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La verità

alzando tornado di polvere, cambiando fronte, smarcando, aprendo il gioco, suggerendo assist, offrendo il tiro, portando al gol. Tali sequenze, incalzate dalla colonna sonora, vengono spezzate o accompagnate da inquadrature aeree che, utilizzate come fanno i tattici moderni per analizzare i movimenti della squadra, mostrano le linee di difesa, centrocampo e attacco che ondeggiano lungo il rettangolo di gioco.

Nonostante il tentativo di caricarla di personaggi, volti e significati, l’opera prima di Carnesecchi, ben fotografata da Stefano Ferrari, dà il meglio quando ricorda Goal! (2005) e non L’uomo in più (2001), Shaolin Soccer (2001) e non un Guy Ritchie alla romana.

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Prodotto da Freak Factory e Duel Produzioni, La Partita è stato distribuito, nelle sale italiane, da Zenit Distribution.

GiorGio FEdErico mosco

di Hirokazu Kore-Eda

Origine: Francia, Giappone, 2019 Produzione: Muriel Merlin per 3B Productions, Coproduttori Myuki Fukuma, Matilde Incerti. Coproduzione 3B PRODUCTIONS BUNBUKU & M.I MOVIES, FRANCE 3 CINÉMA, CON LA PARTECIPAZIONE DI FRANCE TÉLÉVISIONS, CANAL+, CINÉ+, LE PACTE, WILD BUNCH, GAGA CORPORATION Regia: Hirokazu Kore-Eda Soggetto e Sceneggiatura: Hirokazu Kore-Eda, Léa Le Dimna (adattamento) Interpreti: Catherine Deneuve (Catherine), Juliette Binoche (Juliette), Ludivine Sagnier (Ludivine), Roger Van Hool, Ethan Hawke Durata: 106’ Distribuzione: Bim Distribuzione Uscita: 10 ottobre 2019

FFabienne Daugeville, rinomata attrice del cinema francese e internazionale, giunta ormai in età senile dà alle stampe la sua autobiografia. In occasione dell’uscita del libro, sua figlia Lumir, sceneggiatrice che vive da anni a New York, le fa visita con il marito americano Hank, un attore di web series, e con la piccola Charlotte loro figlia. La famiglia newyorkese piomba in casa di Fabienne nel bel mezzo di un’intervista che l’attrice ha

concesso a un giornalista che le sta ponendo una serie di domande rese presto maldestre e impacciate dalle reazioni dell’attrice.

La convivenza inizia piuttosto allegramente tra racconti del passato e trucchi per allietarlo nel presente. Nel giardino della villa, ad esempio, c’è una tartaruga di nome Pierre e Lumir spiega alla figlia Charlotte che si tratta del nonno. In seguito, quando nonno Pierre farà una breve apparizione, la nonna Fabienne confermerà la cosa dicendo che l’ha trasformato proprio lei in una tartaruga e che ogni tanto lo perdona e lo ritrasforma in umano.

Lumir e Fabienne iniziano presto a discutere con crescente acrimonia dapprima del libro e poi del passato. Lumir è convinta che la madre non abbia mai voluto che ne leggesse le bozze per via delle numerosissime discrepanze tra quello che ricorda e ciò che scrive l’attrice. Dai loro dialoghi vengono fuori antichi e mai sopiti rancori: Lumir accusa Fabienne di essere stata disattenta e assente durante tutta la sua infanzia - oltre che severa e oscura - per cui il suo modo di percepirsi nell’autobiografia è del tutto menzognero. Intanto Fabienne deve decidere se fare o no un film con un regista che l’adora, ma di cui non capisce lo stile. Nonostante le critiche alla sceneggiatura, l’attrice accetta la proposta.

La serenità della vita in casa di Fabienne risente delle continue punzecchiature delle due donne e dell’ironia un po’ malevola nei confronti di Hank e del suo lavoro di attore non particolarmente brillante nonché del suo passato segnato dal problema dell’alcolismo. Intanto Luc, maggiordomo e agente di Fabienne, avendo subito l’omissione della sua presenza nell’autobiografia dell’attrice dopo tanti anni di fedele servizio, decide di abbandonarla trasferendosi in Bretagna.

Lumir deve quindi accompagnare la madre sul set dove sta girando il film di fantascienza al quale si è decisa a prendere parte solo perché la protagonista è Manon Clevel, l’attrice francese del momento, acclamata dalla critica come sua erede assoluta. Nel film l’anziana attrice interpreta il ruolo della figlia di Manon che, a causa di una malattia, decide di vivere su un altro pianeta per i due anni che le restano da vivere, tornando ogni sette sulla Terra e ritrovando dunque la figlia dapprima solo cresciuta, poi coetanea, infine più anziana di lei.

I dialoghi del film, la bravura eclatante di Manon, la presenza interrogativa di Lumir conducono Fabienne a rivangare ricordi quasi rimossi circa un’attrice rivale, Sara, sua amica, morta durante un terribile incidente stradale quando Lumir era piccola. All’ultimo ciak del film Fabienne, Manon e Lumir si ritrovano emotivamente molto vicine e madre e figlia decidono di regalare alla giovane attrice un abito appartenuto a Sara.

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