicare questa edizione a Verona ed al Vinitaly. Verona ove circolano realtà imprenditoriali di livello mondiale e che contribuiscono a fare del nord-est la realtà produttiva di maggior spicco nel settore agroalimentare e non solo.

Italian wine is a complex product in terms of variety and richness. This feature, an integral part of its charm, also constitutes a communication and marketing challange: perception of Italian wine abroad depends, in fact, on the ability of the producing companies to transmit the value and diversity. As Ambassadors of Italian Wine in the world.

It was a must for us to dedicate this issue of our magazine also to Verona and Vinitaly. Verona, the Italian city where first-rate entrepreneurial realities arrive and contribute to making the North-East of our Country the most important production reality in the agri-food sector and beyond.

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LAZISE

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L’eccellenza Italiana nella ristorazione

Quattro chiacchiere con Giancarlo Perbellini

“Italian excellence in catering” - A talk with Giancarlo Perbellini

Verona città d’arte, Verona tempio della lirica, Verona città dalle 100 chiese e musei, infine Verona con i suoi incredibili ristoranti e trattorie. Fra tutti lo voglio definire come un vero e proprio artigiano del gourmet, orgoglio di Verona, ma soprattutto orgoglio e ambasciatore italiano nel mondo con la sua cucina di chiara ispirazione veronese, ma attualizzata e portata ai sapori moderni come solo lui è in grado di fare. Parlo di Giancarlo Perbellini. Una professione, la sua, sdoganata negli ultimi anni dai media, ma da lui espressa sin dall’inizio ai massimi livelli con amore e passione, nonché una dedizione come solo i veri artigiani imprenditori sanno applicare.

Verona city of art, Verona temple of Opera, Verona with hundreds of churches and museums and, finally, Verona with its incredible restaurants and trattorias. I would like to define my host as a true artisan among gourmets, the pride of the city Verona, but, above all, pride of Italy and Italian ambassador in the world, with his cuisine clearly influenced by the Veronese tradition updated and inspired by modern flavors in the way he only has been able to do. I’m talking about Giancarlo Perbellini. His professionalism, recognized by the media in recent years, since the beginning has been brought by him to the highest levels with the love, the passion and the dedication which only true craftsmen and entrepreneurs can have.

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Sua la frase “ La cucina è un processo che coinvolge al contempo sfera cerebrale e sensoriale ”. E non si è fermato ai ristoranti gourmet, la sua esperienza e la sua capacità di rinnovare la cucina lo ha spinto ad aprire diverse tipologie di locali, dalla locanda alla taverna fino alla pasticceria, dalla quale trae la propria genesi, grazie all’influenza del nonno che sempre ricorda come il principale fautore della sua origine professionale.

Ci riceve a Casa Perbellini , il ristorante in Piazza San Zeno , conosciuto in tutto il mondo, sinceramente mi sento inizialmente un poco imbarazzato, come se parlassi con una star mondiale della musica, ed in effetti sto parlando con una star anzi con un uomo che ha conquistato 2 stelle Michelin . L’imbarazzo dura pochi secondi e la straordinaria professionalità, sostenuta da una semplicità ed umiltà rarissime, mi permette di riprendere la padronanza che mi è propria e di parlare col “maestro” come se parlassi ad un vecchio amico.

Personalmente ho una buona esperienza dal punto di vista architettonico, vista la mia professione. Spesso ho sentito parlare del food architect o del food design e quando sento certe novità nel mondo culinario gastronomico, improvvisamente mi irrigidisco. E mi sorge spontaneo chiederle: lei è più tradizione o innovazione?

È una questione di equilibrio. Io sono un po’ meno per l’estetica un po’ più per il gusto, parto sempre da quello. Penso che se una cosa è molto molto buona l’estetica può passare in secondo piano. E per quanto riguarda il gusto, sono più tradizionale direi.

Un grande successo quello di Giancarlo Perbellini che nasce dalla pasticceria?

Sì beh io provengo da una famiglia di pasticcieri... mio nonno ha sempre fatto il cuoco e il pasticcere ed io ho seguito le sue orme e a 16 anni ho cominciato a fare questa professione. Un anno fa ho aperto anche io la mia pasticceria, che però è un lavoro totalmente diverso dalla cucina. Solo ora, dopo molti anni, posso ritenermi soddisfatto del livello ottenuto. Per anni sono stato un dilettante che cercava di diventare un professionista. È in seguito, sulla pasticceria legata alla cucina, che ho saputo esprimermi meglio.

As stated in his sentence: “ Cooking is a process that involves both your brain and senses ”. And he did not stop there! He has used his experience and ability of renewing cuisine and opened different types of places, from the inn to the tavern up to the pastry shop, from where once upon he started his cooking experience thanks to his grandfather’s influence, whom Giancarlo always remembers as the main proponent of his professional origin.

He welcomes us in Casa Perbellini , the restaurant in Piazza San Zeno known all over the world. Actually, at the beginning I start feeling a bit uncomfortable, as if I were talking to a well known music star and in fact I am talking to a star or, rather, to a man who has won 2 Michelin Stars . My uneasiness lasts only a few seconds: his extraordinary professionalism, supported by a very rare simplicity and humility, allows me to regain my own mastery so that I can speak to the “maestro” as if I were talking to an old friend.

I personally have a good experience from an architectural point of view, given my profession. I have often heard of food architects or food design but when I hear some news like these ones in the gastronomic world, I suddenly stiffen. And it comes spontaneous to me asking: are you more tradition or innovation?

It’s a question of balance. I am a little less for aesthetics and a little more for taste. I always start with that. I think that if something is very very good, aesthetics can take a back seat. And as for the taste, I am more traditional, I would say.

Does the great success of Giancarlo Perbellini come from pastry?

Well I come from a family of pastry chefs .. My grandfather has always worked as a cook and pastry chef and I followed in his footsteps: at 16 I started doing this profession. A year ago I also opened my own patisserie, which however is a totally different job from cooking. Only now, after many years,I can say that I am satisfied with the level achieved. For years I have been an amateur trying to become a pro. Only later, when I started dedicating myself to pastry related to cooking, I became able to express my skills better.

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Però! Due stelle Michelin, Lei è conosciuto a livello internazionale, ed in questo momento ho l’impressione di parlare con un persona di grande umiltà, considerando peraltro, che il suo nome incute una certa soggezione, ne sono piacevolmente colpito.

Io penso di essere onesto: il lavoro della pasticceria e del ristorante sono completamente diversi. Nella ristorazione so come muovermi, ma in pasticceria è tutto un altro mondo… La pasticceria di famiglia si chiama Dolce Locanda di Giancarlo Perbellini - siamo partiti sette anni fa e da quattro mesi abbiamo fatto un salto considerevole, rinnovando completamente il laboratorio e da lunedì apriamo lo spazio produzione che da 60 m² passa a 600 m².

La vostra professione, negli ultimi anni, si è rivalutata, sicuramente a livello mediatico, vuoi per alcuni suoi colleghi protagonisti in varie trasmissioni, ed un po’ per il protagonismo della cucina di questo millennio. A me viene istintiva una curiosità: i ragazzi che lavorano con lei hanno lo spirito e l’ambizione di diventare protagonisti di questa professione unicamente per

But! Two Michelin stars, you are well known internationally, and at this moment I have the impression of speaking with a person of great humility, however I am pleasantly impressed, considering that your name inspires a certain awe.

I think I’m honest: pastry and cooking are completely different in a restaurant:In catering I know how to move, but in pastry... it’s a completely different world ...

The family patisserie is called Dolce Locanda by Giancarlo Perbellini - we started seven years ago and since four months we have made a considerable leap, completely renovating the laboratory. Next Monday we are opening the production space which, from the original 60 m² has increased to 600 m².

Certainly in recent years your professional activity has been re-evaluated on the media level, both due to some of your colleagues who have starred in various broadcasts and a bit also to the leading role assumed by cuisine in this millennium. Instinctively a question comes to me: do the guys working with you have the spirit and the ambition to become protagonists of this

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la speranza di una certa fama o sono ragazzi che condividono con Lei l’amore e la passione per questa professione?

Quando ero giovane e lavoravo in Francia e vedevo questi grandi chef che erano considerati come degli scienziati, pensavo alla grandissima differenza rispetto all’Italia, dove il lavoro del cuoco era considerato un lavoro di seconda classe. La televisione ha sdoganato questa professione, dando finalmente risalto all’importanza di questo lavoro; ma ovviamente ha dato anche vita ad un sacco di mostri. Di conseguenza si sono generate aspettative tali per cui molti pensano di avere una vera e propria passione per questo lavoro quando in realtà non ce l’hanno. Questo è un mestiere molto diverso da molti altri mestieri e la pandemia ha contribuito a creare molti problemi in questo settore. Per quanto mi riguarda non cerco persone che ambiscono a diventare quel tipo di chef, ma persone che vogliono essere prima di tutto dei cuochi. È una scala, si parte dal comis per poi arrivare, eventualmente, a diventare il braccio destro dello chef. Io cerco di avere al mio fianco persone che partono dalla base e che hanno già fatto esperienze, soprattutto all’estero.

profession just for the hope of a certain fame or do they share your love of and your passion for this work?

When I was young I used to work in France and I could see great chefs considered scientists, which made me think of the huge difference compared to Italy where the work of the cook was considered a second-class job. Television has given recognition to this profession, finally highlighting the importance of this work; but of course it also gave birth to a lot of monsters. As a result, expectations have been generated: many people think they have a real passion for this job when, in reality, they don’t. This is a very different profession to many other professions and the pandemic has brought many problems in this sector. As far as I’m concerned, I’m not looking for people who aspire to become that type of chef, but for people who want to be chefs first and foremost. It is a ladder, starting as comis and eventually becoming the chef’s right hand. I try to have by my side people who start from the basics of this work and have already had experiences in this sector, especially abroad.

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Casa Perbellini: cucina a vista dove vedere come producono i piatti e come vengono finiti…

Questo è stato fatto un po’ anche per la televisione, per far vedere alle persone che il piatto non si prepara in cinque minuti ma che ci vuole tempo. Adesso, quando lavoro in una cucina non “a vista”, faccio molta fatica: quando lavoro Ai Beati sul Lago di Garda, faccio fatica…se non vedo la sala mi sembra di tornare indietro nel tempo di un decennio.

Lei ha figli suppongo…

Sì tre.

Uno dei suoi figli ha deciso di seguire il suo percorso?

Ormai sono tutti cresciuti e nessuno di fatto ha seguito le mie impronte. Soltanto uno dei tre ha provato a fare esperienza in questo mondo, ma ci è entrato in modo marginale. Ho cercato in tutte le maniere di non obbligarli a seguire le mie orme e di portare avanti le loro aspirazioni. Entrare in questo mondo doveva essere una scelta ben precisa, dettata dalla passione e comunque ritengo che questo discorso valga in tutti i campi. La vita della ristorazione rischia di emarginare un pochino dalla vita sociale e, se manca la passione, non si riesce a fare nulla.

La Verona del Vinitaly, un connubio ormai conosciuto in tutto il mondo. Il vino nella sua cucina ha influito e in che termini? Nei termini legati alla tradizione oppure è più una questione di abbinamento vino cibo?

Credo che il vino sia una parte importante della ristorazione, nonché un piacere. L’abbinamento vino e cibo spesso si presume sia fondamentale, ma io ritengo che non sia sempre così. Credo che una persona beva ciò che gli piace. Quindi non esistono barriere. Per quanto mi riguarda ho dei grandi amori, tra cui il Pinot Nero e il Nebbiolo e in alcuni rari casi anche il Sangiovese. Per cui la mia scelta spesso cade su questi uvaggi, che tra l’altro sono quelli che meglio si abbinano alla mia cucina. A Casa Perbellini abbiamo una cantina molto importante soprattutto per quanto riguarda la selezione di Pinot Nero e la Borgogna la fa da padrone, ma è soprattutto una questione legata al mio piacere personale.

Casa Perbellini: open kitchen, where you can see how the dishes are made and how they are finished..

This has also been done a little for television, to show people that the dish is not prepared in five minutes but it takes time. Now when I work in a kitchen that is not “in sight” I really have to struggle a lot: when I work at the Beati on Lake Garda, I struggle ... if I don’t see the dining room, I feel like going back in time a decade.

You have children, I suppose Yes, three.

Has one of your children decided to follow your path?

