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Il Commissario Montalbano Stagione 14

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Pezzi unici

Pezzi unici

di Alberto Sironi, Luca Zingaretti

EPISODIO 1 - “SALVO AMATO, LIVIA MIA”

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Origine: Italia 2020 Produzione: Palomar per Rai Fiction e SVT Regia: Alberto Sironi, Luca Zingaretti Soggetto e sceneggiatura: Andrea Camilleri, Francesco Bruni, Salvatore De Mola, Leonardo Marini. Collaborazione ai dialoghi Valentina Alferj Interpreti principali: Luca Zingaretti (Salvo Montalbano), Cesare Bocci (Mimì Augello), Peppino Mazzotta (Giuseppe Fazio), Angelo Russo (Agatino Catarella), Sonia Bergamasco (Livia Burlando), Rosario Lisma (Antonio Cannizzaro), Luciano Scarpa (Giorgio Scalia), Roberta Giarrusso (signora Caruana), Federica De Benedittis (Agata Cosentino), Katia Greco (Caterina Giunta), Giovanni Guardiano (Jacomuzzi), Ketty Governali (Adelina), Fabio Costanzo (Pasquale), Saro Minardi (Romildo Bufardeci), Vitalba Andrea (madre di Agata) Messa in onda: Rai Uno 9 marzo 2020

EPISODIO 2 - LA RETE DI PROTEZIONE

Origine: Italia 2020 Produzione: Palomar per Rai Fiction e SVT Regia: Alberto Sironi, Luca Zingaretti Soggetto e sceneggiatura: Andrea Camilleri, Francesco Bruni, Salvatore De Mola, Leonardo Marini. Collaborazione ai dialoghi Valentina Alferj Interpreti principali: Luca Zingaretti (Salvo Montalbano), Cesare Bocci (Mimì Augello), Peppino Mazzotta (Giuseppe Fazio), Angelo Russo (Agatino Catarella), Carolina Carlsson (Monika Sjöström), Disa Östrand (Maj Andreasson), Fredrik Hiller (Mats Brolin), Tuccio Musumeci (cavalier Pintacuda), Carmelinda Gentile (Beatrice “Beba” Di Leo), Ketty Governali (Adelina), Dario Veca (commesso), Graziano Piazza (Ernesto Sabatello), Mario Pupella (Gasparino Sidoti), Ivan Giambirtone (professor Puleo), Enrico Guarneri (questore), Pietro Delle Piane (Marchica), Luigi Tuccillo (Francesco Sabatello), Peppe Tuccillo (Emanuele Sabatello) Messa in onda: RaiUno 16 marzo 2020

EPISODIO 1 - “SALVO AMATO, LIVIA MIA”

Dopo aver tentato invano di cogliere in flagrante l’amico ladro Pasquale, la guardia giurata Romildo Bufardeci si rivolge al commissario Montabano per denunciare il malvivente, accusato di furto in una villa di provincia. Salvo, a cui il nome di Pasquale è da tempo noto perché figlio della sua adorata Adelina, lo rassicura, promettendogli di occuparsi personalmente della questione.

Quella stessa mattina, il commissario viene chiamato a indagare sulla misteriosa morte di una giovane ragazza di 27 anni, ritrovata accoltellata nei corridoi dell’archivio comunale della cittadina. Agata Cosentino, amica della fidanzata del commissario, Livia, lavorava lì, ma quella mattina non aveva alcuna ragione di recarsi in ufficio perché l’archivio era da tempo chiuso per lavori di ristrutturazione. Intorno al corpo nessuna traccia di sangue né tantomeno dell’arma del delitto, scomparsa nel nulla. Il corpo è stato ritrovato dal capo-cantiere, subito dopo la fine della pausa pranzo, in programma ogni giorno dalle 12 e alle 14. L’uomo denuncia anche la scomparsa di un martello.

