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Luca BagnariolLuca BagnariolEmanuele Caviglia e Emanuele Caviglia e di di Lo stato uccida la pirateriaLo stato uccida la pirateria
from N.25 OTTOBRE 2019
by Scomodo
LO STATO UCCIDA LA PIRATERIA
RIFLESSIONI SULLA SEMPRE MAGGIOR ATTUALITÀ DELLA LOTTA ALLA PIRATERIA E LE SUE FUTURE IMPLICAZIONI
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“Grazie al tuo contributo alla pirateria televisiva, abbiamo fatto tanto: inve- stito nel racket della prostituzione, traffico di droga e criminalità organizzata. Insieme, saremo ancora più forti...”.
Questa è la provocazione di Sky, che lancia la sua campagna pubblicitaria contro una delle tentazioni dei giorni nostri: vedere un programma, pagando un prezzo decisamente più basso di quello legale. Ovviamente lo spot non è finito, manca la parte che ammonisce. “La pirateria televisiva, in Italia è reato. Sostenendola compi un’azione illegale, rischi una multa fino a 28.000 euro e fino a tre anni di carcere. Se non vuoi esporti a tutto ciò, sostieni la tv legale.” Da circa due mesi a questa parte l’ex emittente televisiva di Murdoch infor- ma in maniera continua il pubblico su questa problematica, senza dimenti- care che da luglio scorso anche altri enti a partire dalla Lega Calcio hanno ripetuto in maniera quasi ossessiva ciascuno il suo spot contro la pirateria. Questa improvvisa offensiva mediatica fa capire che la posta in gioco è piuttosto importante, e i fatti recenti dimostrano ciò che già era nell’aria. A metà settembre è andata in porto una delle più vaste retate anti-pirate- ria che si siano mai viste, l’operazione “Black IPTV” , che ha coinvolto oltre 100 militari del gruppo speciale frodi tecnologiche. Una cattiva notizia per ben 5 milioni di italiani che avrebbero usufruito dei canali di Netflix, Sky, Infinity, DAZN e Mediaset Premium alla modica cifra di 12 euro al mese, ir- risoria rispetto ai prezzi degli abbonamenti legali. Come? Attraverso una fitta rete commerciale diffusa su tutto il territorio nazionale e con basi pre- valentemente in Lombardia, Veneto, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
La pirateria televisiva è un tema di grande d’attualità, essendo un fe- nomeno che riguarda un po’ tutti, perché offre a prezzi stracciati servi- zi su ciò che occupa in ampia parte il nostro tempo libero; del resto, chi non è appassionato né di film, serie tv o non ha una squadra del cuore?
Andando nel pratico, fingiamoci pirati e vediamo come infrangere la leg- ge attivando un sistema illegale. Sul banco degli accusati ci sono la piattaforma IPTV e il software Xtream Codes, tra i più diffusi al mondo pensati per gestire una IPTV, una sorta di pannello di controllo. Questa IPTV è un sistema che consente la trasmissione dei canali tv su reti in- formatiche o direttamente su internet, a norma di determinati protocolli.
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Il problema arriva quando il pirata di turno riesce a inserirsi nei meccanismi di funzionamento delle pay tv, e i codici criptati dei contenuti live trasmessi trami- te IPTV vengono violati e dirottati sulle televisioni di chi paga lo streaming ille- gale. Così è successo che la società bulgara Xtream Codes inglobava contenuti di IPTV, rendendola al limite tra la legalità e l’illegalità. Infatti, il dibattito che si è scatenato negli ultimi giorni è se sia giusto sequestrare un software che po- trebbe essere usato anche per scopi leciti, e il punto su cui si sta indagando è quale era il livello di supporto fornito da Xtream Codes: si limitavano ad affitta- re il software o aiutavano attivamente nella installazione della rete illegale, diventando quindi complici delle associazioni che poi gestivano queste reti? Ed è qui che entra in scena il famigerato pezzotto, l’ingrediente magico per la buona riuscita del vostro abbonamento light, all’apparenza un semplice decoder (anche a giudicare dalla rozzezza del nome) ma che in realtà è molto di più: è infatti dotato di un codice che a sua volta contiene una stringa e un file con migliaia di link e canali vi- sibili sui vostri schermi. Et voilà, il gioco è fatto. Un altro aspetto che colpisce molto, inoltre, è la complessità di un sistema che dall’esterno può sembrare casuale, ma in realtà è ben definito e i cui uomini si muovono all’interno di una struttura gerarchica.
“Innanzitutto è importante sottolineare - esordisce Federico Bagnoli Rossi, segretario generale FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali) - che tra questi soggetti c’è molta comunicazione. Si conosco- no e si consigliano a vicenda. Nel mondo della pirateria esistono sia piccoli nuclei che grandi gruppi, che vanno dai singoli rivenditori fino ai “proprietari” delle centrali che dirottano i flussi televisivi. Nel caso delle IPTV illegali esi- ste un vero e proprio disegno piramidale perché ballano davvero tanti soldi”.