By now they have all grown up and no one has actually followed in my footsteps. Only one of the three has tried to gain experience in this world, but he has entered it in a marginal way. I have tried in every way not to force them to follow in my footsteps and helped them to pursue their aspirations. Entering this world had to be a very specific choice to them, dictated by strong passion and, in any case, I believe that this is true in all fields. The life of catering is likely to marginalize you a bit from social life and, if we lack the passion, nothing can be done.

The Verona of Vinitaly, a combination now known all over the world. Has wine influenced your cuisine and in what terms? In terms of tradition or is it more a question of wine and food pairing?

I believe that wine is an important part of catering as well as a pleasure. The pairing of wine and food is often assumed to be fundamental, but I believe that this is not always the case. I believe that a person drinks what he likes. So there are no barriers. As for me, I have great loves, including Pinot Noir and Nebbiolo and in some rare cases also Sangiovese. So my choice often falls on these blends, which among other things are the ones that best match my cuisine. In Casa Perbellini we have a very important cellar especially as regards the selection of Pinot Noir and Burgundy that are the masters, but it is above all a matter linked to my personal pleasure.

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Tornando a parlare di Vinitaly, in questa manifestazione , che ormai compie 50 anni, lei ritiene che manchi qualcosa? C’è a suo avviso modo di portare all’attenzione dei visitatori l’arte della cucina? O ritiene che non sia necessaria una presenza in tal senso ?

Nel periodo del Vinitaly, noi ristoratori siamo molto concentrati sui clienti che frequentano i nostri locali al termine delle giornate in fiera. La ristorazione in realtà è presente anche all’interno del Vinitaly con molte proposte gastronomiche. È una fiera molto particolare, non ne esiste un’altra simile in nessun’altra parte del mondo. Questa è una fiera fatta per i sommelier ed i ristoratori ed è in grado di mettere 3000 4000 5000 produttori insieme, dandoti la possibilità di assaggiare moltissimi vini della stessa annata. Su questo si potrebbe lavorare meglio in termini di marketing e di comunicazione, facendo sapere al mondo che vini eccezionali si possono assaggiare in quei pochi giorni.

Ci sono altri progetti nell’aria?

La settimana scorsa abbiamo aperto un altro locale a Verona, praticamente un’osteria, una trattoria, che fa tutto quello che non abbiamo mai fatto negli ultimi 35 anni, ovvero una cucina classica-tradizionale, che i miei genitori hanno definito scontata ed io ho definito perfetta. Dalla tagliatella alla bolognese al guanciale all’Amarone, ai passatelli in brodo…

Potrei continuare per ore a parlare con lo Chef Perbellini, dopo questo breve incontro mi sono ripromesso di fare tutto il giro dei suoi locali, poiché il buon cibo non mi difetta.

Grazie Chef per averci regalato un poco del suo tempo, mi sento inoltre di aggiungere, grazie per dare ulteriore smalto al nostro paese Italia in un’ulteriore settore: la ristorazione.

I locali di Perbellini:

Verona : Casa Perbellini, Locanda 4 Cuochi, Ristorante Al Capitan della Cittadella, Osteria Mondo d’Oro, Cicchetteria Tapasotto, Pizzeria Du de Cope, Pasticceria X Dolce Locanda

Milano : Locanda Perbellini Milano

Garda : Locanda Perbellini Ai Beati

Sicilia (Bovo Marina - provincia di Agrigento): Locanda Perbellini al mare

Going back to talking about Vinitaly, in this event, that now is 50 years old, do you think that something is missing? In your opinion, is there a way to bring the art of cooking to the attention of visitors? Or do you think that such a presence is not necessary?

During the Vinitaly period, we restaurateurs are very focused on the customers who attend our premises at the end of the days spent in the exhibition. Our restaurant is actually also present within Vinitaly with many gastronomic proposals. It is a very special fair, there is no other exhibition like it anywhere else in the world. This is a fair made for sommeliers and restaurateurs and is able to bring 3000 4000 5000 producers together, giving you the opportunity to taste many wines of the same vintage. This could be done better in terms of marketing and communication, letting the world know that, in those few days, the exceptional wines shown can also be tasted.

Are there any projects you are working on and you can tell us about?

Last week we opened another place in Verona, practically a “taverna”, a trattoria, where you can have all types of food we have never done in the last 35 years. It is a classic-traditional cuisine, which my parents consider just obvious and, on the contrary, I consider perfect. From tagliatelle alla bolognese, to pork cheek con Amarone, to passatelli in brodo ..

I could go on talking with Chef Perbellini for hours... After this brief meeting I promised myself to go all the way around his premises, as I really enjoy good food.

Thank you Chef Perbellini for giving us some of your time... I would also like to say thank you for giving further prominence to our Country Italy in one more sector: catering.

Perbellini’s Places:

Verona : Casa Perbellini, Locanda 4 Cuochi, Ristorante Al Capitan della Cittadella, Osteria Mondo d’Oro, Cicchetteria Tapasotto, Pizzeria Du de Cope, Pasticceria X Dolce Locanda

Milano : Locanda Perbellini Milano

Garda : Locanda Perbellini Ai Beati

Sicilia (Bovo Marina - Agrigento): Locanda Perbellini al mare

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GARDA

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Il vino sovrano della Valpolicella

The sovereign Wine of Valpolicella

Capita spesso che il mondo della letteratura e anche della cinematografia regali riferimenti al mondo del vino. Anche un noto vino veronese ne è protagonista, forse non tutti ricordano la celebre scena del film “Il silenzio degli Innocenti” in cui Anthony Hopkins/Hannibal Lecter racconta di aver mangiato il fegato di un povero disgraziato con un piatto di fave e un buon Chianti .

It often happens that the world of literature and also of cinematography gives references to the world of wine. Even a well-known Veronese wine is the protagonist, perhaps not everyone remembers the famous scene from the movie “The Silence of the Innocents” in which Anthony Hopkins / Hannibal Lecter - tells of having eaten the liver of a poor wretch with a plate of broad beans and a good Chianti .

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In realtà, nel romanzo di Thomas Harris, il dottor Lecter parla di Amarone. «Una volta un addetto al censimento cercò di quantificarmi. Mi mangiai il fegato con contorno di fave e una bottiglia importante di Amarone» , racconta Hannibal The Cannibal.

I produttori hollywoodiani hanno deciso di optare per un nome, a loro avviso, più conosciuto, per non rischiare che il pubblico non capisse che si stava parlando di vino italiano.

Uno dei primi estimatori fu Ernest Hemingway che ne fece conoscenza alla locanda Cipriani di Venezia e lo volle citare in uno dei suoi romanzi più celebri: “Addio alle armi”

La love story tra l’Amarone e i grandi scrittori americani prosegue fino ai giorni nostri. Nel suo ultimo romanzo “Libertà” (Einaudi, 2012), Jonathan Franzen , considerato tra i venti autori più importanti del XX secolo, sceglie l’Amarone per la cena di rancori e tensioni che riunisce le famiglie dei protagonisti Walter e Patty in un ristorante chic di Soho.

L’ Amarone della Valpolicella protagonista non solo sulle tavole di tutto il mondo ma anche sulle tavole del mondo letterario. Questo vino è uno dei vini rossi più sontuosi e opulenti che potrete trovare in tutto il mondo, un gioiello che ha reso la Valpolicella e tutte le colline intorno a Verona una delle mete più amate da tutti gli amanti del vino. È un’affermazione pretenziosa, lo so, ma pochi sono i vini che vantano tanta intensità ed eleganza e che hanno contribuito a plasmare il territorio ed il successo di così tante cantine.

Tutto merito delle arele, le stuoie su cui i grappoli vengono messi per l’appassimento, che dura anche fino a quattro mesi. Appassimento che concentra e amplifica zuccheri, profumi e sapori. Ma attenzione l’Amarone è sì un vino passito e la concentrazione zuccherina è molto alta, ma poi tutto lo zucchero viene trasformato e il vino è un passito rosso, ma completamente secco.

La Valpolicella che, lo ricordiamo, in latino significava “valle dalle molte cantine”, è sempre stata famosa, fin da prima dei tempi romani per il suo vino dolce, il vino Retico, il Recioto attuale. Un nettare dolce e armonioso, pieno, prodotto

Actually in Thomas Harris’ novel, Dr. Lecter talks about Amarone. «Once a census taker tried to quantify me. I ate my liver with broad beans and a bottle of Amarone» , says Hannibal The Cannibal.

Hollywood producers have decided to opt for a name that they believe is better known, in order not to risk that the public does not understand that they were talking about Italian wine.

One of the first estimator of Amarone wine was Ernest Hemingway who tasted it for the first time at the Cipriani inn in Venice and wanted to mention it in one of his most famous novels: “A farewell to arms”

The love story between Amarone and the great American writers continues to this day. In his latest novel “Libertà” (Einaudi, 2012), Jonathan Franzen , considered among the twenty most important authors of the twentieth century, chooses Amarone for the dinner of grudges and tensions that brings together the families of the protagonists Walter and Patty in a restaurant chic of Soho.

The Amarone from Valpolicella is the protagonist not only on tables around the world but also on the tables of the literary world. This wine is one of the most sumptuous and opulent red wines that you can find all over the world, a jewel that has made Valpolicella and all the hills around Verona one of the most loved destinations by all wine lovers. It is a pretentious statement, I know, but there are few wines that boast such intensity and elegance and that have contributed to shaping the territory and the success of so many wineries.

All thanks to the “arele”, the mats on which the grapes are placed for drying, a process that can take up to four months. Withering that concentrates and amplifies sugars, aromas and flavors. But beware, Amarone is indeed a passito wine and the sugar concentration is very high, but then all the sugar is transformed and the wine becomes a red passito, but completely dry.

Valpolicella, which, we recall, in Latin meant valley of many cellars, has always been famous since before Roman times for its sweet wine, the Retico wine, the current Recioto . A sweet and harmonious, full nectar, produced precisely with the drying of the

19 Special Edition: Vinitaly 2022

appunto con l’appassimento dei grappoli. Ma già agli inizi del 1900 ci fu la trasformazione.

Dovete pensare che prima delle moderne tecniche di controllo delle temperature erano le stagioni a dare il via (con il caldo) o a fermare (con il freddo) la fermentazione nel vino.

La leggenda narra che, per caso, forse per un errore o per via di un inverno caldo, in una vasca di Recioto si svolse tutto il processo di fermentazione, trasformando così una cospicua quantità di zuccheri in alcol, dando vita ad un vino possente e gagliardo, ma amaro e molto tannico, totalmente diverso dal Recioto e così decisero di chiamarlo Amarone. E il nome dice tutto, dal Recioto vino dolce per eccellenza, nacque questo vino secco, dai tannini gustosi, ma forti e quindi con una componente amara più spiccata.

L’Amarone è un vino alcolico, pienissimo, forse non adatto a tutti i palati, ma dal fascino unico, per via della sua struttura e dell’intensità che sa raggiungere. Il colore è molto intenso, rubino con screziature granato, che va poi evolvendo nel granato con gli anni.

Il bouquet è ampio con frutti di bosco e frutta nera, fiori secchi, anice, liquirizia e ritorni di amarene sotto spirito con un finale speziato e terroso a base di noci e nocciole. Con il tempo sviluppa sentori eterei e speziati con cannella e cardamomo, tabacco e noce moscata.

In bocca è denso, si espande caldo e molto morbido, speziato, pieno di note cioccolatose, di certo non verticale e nemmeno mai molto affilato, ma piuttosto con un frutto rotondo e sapidità buona. Il vino è intenso, pieno, molto strutturato e dotato di tannini potenti, per questo è un vino che ha bisogno di qualche anno per sviluppare rotondità ed equilibrio. Molti Amaroni iniziano ad esprimere tutta la loro eleganza solo dopo 10 anni, quindi abbiate pazienza con questo vino, dategli fiducia e lui saprà ricompensarvi con grandi gioie.

Verona , patria del Vinitaly e culla di uno dei più pregiati vini italiani.

bunches. But already in the early 1900s there was a transformation.

You have to think that before modern temperature control techniques, the seasons started (with heat) and stopped (with cold) the fermentation in wine.

Legend has it that it was a coincidence, perhaps due to a mistake or a hot winter, the entire fermentation process took place in a Recioto tank, thus transforming a large amount of sugars into alcohol, giving life to a powerful and vigorous wine, but bitter and very tannic, totally different from Recioto and so they decided to call it Amarone. And the name says it all, from the Recioto sweet wine par excellence, this dry wine was born, with tasty but strong tannins and therefore with a more marked bitter component.