Il direttore dell’archivio, Antonio Cannizzaro, descrive Agata come una ragazza semplice, professionale e riservata che collaborava quotidianamente soprattutto con altri due responsabili dell’archivio: Caterina, con la quale aveva legato molto, e Danilo Alessi, con il quale aveva invece avuto qualche screzio. Mentre il secondo, in vacanza, viene subito escluso dalle indagini, Caterina viene convocata in commissariato per essere interrogata. La ragazza parla di Agata come di una sorella con la quale condivideva persino l’esperienza di volontariato presso un’associazione per bambini, ma spinge le indagini anche in un’altra direzione, parlando al commissario di un misterioso uomo sposato con cui Agata aveva probabilmente una relazione. Montalbano sospetta si tratti di Giorgio Scalia, professore di storia e assiduo frequentatore dell’archivio dove si recava spesso per le sue ricerche, affidandosi di continuo al supporto e alla competenze professionali di Agata. A insinuare il dubbio è un libro con dedica, ritrovato dal commissario tra gli affetti personali della ragazza, nella sua stanza da letto.

Parlando con Livia, rientrata da Genova dopo aver saputo della tragica morte di Agata, Salvo ottiene nuove informazioni. Non solo scopre che Agata aveva ottenuto un finanziamento di cui andava molto fiera, ma viene anche a sapere dell’esistenza di un misterioso ammiratore che le lasciava di continuo “pizzini” d’amore nascosti nella borsa. Mentre le indagini proseguono, la guardia giurata Romildo non demorde e riesce finalmente ad arrestare Pasquale e a consegnarlo a Montalbano. Il commissario lo tiene in stato di fermo, poi chiede a Fazio di contattare Francesco Caruana, il proprietario della villa, per verificare insieme a lui che non ci sia stato un furto, e di indagare anche sui misteriosi

messaggi romantici ricevuti da Agata.

La signora Caruana si presenta a Vigata insieme al cognato. I due fanno un sopralluogo della villa insieme a Montalbano e Fazio, dichiarano che non manca nulla e liquidano velocemente i poliziotti per fare ritorno in città. Salvo, insospettito dalla versione dei due, chiede a Fazio di indagare sulla coppia, poi, perlustrando il giardino, fa una interessante scoperta. Rientrato in commissariato si reca in cella da Pasquale, lo stuzzica, gli chiede spiegazioni, ma di fronte a una mancata confessione, lo lascia in cella per un’altra notte.

Giorgio Scalia, sposato con una canadese, con figli, è molto apprezzato tra le studentesse, ma conferma a Montalbano di aver avuto con Agata solo un rapporto professionale e di non avere nulla a che fare con l’omicidio. Tuttavia, l’uomo è di poche parole e si allontana in fretta con la scusa di dover recuperare uno dei suoi figli.

I tabulati telefonici di Agata non portano a nulla, ma su suggerimento di Caterina si scopre che Agata si affidava a una misteriosa app non rintracciabile. Impegnato su due fronti dell’indagine, Fazio risale all’app sul telefono di Agata, ma non è possibile verificare né il profilo, cancellato il giorno della morte della ragazza, né i messaggi perché l’accesso all’applicazione è coperto da password. Scopre inoltre la relazione tra la signora Caruana e suo cognato.

Il commissario viene contattato d’urgenza da Livia e si reca in banca per raggiungere lei e il padre di Agata. L’uomo, disperato, ha saputo che il conto di Agata è stato completamente svuotato perché la ragazza faceva ricorrenti versamenti sul conto di Giorgio Scalia.

Messo alle strette, il professore è costretto a confessare di aver avuto una relazione con Agata alla quale aveva chiesto in prestito dei soldi per estinguere il debito di un investimento andato molto male. Sebbene questo lo porti in cima alla lista dei principali sospettati, Montalbano è convinto della sua innocenza. Insieme a Fazio e Mimì, il commissario torna a indagare la via dei messaggi d’amore. Questi vengono ritrovati ben nascosti in una stanza dell’archivio comunale nota come “la stanza delle memorie inutili”.

I messaggi d’amore sono stati scritti da Caterina, innamorata da tempo di Agata, con la quale aveva anche trascorso una notte d’amore. La ragazza, però, è costretta anche a dichiarare di aver frainteso i sentimenti di Agata, troppo presa dalla sua relazione con l’uomo sposato. Nel frattempo, il commissario decide di chiudere l’indagine su Pasquale.

