Defendente Ferrari e Gerolamo Giovenone collaboratori ad Avigliana
di tre opere particolarmente compromesse: il trittico di San Gerolamo e una portella con le Tentazioni di sant’Antonio Abate di Defendente Ferrari e il trittico con lo Sposalizio mistico di santa Caterina frutto della collaborazione tra i due artisti. I dipinti erano giunti nella parrocchiale di San Giovanni in seguito alla dispersione del patrimonio artistico delle chiese locali spettanti, in particolare, agli ordini religiosi soppressi dall’editto napoleonico del 1802, come le sedi degli agostiniani e dei francescani, o come la sede degli umiliati già abbandonata dopo il 1571. San Giovanni fu il luogo scelto per raccogliere questo ingente patrimonio artistico che, sebbene brutalmente manomesso, veniva così sottratto al pericolo della dispersione: alcuni dipinti furono “collocati fra informi cornici; altri a pezzi separati; altri tagliati a metà, mal custoditi, e gittati là a casaccio in una stanzaccia senza solaio sopra la sacrestia”1. Fu don Giovanni Maria Vignolo, prevosto della chiesa di San Giovanni dal 1848 al 1860, a promuovere il primo restauro documentato di queste opere, grazie anche alle sollecitazioni di Angelo Boucheron, regio disegnatore e consigliere dell’Accademia Albertina di Torino, che ne aveva saputo riconoscere il pregio in anni fondamentali per la definizione delle identità artistiche della scuola piemontese, con la riscoperta di alcuni dei suoi ‘primitivi’ come il vercellese Gerolamo Giovenone e il recupero, nel 1868, dell’identità stessa di Defendente Ferrari, pittore di Chivasso, grazie al ritrovamento di quello che ancora oggi costituisce l’unico documento noto riguardante la sua attività artistica: la commissione della grande ancona per l’altare maggiore della chiesa della precettoria di Sant’Antonio di Ranverso in Buttigliera Alta, non lontano da Avigliana, affidatagli il 21 aprile 1530 dalla comunità di Moncalieri e già in loco il 17 gennaio 15322. Le sue opere, ricercate nell’Ottocento da collezionisti e istituzioni museali, erano circolate fino ad allora sotto il nome altisonante di Dürer e del Perugino o con il riferimento allo stesso Giovenone.
Note sulla tecnica di esecuzione e sul restauro del trittico con lo Sposalizio mistico di santa Caterina
T I Z I A N A C AVA L E R I PA O L A M A N C H I N U BERNADETTE VENTURA
Dal 2014 il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” (CCR), grazie alla collaborazione con la Diocesi di Torino e al sostegno della Compagnia di San Paolo, si è fatto promotore di un progetto per l’analisi, il restauro e la conservazione dei dipinti su tavola (polittici, pale d’altare e portelle dipinte fronte e retro) che ornano gli altari e il presbiterio della chiesa parrocchiale dei Santi Giovanni Battista e Pietro ad Avigliana, uno dei più importanti nuclei di opere del Rinascimento piemontese conservati fuori da una sede museale. La possibilità di avviare lo studio scientifico comparato e il restauro di tali dipinti riferibili a due dei principali protagonisti della pittura del Cinquecento piemontese, Gerolamo Giovenone e Defendente Ferrari, in un momento iniziale e condiviso della loro carriera artistica, quando, dopo la comune formazione presso la bottega di Giovanni Martino Spanzotti, operano in modi straordinariamente simili, e poi in anni più inoltrati, quando Defendente, ormai autonomo, è a capo di una efficiente bottega pittorica, costituisce certo uno degli aspetti più rilevanti e, al tempo stesso, ambiziosi di questo progetto. Dopo l’avvio di un cantiere conoscitivo preliminare, è stato finora possibile completare il recupero
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