Amarone is an alcoholic wine, full-bodied, perhaps not suitable for all palates, but with a unique charm due to its structure and the intensity it can achieve.

The color is very intense, ruby with garnet streaks, which then evolves into garnet over the years.

The bouquet is rich with berries and black fruit, dried flowers, anise, licorice and returns of sour cherries in alcohol with a spicy and earthy finish based on walnuts and hazelnuts. Over time it develops ethereal and spicy scents with cinnamon and cardamom, tobacco and nutmeg.

In the mouth it is dense, it expands warm and very soft, spicy, full of chocolatey notes, certainly not vertical and never very sharp, but rather with a round fruit and good flavor. The wine is intense, full, very structured and with powerful tannins, which is why it is a wine that needs a few years to develop roundness and balance. Many Amaroni begin to express all their elegance only after 10 years, so have patience with this wine, trust him and he will be able to reward you with great joys.

Verona , home of Vinitaly and the cradle of one of the finest Italian wines.

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DESENZANO D/G

Via Mezzocolle, 19 Desenzano del Garda 25015 (BS)

T. +39 030 8362500

C. +39 333 4863699 desenzano@gardahaus.it

21 Special Edition: Vinitaly 2022

Il vino: declinazione al femminile

Quattro chiacchiere con Luisella Benedetti

“Wine: a female interpretation” - A talk with Luisella Benedetti

Oggi ci ospita Luisella Benedetti, nella sala degustazione della “Cantina Ancilla” situata a Villafranca di Verona. Questa cantina racconta una storia unica e particolare che ha stimolato la nostra curiosità. Una passione tramandata da generazioni in rosa, cosa non comune nella storia delle aziende vitivinicole. Ciò che la rende ancor più interessante, è che la proprietaria ha avuto la forza di reinventarsi dopo anni di lavoro in un settore completamente diverso da questo, arrivando a raggiungere risultati di tutto rispetto con prodotti di alta gamma, che non fatichiamo a definire artigianali. Un vero e proprio artigiano del vino. Presente anche quest’anno al Vinitaly, “Cantina Ancilla ” porta con sé vicende di amore e di passione per la terra ed i suoi prodotti.

È un piacere poterla incontrare personalmente. La mia prima domanda ha la tipica genetica dettata dalla curiosità: come nasce “Cantina Ancilla”? Perché mi pare di aver capito che lei non si occupa da sempre di viticultura.

Si infatti. Ma innanzi tutto il nome: questa cantina si chiama Ancilla come mia nonna, donna che ha rappresentato un po’ un’icona per me e mia sorella, poiché era una donna un po’ uomo, nel senso che avendo perso il marito durante la guerra, ha raccolto energie e carattere, crescendo sua figlia da sola e cercando di creare un futuro sicuro per entrambe. In quegli anni si è rimboccata le maniche, facendo un lavoro piuttosto duro, importando frutta e creando frutteti e altri derivati dalla

Today we are hosted by Luisella Benedetti in her tasting room named “Cantina Ancilla”, which is located in Villafranca di Verona. This winery tells a unique and particular story, that aroused our curiosity. A passion handed down for generations in pink, which is something unusual in wineries history. What makes it even more interesting is that the lady owner, after having been working in a completely different sector for years, decided to reinvent herself in the winery sector reaching respectable results with high quality products that can be really considered as artisanal. A real wine artisan. Present this year too at Vinitaly, “Cantina Ancilla” brings stories of love and passion for the native land and its typical products.

It is a pleasure to have the opportunity to get to know you personally. My first question is genetically dictated by curiosity: how was “Cantina Ancilla” born? Because I think I understand that you haven’t always been involved in viticulture.

That’s true. But first of all we have to start from the name: because this company is called Ancilla, like my grandmother, a woman who represented a bit of an icon for me and my sister. She was at the same time a woman but somehow also a man in the meaning that, since she lost her husband during the war, she needed to gather energy and character, having to raise her only daughter alone and create a safe future for them both. In those years she rolled up her sleeves and worked hard, importing

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terra, tramandando poi a nostra madre, e da nostra madre a noi, l’idea di doversi fare da sole, considerando inoltre che gli uomini nella nostra famiglia vanno e vengono, non c’è nessuno che è stanziale. Detto ciò, io feci il percorso a me congeniale, i miei studi e laurea nel mondo della finanza, che fin da ragazzina è stata la mia grande passione. Quindi, uscita dalla casa familiare ho costruito tutte le esperienze utili in quel settore, raggiungendo anche obiettivi di tutto rispetto. Ovviamente non ho mai dimenticato le mie radici e conseguentemente la grande passione per le aziende agricole che da sempre era presente: prendevo le ferie per andare a fare le vendemmie e per seguire mia madre in campagna.

Dopo aver fatto tutto il mio percorso, creandomi una carriera ed un’indipendenza dalla famiglia, ad un certo punto le cose sono cambiate: il mondo della finanza non era più lo stesso e nacque mio figlio. Perciò una mattina, con l’assoluta certezza di voler rivoluzionare la mia intera vita, tornai all’antica passione e tornai alla campagna all’azienda di famiglia. In quegli anni vendevamo uva ad altre cantine, mentre con il mio ingresso l’idea di base fu quella di sviluppare un nostro prodotto con una nostra etichetta. Questo è stato un po’ il passaggio. Ho iniziato con molta umiltà perché, pur avendo la capacità di gestire un vigneto, l’esperienza mi mancava e la concorrenza era molta. Ormai sono passati 17 anni, l’età di mio figlio, dalla nascita del progetto.

Storia e racconto assolutamente affascinanti, oltre a dare dimostrazione di un carattere forte indubbiamente.

Ritengo che i “cambi di vita” siano molto affascinanti, perchè spesso non si ha il coraggio di porli in essere, ma quando lo si fa ci si rende conto che ciò che ci divide da una nuova vita è solo una porta, un passo.

Da donna a donna, mi viene spontanea una domanda: questo è un mondo in cui non è sempre facile per una donna emergere. Nello specifico nel mondo del vino dove la figura del vignaiolo è solitamente maschile... Ad oggi, però, esistono delle donne che hanno saputo portato risultati eccezionali anche in questo settore. Chiedo a lei: nella sua esperienza diretta, ha trovato delle difficoltà in questo senso, nel percorso di realizzazione del suo progetto.

fruit and creating orchards and others derived from the earth, then transmitting to our mother and from our mother to us, the idea of having to do it alone, even considering that men, in our family, come and go, no one has ever been forever. That said, I took the study path more congenial to me and finally a degree in finance, which had been my great passion since I was a young girl. So, after leaving the family home, I made all the possible useful experiences in that sector, also achieving very respectable goals. Obviously I had never forgotten my roots and consequently the great passion for farms, which has always been present in our family: I used to take vacation to go to the harvests and follow my mother to the countryside, therefore the core of this job actually was already present in my life.

After having spent my life till then to create my career and become independent, I realized that finance had changed a lot and moreover, meanwhile my son was also born. So one morning, with the absolute certain will to revolutionize my entire life, I decided to come back to my old passion, to the countryside, to the family business. In those years we were selling grapes to other wineries, while with my entry the basic idea was to develop our own product with our own label. That was a sort of transition. I started with a lot of humbleness because I had a good knowhow on vineyards but I didn’t have enough experience and the competition was great. Now this project is 17 years old, the age of my son.

Your story and your telling are absolutely fascinating and they definitely show your strong character.

I believe, life changes are generally fascinating events, many people do not have the courage to put them into being, but, on the contrary, if you do it, you realize that transition starts just when going through the door.

Woman to woman a question arises: this is a world where emerging is not easy for a woman, especially in the world of wine where winemakers are usually male... But to date finally there are women who are bringing remarkable results in this sector, some even exceptional. I would like to ask you about your direct experience: “Did you find any difficulties in this sense, in the process of carrying out your project?”.

23 Special Edition: Vinitaly 2022

Nella mia esperienza personale l’unica difficoltà è stata quella del passaggio generazionale: tutte le aziende nate negli anni 50/60 avevano una manodopera fatta da uomini - perché il lavoro in campagna è abbastanza duro - abituati a seguire una persona di riferimento.

Quando sono arrivata io, ragazza di 31 anni, in mezzo a uomini duri e veraci, il fatto di diventare autorevole è stato il passaggio più difficile. Quindi ho dovuto, con calma e con il mio stile, farmi accettare e l’unico modo era fare lo stesso lavoro che facevano loro. Non aveva senso arrivare a dettare legge non avendo mai fatto quest’esperienza e trovandosi davanti persone che lo fanno da vent’anni e che hanno esperienza sul campoche vale molto di più di un titolo di studio. E quindi ho fatto la gavetta, tant’è che anche adesso quando c’è la vendemmia io lavo le cassette. Ed è li che scopri che loro ti apprezzano, perchè è un mondo fatto da gesti concreti e poche chiacchiere. Posso quindi dire che una difficoltà iniziale esiste, ma che è possibile superarla con la giusta predisposizione.

È un lavoro molto fisico e chiaramente la parte maschile non può mancare perché certi lavori sono davvero pesanti. Ma per quanto mi riguarda, io amo allenarmi, amo lo sport e questa è tutta pratica per me.

Ha preso ispirazione da qualcuno in particolare quando ha iniziato la sua avventura nella produzione di vino?

L’ispirazione morale viene da mia nonna, la figura di riferimento; per quanto riguarda il prodotto, chiaramente, io ho scelto prima il mio compagno di viaggio - l’enologo di fiducia - con il quale volevo interfacciarmi per capire che progetto di vino volevo creare. Il passo successivo è stato andare ad assaggiare in varie aziende vinicole e capire quale era lo stile che a me piaceva. Perchè quando parti da zero, devi anche tu avere prima idea di capire cosa la tua azienda ti produce - in termini di uva - e poi capire con quest’uva qual è il top che riesci a fare. E cerchi di andare a trovare situazioni climatiche simili, per capire come sono state declinate le uve da quelle aziende. È un percorso interessantissimo perchè capisci che hai delle icone, ma capisci anche che ogni terreno ha una storia a sé e prendi coscienza di cosa ti piace. È stato un percorso che mi ha aiutato a capire cosa volevo io in realtà.

In my personal experience the only difficulty was generational transition, as indeed in all the farms of the past, let’s say in the 50s / 60s, the workforce was made up of men with a key person supervising. When I arrived, in the midst of tough and true men, for me, a 31-year-old girl, becoming authoritative towards them was the most difficult step. I used the calm of a turtle and my style, while the only way for me to be accepted was to work with them. There was no sense to come and rule when you had never done it and you were facing with people who had been doing it for twenty years and had great experience in the fieldwhich is worth so much more than a degree. And then I made my apprenticeship, so much so that even now that there is collection, my job is to wash the crates. In doing so, in the meantime, you discover many worlds, and you realize that those men come to appreciate you, because it is a world made up of concrete gestures and few chats. Well yes, that had been my difficulty at the beginning, but then there I met people who did pay me back a thousand things. Sometimes, after harvests, I stop and talk to them and, thanks to their popular wisdom, they often help me solve the problems I’m struggling with. It seems trivial, but simplicity is often the best solution to problems. As a woman I can say that yes, sometimes it is a very heavy job and certainly male force cannot be missing because some work activities are really heavy but, as far as I’m concerned, I love working with my body, I like sports and for me this is a good opportunity to train phisically.

Were you inspired by anyone in particular when you started your wine adventure?

The moral inspiration comes from my grandmother, my reference figure, while for the inspiration of the product I first chose my travel companion - my trusted winemaker - in order to understand which wine project I wanted to create. The next step was going to various wineries and tasting different wines to figure out which style I was looking for. Because when you start from scratch, first of all you have to see what your company can produce - in terms of grapes - to understand what is the flagship product that can be made with this type of grape and you must also look for wine producers in similar climatic situations to understand how these companies have declined their grapes. Then it is a very interesting path because, while along the way you understand which your icons are, you also realize that your single land, like any other, has its own specific history isncluding also a different management decision. All this makes you aware of what you like. That was a path that helped me understand what I really wanted.

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Guardando tra queste etichette, vedo che hanno tutte dei nomi particolari e subito riesco a percepire che tutte nascondono una storia.

È la storia di una famiglia… mia nonna, mio figlio, tutta la linea di spumanti dedicata a mia sorella, Maria Teresa Rossi che è mia mamma.. ogni storia è un storia a sé. Ci sono solo due vini che sono proprio una storia di prodotto, il Blanc de Noir e il Pinot Nero. E poi c’è l’ultimo nato che è Meraki, parola ricercata che deriva dal Greco e significa “far tutto con il cuore e con grande passione”.