Salvo porta il ladruncolo nella villa e gli racconta la sua versione dei fatti: Pasquale, entrato nella villa perché intenzionato a mettere a segno un bel colpo, aveva scoperto la relazione tra la signora Caruana e il cognato. I due aveva così deciso di comprare il silenzio di Pasquale con 5.000 euro, che il ladro aveva poi nascosto sotto la pietra di un albero del giardino della villa per sfuggire all’arresto della guardia giurata. I soldi sono ritrovati e messi al sicuro dal commissario che spiega a Pasquale di doverli restituire al mittente. Tuttavia, per evitare che la relazione della signora Caruana venga alla luce, la donna decide, su disinteressato suggerimento del commissario, di non denunciare Pasquale, ma di donare all’uomo quei soldi come atto di generosità. In questo modo, il commissario può restituire i soldi a Pasquale, ma gli impone anche di donarli in beneficenza.

Caterina torna dal commissario per rivelargli un dettaglio importante: Agata non riusciva a recarsi nei bagni dei luoghi che non conosceva. Mistero svelato: Agata si era recata all’archivio per utilizzare il bagno ed è stata uccisa perché ha visto qualcosa di scomodo. Le indagini proseguono e una misteriosa impronta porta inizialmente a sospettare di uno degli operai, immediatamente scagionato dopo l’interrogatorio con Montalbano. Il commissario decide così di supervisionare i filmati della zona, facendo una interessante scoperta: il direttore viene sorpreso in prossimità dell’archivio proprio nell’orario della pausa pranzo. Il sospetto viene anche confermato dalle celle di zona che hanno spesso agganciato il telefonino dell’uomo in prossimità della struttura. L’uomo, inoltre, viene sorpreso in compagnia di ragazzini. Interrogato e messo alle strette, il direttore confessa.

Cannizzaro era coinvolto in un giro di pedofilia e si era recato lì in compagnia di un ragazzino. Sorpreso da Agata, l’uomo era stato preso da un raptus di rabbia e aveva aggredito e ucciso la ragazza. Tornato a casa, Montalbano non

ha neanche un po’ di tempo libero da passare con Livia, già pronta a tornare a Genova. E la mattina seguente, solo come sempre, non può che abbandonarsi alla sua unica vera consolazione: una fresca nuotata nelle acque del mare di Vigàta.

EPISODIO 2 - LA RETE DI PROTEZIONE

Come ogni mattina, Montalbano si reca al lavoro, ma viene fermato da un posto di blocco istituito per via di alcune riprese di un film che si stanno girando nella cittadina di Vigàta. Incuriosito, il commissario comincia a vagare sul set, fa la conoscenza di Monika, cugina di Ingrid, del regista del film e sorprende Mimì a flirtare con la prima attrice. Rientrato in commissario, Salvo riceve in visita l’ingegnere Ernesto Sabatello. L’uomo chiede al Montalbano di indagare su una serie di vecchi filmini super 8 ritrovati in casa e piuttosto anomali. In molti di questi filmini viene ripreso con inquadratura fissa un muro. La ripresa è sempre identica e viene rifatta nello stesso giorno e alla stessa ora per sei anni di fila, dal ’73 e fino al ’78, anno della morte di Francesco Sabatello, il padre dell’ingegnere.

Il commissario supervisiona i filmini e chiede a Fazio di provare a capire dove si trova il muro oggetto delle riprese. Subito dopo, Montalbano riceve la visita di Monika e di altri componenti della troupe. La donna chiede a Montalbano di sollevare Mimì dal’incarico di supervisionare le riprese sul set perché l’uomo è stato sorpreso in barca, in atteggiamento intimo, con la protagonista del film e compagna del regista, suscitando le ire di quest’ultimo e creando delle oggettive tensioni sul set. Inizialmente Salvo non è molto d’accordo, ma mentre è a colloquio con loro riceve la telefonata disperata di Mimì, cacciato di casa da Beba, che gli chiede la stessa cosa. Finge così di accontentare la richiesta di Monika.

