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5.2. Il tempio a Roma: le testimonianze letterarie
from THE ORIGINS OF ROME
by Jaca Book
74. Fregellae, pianta ricostruttiva della domus 7.
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75. Fregellae, pianta delle terme: in nero, la fase di III secolo a.C.; in grigio, la fase degli inizi del II secolo a.C.
76. Fregellae, ricostruzione di un ambiente voltato delle terme. parte ricostruite nei primi decenni del II (fig. 72). Si tratta in gran parte di abitazioni appartenenti all’aristocrazia locale, come si deduce, oltre che dalla qualità della decorazione, dalla stessa vicinanza al Foro. Una conferma sicura è la presenza, in alcune di esse, del vestibulum, ovvero del piccolo ambiente situato al di fuori della porta d’ingresso, destinato alla sosta dei clientes che precedeva la salutatio mattutina al patrono, proprietario della casa. Si tratta di domus ad atrio del tipo tradizionale, di una superficie media di 350-400 mq., che presentano ricchi apparati decorativi, comprendenti pavimenti in cocciopesto con tessere di calcare, mosaici, intonaci di «primo stile» e terrecotte ornamentali e figurate.
Si possono identificare tre fasi edilizie principali: l’ultima di queste è probabilmente da collegare con le notizie sull’immigrazione a Fregellae di 4000 famiglie peligne (territorio di Sulmona) e sannite, installate in città prima del 177 a.C., come ricorda Livio (XLI, 8). Questa fase, che si prolunga fino alla distruzione della città nel 125 a.C., appare come una radicale e traumatica ristrutturazione del centro urbano, in particolare delle domus più ricche, che vengono in gran parte trasformate in officine per la fabbricazione delle stoffe di lana.
Di poco più antica è la fase precedente, che consiste per lo più in un sistematico intervento di ristrutturazione e di ridecorazione delle case, che assumono allora un aspetto di particolare lusso: siamo negli anni immediatamente successivi alla guerra annibalica, nei primi decenni del II secolo a.C., quando anche a Roma si verifica un fenomeno analogo, sia nell’edilizia pubblica che nell’edilizia privata.
Infine, in alcuni settori è stato possibile identificare l’esistenza di una fase più antica: in un punto, anzi, un intervento di livellazione attribuibile alla seconda fase (analogo e contemporaneo a quello che si può riscontrare nelle terme), dell’inizio del II secolo a.C., ha ricoperto edifici sottostanti. In un caso, è stato possibile portare alla luce una casa, che si può attribuire agli anni finali del IV secolo e all’inizio del III (fig. 74). Siamo così in grado di conoscere un esempio di abitazione aristocratica mediorepubblicana in un soddisfacente stato di conservazione. Si tratta di una domus ad atrio tuscanico, dotata di un impluvio pavimentato con mattonelle a losanga e decorata con intonaci di «primo stile» con pannelli policromi a rilievo, attribuibili alla metà del III secolo a.C.: l’esempio più antico conosciuto nell’Italia peninsulare non greca. I pavimenti sono di vario tipo: in particolare, cocciopesti decorati con tessere di calcare, di un tipo che in genere veniva datato non prima del II secolo a.C.
Anche in altri settori della città sono stati recuperati pavimenti relativi alla fase più antica: eccezionale tra questi un elemento circolare a mosaico, costruito con semicerchi in due colori (realizzati con calcare e cotto) (fig. 78), collocato al centro di un pavimento in cocciopesto decorato con tessere di calcare. Al di sotto di questo, al momento dello stacco, si è rinvenuta una fossa circolare, più o meno coincidente per dimensioni con il mosaico, riempita con materiali (soprattutto ceramica a vernice nera) databile non dopo gli inizi del III secolo. Il mosaico dovrebbe essere di poco più tardo, e comunque non posteriore alla metà del secolo: anche in questo caso, si tratta del più antico esempio conosciuto nel Lazio, confrontabile con esemplari analoghi scoperti recentemente a Pompei, anch’essi del III secolo a.C.
Nel complesso, le scoperte di Fregellae contribuiscono in modo determinante alla ricostruzione di una cultura coloniale, che ci fornisce un preciso riflesso della situazione urbana di età medio-repubblicana. Per la prima volta, in modo così ampio, siamo in grado di valutare la qualità e il grado di ellenizzazione della società latina contemporanea attraverso un insieme di prodotti artistici (dall’edilizia ai pavimenti alla decorazione pittorica) che si conoscevano solo per periodi più tardi, e la cui esistenza in una fase così precoce costituisce un dato del tutto inedito.
77. Fregellae, terme, fase di III secolo a.C.: pavimento in pelte policrome di terracotta.
Nel 304 a.C., nell’intervallo tra la seconda e la terza guerra sannitica, Roma mise in atto una sistematica operazione di conquista e di controllo dell’area interna della penisola (odierno Abruzzo) abitata dagli Equi e dai Marsi. In soli cinquanta giorni furono conquistati e distrutti 41 centri fortificati degli Equi, sterminando gran parte della popolazione (Livio, IX, 45). Nell’area così occupata vennero fondate due colonie latine, Carseoli (298 a.C.) e Alba Fucens (303). Quest’ultima ricevette ben 6000 coloni, ciò che conferma il rilevante ruolo strategico della nuova fondazione. Per collegare quest’area con Roma era stata già avviata poco prima (probabilmente nel 307) la creazione della via Valeria, che prolungava verso est il più antico tracciato della via Tiburtina.
La storia urbana della città è stata in gran parte chiarita dagli scavi di una missione belga. Il sito comprende tre colline, tra la quali si estende una zona pianeggiante, che venne occupata dal vero e proprio abitato (figg. 83, 87). La sommità più alta (1016 m) rimane inesplorata, occupata com’è dal villaggio moderno di Massa d’Albe, distrutto dal terremoto del 1915 e in seguito abbandonato. Qui doveva trovarsi l’arx della città, con almeno un tempio. Le altre due colline, il Pettorino a est e il colle di S. Pietro a sud, erano occupate anch’esse da due templi. L’area della città, di circa 45 ettari, è limitata da una grande cinta in opera poligonale di calcare, lunga quasi tre km e con quattro porte.
L’impianto urbanistico è sostanzialmente quello originario, come si deduce dalla presenza di grandi cloache, certamente realizzate per prime, e dai muri in opera poligonale, orientati come le vie, disposti sulle pendici delle tre colline e destinati a sostenere i terrazzamenti che ospitavano le abitazioni.
La rete viaria, corrispondente al più antico impianto della colonia, è costituita da un sistema di grandi assi paralleli orientati da nord-ovest a sud-est, che percorrono nel senso della lunghezza il pianoro (detto Piano di Civita). Il principale corrisponde al tratto urbano della via Valeria, come dimostra il miliario 68 della via, con il nome di Magnenzio (350-351 d.C.), ancora in situ. Vie perpendicolari vengono a formare un reticolo regolare, con i lati lunghi disposti secondo le vie principali.
Il settore pubblico della città occupa il centro del vallone. Qui si trova la piazza del foro, allungatissi-
78. Fregellae, restituzione grafica di un emblema in mosaico policromo.
79. Fregellae, due terrecotte votive. 80-82. Fregellae: telamone in terracotta dalle terme, tipo «anziano»; telamone in terracotta dalle terme, tipo «giovane»; rilievo votivo in terracotta.