Ogni volta che creo una bottiglia, riflette a chi mi sono ispirata. È come quando cucini per qualcuno che ami, ci metti molto più amore e cura. La stessa cosa, se trai ispirazione da qualcuno nel fare una cosa, ci metti una passione diversa e nulla è più importante. Mi ero anche dedicata un vino, perchè mi sembrava giusto..(risa). Si chiamava Ella ed era un Lugana che però ora non produco più.

Anche quest’anno sarete presenti al Vinitaly... possiamo anche dire finalmente dopo due anni in stand by. Con quali etichette e novità si presenterà Cantina Ancilla?

Looking at these labels I see that they all have particular names and I can immediately perceive that they all hide a story.

Yes, it is the story of a family… my grandmother, my son, the whole line of sparkling wines dedicated to my sister, Maria Teresa Rossi who is my mother... each story is a story in itself. There are only two wines that are really a product story, Blanc de Noir and Pinot Noir. The latest project, which is Meraki, a sophisticated word that derives from Greek and means “doing everything with heart and with great passion”.

Every time I create a bottle, it reflects who I was inspired by. It’s like when you cook for someone you love, you put much more love and care into it. The same thing, if you draw inspiration from someone to do one thing, you put a different passion into it and nothing is more important. I also dedicated a wine to myself, because it seemed right...(laughter). The name was Ella and it was a Lugana that I no longer produce.

This year too you will be present at Vinitaly... we can also say finally, after two years on stand by. Which labels and novelties will Cantina Ancilla present?

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Ci presentiamo con Meraki , progetto nato da quando abbiamo piantato i nuovi vigneti, quindi stiamo parlando ormai di 16 anni fa, e abbiamo aspettato parecchi anni perché bisognava arrivare ad un ciclo produttivo e ad uno stadio di maturità delle uve sulla pianta di un certo tipo. Una sorta di follia, direi, perchè investi prima e cominci a guadagnare 15 anni dopo..onestamente ti viene a volte da chiederti “perchè?”. In realtà poi quando finalmente stappi la bottiglia e sei soddisfatto, ti sei già risposta. Il Meraki sarà un Manzoni bianco, uva poco conosciuta che a mio avviso è un peccato perchè ha grande eleganza ed una storia dietro di cui il Veneto è un grande testimone.

Meraviglioso. Però, curiosa come sono, oltre alle bottiglie di vino ho notato anche qualcos’altro sulle mensole di questa sala..

Il mio grande incompiuto…o meglio compiuto, ma non venduto..ma per colpa mia ammetto. Quando anni fa abbiamo sviluppato protocolli di vinificazione per vini senza solfiti aggiunti con uno staff incontrato assolutamente casualmente, quegli amori a prima vista; due bellissime donne tra l’altro, una mamma, una persona di una certa età, ex farmacista, e sua figlia, una biologa, che sono venute a trovarmi al Vinitaly. Capisco subito che non c’entrano nulla con il mondo del vino... però noi avevamo lo stand molto pieno e vedendo aspettare pazientemente, mi avvicino chiedendo se posso aiutare, così ci sediamo e cominciano a raccontarmi la loro storia.

Loro cercavano di sviluppare l’idea di realizzare una linea estetica con i residui dei vini, estraendo tutti i principi attivi ed io mi sono innamorata subito di questo progetto. Ci siamo conosciute, siamo andate insieme nel loro laboratorio dove abbiamo sviluppato questo protocollo, una linea di 45 prodotti completa, sia per le Spa che per la Home Beauty. Protocollo molto serio con l’idea di distribuirla nelle profumerie di nicchia, avevamo iniziato con due o tre però io mi sono subito resa conto che era un altro settore e che la forza di vendita del vino non avrebbe mai supportato anche questo progetto. C’è stato anche un momento in cui il progetto sembrava aver ottenuto un nuovo sviluppo, con una richiesta dall’estero corposa, però non è andata in porto per vari motivi. Ed il progetto è lì, con la possibilità di essere recuperato, chissà.

We will present this novelty which is called precisely Meraki , a project born with new vineyards transplanted about 16 years ago, and we waited several years to become able to produce it, because it was necessary to arrive at a certain production cycle and at a particular stage of maturity of the grapes on the plants. A kind of madness, I would say, because you invest first and start earning 15 years later... honestly you sometimes wonder “why did I do it??”. Actually, then when you finally uncork the bottle and feel really satisfied, you have already answered. Meraki will be a white Manzoni, a grape yet not well known, which is a shame, I should say, because it has a great elegance and a history widely witnessed by tradition of Region Veneto.

Wonderful. However, curious as I am, I also noticed something else on the shelves in this room... in addition to the bottles of wine.

My great unfinished... or rather completed but not sold .. but that was my fault, I admit. It happened years ago, when we decided to develope new winemaking protocols for wines without added sulphites; we did it with a staff we met absolutely by chance and I can say it was love at first sight between us: two very beautiful women, by the way, the mother a lady of a certain age, a former pharmacist, and the daughter, a biologist; they came to visit me at Vinitaly many years ago... and they were looking at me in the wine stand. I immediately understood that they had nothing to do with the world of wine. But I could see that they were waiting… we had a very crowded stand but I went over and asked if I could help… so we sat down and they started telling me their story.

They were trying to develop the idea of creating an beaty line using all the active ingredients exctracted from wine residues. I immediately fell in love with this project, being a woman. We met, we went together to their laboratory and developed this protocol, a line of 45 products, a complete line for both Spas and Home Beauty. A very important protocol destined to niche perfumeries, and in fact we started with two or three of them, but I immediately realized that beauty and wine sectors were too much different and for this reason the wine sales force couldn’t support this project too. Anyway, there has been a time when this project seemed to obtain a new development, with a very substantial request from abroad, but it did not go through for various reasons. And the project is still there, with the possibility of being recovered, who knows?

27 Special Edition: Vinitaly 2022

Che cosa c’è nell’aria per il futuro?

La nostra è una realtà piccola, artigiana, mi piace mantenerla così, quindi non abbiamo l’ambizione di avere una crescita esponenziale però sicuramente di raggiungere sempre di più il top della qualità.

Bottiglie seguite, e intendo che seguiamo tutto il processo dal singolo acino sino all’imbottigliamento, quindi tutta la filiera, che è la grande distinzione che c’è nel mondo del vino, perchè ci sono diversi interlocutori nel mondo del vino. Puntiamo ad avere meno intermediazione e più contatto diretto con il cliente. Questo è il progetto, sviluppato in diversi ambiti: con la ricezione turistica, attraverso canali online e questo è, anche perchè mi piace che sia così, mi piace che ci vengano a trovare. Non voglio essere l’etichetta da scaffale e basta.

What is in the air for the future?

Our reality is small, artisan and I like to keep it that way. We do not have the ambition to grow exponentially, but we certainly aim to reach the top of quality more and more.

Bottles followed in all stages of the production process: from the single grape to bottling, then the entire supply chain; this is the great distinction that exists in the world of wine, because there are different interlocutors in the world of wine. We focus on having less intermediation and more direct contact with customers. This is our project, developed in different ways: with tourist reception, through online channels, and this is also because I like it, I like that they come to visit us. I don’t want to be just a shelf label and nothing more.

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Una curiosità..suo figlio condivide la sua stessa passione per il mondo del vino?

A mio figlio tocca fare la vendemmia, questo si. Però non so cosa farà. Ha un gran bel naso, questo fin da piccolo, riconosce subito i profumi, ma d’altronde è stato uno di quei bambini fortunati che ha potuto sempre stare all’aria aperta in campagna. Ci siamo anche divertiti molto con le essenze, abbiamo fatto anche un corso.. La cosa più importante è che trovi la sua strada…e inoltre c’è il rischio che interrompa la catena di donne (ride). Per il momento ha inizato a berlo e apprezza maggiormente un bicchiere di vino ad un drink.

Per chiudere in bellezza le chiedo se c’è un milestone importante nella sua carriera vitivinicola, un momento importante di cui vuole parlare.

Un milestone è stato il percorso del vino che ho dedicato a mia mamma, l’unico vino con il bollino rosso, che mia madre adora, è stato un progetto di vino durato parecchi anni, perché è un millesimo 2012 che ha fatto più di 60 mesi sui lieviti… È stato un vino seguito e curato, un po’ come lei ha curato me. Il progetto le è stato tenuto nascosto, per poterle fare una sorpresa dopo la sboccatura. Quando le ho portato a casa la prima bottiglia mia madre si è arrabbiata. Lei non ama comparire. Però alla fine si è commossa e la numero 1 infatti è ancora lì in una nicchia protetta del muro. Le bottiglie sono state tutte numerate a mano...1200, insomma un lavorone, ma ne sono stata molto felice. Volevo che fosse qualcosa di speciale, esattamente come lei lo è per me.

È stato un piacere parlare con lei e poter raccogliere la storia di Cantina Ancilla, un’azienda che ci piace molto perché mantiene la sua peculiarità e mantiene una modalità di interlocuzione con il cliente che cura i dettagli e i rapporti personali. Torneremo sicuramente a trovarla.

Just to satisfy my curiosity… does your son share the same passion for the world of wine as you?

My son has to do the harvest, yes. But I don’t know what he will do in the future. He has a good nose, this since his early age: he is able to immediately recognize the scents, but on the other hand he has been one of those lucky children who could stay outdoors in the countryside all day. We had a lot of fun with the essences, we also took a course... The most important thing for me is that he can find his way... and then the risk is that he might interrupt the chain of women (laughs). For the moment he has started tasting wine. Seriously, he appreciates a glass of wine more than any drink, yes.

To close with a flourish, I ask you if there is any important milestone in your wine career, an important moment you would like to talk about.

A milestone was the wine journey I dedicated to my mother, the only wine with a red stamp, which myy mother loves. It was a wine-making project that lasted several years, because it is a 2012 vintage that has been on the lees for more than 60 months... This wine was followed and cared for, a bit like she cured me. The project remained secret in order to surprise her after disgorging. When I took the first bottle home, my mother got mad. She doesn’t like to appear. But she finally got moved and number 1 is still there in a protected niche in the wall. The bottles were all numbered by hand..1200, in short a lot of work, but I was very happy with it. I wanted it to be something special, just like she is to me.

It has been a pleasure talking with you and being able to collect the stories of Cantina Ancilla, a company that we like very much because of its peculiarity maintained over the years and the ability of dialogue with customers, taking care of details and personal relationships. We will definitely come back to see you.

29 Special Edition: Vinitaly 2022
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Garda Architects

A pochi km da Verona, si apre un naturale, nonché spettacolare, scenario costituito dal Lago di Garda. Percorrendo la Gardesana il mio occhio curioso viene attratto da alcune modernissime abitazioni.

Dopo poche, rapide informazioni, vengo a conoscenza di chi è la mente che ha dato genesi a queste ville. Garda Architects, una nuovissima realtà, nata nel periodo immediatamente precedente il Covid ma che non ha avuto impedimenti, in poco più di due anni, di dire la sua nell’architettura moderna che si sta sviluppando sulle sponde del Lago e non solo.

Ho voluto proporre queste quattro chiacchiere coi fondatori dello studio Garda Achitects, che hanno sviluppato un percorso estremamente interessante dal punto di vista progettuale. Percorso aperto, trasversale, scientifico, molto attento ai dettagli e sempre ispirato alla ricerca

A few kilometers from Verona opens up a natural and spectacular scenery: Lake Garda. Traveling along the Gardesana, my curious eyes are attracted to some very modern houses.

A little quick information and I learned the name of the company that gave life to these beautiful villas: Garda Architects! A brand new reality born in the period immediately preceding Covid which, despite the difficult situation, in just over two years managed to establish itself by creating its own modern architecture on the shores of the lake and beyond.

It was therefore a great opportunity for me to have the opportunity to have a chat with the founders of the Garda Architects studio who have developed an extremely interesting path from a design point of view, an open, transversal, scientific path, very attentive to details and always inspired, from

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tecnologica ed estetica. Gli Architetti Roberto Lizzeri e Christian Schaermer , coadiuvati dall’interior designer Rohit Kurhade .

Di questi tempi trovo che siate un esempio per molti, banalmente mi piacerebbe sapere com’è l’idea di fondere tre esperienze diverse tra loro, nonché tre diversi percorsi formativi?

