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a cura di Lorenzo Ferrari direttore Marketing di ristoratoretop
RISTORATORI, NON “CONTROLLORI” E NEMMENO “VIGILI”
Durante un nostro evento denominato “Food Marketing Mastery” abbiamo organizzato un sondaggio tra 200 operatori del settore, dal quale sono emersi alcuni aspetti parecchio interessanti. L’indagine verteva sul sondare l’umore degli esercenti del settore ristorativo rispetto all’aumento dei contagi che sta investendo il Paese. È emerso che il 96% dei ristoratori si trova almeno una volta al giorno a intervenire per far mantenere il distanziamento ai clienti, oppure per far indossare loro la mascherina quando si alzano dal tavolo, e il 98% trova ingiusto che da un punto di vista legale
le responsabilità del mancato rispetto delle misure di sicu-
rezza ricada anche su di loro. Inoltre, sempre dal sondaggio, è emerso come quattro clienti su dieci al ristorante, al bar o in pizzeria non rispettino le norme di sicurezza basilari, costringendo spesso i ristoratori, altrettanto passibili di multa per l’inosservanza altrui delle regole, a richiamarli. E non è giusto che sia così: il mestiere dei ristoratori è appunto quello di fare i ristoratori, non i controllori, né i vigili. E il perché crediamo sia scontato: non ne hanno le competenze, pertanto non dovrebbero ricadere su di loro le responsabilità. L’aumento dei contagi o lo spettro di un nuovo lockdown si combattono con norme semplici e di buon senso, rispettate da tutti, esercenti e clienti – norme che diano modo ai ristoratori di fare i ristoratori, invece che i controllori, e che vengano fatte rispettare anche attraverso un’intensificazione dei controlli, se necessaria. Inoltre, sempre secondo il parere di chi scrive, chiudere anticipatamente le attività – come deciso nei recenti DPCM - danneggia una categoria già fortemente colpita nei mesi scorsi. Un settore che ha fatto tutto il possibile, con risultati per lo più stupefacenti, per risollevarsi dal lockdown e per garantire nei mesi seguenti un elevato livello di sicurezza ai clienti. Il “problema” della movida, con una stretta sull’orario di somministrazione, non verrà risolto ma si limiterà a spostarsi altrove, con il solo risultato di mettere in ginocchio le attività, in particolare bar e pub. Discorso diverso per l’obbligo di mascherina anche all’aperto, dato che tanti clienti “indisciplinati” entrano nei locali con le vie respiratorie non protette. Se la protezione è indossata prima dell’ingresso, si riduce drasticamente la necessità di richiamare all’ordine le persone. Semplicemente, la vera battaglia è collettiva ed è di senso civico. Speriamo che lo scoprino anche “ai piani alti”.