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I PADRI DELLA CHIESA E LA GIUSTIZIA SOCIALE

12. Benedetto guarisce un appestato. Affresco, inizi del X secolo. Basilica di San Crisogono, Roma, navata laterale destra della chiesa inferiore. L’affresco mette in luce le opere di misericordia, parte integrante del dovere del monaco. 13. Sacra di San Michele, Val di Susa, Piemonte. Siamo sulla via del pellegrinaggio che dall’Italia conduce a Santiago de Compostela, e che viceversa dalla Francia porta a Roma. Il monachesimo ha sempre promosso e aiutato i pellegrini, sino alla nascita di appositi ordini. Nel Medioevo, quando andare in Terra Santa era divenuto proibitivo, Cluny è stata il principale promotore del pellegrinaggio a Santiago.

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14. La certosa di Pavia è oggi retta dai monaci cisterciensi. L’alternanza degli ordini religiosi ha mantenuto vivo questo straordinario luogo del monachesimo occidentale. Si vedono con chiarezza le casette (celle a due piani) dove i Certosini avevano l’alloggio e il laboratorio, vera espressione di una «città monastica».

15. La tenda di Abiodh-sidi-Cheikh, in Algeria, usata da Magdeleine di Gesù, fondatrice delle Piccole Sorelle. Attratta dall’esempio e dalla spiritualità di Charles de Foucauld, nel 1936 Magdeleine Hutin partì per l’Africa, dove sperimentò l’amore per il piccolo Gesù e il desiderio di amicizia tra persone di diversa religione. Tornò in Europa, dove la sua congregazione fu approvata nel 1964, e costituì il suo centro presso la Fraternità delle Tre Fontane a Roma.

16. L’ultima parte della vita di Magdeleine di Gesù fu dedicata alla Russia e al dialogo con le Chiese ortodosse. La vediamo qui in una foto del 1972, sulla porta della camionetta chiamata «Stella fi lante», vera fraternità su ruote, nella quale viaggiava nei paesi dell’Est europeo, ancora sotto i regimi di stampo sovietico-stalinista.

con il povero consisteva fondamentalmente in un impulso caritatevole del povero volontario verso il povero involontario. Ovviamente, non tutti i monasteri potevano contare sulle stesse risorse, ma in generale si ingegnavano per raccogliere elemosina, ridurre i propri consumi e trovare aiuti, con i quali mantenere la casa di accoglienza e distribuire gli alimenti per quanto era possibile. La Regola di san Fruttuoso stabiliva che, quando venivano consegnate ai monaci nuove vesti, calzature o lenzuola, l’abate dovesse distribuire i vecchi capi tra gli indigenti. La Regola Comune, da parte sua, obbligava i candidati alla vita monastica a spogliarsi dei beni e a donarli interamente ai poveri. In situazioni estreme, alcuni monasteri vendettero i propri «tesori», allo scopo di sostentare quanti vivevano condizioni drammatiche. Il biografo dell’abate Odilone lo defi nisce «bastone dei ciechi, dispensa degli affamati, speranza dei disperati, consolazione degli affl itti». L’Italia costituisce un esempio speciale dell’interazione esistente fra i monasteri, la vita ecclesiastica e