C.S.: Ci siamo trovati ad una esposizione d’arte ad Innsbruck di un amico in comune. Ho sentito qualcuno parlare italiano e mi sono subito incuriosito. Parlando abbiamo scoperto che Roberto lavora da moltissimi anni sul lago, io mi era trasferito da Bolzano sul Garda 5 anni prima e pochi giorni dopo abbiamo creato un’occasione per confrontarci . Da li è partito il progetto di cui oggi si vede la realtà.

R.L.:Io, per contro, avevo voglia di espandere lo studio e di abbracciare tutto il Lago di Garda non solo la sponda bresciana, quella sulla quale avevo maggiormente lavorato, sempre con la voglia di far conoscere il mio lavoro anche sulla sponda veronese e non solo, guardando avanti, ed impostare le basi per puntare, successivamente, ad un mercato internazionale. Nell’incontro con Christian ho colto l’occasione per dare una dimensione mitteleuropea allo studio, inoltre Cristian, logisticamente, era già posizionato sulla sponda veneta, di madrelingua tedesca austriaco di nascita, ho desunto fosse il partner perfetto non solo per completare lo studio da me già avviato, ma per aprire una filiale in provincia di Verona. Christian già lavorava con Rohit e arrivano da un’esperienza internazionale. Si sono conosciuti a Singapore e quindi mi sembrava un’occasione ghiotta da cogliere al volo. Tra l’altro poi un amico, nonché socio, aveva aperto un’agenzia di un’attività collaterale a Torbole e quindi è stato un concatenarsi di eventi che mi hanno spinto a provare a far partire questa nuova avventura.

C.S.: la stessa cosa valeva anche per me: le mie esperienze nel territorio italiano erano soprattutto a Bolzano e la Vera Italia era una sfida per me. È stata una cosa molto bella per me conoscere Roberto, perchè mi si è ampliata l’ottica anche operativa. Poi lo studio è partito con qualche svantaggio poiché eravamo in pieno Covid: abbiamo iniziato a gennaio e a Marzo abbiamo chiuso. Quindi è stato un anno, non dico Sabbatico ma quasi, dove lo studio ha collaborato con quello di Desenzano anche per conoscerci, per

research, technological and aesthetic. The architects Roberto Lizzeri and Christian Schaermer , assisted by the interior designer Rohit Kurhade .

These days I find that you are an example for many. I would simply like to know how the idea of merging three different experiences, as well as three different training courses, was born?

C.S .: We met at an art exhibition of a mutual friend in Innsbruck. I heard someone speak Italian and I was immediately intrigued. In conversation we discovered that Roberto has been working on the lake for many years, while I had moved from Bolzano to Lake Garda 5 years earlier ... a few days later we created the opportunity to discuss. From there the project of which today we see the reality started.

RL: For my part I wanted to expand my Studio to embrace the whole of Lake Garda and not just the Brescia coast on which I had worked most of the time until then, with the constant desire to make my work known on the Veronese coast too and beyond, looking ahead, with the purpose to lay the foundations which would allow subsequently to aim at an international market. In my meeting with Christian I saw the opportunity to give a Central European dimension to the Studio. Furthermore, Cristian, a native speaker of German and Austrian by birth, already was logistically positioned on the Venetian coast; this made me assume that he would be the perfect partner not only to complete the studio I had already started, but also to open a new office in the province of Verona. Christian was already working in partnership with Rohit and they both come from international backgrounds. They met in Singapore so this seemed like a great opportunity to grab. Among other things, then, a friend and partner had opened an agency of a side business in Torbole, so it was a chain of events that prompted me to try to start this new adventure.

C.S.: The same thing was true for me too: till then my experiences in the Italian territory had been mainly in Bolzano and the real Italy was a challenge for me. It has been a very nice thing for me to get to know Roberto, because also my operational perspective has broadened. In the beginning the Studio started with some disadvantages since we were in full Covid: we started in January and closed in March. So it was a year I don’t say Sabbatical but almost, during which the Studio has been collaborating with the one in Desenzano in order to start knowing each other and

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capire come si lavora in Italia, per capire un po’ com’è la realtà del lago. E da quest’anno Garda Architects ha iniziato ad avere clienti e lavori suoi e si è avviato verso un bello sviluppo, tanto che adesso stiamo facendo il nuovo studio a Garda. Torbole era un po piccolo per noi, ci serviva uno spazio più ampio. Abbiamo avuto la possibilità di entrare in questo studio in società a Garda. Per la nostra logistica, sia per il punto di vista abitativo che professionale Garda è ottimale.

Rohit invece, interior designer dello studio. Tu arrivi dall’esperienza di Singapore? Hai trovato molta differenza tra quello che è il gusto europeo e il gusto asiatico/orientale? e la tua formazione qual’è?

R.K.: Ho studiato a Singapore, ma sono originario dell’india. Ho studiato master a Londra e il mio MBA a Singapore. Ho incontrato Christian nel 2014. Mio papà ha una azienda di costruzioni in India. Conoscendo Christian ho deciso di seguire la strada dell’arredatore in Europa, in Italia. E così mi sono trasferito in Italia e ho approfondito la conoscenza dei Software europei.

understand how working in Italy is and how things work on the lake. Finally from this year Garda Architects has begun to have clients and works of its own and has started towards a good development, so much that now we are building a new Studio in Garda. Torbole was a bit small for us, we needed more room. We had the opportunity to set up a new Studio based in Garda. Garda is optimal, for our logistics, considering both residential and professional points of view.

Rohit, meanwhile, is the studio’s interior designer. Are you coming from the Singapore experience? Have you found a great difference between the European taste and the Asian / Oriental taste? What Kind of training and education did you receive?

R.K.: I studied in Singapore, but I am originally from India. I studied my masters in London and my MBA in Singapore. I met Christian in 2014. My dad has a construction company in India. Knowing Christian, I decided to follow the path of the interior designer in Europe, in Italy. And so I moved to Italy and deepened my knowledge of European software.

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Possiamo dire che anche per te è stato un momento importante l’incontro con Christian e Roberto..

R.K.: si decisamente.

Proprio parlando tecnicamente, quante sono le persone, i professionisti che operano con voi nel vostro studio?

R.L.: Attualmente il gruppo di garda architects ha suddiviso il lavoro tra Garda, dove operano 3 professionisti e Desenzano, me compreso, siamo in 7... Il gruppo totale è formato da una decina di persone. in realtà c’è un’unione, se Garda ha bisogno ci si supporta a vicenda. Abbiamo sia architetti che designer che sulla base delle necessità si muovono da uno studio all’altro.

Vi ispirate a qualcuno? Chi sono i vostri maestri del passato a cui guardare per cogliere una sfumatura, un dettaglio, anche un’applicazione tecnologica all’interno delle nuove abitazioni per i vostri progetti?

We can say that meeting Christian and Roberto was an important moment for you to...

R.K.: Yes definitely.

Technically speaking, how many people, professionals, work with you in your Studio?

R.L.: Currently the Garda Architects group has divided the work between Garda, with three professionals working there, and Desenzano with seven professionals, including myself. The group is made up of about ten people altogether. Actually there is a closed collaboration any time the Studio in Garda needs our support and vice versa. We have both architects and designers who can move from one Studio to another when required.

Are you inspired by someone? Who are for you the masters of the past to look at, to grasp a nuance, a detail, even a technological application within the new homes for your projects?

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C.S.: A me viene sempre in mente Mies van der Rohe perchè alla fine siamo ancora su questo livello per quanto riguarda le case singole in cui l’elemento del vetro e della struttura portante, la suddivisione di queste due, ad oggi non è ancora stata abbandonata, siamo ancora da questo punto. Lui era il Bauhaus, uno dei massimi esponenti del Movimento Moderno e a causa del regime tedesco si è trasferito in America dove ha esportato uno stile Europeo e l’ha fatto diventare mondiale.

R.L.: Poi noi come studio, come nostra formazione, ci siamo specializzati direi su interventi legati a ville residenziali, di medio-alta fascia, quindi siamo legati al dettaglio, alla finitura, al particolare costruttivo, ai materiali… Un’attenzione quasi maniacale e rivolta ad un mercato che apprezza e ricerca queste particolarità. Facciamo anche interventi minori dove portiamo la nostra formazione e conoscenza facendo sempre progetti unici, diversi l’uno dall’altro.

Ovviamente il vostro stile è riconoscibile, su questo non c’è dubbio e questo credo che sia ciò che vi contraddistingue…

C.S.: Vorrei aggiungere una cosa sulla narrativa... una prospettiva forse tipica dei paesi nordici. Per loro il Lago di Garda ha da sempre rappresentato il primo punto di connessione con l’Italia, quindi un luogo di sogno, questo non va mai dimenticato. Chi viene dal nord Europa e passate le alpi, ciò che si trova davanti è proprio il Lago di Garda.

Quindi il Lago di Garda visto come dogana per accedere, ma anche come località dove stazionare. Nella tua esperienza come interior designer, a chi vi ispirate?

R.K.: Per quanto mi riguarda non ho un mentore, una musa. Ritengo che ciascun interior designer abbia qualcosa che rende il suo stile speciale. Quindi, nel mio lavoro cerco di raccogliere e mettere insieme tutti gli aspetti che mi piacciono e creare con quelli il mio stile. Così per esempio, la forma che io preferisco è minimalista e contemporanea, ovviamente sempre attento alle richieste ed al gusto del cliente.

Possiamo dire che ti piace mescolare idee orientali con quelle moderne e contemporanee?

R.K.: Esattamente.

C.S.: Mies van der Rohe always comes to my mind because in the end we are still on this level with regard to the single houses in which the element of glass and the supporting structure, the subdivision of these two elements, has not yet been abandoned, this is still the starting point. He was the Bauhaus, one of the leading exponents of the Modern Movement and due to the German regime he moved to America where he exported a European style and made it become international.

R.L.: Moreover, we as a Studio, as our peculiar training, have specialized, I would say, on interventions related to residential villas, of medium-high range, we are therefore linked to the detail, to the finish, to the construction detail, to the materials... An almost maniacal attention directed to a market that appreciates and seeks these special features. We also do minor interventions where we bring our training and knowledge. always realizing tailor made projects, each one different from the other.

Obviously your style is recognizable, there is no doubt about this and I believe this is what sets you apart...

C.S.: I would like to add something about narration ...a perspective perhaps typical of Nordic Countries. Lake Garda has always represented the first point of connection with Italy to them, therefore a dream place, this should never be forgotten. For those who come from northern Europe and pass the Alps, the first view of Italy they are in front of is Lake Garda.

So Lake Garda as an access gate, but also as a place to stay. In your experience as an interior designer, who are you inspired by?

R.K.: As far as I’m concerned, I don’t have a mentor, a muse. I believe that each interior designer has something that makes his or her style special. So in my work I try to collect and put together all the aspects that I like to create my style with them. So for example, the shape I prefer is minimalist and contemporary, obviously always attentive to the requests and tastes of the customer.

Can we say that you like to mix oriental ideas with modern and contemporary ones?

R.K. : Exactly.

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R.L.: Una cosa che a me piace molto del nostro team è questa formazione internazionale. La mia è sicuramente legata all’Italia, ma da molti anni ho la fortuna di interfacciarmi con un mercato internazionale di stranieri, soprattutto con gli Americani, gli Australiani, gli Inglesi, quindi uno stile italiano ma più aperto di mentalità rispetto agli italiani classici. Abbracciare invece un’architettura che ha sempre lavorato con i paesi del Nord unita ad un’esperienza orientale per me è fantastico infatti i nostri progetti molte volte nascono da una mia idea, Christian lo prende e modifica secondo le esigenze o il pensare del cliente tedesco, c’è il tocco originale di Rohit. Il risultato finale risulta originale, ma soprattutto personalizzato alle esigenze dei clienti. Vedo che anche già nella rappresentazione stessa, non è la classica italiana, della quale sono figlio, avendo tre modi diversi di lavorare il risultato è unico. Ed i clienti lo apprezzano.

Due ultime domande di cui una molto tecnica: se doveste pensare a realizzare una cantina...ce ne sono di tutti i tipi, da quelle classiche toscane a quelle moderne...dove andreste a “pescare” le idee per progettare una cantina e uno showroom per una casa vitivinicola? Cosa vedete? So che è una domanda difficile...