Subito dopo, Salvo si reca a parlare con il cavalier Pintacuda, vecchio amico di Francesco Sabatello, al quale chiede informazioni sull’uomo e sulla villa dove abitava un tempo. Il commissario scopre interessanti dettagli sulla vita di Francesco: l’uomo aveva un fratello gemello di nome Emanuele, nato infermo, del quale si era sempre preso cura personalmente fino al giorno in cui Emanuele si era suicidato. Il suicidio era avvebuto sei anni prima della morte di Francesco e la villa era ormai abbandonata da anni.

Prima di fare ritorno in commissariato, Salvo passa a trovare Beba per parlare con lei e convincerla, ancora una volta, a perdonare i tradimenti di Mimì. Beba approfitta della visita di Salvo per parlare un po’ con lui del figlio Salvuzzo, di recente tornato da scuola con un occhio nero per aver difeso un suo compagno di classe da un gruppo di bulli.

Durante la visita nella villa Sabatello, il commissario e Fazio riescono a individuare il muro ripreso nei filmini, visibile anche dalla finestra del bagno, il luogo dal quale sono state effettuate le riprese in super8. Mimì si reca da Salvo e, dopo aver smentito una relazione con l’attrice del film, gli chiede di aiutarlo a tirarsi fuori dai guai. Il commissario incontra il regista e Monika a cena e, in accordo con la donna, i due escogitano un piano per convincere l’uomo dell’assoluta buona fede di Mimì e della sua compagna. Tra i due non può esserci stato nulla perché in seguito a un brutto incidente Mimì ha perso la virilità.

Il giorno successivo, Salvo incontra l’ingegnere Sabatello al quale racconta quanto scoperto sui super8. Viene così a conoscenza dell’esistenza di Gasparino, tutto fare della famiglia, e il solo a ricordare quanto accaduto il giorno del suicidio di Emanuele. Sabatello racconta anche della malattia del padre Francesco al quale era stato diagnosticato un tumore proprio nell’anno della morte di suo fratello Emanuele, tumore che si era poi arrestato, permettendo all’uomo di vivere tranquillamente per altri cinque anni.

Maj, l’attrice protagonista del film, si reca dal commissario insieme a Monika per ringraziarlo del suo intervento provvidenziale, ma parlando con lui gli fa capire che tra lui e Mimì non c’è stato solo un semplice scambio di battute. Così, per punire Mimì Salvo lo manda per un’intera nottata in appostamento, ad attendere un misterioso furgoncino che, ovviamente, non arriverà mai. Il giorno dopo Mimì capisce di essere stato giustamente ingannato e punito dall’amico e gli chiede una tregua.

Montalbano incontra Gasparino, ma l’uomo, ormai anziano, non ha molta voglia di riportare alla memoria i ricordi di quell’evento drammatico e conferma la versione del suicidio di Emanuele, ritrovato in prossimità del muretto, sotto la finestra del bagno. Mimì si reca nella classe del figlio per parlare con i ragazzi,

ma mentre si trova lì, in classe entrano due uomini mascherati e armati che minacciano tutti i ragazzi, facendo uno strano discorso su regole e principi etici. Mimì, raggelato dalla situazione, non riesce a reagire, facendo un brutta figura con suo figlio e con i suoi compagni e anche agli occhi delle istituzioni che non ci pensano due volte a metterlo in cattiva luce.

Anche questa volta, Mimì chiede a Salvo di aiutarlo. Il commissario parla con il questore, già al corrente di tutto e pronto a intervenire per sostenere il comportamento dell’ispettore. Poi si reca a parlare sia con il docente della classe di Salvuzzo, all’oscuro degli avvenimenti di bullismo, sia con Salvuzzo che non solo lo aggiorna su quanto accaduto, ma lo lascia anche parlare tramite computer con un altro compagno di classe. I due raccontano a Salvo che il solo compagno per nulla spaventato da quanto stava accadendo in classe è un certo Luigino, un vero genio del computer.

