7 minute read

Hammamet

to al film un tocco di naturalezza in più - anche se sarebbe più opportuno parlare di “non artificiosità” - data l’apertura al brivido dell’imprevisto e dell’improvvisazione, caratteristica di molti documentaristi.

Tutti gli sforzi del regista, dei collaboratori e della produzione (Vivo film insieme a Rai Cinema) sono stati ripagati dal premio FIPRESCI per la sezione Panorama alla 69ª edizione della Berlinale.

Advertisement

GiallorEnzo di mattEo

di Gianni Amelio

U

Un Craxi bambino rompe un vetro in collegio. Nel 1989 al 45° Congresso del Partito Socialista Italiano, Bettino Craxi parla della vittoria socialista, dopo gli applausi, viene eletto con il 92% delle preferenze. Il tesoriere del partito, Vincenzo Sartori, lo avvicina alla fine del congresso e gli dice che il PSI, se continua così, non gli sopravvive, tutto gli sta crollando addosso. Poi Vincenzo gli presenta le sue dimissioni ma Craxi difende il suo operato impedendogli di abbandonare il partito. In seguito il partito socialista verrà travolto dalle inchieste di tangentopoli. Craxi cade in disgrazia e Sartori si suicida.

L’azione si sposta in Tunisia alla fine del secolo scorso. Craxi, malato di diabete, si è rifugiato nella sua villa di Hammamet dove vive con la moglie e la figlia Anita. Un giorno, Fausto, figlio di Vincenzo Sartori, si introduce nella villa evitando i controlli. Il giovane è venuto per portargli una lettera in cui il padre morto gli rimprovera una serie di illegalità. Craxi lo accoglie in casa. Ma la figlia Anita non vede di buon grado la presenza del ragazzo, anche perché il padre le toglie l’incarico di trascrivere le proprie memorie per affidarlo a Fausto.

Il ragazzo inizia a seguire Craxi nella sua vita quotidiana e comprende i suoi problemi da vicino: le sofferenze fisiche indotte dalla malattia, il rapporto con il figlio Bobo e l’infamante marchio che le indagini del pool di “mani pulite” gli ha messo addosso.

Craxi confessa a Fausto di sapere che ha una pistola e gli fa una proposta: se lo farà vivere, in cambio gli promette che si farà riprendere mentre racconta alcuni segreti che potrebbero chiamare in causa alcuni assetti politici attuali. Fausto accetta e realizza il filmato, poi sparisce.

Ad Hammamet arriva l’ex amante di Craxi e chiede ad Anita di incontrare il padre del quale si dice ancora innamorata. La donna incontra l’ex segretario socialista nella stanza di un hotel.

Poco dopo Craxi nella sua villa riceve la visita di un vecchio amico, militante di un altro partito. I due parlano di vecchia e nuova politica. Le condizioni di salute di Craxi peggiorano: gli viene diagnosticato un tumore al rene e gli viene detto che l’intervento sarebbe difficile in Tunisia. Gli viene consigliato di operarsi in Italia anche se ciò comporterebbe un eventuale arresto. Anita organizza l’intervento in Italia ma, al momento di partire, Craxi si rifiuta di salire in aereo.

L’intervento avviene in Tunisia e sulle prime sembra riuscito. Craxi torna nella sua villa su una sedia a rotelle ma sembra riprendersi. Poi le sue condizioni precipitano: un giorno racconta alla figlia un sogno. A Milano, in cima al Duomo, Craxi incontra suo padre che gli dice che lo stava aspettando. Poi l’anziano genitore lo conduce in un teatro dove si mette in scena uno spettacolo satirico durante il quale il suo cadavere

Origine: Italia, 2018 Produzione: Agostino Saccà per Pepito Produzioni con Rai Cinema, in Associazione con Minerva Pictures Group ed Evolution People Regia: Gianni Amelio Soggetto e Sceneggiatura: Alberto Taraglio, Gianni Amelio Interpreti: Pierfrancesco Favino (Bettino Craxi), Renato Carpentieri (Il politico), Claudia Gerini (L’amante), Livia Rossi (La figlia Anita), Luca Filippi (Fausto Sartori), Giuseppe Cederna (Vincenzo Sartori) Durata: 121’ Distribuzione: 01 Distribution Uscita: 9 gennaio 2020

viene sbeffeggiato. Poi Craxi ha un altro flash della sua infanzia in collegio in cui rompe un vetro con una fionda. Il mattino dopo, Anita trova il padre morto nel giardino della villa.

Qualche tempo dopo a Milano. Anita viene chiamata dal direttore di una clinica psichiatrica perché un paziente ha chiesto di incontrarla, l’uomo è ricoverato da più di un anno e parla solo di lei e di suo padre. Si tratta di Fausto Sartori, ormai fuori di testa. L’uomo chiede ad Anita dove hanno sepolto il padre, poi le dà un nastro dove c’è registrato tutto quello che Craxi non aveva mai detto a nessuno. Fausto le chiede di proteggere quel nastro a costo della vita. Anita lo prende, poi dice al direttore di non aver mai conosciuto quell’uomo e va via.

Nell’ultima scena un vetro viene rotto da una fionda.