R.L.: La risposta in realtà è molto semplice: è il luogo e la conformazione del terreno che detta le condizioni del progetto che uno potrà realizzare. E quindi la nostra formazione va alla ricerca spasmodica di questo inserimento del progetto all’interno dell’ambiente esistente e quindi non c’è un’architettura specifica per una cantina, ma un’architettura specifica per l’ambiente in cui la cantina si integra nell’ambiente e diviene l’espressione di chi poi fa il vino, esprimendone il carattere. Non c’è un progetto che va bene per tutti i territori.

C.S.: C’è anche un’altra cosa da prendere in considerazione. Che la cantina dei vini nasce nel mediterraneo ed è stata poi esportata all’estero, dove poi, a volte, si aggiungono degli aspetti che magari in un domani ritornano anche in italia. Modifiche per distinguerle dalle cantine tradizionali. Questa è una cosa interessante: progetti che nascono in un posto e vengono esportati, poi ritornano nel posto “d’origine” portandosi dietro queste modifiche.

R.L.: One thing I really like about our team is this international training. Mine is certainly linked to Italy, but for many years I have been lucky enough to interface with an international market of foreigners, especially with Americans, Australians and British, an Italian style therefore, but more open-minded than classic Italian. On the other hand, embracing an architecture that has always been working with northern countries combined to an oriental experience is fantastic to me. In fact, even though many of our projects arise from an idea of mine, Christian takes it and modifies it according to the need or taste of the German client, then there is Rohit’s peculiar touch. The final result is exclusive and, above all, tailor made on the customer needs. Even in the rendering itself I can see that the result of our professional team is no more the classic Italian rendering, of which I am a child, since the result of three different integrated cultures is unique and customers do appreciate it.

Two final questions, one of which is very technical: if you were to think about creating a cellar... There are many kinds of them, from the classic Tuscan ones to the modern ones... where would you go and “fish” the ideas to design a cellar and a showroom for a winery? What would you take in consideration? I know this is a difficult question...

R.L.: The answer is actually very simple: it is the place and the conformation of the land that dictates the details of the project able to be carried out. So we start from our training, with a spasmodic search for the right insertion of our project within the existing environment and therefore there is no specific architecture for a cellar but a specific architecture for the environment in which the cellar is integrated into becoming the expression of those who then make the wine and somehow showing their character. You can’t have a unique project suitable for all territories.

C.S.: There is also another thing to take into consideration. Wine cellars were born in the Mediterranean area and later were exported abroad where, at times, new aspects were added, aspects that probably would be brought back again to Italy. Changes to distinguish them from traditional cellars. This is an interesting thing: projects that are born in one place and are exported somewhere else, then they return to the “original place” and bring these changes.

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R.L.: Attualmente ne stiamo progettando una nella zona del Lugana. Si tratta di una piccola cantina , con l’esigenza , non solo di presentare il loro prodotto, ma altresì valorizzare la bottiglia, l’etichetta ed essere in grado di un’accoglienza utile alla degustazione dei vini stessi... Questo produttore si è rivolto a noi perché vuole fare un progetto fuori dagli schemi, che fin dall’ingresso faccia percepire al visitatore che c’è qualcosa di diverso. Di fatto, un percorso che dallo sviluppo architettonico accompagni il cliente fino alla degustazione del prodotto creando un’atmosfera ove si percepisca il duro lavoro del vignaiolo ed il “figlio” a cui ha dato vita con amore e dedizione. Il nostro vuol essere anche uno stimolo quotidiano al produttore a voler osare. A noi piace fare quello che oggi non c’è sul mercato, un po’ come nel settore immobiliare, facciamo quello che non c’è.

Un’ultima domanda... Abbiamo descritto il progetto di Garda Architects, che è straordinario perchè è sicuramente tra i più innovativi e non solo sul lago di Garda. Avete parlato di quella che è la vostra attività progettuale. Allora vi chiedo 3 aggettivi che possano descrivere e identificare al meglio Garda Architect.

C.S.: Uno sicuramente è l’internazionalità.

R.L.: Esclusività, eleganza, unicità dell’intervento e, non per ultimo, la professionalità che ci mettiamo. Tre è limitativo. Lo straniero, nel nostro studio può trovare un professionista che parla la sua lingua e ragiona come lui. Quello che facciamo è prendere il cliente per mano e portarlo sino alla consegna delle chiavi. Che sia sempre con noi o che “utilizzi” dei propri tecnici o referenti.

Chiudiamo questo nostro incontro con Garda Architects ed i tre architetti che lo compongono e che ci hanno concesso il loro tempo. Saranno nostri graditi ospiti all’interno dell’edizione speciale del Gh Luxury Magazine per il Vinitaly, anche se mi piacerebbe essere presente il giorno dell’inaugurazione della cantina da loro progettata e realizzata.

R.L.: We are planning a winery in Lugana. It is a small winery with the need not only to present their products, but also to enhance the bottle shape itself as well as the label and become able to welcome the tasters of their wines in the best way. This producer turned to us because he wants to make a project outside the box that can make visitors feel they are in a special place, with something different, from the very first moment they enter. A path actually that, accompanying customers from the architectural development to the cellar for tasting, creates an atmosphere where they can perceive the hard work of the winemaker and the “son” to whom he gave life with love and dedication. Also, with our work, we mean to give a consistent stimulus to the producer, so that he wants to dare. We enjoy doing what is not yet on the market today, a bit like in the real estate sector our projects look at the future.

One last question... We have been describing what is the project of Garda Architects, which is extraordinary because it is certainly among the most innovative not only on Lake Garda. You have been talking about what your project activity is. So I would like you to tell us the 3 adjectives that best describe and identify Garda Architect.

C.S.: Internationality is certainly one of them.

R.L.: Exclusivity, elegance, uniqueness of the intervention and last but not least the professionalism we put into it. Three is limiting. Foreigners, in our Studio, can find professionals speaking their language and able to well understand their way of thinking. What we do is take our customer by the hand and assist him carefully in all phases of the project, up to the delivery of keys. Whether he decides to use our skills 100% or prefers to “use” his trusted technicians or contacts too.

We close our meeting with Garda Architects thanking the three architects who own the Studio for dedicating their time to us. They will be our welcome guests in the special edition of “Gh Luxury Magazine” for Vinitaly, although, I can say, I would like to be their guest on the day of the inauguration of the winery they designed and realized.

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Ricordi di Gabriele D’Annunzio

Una chiacchiera con il Dott. Giordano Bruno Guerri

“Memories of Gabriele D’Annunzio” - A talk with Dott. Giordano Bruno Guerri

A pochi km da Verona sarebbe d’uopo fare una visita sul lago di Garda, dove alcuni vini trovano la loro genesi naturale, dal Chiaretto del Garda, al Bardolino, il Groppello e l’adorato Lugana. Percorrendo le sponde del lago si incontrano luoghi di rara bellezza e di grande sapore storico, tra le quali spicca l’ultima dimora del grande Gabriele D’Annunzio, il Vittoriale degli Italiani.

«Ho trovato qui sul Garda una vecchia villa appartenuta al defunto dottor Thode. È piena di bei libri... Il giardino è dolce, con le sue pergole e le sue terrazze in declivio. E la luce calda mi fa sospirare verso quella di Roma. Rimarrò qui qualche mese, per licenziare finalmente il Notturno» scrive d’Annunzio alla moglie Maria in una lettera del febbraio del 1921, cioè pochi giorni dopo il suo arrivo a Gardone; nelle intenzioni del poeta il soggiorno gardesano doveva durare dunque solo poche settimane per completare la stesura del suo ultimo romanzo, mentre oggi si sa che quella gardonese sarebbe diventata la sua ultima e definitiva dimora.

Viene naturale chiedersi che tipo di rapporto avesse il vate d’Italia con la tradizionale enogastronomia del lago, ma soprattutto ci si chiede se fosse un estimatore del vino oltre che del buon cibo. Sappiamo che dal momento in cui si ritirò al Vittoriale sottopose se stesso ed i suoi ospiti a pasti frugali e sappiamo che sosteneva che

A few kilometers from Verona it would be worthwhile to pay a visit to Lake Garda, where some wines find their natural genesis, from Chiaretto del Garda, to Bardolino, Groppello and the beloved lugana. Walking along the shores of the lake you will come across places of rare beauty and great historical flavor, among which the last home of the great Gabriele D’Annunzio, the Vittoriale degli Italiani, stands out.

«I found here on the Garda an old villa that belonged to the late Doctor Thode. It is full of beautiful books ... The garden is sweet, with its pergolas and its sloping terraces. And the warm light makes me sigh towards that of Rome. I will stay here for a few months, to finally dismiss the Notturno »wrote d’Annunzio to his wife Maria in a letter dated February 1921, that is, a few days after his arrival in Gardone; in the intentions of the poet, the stay in Garda was therefore to last only a few weeks to complete the drafting of his latest novel, while today it is known that the Gardonese one would become his last and definitive home.

It is natural to wonder what kind of relationship the poet of Italy had with the traditional food and wine of the lake, but above all one wonders if he was an admirer of wine as well as good food. We know that from the moment he retired to the Vittoriale he subjected himself and his guests to frugal meals and we know that he claimed that a good eater

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un buon mangiatore non poteva essere un gran beone. Ma ci ha tramandato versi splendidi che decantano il connubbio tra vino e amore, inoltre ricordiamo quando tessè le lodi della Vernaccia di Corniglia, sul litorale delle cinque Terre, già celebrata dal Boccaccio e annoverata da D’Annunzio tra le delizie offerte “agli ospiti vegnenti nella feria d’agosto”; ricordiamo inoltre quando riferendosi all’oliente vino d’Oliena vi legò il ricordo del viaggio in Sardegna “ospitale terra tra i sepolcri dei Giganti e le Case delle Fate”.

Il viaggio sulle sponde del lago apre veramente a molte domande, mi viene istintivo pensare che forse dovrei dedicare del tempo per meglio conoscere il Vittoriale e D’annunzio, curioso quale sono, riesco anche ad intrattenermi una gentile segretaria della Fondazione che gestisce oggi la Villa, un monumento aperto al pubblico e visitato ogni anno da circa 210.000 persone, da qui l’incontro con il presidente, il professor Giordano Bruno Guerri, il quale cortesemente mi ha concesso una mezz’ora del suo tempo per una breve intervista relativa alla figura di Gabriele D’Annunzio che riporto di seguito.

couldn’t be a great drunkard. But he handed down splendid verses that praise the union between wine and love, and we also remember when he sang the praises of Vernaccia di Corniglia, on the Cinque Terre coast, already celebrated by Boccaccio and counted by D’Annunzio among the delights offered “to the coming guests in the August holiday “; We also remember when referring to the oil wine of Oliena he linked the memory of the trip to Sardinia “hospitable land between the sepulchres of the Giants and the Houses of the Fairies”.

The trip to the shores of the lake really opens up many questions, I instinctively think that maybe I should take some time to get to know the Vittoriale and D’annunzio, curious as I am, I can also entertain myself a kind secretary of the Foundation who manages the Villa today , a monument open to the public and visited every year by about 210,000 people, hence the meeting with the president, Professor Giordano Bruno Guerri, who kindly gave me half an hour of his time for a short interview on the figure by Gabriele D’Annunzio which I report below.

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Lei prof Giordano Bruno Guerri è sicuramente uno dei maggiori storici del ‘900 italiano. I suoi studi sono stati talmente meticolosi ed accurati che ci hanno permesso di conoscere in profondità il ventennio fascista. Lei è uno degli storici più conosciuti ed apprezzati all’estero, tra l’altro. Credo che la sua presidenza al Vittoriale sia la più indicata: avendo analizzato in modo approfondito il periodo fascista, risulta logico che lei rappresenti il miglior conoscitore di Gabriele d’Annunzio e della casa degli italiani che nasce proprio in questo periodo.

Dott. Guerri, ciò che mi ricordo maggiormente dei suoi scritti è che il periodo fascista è una stagione storica chiusa, circoscritta e non è replicabile. Per tanto quando entriamo nel merito di Gabriele d’Annunzio, lei dott. Guerri, come l’ha vissuto?

Io ho trovato, come tutti, un Gabriele d’Annunzio che si voleva molto vicino al fascismo, se non addirittura fascista. In realtà tutto il mio lavoro tende a dimostrare che non è così. Lui certamente era un nazionalista e apprezzava tutti gli onori che gli tributava il fascismo, ma un super uomo come lui non può aderire a nessuna ideologia. Inoltre, aveva un manifesto disprezzo verso il regime, le sue manifestazioni... Lui parlava di camicie sordide, non di camicie nere. Ci sono molte prove anche scritte di quello che dico. Aveva un rispetto per Mussolini in quanto demiurgo che aveva conquistato il potere, cosa nella quale lui non era riuscito. Queste cose gli storici le sanno da tempo ma la vulgata è dura a morire. Pian piano stiamo riuscendo a scalfirla.

