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Mia martini. Io sono Mia

Convinti dell’onestà intellettuale e professionale di Pasotti e Amendola non riusciamo a capire il perché di questo lavoro dedicato alle certezze, al dubbio, alla tragicità cui appartiene la storia di ogni personaggio; al grottesco e al comico in cui vanno a confluire i loro percorsi.

Il contrapporsi delle convinzioni (e delle incertezze) che dividono e infine uniscono i protagonisti della storia, non ha uno sbocco né in una definizione spirituale della fede né nella sua blasfema negazione.

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Ogni riflessione, comunque, è spazzata via dal disegno dei personaggi e dei loro rapporti che supera ogni grottesco intento di stravaganza: il baffino e il ciuffo hitleriano del prete, la fissità del suo sorriso fuori luogo anche quando non ha proprio nulla da ridere, il peso sovrabbondante del fascistone con croce celtica d’ordinanza, lo strudel che non riesce mai a essere preparato se non alla fine con l’unica mela superstite alla folgore punitrice e via via dovrebbero portarci a riflettere su che cosa? Non pensiamo che la sfida tra bene e male esposta in questo modo sia propedeutica verso una qualsiasi direzione.

Troviamo, invece, davvero interessante e culturalmente suggestiva la fotografia di Claudio Rinaldi che, rifacendosi a pitture settecentesche e ottocentesche, ci offre dei quadri di forte e spessa originalità creativa.

FaBrizio morEsco

di Riccardo Donna

SSanremo 1989. Dopo qualche anno lontano dalle scene, Mia Martini si prepara a calcare il palco dell’Ariston durante l’evento canoro più importante della nazione. Il teatro è ancora vuoto quando è costretta ad affrontare la boria dei tecnici - di cui uno ostenta un corno scacciasfortuna - e prova il suo pezzo Almeno tu nell’universo. I ricordi si fanno strada nella mente della donna che, da bambina, cantava e sognava davanti allo specchio. Ma la Calabria, e un padre autoritario e antiquato, erano troppo indietro, e non solo per Mia, ma anche per sua madre e sua sorella. Ancora Sanremo 1989, una giornalista, Sandra Neri, viene costretta a desistere dall’intervista a Ray Charles e a ripiegare su Mia Martini. Così, grazie alle sue domande, la cantante ha modo di proseguire nei ricordi e di ricostruire i nodi e le tappe fondamentali della sua carriera. Dopo gli inizi jazz degli Anni Settanta a Roma, ancora convivente di madre e sorella, la ragazza si fa piano piano strada nell’ottuso e vendicativo mondo della musica leggera. Mimì, primo nome d’arte di Mia, viene notata da Crocetta, un importante discografico romano. Nonostante le titubanze personali, uno dei pezzi che viene convinta a cantare è Piccolo uomo e la scelta si rivela subito un grande successo. Fragile e sensuale, il sistema discografico ha bisogno di una Mia che ostenti queste caratteristiche piuttosto che quelle femministe o vagamente ideologiche. La ragazza scende a compromessi e accetta il ruolo di donna fragile e sofferente. L’amico e cantante Franco Califano le cede il singolo Minuetto e Mia sa bene interpretarlo e farne un fortissimo cavallo di battaglia. Nel 1978 incontra per caso un photoreporter, Andrea, e i due s’innamorano in maniera travolgente. Mia ritrova nel sentimento per l’uomo la bellezza e il senso della vita. In quegli stessi anni uno dei manager discografici romani mette in giro la voce che Mia Martini porti sfortuna e la cosa, dapprima in sordina, diventa a mano a mano una calunnia vera e propria sempre più difficile da gestire. Quando nessuno la invita più in TV e non riesce a partecipare a nessun concorso canoro, si rende conto che proprio chi avrebbe dovuto proteggerla l’ha di fatto abbandonata. Mia ne accetta i lati positivi e inizia a costruirsi una carriera senza mediatori e senza più compromessi. Parte in tour con il cantante francese Aznavour ma durante la tournée decide di tornare da Andrea lasciando la compagnia senza alcun preavviso. Qualche anno dopo l’uomo inizia a manifestare sempre più insofferenza per le chiacchiere su di lei ormai diventate vere e proprie restrizioni sociali, ma la cantante non ha nessuna intenzione di dar loro retta o fare alcunché. Subisce un’operazione alle corde vocali che la tiene lontano dai riflettori e sarà il pezzo E non finisce mica il cielo a decretare nel 1982 un primo e importante ritorno sulle scene. Quando però Dentice, il suo nuovo manager, muore in un incidente stradale, torna l’incubo delle radio

Origine: Italia, 2018 Produzione: Luca Barbareschi per Eliseo Fiction con Rai Fiction Regia: Riccardo Donna Soggetto e Sceneggiatura: Monica Rametta Interpreti: Serena Rossi (Mia Martini), Maurizio Lastrico (Andrea), Lucia Mascino (Sandra Neri), Dajana Roncione (Loredana Bertè), Antonio Gerardi (Alberigo Crocetta), Nina Torresi (Alba Calia), Daniele Mariani (Anthony), Francesca Turrini (Manager di Mia), Fabrizio Coniglio (Roberto Galanti), Gioia Spaziani (Maria Salvina Dato), Duccio Camerini (Giuseppe Radames Bertè), Simone Gandolfo (Caporedattore), Corrado Invernizzi (Charles Aznavour), Edoardo Pesce (Franco Califano) Durata: 103’ Distribuzione: Nexo Digital Uscita: 14 gennaio 2019

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