sociale, e lo sviluppo culturale di un paese. Incontriamo il loro infl usso religioso, sociale e civile in tutte le regioni e in tutte le epoche, in modo speciale durante il Medioevo. Nacquero in quest’epoca alcune delle riforme più interessanti; alcuni papi provenienti da questi cenobi intervennero nel grande movimento di trasformazione istituzionale della Chiesa e infl uirono sull’allargamento della partecipazione dei cristiani alla vita religiosa. Inoltre, fu in Italia che il monachesimo costituì il punto di riferimento privilegiato per quei laici che desideravano vivere in modo più diretto il loro rapporto con Dio, farsi poveri per Cristo e partecipare alla vita apostolica. Lungo gli itinerari che conducevano a Roma o a Santiago, i monasteri preparavano gli alloggi, gli ospedali o i rifugi che venivano utilizzati da chi camminava spesso in condizioni diffi cili, tanto fi siche quanto spirituali. L’opera dei monaci anglosassoni nei paesi dell’Europa settentrionale e centrale e in Italia (san Colombano a Bobbio) risultò straordinaria. Gli attuali Paesi Bassi, la Germania, parte della Polonia, la Boemia, la Danimarca e la Svezia furono evangelizzati in gran parte da questi monaci. Si trattò di un’opera di evangelizzazione e, allo stesso tempo, di civilizzazione. I monasteri si trasformarono in centri di vita religioso-ecclesiastica e in focolai di irradiazione culturale. Le biblioteche, lo sforzo immane di copia dei manoscritti, che riuscì a salvare e a conservare buona parte della cultura greco-romana, gli scritti dei monaci, le cronache dell’epoca sono il frutto di un travolgente fervore culturale. Non si trattò, senza dubbio, di un mero interesse per la cultura, ma di amore umano per la presenza di Dio nelle creature e per l’instaurazione del suo regno nel cuore dei popoli. Era un amore che umanizzava, che introduceva leggi, norme e costumi che addolcivano e rendevano più benigni, compassionevoli e benefi ci gli usi e i modi di vita di popoli che, in questa maniera, vennero incorporati nella storia europea. Ancora oggi, in un mondo e in una Chiesa molto diversi, i monasteri attirano credenti che desiderano ritirarsi in luoghi adatti alla preghiera e all’incontro con se stessi e partecipare a liturgie ben curate; attirano inoltre tutte le persone che cercano il silenzio e la possibilità di un incontro con Dio. In un mondo tanto rumoroso e con molte più domande che risposte, molte persone desiderano confrontarsi con le grandi questioni della vita e della morte, e si recano nei «deserti» monastici per vedere se riescono a incontrare in quei luoghi le risposte ai loro interrogativi. I monasteri contano meno monaci di prima, ma più visitatori che mai. In genere non si tratta di semplici turisti o curiosi. Benché molti non saprebbero dire perché vi vengano a passare qualche giorno, non si andrà lontani dal vero nel pensare che tanti sperano di trovare qualche risposta alle proprie inquietudini, confermando il motto che troviamo scritto in alcuni monasteri: «Dio è qui»17 .