Il Vittoriale è sicuramente una delle maggiori attrattive del Lago di Garda non solo per la parte museale ma anche per quella teatrale. Ci siamo trovati di fronte al Covid, con tutte le ripercussioni del caso. Oggi, nel 2021, come si è organizzato il Vittoriale ed il teatro stesso per accogliere il maggior numero di persone? Prolungherà la stagione? Avete delle sorprese nel cassetto?

A me sembra che ci siamo organizzati al meglio, nel senso che abbiamo quasi raddoppiato gli spettacoli. Saranno quasi 40, circa 18 del festival “Tener-a-mente” che in mancanza di molti artisti stranieri che hanno annullato la tournée, avrà gli italiani più famosi: Nannini, Baglioni, De Gregori due volte, Capossela, Bollani e tanti altri. Poi abbiamo aggiunto tre ap -

Prof. Giordano Bruno Guerri, you are certainly one of the greatest Italian historians of the twentieth century. Your studies are so meticulous and accurate allowing us to know in depth the twenty years of Fascism. You are one of the best known and most appreciated historians abroad, among other things. I believe that your presidency at the Vittoriale is the most suitable: having analyzed the fascist period in depth, it is logical that you represent the best connoisseur of Gabriele d’Annunzio and the “House of the Italians” that was born in that period.

Dr. Guerri, what I mostly remember of your writings is that you consider the Fascist period as a closed, limited historical period which cannot be replicated. Therefore, when you got into the merits of Gabriele D’Annunzio, Dr. Guerri, how did you experience this?

Like everyone I found a Gabriele d’Annunzio who seemed to be very close to fascism, if not even fascist. On the contrary, all my work tends to show that this is not the case. He was certainly a nationalist and appreciated all the honors that fascism paid him, but a “super man” like him cannot adhere to any ideology. Besides, he had a contempt for the regime, its manifestations... He spoke of sordid shirts, not black shirts. There is also a lot of written evidence of what I say. He had respect for Mussolini as a demiurge able to gain power on the mass, which D’Annunzio didn’t succeed in. Historians knew these things, but the vulgate is hard to die. Slowly we are managing to scratch it.

The Vittoriale is certainly one of the major attractions of Lake Garda, not only for the museum but for the theatre too. We have been facing Covid and all the consequences of this situation. Today, in 2021, how has the access to the Vittoriale and its theater been set up, in order to accommodate the largest possible number of people? Will the season be extended ? Do you have any surprises in the drawer?

It seems to me that everything has been organized very well, I mean that we have almost doubled the shows. They are nearly 40, about 18 of them are from the festival “Tener-a-mente” in which the most famous Italian artists, like Nannini, Baglioni, De Gregori (who will come twice), Capossela, Bollani and many others will partecipate to replace many foreign artists who have canceled the tour because of pandemic.

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puntamenti con la Milanesiana di Elisabetta Sgarbi, tre appuntamenti con il “Festival della bellezza” di Verona che porterà Mogol, Morgan, Gino Paoli e inoltre abbiamo appuntamenti più classici con “I pomeriggi musicali di Milano” , un’altra orchestra di musica classica, ed infine con “Il Legnanese” . Per cui sarà un festival fittissimo, naturalmente se non arriveranno nuove disposizioni a capienza ridotta, cioè invece di 1.500, ci potranno essere solo 750 persone. E non ho citato il premio di poesia “Più luce” che si sta molto affermando.

Lei ritiene che tra i visitatori, i nativi del Lago di Garda rappresentino una parte cospicua, importante? Oppure il Vittoriale rimane una attrattiva dei turisti più che dei locali?

Gli abitanti del Lago di Garda negli anni hanno visitato più volte Il Vittoriale, ma sappiamo anche che le cose vicine sono meno attraenti. Abbiamo molti visitatori dal Bresciano, dalla lombardia e poi in ordine dal Veneto, dall’Emilia e dal Piemonte. Ma abbiamo tantissimi turisti stranieri: il Lago di Garda è una piazza dei tedeschi, che anche non conoscendo D’annunzio sono attratti dalla bellezza di questo luogo.

Per lei, dott.Guerri, che cosa rappresenta il Vittoriale e qual’è il significato più profondo che lei da alla casa degli Italiani?

Mi è stato affidato un monumento Nazionale, un posto unico al mondo, che oltretutto rappresenta l’ultima opera di un grande poeta, e io lo curo con l’amore e il rispetto che gli si deve.

Mi ricordo questa cosa di Massimo d’Azeglio, quando esclama “fatta l’italia vanno fatti gli italiani”, che voleva . Però sosteneva anche nel suo privato che unirsi ai napoletani era un po’ come andare a letto con un lebbroso, che è quasi una forma di disprezzo del Nord nei confronti del Sud. Lei dott. Guerri crede che sia ancora presente?

In modo molto ridotto, ma non parlerei tanto di disprezzo oggi quanto di pregiudizi, che in parte rispecchiano caratteristiche sociali e ambientali diverse. Io ho scritto un libro che si chiama “Il sangue del Sud” che spiega le origini profonde di questa cosa che risale a un’unità mal fatta, fatta con la forza e fatta anche depredando il Sud delle sue ricchezze da parte dei cosiddetti Piemontesi.

Then we have added three appointments with Elisabetta Sgarbi’s Milanesiana, three appointments with the “Beauty Festival” in Verona which will bring Mogol, Morgan, Gino Paoli and we will also have more classic appointments like the ones with “The afternoons music in Milan”, another orchestra of classical music and, to close, “The Legnanese”. So it will be a very rich festival program, of course on condition that new health measures against pandemic don’t come, imposing a further reduction in capacity, i.e. instead of 1,500, only 750 people. And I haven’t mentioned “Più luce” yet, the poetry prize which is gaining momentum.

Do you think that visitors coming from Lake Garda represent a conspicuous, important part? Or does the Vittoriale remain an attraction for tourists rather than locals?

Over the years, the inhabitants of Lake Garda have been visiting Il Vittoriale several times, but we also know that the nearby monuments are less attractive. We usually have many visitors from Brescia, Lombardy and then, in order, Veneto, Emilia and Piedmont. But we have many foreign tourists: Lake Garda is a landmark for Germans, who even not knowing D’annunzio are attracted by the beauty of this place.

For you, Dr. Warri, what does the Vittoriale represent and what is the deeper meaning you give to the Italian home?

I was entrusted with a National Monument, a unique place in the world, which moreover represents the last work of a great poet, and I look after it with the love and respect that is due.

I remember this thing about Massimo d’Azeglio, when he exclaims “made Italy, Italians go”, which he wanted. But he also argued in his private that joining the Neapolitans was a bit like going to bed with a leper, which is almost a form of contempt of the North towards the South. Dott. Guerri do you think it is still present?

In a very limited way, but I would not speak so much of contempt today as of prejudices, which partly reflect different social and environmental characteristics. I wrote a book called “The blood of the South” which explains the deep origins of this thing that goes back to a badly done unit, done by force and also done by plundering the South of its riches by the so-called Piedmontese.

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Lei crede che possiamo confidare sugli intellettuali italiani e la loro possibilità di creare una identità culturale nazionale, cioè se finalmente arriveremo a chiudere queste divergenze?

Noi siamo un popolo di individualisti, di campanilisti e le differenze fanno parte della nostra ricchezza. Io non conterei proprio gli intellettuali come il sistema. Ognuno va, come è giusto che vada, per la propria strada.

Ultimissima domanda in chiusura. Una definizione sintetica del popolo italiano in prospettiva storica al post pandemia?

Un grande popolo che ha superato difficoltà ben maggiori di questa e che supererà anche questa. Certamente siamo in ritardo sulla modernità e questo ritardo va recuperato.

Dopo aver ringraziato il dottor Guerri ci immergiamo con un’altra ottica in questa poliedrica struttura dove cerchiamo di riscoprire un Gabriele D’Annunzio che rappresenta un po’ l’orgoglio di tutti noi Italiani.

Do you believe that we can rely on Italian intellectuals and their ability to create a national cultural identity, that is, if we will finally be able to close these differences?

We are a people of individualists, parochialism and differences are part of our wealth. I wouldn’t really count intellectuals as the system. Everyone goes, as it should be, on his own path.

Very last closing question. A concise definition of the Italian people from a historical perspective on the post-pandemic?

Great people that has overcome difficulties far greater than this and that will also overcome this. Certainly we are behind on modernity and this delay must be made up for.

After thanking Dr. Guerri, we immerse ourselves with another perspective in this multifaceted structure where we try to rediscover a Gabriele D’Annunzio who represents a bit of the pride of all of us Italians.

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Lectio magistralis vino e arte

L’intervista al Professor Sgarbi

“Lectio magistralis wine and art” - Interview with Professor Sgarbi

Immaginate di essere in un salotto, degustando un bicchiere di buon vino, che aiuta ad avviare una conversazione, impedendo che la naturale soggezione nel fare quattro chiacchere col più autorevole storico dell’arte, prenda il sopravvento. Personaggio poliedrico, impegnato nella politica, saggista dalle ricchissime pubblicazioni e critico d’arte, nonché opinionista e personaggio televisivo: il Prof. Vittorio Sgarbi.

Prof. Sgarbi, innanzitutto anticipo i ringraziamenti per il tempo che mi sta dedicando. Essendo io un discreto profano, quando cerco un nesso tra vino e mondo dell’arte, arrivo unicamente a vedere la raffigurazione pittorica di un momento di vita, o la trasposizione di un mito, quasi una fotografia e vengo colto dalla certezza che mi stia sfuggendo qualcosa di estremamente rilevante. Autorevolmente Lei è l’unico che può riuscire ad approfondire a me e a coloro che ci leggeranno, quali nessi intercorrono tra vino ed arte.

“Come tutti, fin da bambino ho sottovalutato il mondo contadino, considerandolo povero e marginale. Oggi, l’idea che il Prosecco e Giotto, ma penso anche alle Langhe, siano entrambi Patrimonio dell’Umanità, vuol dire che vivere in quei luoghi è un orgoglio culturale, e la consacrazione di ciò che diceva, poeticamente, Tonino Guerra, e che Carlin Petrini, facendone una filosofia, e Oscar Farinetti, portandola nel mondo, hanno contribuito a diffondere. Oggi il vino non è più un concetto popolare, ma universale, e la sua è una cultura di massa. I valori legati al vino sono così

Imagine being in a living room and tasting a glass of good wine just to help you overcome awe during interaction with the most Italian authoritative art historian with whom you are starting an interview in a few minutes. A multifaceted character, committed to politics, an essayist with a wealth of publications and an art critic as well as a columnist and television personality: Prof. Vittorio Sgarbi.

Prof. Sgarbi, first of all I want to thank you for the time you are dedicating to us. Being a fairly layman, when I look for a link between wine and the world of art, I only get to see the pictorial representation of a moment of daily life, or the transposition of a myth, almost a photography, and a sudden feeling comes over me: that I am certainly missing something extremely relevant. You are the only eminent expert who can help our magazine readers and me understand the links between wine and art.

“Like everyone, since I was a child I have underestimated the peasant world, considering it poor and marginal. Today the idea that Prosecco and Giotto, but the Langhe too, I think, are both World Heritage Sites, means that living in those places is to be considered a cultural pride; the consecration of what Tonino Guerra said poetically, and that Carlin Petrini, making it a philosophy, and Oscar Farinetti, bringing it to the world, helped to spread. Today wine is no longer a popular concept, but a universal one, and it is a mass culture. Values related to wine are so high to make it good for hu -

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elevati che ne fanno un bene dell’umanità, e con l’arte rappresentano un’unica idea di civiltà e di cultura. Un tempo c’erano artisti come Michelangelo ed i contadini producevano vino, oggi ci sono artisti sedicenti ma grandi produttori di vino”.

Ho letto in una sua intervista che tra i suoi vini preferiti, il Brunello spicca in maniera preponderante, sappiamo che due annate sono spesso citate come capolavori, il 2015 ed il 2019, celebrate da una piastrella dedicata al Brunello. Come definirebbe questo vino?

