di Giovanni Gori
Più di una settimana fa si è conclusa la settantaduesima edizione del Festival di Sanremo, condotta da Amadeus per il terzo anno consecutivo e che ha visto la vittoria di Mahmood e Blanco con Brividi, davanti ad Elisa con “O forse sei tu” e a Gianni Morandi, terzo classificato con “Apri tutte le porte”. Questa edizione del festival (come le precedenti) ha ottenuto ottimi consensi da una parte, ma da un altro lato ha sollevato numerose polemiche (che, nel 99,5% dei casi, va detto, sono costruite ad arte), riguardanti soprattutto alcuni ospiti e il comportamento sul palco di alcuni artisti. Andiamo, allora, ad analizzare pregi e difetti di questo Festival che fa parte integrante della nostra cultura dal 1951 e a riflettere sul perché sia diventato così importante per noi italiani da settantun anni a questa parte. Il Festival di Sanremo è, sicuramente, come già accennato, un caso mediatico di enorme importanza, che da anni a questa parte si è trasformato non solo nel più importante evento del panorama musicale italiano, ma anche una palestra di evasione dalla società in cui viviamo, una sorta di realtà alternativa se vogliamo dirla tutta. E’ principalmente nelle ultime tre edizioni, che hanno visto Amadeus al timone, che il Festival ha 12
subìto una sorta di rinnovamento non solo musicale ma anche comunicativo: in particolare il podio finale dell’ultima edizione, inserendo tre generazioni ciascuna con una canzone a modo suo meravigliosa , è stato in grado di accontentare un pubblico enormemente vasto: vi sono due giovani che portano sul palco dell’Ariston una ballata incentrata sui problemi che si hanno ad esternare i propri sentimenti magari per una questione di orgoglio, un’artista affermata che parla d’amore con una delicatezza unica, avvalorata da una voce incantevole; immutata da quella che aveva ventun anni fa quando vinse il Festival alla sua prima e finora unica partecipazione con quel piccolo gioiello che era “Luce (Tramonti a Nord-Est)” e un veterano della musica italiana che porta sul palco un brano ballabile e spensierato firmato Jovanotti , con la stessa grinta che lo caratterizzava fin dagli inizi della sua carriera, nei lontani anni sessanta, dopo essere stato anche un ottimo conduttore del Festival nel biennio 2011-2012. Tra i cantanti in gara ha fatto scalpore l’esibizione di Achille Lauro (in gara assieme all’Harlem Gospel Choir con Domenica, poi giunta al quattordicesimo posto) noto per l’esibizionismo sul palco