17. Frère Roger Schutz parla a una larga assemblea di convenuti a Taizé. Nel secondo dopoguerra del XX secolo la comunità monastica di Taizé, in Francia, è stata un richiamo per molti giovani a percepire la dimensione comunitaria del cristianesimo. L’esistenza di una, se pur piccola, comunità monastica vissuta diveniva così un invito a tutti per riscoprire una dimensione fondamentale del cristianesimo.

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Capitolo 16 LÀ DOVE SI CONCENTRA IL DOLORE, BRILLA LA VICINANZA DI MARIA

La processione dei malati sull’immensa spianata davanti alla grande basilica segna la differenza tra la fede e l’incredulità. Ciò che per alcuni risulta essere un assembramento patetico e paranoico per altri è la scoperta dell’incontro ineffabile tra l’amore e la misericordia, tra il mistero del dolore e l’angoscia e la capacità di vicinanza e di compassione degli esseri umani. Lourdes è un luogo sconcertante. Sotto un involucro di botteghe e oggetti esteticamente orridi, di ristoranti e alberghi, attraversato dal fi ume e dagli alberi che lo affi ancano, troviamo uno spazio sorprendente di silenzio e di preghiera. Le persone che si affollano davanti alla grotta pregano, aprono i loro cuori al Signore, effondono le loro angosce e le loro pene, supplicano e rendono grazie. Sono per la maggior parte cariche di infermità proprie o altrui, fanno il conto delle disgrazie che le affl iggono, dei familiari o degli amici che soffrono, del male che le circonda. È sorprendente pensare all’immenso dolore umano che si concentra in uno spazio così piccolo, dolore dell’anima e del corpo, dolore proprio e degli esseri più cari, dolore del mondo che non pochi assumono su di sé per vocazione e generosità. Tutti sono coscienti di essere accolti per quello che sono e tutti scoprono la tenerezza di un Dio che li libera della loro miseria personale e del loro senso di colpa. Quando la teca col Santissimo percorre i corridoi in cui si allineano malati di ogni genere, i loro accompagnatori e quelli che, pur sani, sono carichi dei propri dolorosi limiti, si riproduce con altri parametri l’incontro di Cristo con l’emorroissa, con gli indemoniati, con gli invalidi della piscina Probatica, con i pubblicani, con i morti come Lazzaro. Si tratta di un momento affascinante, atemporale, che suscita sentimenti diffi cili da defi nire: è l’amore di Dio che si spande e dà per frutto una tale concentrazione di amori umani. Così tanti piccoli che diventano grandi, così tanti sconsolati che trovano incoraggiamento, così tanti orfani abbracciati, così tanti malati consolati. L’amore limitato si arricchisce dell’immensità dell’amore vero. È l’incontro di Dio con la creatura che, fi nalmente, trova il suo posto. In questo incrocio di sguardi fra l’Eterno e i suoi fi gli, in questo ritrovarsi di chi genera ed è generato, Maria è una creatura che attira tutti gli sguardi e tutti i sospiri di quanti la percepiscono fatta della loro stessa creta, ma già nelle mani del comune Vasaio18 . Altrettanto accade a Fatima, a Guadalupe in Messico, a Częstochowa, a Luján e in mille altri luoghi in cui da secoli e secoli gli esseri umani piangono le proprie miserie e sorridono con fi ducia. In queste cappelle, santuari e basiliche si concentra la miseria umana, i poveri e gli abbandonati, chi ha partorito tanti fi gli senza vederne nessuno vivo, chi ha vissuto con lo stomaco sempre vuoto, chi conosce l’ingiustizia senza sapere che cosa sia la giustizia. Ma, nonostante questo, quanta speranza nei loro cuori, quanta riserva di amore in vite maltrattate, con che tenerezza si avvicinano alla Vergine, l’unica sicurezza in vite esposte alle intemperie! In queste diverse case della Vergine, questa valle di lacrime sembra trasformarsi in uno spazio di pace. Là tutto è possibile, la salute, la felicità, l’incontro e, soprattutto, l’amore. Non sanno leggere, ma conoscono la storia delle sacre rappresentazioni in cui ci vengono raccontati l’amore di Dio per i suoi fi gli e la preoccupazione della Vergine Maria per i suoi devoti. Sanno bene a chi è apparsa Maria, gente come loro, pastorelli ignoranti, la giovinetta Bernadette, Juan Diego, l’indio invalido che trovò l’immagine della Vergine sul suo mantello. Non sono importanti, né letterati, né teologi, ma persone per cui Dio è importante ed è accolto nelle loro vite. Sanno solo amare,

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1. Nostra Signora di Fatima. Immagine in ceramica azzurra posta sul fi anco della capelinha (cappellina), cuore dell’omonimo santuario. Si trova all’interno della chiesa, nel luogo dove avvenivano le apparizioni.

2. Madonna di Czestochowa. I colpi inferti al dipinto sono considerati il simbolo delle sofferenze della Polonia.

3. Juan Diego con la Vergine. Immagine in ceramica, Puebla, Messico. La Madonna imprimerà la sua immagine con i raggi sulla tunica dell’indio. La scritta «non fecit» signifi ca che l’immagine di Nostra Signora di Guadalupe non fu dipinta da mano d’uomo, ma impressa miracolosamente.

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4. Processione eucaristica a Lourdes.

5. Pellegrini davanti alla grotta delle apparizioni, Lourdes. Davanti ad essa scorre il fi ume Gave.

6. Un pellegrino raccoglie l’acqua di Lourdes in una bottiglietta che riproduce la statua della Madonna.

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8 7. Pellegrinaggio di un’associazione sportiva messicana con stendardi della Vergine di Guadalupe.

8. Danzatori con costumi indios sul sagrato della basilica di Nostra Signora di Guadalupe, Messico. Sullo sfondo la grande cella campanaria davanti ai due santuari della Vergine di Guadalupe, quello vecchio e quello nuovo.

con semplicità, con spontaneità, con generosità. Per questo confi dano pienamente nella madre di Gesù. Si scoprono anche tanti fratelli che si danno da fare per accompagnare i malati, incapaci di giungere a Lourdes da soli. Medici e infermiere, migliaia di volontari che li accudiscono nel viaggio, nella città e nel santuario, barellieri nella grotta, sulla spianata e nelle vasche dove si dirigono i malati pieni di speranza. Tutti mobilitati per facilitare il desiderio degli infermi di giungere all’incontro con la Vergine. Il bagno rituale è uno degli obblighi normalmente prescritti ai pellegrini che arrivano alla fi ne del loro cammino. La simbologia dell’acqua e dell’immersione è presente da tempo immemorabile nella storia dell’umanità. I testi sacri ci parlano dell’acqua che simbolizza la sostanza primordiale dalla quale nascono tutte le creature. L’acqua costituisce la fonte e l’origine, la matrice del cosmo e il sostegno della creazione. L’acqua cura, ringiovanisce e assicura la vita. Purifi ca e rigenera perché annulla, dissolve e cancella. Per mezzo dell’immersione, l’uomo muore simbolicamente e rinasce purifi cato e rinnovato. Questa simbologia immemorabile fu scelta e arricchita da Cristo: è il battesimo del cristiano. A Lourdes il bagno costituisce un elemento simbolico importante19 . In effetti, fi n da subito, il popolo cristiano comprese che l’amore umano intrecciato con quello divino fl uiva spontaneamente dall’umile e giovane Maria, che si era trovata un Bambino in seno benché nella sua breve vita avesse amato solo Dio. Per questo nelle cappelle e nelle chiesette si trovava sempre una statua o un dipinto o un mosaico che rappresentava la Vergine con il Figlio sulle ginocchia. Ella accoglieva chi si avvicinava, mentre il Bambino sorrideva. I cristiani, quasi sempre poveri e sottomessi a forze ogni volta più grandi di quanto potessero sopportare, chiedevano aiuto a Maria, e Dio era con loro. La letteratura medievale dei paesi cristiani annovera storie bellissime sull’affetto materno di Maria per i suoi fi gli. Nei miracoli di santa Maria ricorrono scene di malati, di storpi o ciechi, di incidenti cruenti o di violenze subìte ad opera di personaggi malvagi; i prigionieri sono riscattati o si ottiene il pentimento dei peccatori. Quasi sempre si tratta di persone del popolo, umili, invalidi, orfani, incapaci di reagire o di difendersi. Si trovano abbandonati e cercano protezione. È la Vergine che intercede, aiuta, salva, cura. La Vergine che pronunciò davanti a sua cugina Elisabetta l’inno dei poveri e che apparteneva ai poveri per nascita e per vocazione. Los milagros de Nuestra Señora di Gonzalo de Berceo o le Cantigas de Santa María, raccolte da Alfonso X, costituiscono esempi che si ripetono in tutte le letterature medievali europee. Si spiega così l’immenso fervore mariano presente in tutti gli ambiti cristiani. Tutte le abbazie cisterciensi sono consacrate al dolce nome di Nostra Signora, e già nell’XI secolo le cattedrali gotiche furono consacrate al Fiore di Jesse, manifestando un culto di intercessione senza eguali. La ricostruzione della cattedrale di Le Puy attesta l’importanza del grande pellegrinaggio mariano, che la Guida del Pellegrino di Santiago accoglie, assegnandole un’importanza fondamentale nell’ambito di uno dei cammini compostellani. In effetti, i pellegrinaggi ai santuari mariani costituiscono una fi tta matassa di amore e di speranza che copre tutta la mappa della cristianità medievale. Maria rappresenta la presenza e la vicinanza della madre in un mondo che continua a essere un mistero per noi. «Ecco tua madre» ne è la promessa e il complemento. L’esperienza del sacro dei cristiani comuni ha avuto nella storia cristiana due punti di riferimento, relativi alla loro ansia di essere amati e di essere salvati: Cristo e Maria. Essi sono consapevoli che Cristo è Dio, l’Alfa e l’Omega della vita del mondo e della vita umana; il loro salvatore è punto di riferimento assoluto, mentre Maria è loro madre, madre di Cristo e madre nostra, le braccia tra cui ci ripariamo, ci rannicchiamo, gemiamo, piangiamo e speriamo. Per questi motivi, nella messa votiva della Vergine Maria, preghiamo in questo modo: «O Signore Dio concedi a noi tuoi servi una continua sanità di anima e di corpo e per la gloriosa intercessione della Beata sempre Vergine Maria, liberaci dalle trístezze della vita presente, e facci conseguire la gioia eterna».

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9e 9. Immagini di musicisti, dalle illustrazioni delle Cantigas de Santa María di Alfonso X, re di Castiglia, presenti nel manoscritto b.I.2, conservato in Spagna alla Real Biblioteca del Monasterio de El Escorial; il manoscritto fu eseguito a Siviglia durante il regno di Alfonso, fra il 1280 e il 1283. I numerosi strumenti raffi gurati non si intendono via via utilizzati per accompagnare questa o quella cantiga, ma servono solo per evocare l’idea della musica. Tuttavia può darsi che tutti o molti dei suonatori fossero menestrelli al servizio del sovrano.

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