Le indagini portano prima a sospettare una misteriosa associazione chiamata Nameless, ma quando il gruppo declina ogni responsabilità dell’accaduto, le indagini proseguono verso altre direzioni. Nel frattempo il commissario scopre anche che il povero Gasparino Sidoti è stato investito da un auto e che è ricoverato in ospedale. Insospettito dalla tranquillità del compagno di classe di Salvuzzo, Montalbano chiede a Catarella di aiutarlo a inviare al ragazzo un messaggio anonimo. Dopo aver creato un finto account, Montalbano invia al ragazzino una mail minatoria, dove lo avverte di essere a conoscenza di tutto e che verrà denunciato alla polizia se non farà quello che vogliono. Poi chiede all’insegnante di classe di Salvuzzo, di controllare il comportamento di Luigino e verificare se appare più nervoso del solito. Il giorno dopo, però, il ragazzino esce di casa come tutti i giorni, ma non si reca a scuola.

Montalbano, soffocato dal senso di colpa per aver esagerato, passa la mattinata a cercarlo e lo ritrova al molo. Luigino, spaventato dalla presenza del poliziotto, cade accidentalmente in acqua, viene soccorso dal commissario e portato da Adelina per riprendersi e mangiare qualcosa. Scopre così quanto accaduto: Luigino si era sfogato in rete e aveva raccontato in forma anonima su un blog degli atti di bullismo subiti a scuola. Aveva così ricevuto l’offerta di aiuto di un gruppo di uomini, ma non avrebbe mai immaginato che questi si sarebbero presentati in classe con le armi e adesso era spaventato dalle minacce ricevute via mail. Montalbano lo tranquillizza, gli dice la verità sulla mail e lo porta in commissariato. Poi, individuato il luogo dove sono nascosti i malviventi, si reca ad arrestarli insieme e Mimì. I due confessano il crimine e raccontano di aver agganciato Luigino perché interessati a chiedergli un mano per effettuare crimini informatici.

Nel frattempo l’ingegnere Sabatello consegna a Montalbano alcuni oggetti ritrovati: un fazzoletto sporco di sangue, il bossolo del colpo partito dalla pistola, e due diversi testamenti stilati dal padre Francesco, in uno dei quali l’uomo lascia qualcosa anche al tutto fare Gaspare per ringraziarlo della fiducia. Montalbano, insospettito, comincia a mettere insieme i pezzi della storia e si reca in ospedale a trovare Sidoti. Scopre così quanto accaduto: Emanuele non si era suicidato, ma era stato ucciso da suo fratello Francesco perché, a causa del cancro diagnosticato, Francesco si era convinto di essere sul punto di morire e non potendosi più occupare di suo fratello non voleva lasciarlo nelle mani di nessun’altro. Un gesto disperato divenuto poi ancora più drammatico in seguito alla regressione della malattia dell’uomo. Gaspare aveva assistito a tutto, in complicità con Francesco, ma chiede anche al commissario di non raccontare questa triste verità al povero ingegnere Sabatello e di lasciare tutto così com’è. Montalbano acconsente e si allontana amareggiato.

È un percorso ultraven-È tennale quello del Commissario Montalbano, personaggio entrato nelle case degli italiani prima attraverso le storie raccontate da Andrea Camilleri nei suoi preziosi libri e poi in tutte le sale attraverso le avventure adattate con il racconto televisivo. Il commissario ha da sempre il volto riconoscibile di Luca Zingaretti e si circonda di personaggi ormai noti e amati: Mimì, Fazio, Catarella, Beba, Adelina, Livia e molti altri sono diventati una vera famiglia per i fan più affezionati. Il primo episodio, Salvo amato, Livia mia..., è in realtà l’insieme di due storie tratte da due diversi racconti, il primo è Salvo amato... Livia mia... contenuto in Gli arancini di Montalbano e il secondo è Il vecchio ladro contenuto in Un mese con Montalbano; mentre il secondo episodio è tratto dall’omonimo romanzo La rete di protezione.