I

Il crepuscolo della vita di un uomo non più potente ma solo, circondato da-

gli affetti familiari più stretti ma anche da fantasmi, un politico tra i più controversi e discussi dello scenario politico degli ultimi quarant’anni, Bettino Craxi.

Il suo nome non è mai pronunciato durante il film di Gianni Amelio, come non sono mai pronunciati molti nomi delle figure che lo circondano. Certo è che Hammamet si focalizza sul tramonto dell’uomo politico, non volendo fare una biografia né il racconto esaltante o travagliato di un partito, come ha ammesso lo stesso regista.

L’intento, a detta di Amelio, era di rappresentare “comportamenti, stati d’animo, impulsi, giusti o sbagliati che fossero, cercando l’evidenza e l’emozione”.

Hammamet sceglie un Craxi giunto agli ultimi mesi di vita concentrandosi sui suoi rapporti con alcuni personaggi. Il primo è quello con la figlia, qui chiamata Anita (come la moglie di Giuseppe Garibaldi), una donna appassionata e decisa, il suo contraltare emotivo. Un rapporto padre-figlia che ha tre rimandi archetipici, Elettra/ Agamennone, Cassandra/Priamo, Cordelia/Re Lear, “tre donne forti che usano il sentimento filiale per aiutare il genitore contro se stesso, oltre che contro il fato avverso” ha ammesso il regista.

L’altro rapporto al centro del film è quello tra Craxi e il giovane Fausto, una figura di fantasia, il figlio del suo tesoriere. Il regista ha osservato come questo coprotagonista/antagonista appartenga alla componente thriller del racconto, come se si trattasse del figlio cresciuto di Colpire al cuore (film che Amelio ha avvicinato ad Hammamet). Se nel film del 1982 c’era una relazione tra i protagonisti e il terrorismo, qui il rapporto è tra i protagonisti e la giustizia.

Tenendosi lontano dalla volontà di raccontare fatti di pubblico dominio ma quasi completamente concentrato sulla sfera privata dell’ex leader socialista, Hammamet è stato girato nella vera villa del Presidente nella località tunisina: una dimora costruita negli anni Settanta, verso la campagna, meno lussuosa rispetto alle regge di altri personaggi.

Il film di Amelio è arrivato sugli schermi proprio in coincidenza con i vent’anni dalla morte di Craxi (solo un caso a detta del regista, dopo che la lavorazione è slittata per attendere che Pierfrancesco Favino fosse disponibile).

A questo proposito è da segnalare la maiuscola prova di un irriconoscibile Favino, qui in stato di grazia, che si è sottoposto ogni giorno a cinque ore di trucco per trasformarsi in un Craxi che assume la statura di un personaggio degno di una tragedia shakespeariana.

Hammamet è un’opera carica di suggestioni, la parabola di un potente che ha perso lo scettro, alle prese con la fine della propria vita e con una giustizia che lo insegue. Non poteva rassegnarsi, in quella latitanza, all’idea di essere inseguito da coloro che lo chiamavano banalmente un ladro che in meno di trent’anni si era rubato tutto, anche l’onore dei socialisti.

Il Craxi di Favino e Amelio appare come un uomo sdoppiato: uno che in superficie sfida tutto e tutti con arroganza, guardando le proprie ragioni come assolute, ma anche un uomo che in profondità combatte contro se stesso e i suoi fantasmi. Ecco, Hammamet mostra un uomo e un politico per quello che è stato, certamente un grande protagonista della politica italiana che ha scontato le sue colpe in vita e che ha continuato ad essere demonizzato dopo la morte. Quelle colpe sono mostrate come ossessioni, incubi che si manifestano nella sua villa tunisina. È qui che risiede il nucleo del film, il fantasma che si concretizza in una figura in carne e ossa: a lui Craxi si attacca quasi come un figlio venuto lì a fargli espiare le sue colpe. ‘Monsieur le President’ (come lo chiamavano in Tunisia) si confronta con un passato che si materializza in una serie personaggi: il politico democristiano interpretato da Renato Carpentieri, l’amante cui presta il volto Claudia Gerini, i turisti italiani che lo insultano.

Amelio non esprime giudizi ma mostra, nella convinzione che il cinema sia soprattutto rappresentazione. Un’idea messa in immagini con l’utilizzo di due diversi formati: il 16: 9 e il 4: 3. Le prese di posizione del Presidente sono viste dall’obbiettivo di una telecamera, quasi virgolettate.

Nel finale del film c’è una svolta onirica e quasi metafisica, un allontanamento dalla realtà tra sogno e incubo, come se il regista a questo punto facesse un passo indietro per astrarsi da una materia troppo incandescente o scomoda. Amelio non accusa Craxi, non lo smaschera, ma si limita a registrare alcuni episodi della sua storia politica (come il Congresso del 1989 all’ex Ansaldo di Milano mostrato in apertura).

Nel suo andamento ‘un po’ western, un po’ noir’ come ha dichiarato il regista, Hammamet ‘vorrebbe essere a suo modo un melodramma’, ma resta soprattutto un film che va al di là della dimensione politica, sospeso in un’atmosfera a metà tra reale e immaginario, sogno e realtà, verità e finzione, una metafora sulla fine di un’epoca e sui suoi re caduti.

This article is from: