[ITA] Prima era un formicolio, poi è diventato un prurito e ora è quasi una frenesia. Da desiderio di un fine settimana fuori porta, negli ultimi mesi è diventata una brama da saziare. È comprensibile: per mesi siamo stati a casa con la consapevolezza che là fuori c’era (e c’è) un mondo intero da scoprire e viaggiare è diventato un bisogno. Un bisogno tutt’altro che recente: è da quando esiste la specie umana che siamo dotati di spirito di avventura e di voglia di esplorare il territorio e l’altro. I nostri antenati hanno lasciato l’Africa circa 60.000 anni fa (o forse addirittura 120.000) e si sono sparsi in ogni dove, insediandosi e adattandosi a climi e ambienti tra i più diversi. Pare che la voglia di viaggiare sia in parte anche legata ai geni, in particolare a un recettore della dopamina, il cui nome - ironia della sorte - sembra essere quello di un modello di aereo: DRD4-7R. È considerato il gene del viaggiatore e, secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Evolution and Human Behaviour, determina il desiderio, anche compulsivo, di esplorare. Il viaggio ci porta a osservare paesaggi diversi da quelli natii, ma anche a vivere esperienze, conoscere persone e costumi, sapori e odori, usanze che non ci appartengono, colmando non solo distanze geografiche, ma anche quella di cultura, idee e mentalità. In quest’ottica possiamo viaggiare anche gustando un piatto giapponese, ballando un tango, parlando con un turista che chiede indicazioni, visitando una mostra appena arrivata in città e dedicando attenzione e ascolto a chi incontriamo. Buon Giro! Giusy Mancini
[DEU] Zuerst war es nur ein leichtes Kribbeln, dann eine gewisse Unruhe und inzwischen ein Drang, der sich nicht mehr halten lässt. Aus der Sehnsucht nach einem kleinen Wochenendtrip haben sich heiße Reisewünsche entwickelt, die erfüllt werden möchten. Verständlich: monatelang waren wir zu Hause eingesperrt in dem Bewusstsein, dass es draußen jede Menge neuer Dinge zu entdecken gäbe (gibt), so dass das Reisen inzwischen zu einem echten Bedürfnis geworden ist. Ein uralter Drang: seit es die Menschen gibt, sind sie von der Lust auf Abenteuer und die Entdeckung neuer Gebiete beseelt. Unsere Vorfahren verließen vor ca. 60.000 Jahren (vielleicht sogar schon vor 120.000) Afrika und breiteten sich aus, um sich an Orten mit verschiedensten klimatischen Gegebenheiten und Umgebungen niederzulassen. Wie es scheint, liegt die Reiselust auch in den Genen und wird insbesondere mit einem Dopaminrezeptor in Verbindung gebracht, dessen Name – Ironie des Schicksals – wie ein Flugzeugmodell klingt: DRD4-7R. Dieses „Reise-Gen“ ist laut der Zeitschrift Evolution and Human Behaviour die Ursache für die – auch zwanghafte – Lust nach neuen Entdeckungen. Auf Reisen haben wir die Möglichkeit, ungewohnte Landschaften zu entdecken, neue Erfahrungen zu sammeln und uns mit den Menschen, Bräuchen und Sitten, Aromen und Düften anderer Gegenden auseinanderzusetzen und dabei nicht nur geographische Distanzen zu überwinden, sondern uns auch anderen Kulturen, Ideen und Mentalitäten anzunähern. Aus dieser Sicht reist man auch dann, wenn man ein japanisches Gericht verzehrt, einen Tango tanzt, einem Touristen im eigenen Land den Weg erklärt, eine neue Ausstellung in der Stadt besucht und seinen Mitmenschen mehr Aufmerksamkeit und Gehör schenkt. Buon Giro! Giusy Mancini
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Prima First Words ESTATE - SOMMER - SUMMER - POLETJE 2022