NO. 6 I'GIORNALINO

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oro. Non finisce qua. Questo è come viene descritta una generazione di “artisti”: le unità familiari sono strette e gerarchiche. Le differenze tra ruoli gender sono al massimo, come negli anni ‘50. Gli ideali attualmente in formazione, che si saranno cristallizzati prima che la nostra generazione possa aver avuto un ruolo nella loro formazione, saranno “settled”, “stabiliti”. Ci sarà poco spazio per la ribellione. Saremo caratterizzati da un mentalità innocente ed una visione del mondo semplice. I nostri figli e nipoti ci derideranno, considerandoci ingenui e naif. Peggio di tutto, il nostro motivatore sociale sarà la vergogna. Saremo una generazione tranquilla e ottimista. La Silent Generation divenne adulta “troppo tardi per essere eroi di guerra” e “troppo presto per essere spiriti liberi” sessantottini. “Alcuni trovarono una voce come sensibili rock’n’rollers a civil rights advocates. Divennero, come James Dean, ‘ribelli senza causa’, parte di una ‘folla solitaria’ in cui il conformismo sembrava essere il biglietto al successo.” Il manifesto, per così dire, della gioventù anni ‘50 si può considerare Il giovane Holden. Tutte queste cose, rivisitate ai giorni nostri, hanno uno strano incanto nel loro ingenuo sentimentalismo. La Silent Generation cavalcò l’onda della vita civica istituzionale e della cultura convenzionale. Noi, come la Silent Generation, siamo troppo giovani per aver preso parte alla risposta alla crisi del 2008 e saremo troppo grandi per ribellarci nel prossimo awakening. Al contrario, saremo noi le persone a cui ci sarà da ribellarsi. Le nostre icone culturali strapperanno un sorriso alle generazioni future per il loro immaturo idealismo. I nostri idoli verranno derisi nelle generazioni successive. Le nostre conquiste sociali, se ne faremo, verranno fatte within the system attraverso un paziente e dimesso impegno civico, invece che in piazza. Tra cent’anni la nostra generazione sarà ricordata come noi ricordiamo gli Stati Uniti dagli anni ‘50, un periodo di segregazione razziale e gender legalizzata. Un periodo la cui musica nessuno ascolta al giorno d’oggi senza ironia. Il decennio dei drive-in e di 11

Jailhouse Rock. Il decennio in cui è ambientato Grease. Ottimo. I nostri figli e nipoti ci odieranno per essere stati inutili. L’awakening che si svilupperà quando noi saremo già cinquantenni, si guarderà alle spalle ai decenni della nostra giovinezza come un periodo di totale povertà culturale e ideologica. Siamo una generazione che si vuole ribellare senza sapere a cosa. E non sa a cosa perché tutte le sue battaglie sono o saranno già state combattute dai millenials, prima che noi si possa prenderne parte. Siamo una generazione inutile. I nostri genitori genX ci hanno infettato con le loro insicurezze, le quali noi però, a differenza loro, non abbiamo neanche il diritto di romanticizzare. Non ci sarà una versione GenZ di Trainspotting perché ci sposeremo tutti presto. Non ci sarà una versione GenZ del grunge perché, per quanto potrà essere insignificante, saremo tutti contenti della nostra vita. Forse il nostro scopo sarà di poter dare soddisfazione ai nostri figli e nipoti quando ci criticheranno per il nostro conformismo. A buon diritto, si potranno sentire migliori di noi, il che li farà stare bene. In un certo senso prendiamo “the worst of both worlds”: da una parte siamo colpevoli di essere “nati vecchi”, senza la possibilità di avere una gioventù combattiva e idealista. Dall’altra siamo “vecchi infantili”, nel senso che le manifestazioni culturali della nostra gioventù diventeranno fuori-moda molto velocemente e sembreranno immature e puerili alle generazioni successive. Siamo letteralmente una generazione inutile. Proprio in quanto tale, lo scopo della nostra generazione, forse, è solo essere criticata aspramente. Non ci sarà un nuovo Abbie Hoffman tra di noi. Non ci sarà neanche un nuovo Layne Staley. Ci sarà un nuovo Elvis Presley. *PG13, end rant*.


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