Come nelle precedenti stagioni, il caso giallo viene introdotto a inizio puntata e tratta spesso di un omicidio che porta alla scoperta di altri drammatici fatti di cronaca. Nel corso delle quattordici stagioni, Montalbano ha affrontato casi di truffa, rapimenti, traffici illeciti, furti e misteri di ogni natura, casi che quasi sempre traggono ispirazione dalla realtà, dai recenti fatti di cronaca e dalle vicende che ogni giorno affollano le pagine dei giornali quotidiani. Per risolverli, il commissario si è sempre fidato di una squadra composta da uomini attenti, seri e fidati, personaggi che nel corso degli anni sono cresciuti insieme, esseri umani di cui abbiamo imparato ad apprezzare pregi e difetti e ai quali siamo persino disposti a perdonare le debolezze. La risoluzione del caso è sempre un lavoro di squadra che chiama in causa diretta personaggi come Mimì e Fazio e persino il simpatico Catarella, il cui compito è anche quello di aggiungere un tratto comico alle vicende e stemperare l’aspetto più prettamente drammatico del racconto principale.

Ogni episodio si regge sul perfetto mix tra la linea verticale e quella orizzontale della narrazione. La prima, l’indagine, si apre e si chiude nel corso della puntata e viene sempre sviluppata attraverso uno schema ricorrente: c’è un omicidio, ci sono i principali sospettati, gli interrogatori, la verifica delle informazioni, nuovi interrogatori che portano a galla nuove inattese scoperte e culminano con l’illuminazione finale che permette al commissario di rimettere insieme i tasselli del quadro e assicurare il colpevole alla giustizia.

Ma ci sono anche le linee verticali, frutto di un percorso di narrazione più lungo e che si dipanano fin dalla prima stagione, raccontando allo spettatore il tratto più intimo e personale dei personaggi tanto amati. Sono queste che ci permettono di approfondire la conoscenza dei personaggi, riscoprendo il loro lato più personale, ma anche le debolezze di ciascuno.

Montalbano è sempre mosso dal senso di giustizia, non si lascia mai intimidire da minacce né corrompere dagli eventi, è un uomo integro, pronto a concedere seconde possibilità purché si prenda atto delle proprie responsabilità individuali e si sia pronti a rimediare agli eventi, come accade con il povero Pasquale, il ladro buono e figlio scapestrato della tanto amata Adelina. Non sa resistere al fascino delle belle donne e, nonostante adulazioni e seduzioni siano spesso stati ingannatori, ha rispetto per il genere femminile. È un buon amico, uno di quelli pronti a sbatterti in faccia la verità anche se scomoda e a punirti per gli errori, senza mai risultare pesante o moralista, ma rispettando la libertà di tutti, come accade con il buon Mimì, uomo buono ma marito traditore che causa spesso dolore a Beba, una donna sempre pronta a stargli accanto, nonostante i repentini tradimenti.

A completare il quadro è la commedia, utile ad alleggerire la tensione e a distendere l’attenzione dello spettatore, aggiungendo alla linea del mistero quella leggerezza perfetta a rendere ironici e divertenti i momenti quotidiani della vita personale e professionale dei personaggi. Le indagini affrontano situazioni diverse, mettono spesso in risalto problemi sociali e culturali e permettono di indagare l’animo umano nelle sue mille sfaccettature: il mero egoismo con la voglia di sopraffazione, il desiderio di ricchezza, i comportamenti a-morali e lascivi, la voglia di vendetta o rivalsa per i torti subito, fino alla pura disperazione di chi, ingabbiato dal corso degli eventi, ritiene di non aver mai scelta.

I drammi e i problemi affrontati nelle stagioni del Il Commissario Montalbano aprono sempre a un riflessioni sulle tematiche più urgenti per l’essere umano: la lotta fra il bene e il male, il senso di giustizia e comunità, il rispetto della vita altrui, l’amore e le relazioni con gli altri, l’amicizia e nonostante siano passati ormai vent’anni continuano ad appassionare e divertire milioni di spettatori. Non è un caso se le repliche del Commissario Montalbano continuano a catalizzare l’attenzione di milioni di spettatori, ma il frutto del lavoro attento di sceneggiatori, registi e attori che, affiancati da un maestro come Andrea Camilleri, sono riusciti a creare uno dei migliori prodotti italiani, un serie di pregio che si regge su una scrittura eccellente, una regia dinamica e coinvolgente e la magnifica interpretazione di un cast di grande livello.

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