“È come Raffaello (che porta a teatro in una delle sue magistrali performance), perché io posso dire “c’è Raffaello e c’è il Brunello”, e posso parlare del Brunello “da” Montalcino, uno dei vini simbolo delle eccellenze italiane, conosciuto in tutto il mondo, come di Michelangelo Merisi da Caravaggio, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, che deve il suo nome al paese di origine”. E di un territorio del vino come Montalcino ne ho parlato nel mio libro “Dell’Italia. Uomini e Luoghi”, scritto quasi 20 anni fa, a proposito del vento che spazza i vigneti e la collina, come la sua più insospettabile particolarità.

manity, together with art they represent only one idea of civilization and culture. Once there were artists like Michelangelo and farmers producing ordinary wine, today there are ordinary artists but great wine producers “.

In one of your interviews you have said that among your favorite wines Brunello stands out in a predominant way. We know that two vintages are specifically often quoted as masterpieces, 2015 and 2019, and they are celebrated with a title dedicated to Brunello. How would you define this wine?

“It is like Raffaello (who he takes to the theater in one of his masterful performances), because I can say” there is Raffaello and there is Brunello “, and I can speak of Brunello” from “Montalcino”, among wines symbol of the Italian excellence , known all over the world, as of Michelangelo Merisi da Caravaggio, among the greatest artists of all time, who owes his name to the town of origin. And I talked about a wine territory like Montalcino, in my book “Dell’Italia. Uomini e Luoghi”, written almost 20 years ago, that describes the wind sweeping vineyards and the landscape hills as its most unexpected peculiarities.

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“Tutto quello che diciamo dell’arte, possiamo dirlo del vino, perché il vino è un’opera d’arte straordinaria che riguarda la vita e la terra, come la vita e come l’arte”.

Professore, posso chiederle un breve excursus con accenni a quelli che ritiene le più rappresentative forme di nesso tra vino e arte, i nostri lettori son convinto, ne sarebbero ben lieti.

A partire dal 1750 secoli a. C., come nelle “Scene di Vendemmia” nella Tomba egiziana di Nakht a Sheikh Abd el-Qurna con i contadini che raccolgono l’uva, in un rapporto diretto e bellissimo con il mondo della natura. Con la “Vendemmia” , raffigurata con dettagli sublimi e raffinatezza assoluta, nella scultura medievale del Duecento, come nella cattedrale della mia città, Ferrara, dal Maestro dei Mesi. Ma tra gli archetipi, c’è anche Mantegna, il pittore dell’antico per eccellenza nel Quattrocento, secolo del Rinascimento, con i suoi celebri “Baccanali” , che rappresentano Bacco nel momento dell’ebrezza. Rinascimento in cui tra i capolavori assoluti, c’è il “Bacco” di Michelangelo, che sembra quasi ballare ispirato dall’ebrezza del vino. Nudità più profana, è quella dell’ “Ebrezza di Noè” del Bellini, siamo nel Cinquecento e di fronte ad un pittore veneziano che ebbe certo più fortuna del contemporaneo Carpaccio, prestando il suo nome, per opera del patron dell’Harry’s Bar di Venezia, Arrigo Cipriani, ad un cocktail invece che alla carne cruda, classico esempio di come “un piatto si sia mangiato il pittore” (Professore la percepisco vagamente ironico in questa affermazione). Che tra i più mirabili esempi e pittori, cito anche Tiziano, ed il suo “Baccanale” , con un nudo femminile in ebrezza ma meraviglioso, capace di dare armonia anche al disordine dei sensi. Senza dimenticare le tante raffigurazioni dell’ “Ultima Cena” , volgiamo uno sguardo a Leonardo, ma accanto a quella di Tiziano, mostra quella del Pontormo che raffigura una scena quasi domestica.

Ma ci sono anche le meravigliose raffigurazioni del passaggio agricolo, come l’ “Autunno” con la vendemmia del Bassano. Ed, esempi eccelsi di pittura in presa diretta, anche i grandi naturalisti non possono non raccontare il vino nella quotidianità, come fa il Carracci nel “Ragazzo che beve” , raffigurato con la stessa semplicità del più celebre “Mangiafagioli”. Bellissimo, anche il grottesco “Bacco” del Bastianino, ma su tutti, c’è un

Everything we say about art we can say about wine, because wine is an extraordinary work of art that concerns life and the earth, the same as life and art “.

Professor, can I ask you for a short excursus with hints on what you consider the most representative connection forms between wine and art? Our readers, I am convinced, would be delighted.

Starting from 1750 a. C., there are many examples, like the “Grape Harvest Scenes” in the Egyptian Tomb of Nakht in Sheikh Abd el-Qurna, where farmers harvest grapes, in a direct and beautiful relationship with the world of nature. Or the “Harvest”, depicted with sublime details and absolute elegance in the medieval sculpture of the thirteenth century, in the cathedral of my city Ferrara, by the Master of the Months. But, among the archetypes, there is also Mantegna, the painter of antiquity par excellence in the fifteenth century, the Renaissance period, with his famous “Baccanali” , which represents Bacchus inebriated by the strong wine. Renaissance where among the absolute masterpieces, there is the “Bacchus” by Michelangelo, who, inspired by the euphoria of his wine, seems almost to dance. Bellini’s “Ebrezza di Noè” is a more profane nudity, we are in the sixteenth century and in front of a Venetian painter who certainly had more luck than the contemporary Carpacio, because, thanks to Arrigo Cipriani patron of Harry’s Bar in Venice, could lend his name to a cocktail instead of raw meat. A classic example of how “the painter ate a dish” (Professor! Your words seem faintly ironic in this statement..). Among the most excellent examples and painters, I would also mention Tiziano, and his “Baccanale” , with an intoxicated but wonderful female nude, capable of expressing harmony even in the disorder of senses. Without forgetting the many depictions of “L’ Ultima Cena” Let’s take a look at Leonardo’s masterpiece but, next to that, also at Tiziano’s art work and Pontormo’s one. depicting a scene almost domestic.

But there are also the wonderful depictions of the Agricultural Period, such as the “Autumn” with Bassano’s “Harvest”. And excellent examples of live painting … even the great naturalists cannot fail to talk about wine in everyday life, as does Carracci in “Ragazzo che beve” (Boy who drinks), depicted with the same simplicity of the more famous “Mangiafagioli” (Bean eater). The grotesque “Bacco” by Bastianino is also beautiful but, above all, there is an

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maestro assoluto, del realismo e anche nel raffigurare il tema del vino, e che lascerà l’impronta per tutto il Seicento: Caravaggio, il cui “Bacco” è “un quadro meraviglioso anche con la sua aria strafottente, prima natura morta moderna, replicata anche nella “Cena in Emmaus” , con la sua capacità di cogliere l’attimo e il momento decisivo come un fotografo”.

E il vino è anche seduzione come nella “Cena con suonatore di liuto” del fiammingo Van Honthorst, che raffigura una piacevole serata. Pittore meraviglioso e primo caravaggesco, anche Ribera raffigura “Sileno” ma più vecchio e con assoluto realismo, perciò bellissimo. All’opposto, c’è il classicismo di Poussin, il più grande pittore francese del Seicento, e del suo “Baccanale” raffigurato con una solennità che non è certo propria della scena, fa notare Sgarbi. Genio dei sensi, il grande Rubens raffigura “Bacco” con ironia, ma il Seicento, è ricchissimo di testimonianze della presenza del vino dell’arte, da Vermeer a Luca Giordano, per citare i più famosi, fino al “Bacco fanciullo” di Guido Reni, classico ed idealizzato all’opposto del realismo caravaggesco.

absolute master of realism, able to depict the theme of wine magnificently, who will leave his mark throughout the seventeenth century: Caravaggio, whose “Bacco” is a beautiful picture, the first modern still life with its arrogant air, also replicated in “Cena a Emmaus” (Supper at Emmaus), that shows the artist’s ability to capture the really decisive moment, just like a photographer “.

And even wine is seduction, like in “Cena con suonatore di liuto” (Dinner with a lute player) by the Flemish Van Honthorst, that tells us about a pleasant evening. Delicious painter, early Caravaggesque, also Ribera paints “Silenus” , but older and with absolute realism therefore beautiful. On the other side there is the classicism of Poussin, the greatest French painter of the seventeenth century and of his “Baccanale” , represented with a solemnity certainly not typical of the scene.” (Sgarbi underlines). “Genius of the senses, the great Rubens portrays “Bacco” with irony, but the seventeenth century is very rich in evidence of the presence of wine in art, from Vermeer to Luca Giordano, to name the most famous, up to “Bacco fanciullo” (Bacchus as a child) by Guido Reni, classic, idealized, the opposite of Caravaggio’s realism.

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E sulla scia del Classicismo, il connubio è floridissimo anche nel Settecento, dalla “Baccante e satiri” di Sebastiano Ricci, ma si torna anche a raffigurare la quotidianità, ne “Gli spillatori di vino” di Giacomo Ceruti e ne “L’allegra coppia” di Pietro Longhi. Di Canova non conosciamo opere con il vino, ma quelle dei suoi allievi come l’ “Ammostatore” di Lorenzo Bartolini e Luigi Bienaimè con la “Baccante danzante” , nell’Ottocento.

E si arriva ai capolavori della modernita e dell’Impressionismo come “Il bevitore” di Cézanne, e come, e siamo all’inizio del Novecento, l’ “Autunno in Versilia” di Plinio Novellini, “il D’Annunzio della pittura” . Fuori dagli schemi delle avanguardie perché tradizionalista, c’è anche l’ “Autunno” di Tito, e, in pieno Futurismo, Depero con “Il Bevitore di Anacapri” .

In epoca fascista, anche Gisberto Ceracchini, “nuovo Giotto non ancora rivalutato”, raffigura grappoli d’uva nel “Riposo” . Infine, e concludo in questo viaggio unico tra i capolavori dell’arte italiana, c’è Guttuso con la sua “Natura morta con la scure” , scomposta e cubista, tra avanguardia e tradizione. Tremila anni di storia, di arte e di vino. Fin ad oggi.

Potete ben immaginare l’emozione di aver recepito le affermazioni del Prof. Sgarbi, essere protagonisti di una vera e propria breve Lectio Magistralis che mi ha permesso di colmare in parte quanto fino ad oggi mi sfuggiva analizzando il nesso tra vino ed arte, è impagabile. Grazie ancora professore, io l’ascolterei per ore, ciò che è certo che il mio assaggiare un vino oggi sarà molto più rispettoso di quanto non lo sia mai stato.

Per la realizzazione del presente articolo si ringrazia : Nino Ippolito , Ufficio Stampa

Passaggi tratti da una Lectio Magistralis sul Brunello da Montalcino

And we can say that, on the path of Classicism, the combination is also very flourishing in the eighteenth century, like in “Baccante e satiri” by Sebastiano Ricci, but there is also a return to an artistic representation of everyday life, as in “Gli spillatori di vino” by Giacomo Ceruti or “L’allegra coppia” by Pietro Longhi. Actually we don’t know works with the theme of wine made by Canova, but there are paintings by his pupils with this subject, such as Lorenzo Bartolini’s “L’ammostatore” and Luigi Bienaimè’s “ Baccante danzante” , realized in the nineteenth century.

And we arrive at the masterpieces of Modernity and Impressionism such as “Il bevitore” by Cézanne and, we are at the beginning of the twentieth century, “Autunno in Versilia” by Plinio Novellini also known as “the D’Annunzio of painting” . Outside the box of the avant-garde because traditionalist, there is also “Autunno” by Tito, and, in full Futurism, “Il Bevitore di Anacapri” by Depero.

In the Fascist era, even Gisberto Ceracchini, “new Giotto” (not yet revalued) depicts bunches of grapes in “Riposo.” Finally, and I conclude this unique journey among the masterpieces of Italian art, there is Guttuso with his “Natura morta con l’ascia” , a decomposed and cubist piece of art , between avant-garde and traditional. Three thousand years of history, art and wine. Up to the present day.

You can well imagine the emotion I had listening to Prof. Sgarbi’s words, words that made me actually feel the protagonist of a real Lectio Magistralis. Although short, teaching me how to analyze the connection between wine and art, this lesson let me fill a gap in my culture that, till now, I even didn’t know to have, this is priceless! Thanks again Professor, I would listen to you for hours and I can say that, starting from today, surely I will be tasting wine with much more respect than I ever did.

For the realization of this article we thank: Nino Ippolito , Press Office

Excerpts from a Lectio Magistralis on Brunello da Montalcino

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