COMPLEANNO AI TEMPI DEL CORONA VIRUS di Aurora Gori e disegni di Rebecca Poggiali Sono tre i giorni in cui alzarsi alle 6.00 del mattino non risulta una tortura: il 23 Dicembre, giorno prima delle vacanze di Natale, il 10 Giugno, giorno prima delle vacanze estive e il giorno del tuo compleanno. La sveglia suona sul comodino e non c’è bisogno che tua madre ti chiami altre quattro volte per farti alzare: sei già in piedi, sveglio e pimpante come un grillo. In cucina i tuoi ti hanno preparato la colazione, salutandoti con un bacio ognuno su una guancia, e il sole sembra sorriderti dalla finestra. In treno, invece di dormire accasciato sul finestrino con la bava alla bocca (o ancora peggio sulla spalla del vecchio signore seduto vicino a te!), non smetti di sorridere; il cellulare non la finisce di vibrare e te rispondi entusiasta ai messaggini di “AUGURI!!” e “BUON COMPLEANNO!” dei tuoi parenti e amici. Amici che magari non senti da una vita, ma che nel giorno del tuo compleanno, tutti gli anni, si ricordano di te. Una volta arrivato davanti a scuola, corri incontro ai tuoi compagni di classe, che iniziano a cantare “Tanti auguri a te” nel mezzo della via, attirando l’attenzione dei passanti e degli altri ragazzi, che per metterti ancor più in imbarazzo, iniziano a loro volta a cantare a squarcia gola, anche se non hanno la più pallida idea di chi tu sia. In classe c’è sempre qualcuno che riesce a tirar fuori l’argomento con i prof, e allora tu ti ritrovi a ringraziare impacciato ogni singolo insegnante, con i tuoi compagni che non la smettono di ridere. All’intervallo, a sorpresa, qualcuno tira fuori una torta, e tutti ripartono con gli auguri, per poi cercare, quasi sempre invano, di tenere lontani i ragazzi delle altre classi che ,attirati dalla confusione, tentano di sgraffignare un pezzo di dolce. Tornato a casa, sommerso di regali ma incredibilmente felice, scopri che tua madre ha preparato il tuo piatto preferito e la giornata passa veloce. La sera nonni, zii e 7
cugini si presentano a cena e tutto sembra ricominciare: auguri, torta, regali, baci e abbracci. A letto avverti già un labile senso di nostalgia per la giornata appena trascorsa, ma ti rincuori: nel fine settimana hai organizzato una super festa a casa tua con tutti i tuoi amici, e sebbene il giorno del tuo compleanno sia passato, hai ancora qualcosa da aspettare con eccitazione. Poi arriva il fine settimana, gli amici ti invadono casa, e tu ti chiedi perché ancora i vicini non siano venuti a protestare per il baccano infernale che fate. Ti ritrovi esausto e felice a fine serata e ti rendi conto che questa volta è davvero finita. Ma un poco ti rincuori: tutto ricomincerà l’anno prossimo! Il compleanno 2020 invece (che per me è stato niente meno che il diciottesimo!) non è andato proprio così. Alle 7.00 suona la sveglia e contemporaneamente un sospiro ti esce dalle labbra. Al buio in camera tua sblocchi lo schermo del cellulare e vieni quasi accecato dalla luce del display. Le tue amiche ti hanno già mandato gli auguri, accompagnati da migliaia di cuoricini e faccine felici. Mentalmente le ringrazi, ma in cuor tuo vorresti tanto poterle abbracciare. Mentre fai colazione anche il resto della famiglia si alza, ti baciano, ti fanno gli auguri: “Non è proprio come te lo eri immaginato, eh?”. Direi di no. Alle 8.00 ti aspetta una video lezione, così ti piazzi di fronte al computer con venti minuti d’anticipo. In tanto, sul gruppo di classe su WhatsApp, anche gli altri tuoi compagni ti hanno fatto gli auguri. Durante la lezione, nessuno parla, neppure un bisbiglio; la professoressa spiega le equazioni logaritmiche, e per un attimo ti dimentichi anche di che giorno è pur di cercare di starle dietro e riuscire a capire qualcosa. Alla fine saluti tutti e chiudi la chiamata. Passi tutta la mattina a fare compiti e video lezioni, osservandoti le mani tra una cosa e l’altra, fino all’ora di pranzo. Quando scendi in salotto, ti accorgi che tua madre ha cercato di rallegrare la casa, appendendo alle sedie e ai mobili qualche palloncino trovato nei meandri più nascosti dei cassetti della vecchia vetrina. Guardandoli meglio ti rendi conto che sono palloncini per i gavettoni, per niente adatti per essere