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Tomosintesi: per una prevenzione migliore IL TUMORE AL SENO È LA NEOPLASIA PIÙ FREQUENTE PER LE DONNE. GUARIRE SI PUÒ, GRAZIE ALLE NUOVE TECNOLOGIE DI DIAGNOSI PRECOCE COME LA TOMOSINTESI, EFFICACE E IN GRADO DI IDENTIFICARE ANCHE LE NEOPLASIE PIÙ DIFFICILI E NASCOSTE
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ono circa 47.000 i casi di tumore al seno che in un anno si contano in Italia. Con risvolti molto spesso postivi. La percentuale di sopravvivenza è alta: l’85% delle donne guarisce a cinque anni dalla diagnosi. La parola chiave è tempestività. L’indagine più importante e di prima istanza nella diagnostica del tumore al seno è senz’altro la mammografia. Abbinata all’ecografia risulta un esame completo e accurato. Ma con dei limiti. Come tutte le tecniche diagnostiche il margine di accuratezza varia dal 70 al 90%. Questo significa che non è in grado di riconoscere un certo numero di tumori, circa il 20%, specie se si tratta di seni moto “densi”. Oggi un nuovo strumento, più preciso e all’avanguardia, permette di studiare la mammella in strati. Si chiama Tomosintesi e la sua tecnologia traduce l’analisi di seni difficili in una lettura più dettagliata e specifica, svelando lesioni, anche molto piccole, che nell’immagine d’insieme sarebbero altrimenti mascherate. Un passo avanti impor-
tante per la prevenzione del cancro al seno. Si tratta, in pratica, di una mammografia tridimensionale ad alta definizione e combina immagini convenzionali acquisite a due dimensioni con immagini tridimensionali multistrato ottenibili da un macchinario - la tomosintesi, appunto – che, anziché restare fisso, ruota intorno al seno. Con questo metodo è possibile studiare la mammella anche nella dimensione più profonda, evitando la sovrapposizione delle strutture ghiandolari, consentendo una migliore differenziazione dei tessuti. Una tecnica che garantisce un elevato livello di sensibilità e specificità diagnostica e il risultato finale è una maggiore accuratezza diagnostica. La tecnica di esecuzione è la stessa della mammografia digitale: si effettuano quattro esposizioni (2 per lato) con la sola differenza che la compressione del seno dura qualche secondo in più. Durante l’acquisizione delle immagini, il tubo radiogeno si muove oscillando per “fotografare” diverse angolature della mammella che una volta assemblate e sovrapposte ricostruiscono un quadro d’insieme completo. Consente quindi di studiare la mammella a strati,
L’efficacia è dimostrata Uno studio condotto dalla University of Pennsylvania’s Perelman School of Medicine e pubblicato su The Journal of the American Medical Association ha riportato risultati stupefacenti. Ha coinvolto 13 centri statunitensi e cinquecentomila donne. Più della metà delle donne che hanno partecipato al test sono state sottoposte a screening del seno con mammografia digitale, le altre con un esame integrato di tomo sintesi. Dai risultati è emerso che la metodica mammografica con tomo sintesi è più efficace nel diagnosticare lesioni al seno rispetto a quella tradizionale: 41% in più di tumori al seno invasivi localizzati, 15% richiami per indagini diagnostiche aggiuntive a causa di probabili falsi negativi in meno e il 29% in più di ‘veri’ carcinomi mammari riscontrati.
scomponendola in diverse sezioni (ognuna di un millimetro) e di mostrare in modo chiaro e preciso anche alterazioni minime relative a un tumore di piccole dimensioni che potrebbe rimanere nascoste sotto il tessuto ghiandolare con la mammografia classica. Il successo è confermato dai numeri: il 28% in più di tumori rispetto agli esami tradizionali. di Gabriella Durante, radiologa
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