CLASSIC TACKLE
CASTING EVOLUTION IN THE USA di Riccardo di Stabile
Uno degli stereotipi del “pescatore a mosca di un tempo” è un gentleman in tweed e colletto inamidato che guada il suo ruscello da trote preferito, facendo lanci eleganti e precisi, con un libro immaginario tra il suo fianco e il gomito del braccio con cui lancia. Senz’ombra di dubbio molti hanno lanciato esattamente in questo modo, ma la lettura dei vari testi d’istruzioni del tardo Ottocento e di inizio Novecento rivela che, allora come ora, i pescatori hanno sempre trovato un modo di lanciare consono al loro temperamento. H.P. Wells, che era favorevole a usare poco il gomito e molto il polso, criticò gli altri approcci nel suo libro “Canne e attrezzatura da mosca” (1885). So di essere in disaccordo con i precetti di molti scrittori e con la pratica di molti eccellenti pescatori, quando affermo che il gomito debba restare sempre vicino al fianco. Alcuni lanciano a un braccio di distanza, e in buona parte con l’articolazione della spalla. Si tratta di un metodo assolutamente sbagliato, faticoso, inefficace, che presenta “la grazia di un’anatra di campagna”. Altri lanciano con il gomito adiacente o vicino al corpo ma, giusto prima che le mosche prendano il volo, estendono il