Studio dell’Adorazione del Bambino mediante analisi scientifiche non invasive
1 a p. 28). Le immagini in alta risoluzione delle tre opere sono state portate in dimensione reale rispetto alle misure delle tavole e successivamente sovrapposte per mezzo di software di elaborazione delle immagini. Il confronto ha permesso di confermare l’uso dello stesso cartone preparatorio per le tre tavole in quanto i personaggi principali sono risultati essere della stessa dimensione sulle tre opere. Ciò ha permesso inoltre di verificare la mancanza di circa diciassette centimetri sul bordo inferiore della tavola in analisi rispetto alla pala della chiesa di San Cristoforo (fig. 2). La tavola doveva quindi probabilmente essere originariamente più lunga e successivamente tagliata forse per adattarla alla cornice attuale non originale. Anche il confronto in figura 1 con la tavola del Museo Leone ha evidenziato una maggiore lunghezza di quest’ultima. Il confronto invece tra le tre Adorazioni e il cartone preparatorio conservato all’Accademia Albertina raffigurante l’Adorazione del Bambino (fig. 1 a p. 85)3, ha permesso di riscontrare una perfetta sovrapposizione solamente con i lineamenti del personaggio sulla destra della tavola conservata al Museo Leone di Vercelli (fig. 3). Per quanto riguarda lo stato di conservazione, la luce radente ha permesso inoltre di identificare i
THIERRY RADELET
L’utilizzo di queste tecniche è stato fondamentale per progettare ed eseguire un intervento di restauro il più adeguato possibile, tenendo in considerazione e documentando le diverse vicissitudini e restauri subiti. Con questo obiettivo, le indagini diagnostiche sono state condotte durante le diverse fasi di restauro al fine di identificare le caratteristiche esecutive e lo stato di conservazione del dipinto, senza comportare alcun campionamento o alterazione dell’opera stessa. La prima analisi non invasiva eseguita è stata la luce diffusa1, fondamentale per documentare le diverse fasi dell’intervento e per verificare lo stato di conservazione del dipinto. Le immagini in luce diffusa sono state messe a confronto con le altre indagini diagnostiche non invasive per ottenere la maggior parte dei dati possibili. Le analisi in luce radente2, che sfruttano anche esse lo spettro della luce visibile e come le precedenti permettono di ottenere informazioni sia sulla tecnica esecutiva che sullo stato di conservazione dell’opera, hanno in questo caso permesso di riconoscere alcune leggere incisioni visibili soprattutto in corrispondenza del manto della Madonna e dell’architettura sullo sfondo. Tali segni sono riconducibili al trasferimento di un cartone preparatorio al supporto del dipinto. A proposito di quest’ipotesi, sono state fotografate altre due opere con lo stesso soggetto: l’Adorazione del Bambino del Museo Leone di Vercelli (fig. 2 a p. 29) e una pala nella sacrestia della chiesa di San Cristoforo di Vercelli (fig.
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Sovrapposizione della tavola in analisi con l’Adorazione del Bambino del Museo Leone in luce diffusa 2
Sovrapposizione della tavola in analisi con la pala d’altare della chiesa di San Cristoforo in luce diffusa