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SANREMO 2022
di Giovanni Gori
Più di una settimana fa si è conclusa la settantaduesima edizione del Festival di Sanremo, condotta da Amadeus per il terzo anno consecutivo e che ha visto la vittoria di Mahmood e Blanco con Brividi, davanti ad Elisa con “O forse sei tu” e a Gianni Morandi, terzo classificato con “Apri tutte le porte”. Questa edizione del festival (come le precedenti) ha ottenuto ottimi consensi da una parte, ma da un altro lato ha sollevato numerose polemiche (che, nel 99,5% dei casi, va detto, sono costruite ad arte), riguardanti soprattutto alcuni ospiti e il comportamento sul palco di alcuni artisti. Andiamo, allora, ad analizzare pregi e difetti di questo Festival che fa parte integrante della nostra cultura dal 1951 e a riflettere sul perché sia diventato così importante per noi italiani da settantun anni a questa parte. Il Festival di Sanremo è, sicuramente, come già accennato, un caso mediatico di enorme importanza, che da anni a questa parte si è trasformato non solo nel più importante evento del panorama musicale italiano, ma anche una palestra di evasione dalla società in cui viviamo, una sorta di realtà alternativa se vogliamo dirla tutta. E’ principalmente nelle ultime tre edizioni, che hanno visto Amadeus al timone, che il Festival ha subìto una sorta di rinnovamento non solo musicale ma anche comunicativo: in particolare il podio finale dell’ultima edizione, inserendo tre generazioni ciascuna con una canzone a modo suo meravigliosa , è stato in grado di accontentare un pubblico enormemente vasto: vi sono due giovani che portano sul palco dell’Ariston una ballata incentrata sui problemi che si hanno ad esternare i propri sentimenti magari per una questione di orgoglio, un’artista affermata che parla d’amore con una delicatezza unica, avvalorata da una voce incantevole; immutata da quella che aveva ventun anni fa quando vinse il Festival alla sua prima e finora unica partecipazione con quel piccolo gioiello che era “Luce (Tramonti a Nord-Est)” e un veterano della musica italiana che porta sul palco un brano ballabile e spensierato firmato Jovanotti , con la stessa grinta che lo caratterizzava fin dagli inizi della sua carriera, nei lontani anni sessanta, dopo essere stato anche un ottimo conduttore del Festival nel biennio 2011-2012. Tra i cantanti in gara ha fatto scalpore l’esibizione di Achille Lauro (in gara assieme all’Harlem Gospel Choir con Domenica, poi giunta al quattordicesimo posto) noto per l’esibizionismo sul palco che mira alle provocazioni contro esponenti della classe politica italiana noti per la loro omofobia e contro membri del clero (quest’anno la polemica era dovuta al fatto che ha simulato un battesimo), provocazioni che molto spesso consentono di distogliere l’attenzione dalle numerose incapacità musicali del soggetto in questione. Ma chi veramente merita una menzione d’onore in questa edizione del Festival sono gli ospiti, che, ognuno a modo suo, hanno portato sul palco quella scossa che, in qualche modo, serviva a far smuovere le coscienze del pubblico e a far riflettere sui nostri punti di vista: in particolar modo, oltre al monologo sul razzismo di Lorena Cesarini, ha suscitato scalpore la partecipazione di Checco Zalone. Il noto comico, infatti, attraverso vari sketch, ha preso in giro l’italiano medio; la sua ironia, tuttavia, ha spaccato in due l’opinione pubblica: da un lato vi sono le persone che lo esaltano per la sua presa di giro, appunto, dell’italiano medio, omofobo e misogino, dall’altra c’è chi, anche e soprattutto tra gli esponenti delle cosiddette “minoranze” parodiate da Zalone, si è sentito offeso da questi sketch, dicendo che inneggiavano alla transfobia. L’intento antiomofobo era abbastanza chiaro (parere personale dell’autore dell’articolo), quindi è strano tutto questo fraintendimento. E c’è da dire che se un uomo di spettacolo riesce a far dividere l’opinione generale, allora è perfettamente riuscito nell’intento di far parlare di sé. Oltre a Zalone ha fatto molto parlare di sé anche Drusilla Foer: partiamo con il dire che Drusilla Foer non esiste nella vita reale(così come non esiste nella vita reale Checco Zalone, maschera inventata da Luca Medici): dietro la maschera dell’irriverente signora anziana, infatti, si cela Gianluca Gori, attore fiorentino, il quale ha creato questo personaggio, Drusilla Foer appunto, sua alter ego al femminile, il (o “la”) quale ha fatto un monologo il cui argomento è stato il monito di non considerare le persone “diverse” (per il loro orientamento sessuale o colore della pelle) ma “uniche”: affermazione che in molti potrebbero dare per scontata, ma che, a ben guardare (specie di questi tempi) non lo è. Quindi, un grande applauso a Drusilla e alla sua geniale irriverenza e sagacia sul palco. Insomma, il Festival di Sanremo, è un evento che, nel bene o nel male, coinvolge tutto ciò che interessa all’Italia e agli italiani: riesce a far stare insieme tutte le generazioni . E poco importa se qualcuno afferma che non segue il Festival e non ascolta le canzoni, perché, in linea di massima, chiunque, una volta finito Sanremo, ha da dire la sua su qualunque cosa si sia fatta polemica e sentirà, magari mentre la passano in radio, oppure sul suo cellulare; per pura curiosità, una canzone tra le tante in gara. Sanremo interessa tutti. Anche quelli che non sono interessati a Sanremo. E questa settantaduesima edizione altro non ne è che l’ennesima prova.
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