Nell’immaginario collettivo il pirata del web ha le sembianze di un nerd qualun- que, non un criminale. Stavolta invece i protagonisti sono ben diversi. “Non so dire se i personaggi in questione appartengano a qualche organizzazione - continua Bagnoli Rossi- ma di fatto si muovono con mentalità criminale. Alcuni sostengono che lo facciano con l’intento di aiutare chi non può permettersi l’abbonamento, in realtà non sono dei Robin Hood del web: “Non pensano di certo al bene dell’umanità, ma solo a fare soldi e buisness illegalmente. Mi piace chiamarla criminalità informatica.” Il volume d’affari viene stimato in centinaia di milioni di euro l’anno, e le menti che architettano il sistema della pirateria lo gestiscono dall’Olanda, Germania, Francia, Bulgaria e Grecia, dove recentemente la Guardia di Finanza ha arrestato un uomo con 110 mila euro in contanti con un giro da 60 milioni di euro. Come vedete il fenomeno è un polipo con i tentacoli in tutta Europa, ma ci sono paesi più colpiti di altri: “A livello di pirateria sportiva l’Italia è un terreno molto fertile. Le persone vanno matte per il calcio, la Formula 1 e la Moto GP più che altrove. Negli ultimi due anni però il tutto è cresciuto in maniera esponenziale per via della crisi. Un altro potenziale motivo però è che dall’anno scorso Sky ha perso 3 partite su 10 a settimana che vengono trasmesse da DAZN; nonostante ciò, il suo abbonamento è rimasto invariato mentre i clienti ne hanno dovuto sottoscrivere un altro per questa nuova piat- taforma (senza contare la insoddisfacente qualità del suo servizio). E’ forse una piccola attenuante a discolpa di chi magari non può permettersi la doppia spesa, ma faremo gli avvocati dei pirati più in là. A tal proposito, la risposta di Bagnoli Rossi è piuttosto severa: “Diciamoci la verità, è la solita scusa propria del nostro atteggiamento perché essendo l’offerta illegale comunque di buona qualità fa piacere a tutti usufruire di un prodotto a prezzi stracciati.”
Ma se il Belpaese è tra più battuti dalla pirateria, è perché l’offerta legale non è protetta abbastanza? No, è un piccolo paradosso.
Analizzando la vicenda invece dal punto di vista dei numeri, l’inchiesta targata FAPAV- Ipsos del 2018 ci offre dati piuttosto significativi; la “carta d’identità” del- la pirateria contiene impatto, numero di soggetti e azioni, età, ed effetti sull’eco- nomia. In Italia l’incidenza complessiva della pirateria è del 38% , e il numero di persone che utilizzano IPTV illegali è aumentato di 1 milione rispetto al 2017, an- dando a raggiungere 578 milioni atti illegali. Altro dato interessante è conoscere l’età di queste persone, se sono pirati navigati o alle prime armi, e la risposta è che questo appare un fenomeno “meno giovane” che in passato. Se nel 2017 due pirati su tre avevano meno di 45 anni oggi sono poco più di uno su due, con un calo del 14% degli under 15 nell’ultimo anno. Forse le nuove generazioni, sapen- do muoversi con più disinvoltura all’interno dell’universo digitale, sanno quando fare gli “gnorri” o al contrario fiutare un possibile rischio. Il danno più grave di questo fenomeno, però, è sulla nostra economia. Le previsioni della perdita di fatturato perso di tutti i settori italiani a causa della pirateria è di 1,08 miliardi di euro sono ; la stima in termini di PIL perduto è di 455 milioni è i mancati introiti fiscali ammonterebbero a 203 milioni. Un tesoretto che il Governo potrebbe uti- lizzare per finanziare politiche di crescita e di sviluppo del settore industriale.
Secondo la profonda analisi di Bagnoli Rossi,“E’ un periodo storico in cui l’industria sta cambiando pelle lavorando alla produzione di contenuti originali e soprattutto locali. All’interno di questo processo la pirateria è un ostacolo molto serio perché ciò comporta perdita di posti di lavoro. Continuando così le aziende vedranno il nostro paese con sfiducia, e questo porterà a un esaurimento della produzione culturale italiana.” Logicamente si potrebbe pensare “ma chi me lo fa fare di in- vestire qui, anche su talenti emergenti, quando poi ci ricaveremo molto meno a causa della pirateria?” A rimetterci sono i lavoratori delle piattaforme televisive legali: secondo quanto emerso nella conferenza stampa della Guardia di Finanza, sarebbero teoricamente 600.000 le persone a rischio licenziamento. Chi pensi che seppur illegale questa attività non scalfisca di certo i grandi colossi, dovrebbe ricordarsi dei soggetti più deboli in gioco. Infine, le ultime vittime della pirateria te- levisiva, sono proprio i suoi clienti stessi. “Una cosa che la gente dovrebbe sapere, è che i dati acquisiti dai database delle piattaforme illegali sono venduti ad altre organizzazioni a tutto danno degli utenti” , sentenzia il segretario generale FAPAV.
Per concludere, la domanda da porsi è: qual è la prossima frontiera del- la lotta alla pirateria? “Abbiamo bisogno di aggiornare gli strumenti attuali perché la pirateria vive nel mondo della tecnologia che si evolve ogni giorno, noi dobbiamo andare di pari passo. Il prossimo step è in- tervenire sugli eventi dal vivo, perché le armi di oggi sono state pensa- te quando la pirateria dei contenuti live non era così diffusa” , conclude Bagnoli Rossi. E, se come abbiamo visto, i contenuti sportivi -ovviamen- te in diretta- stanno diventando tra i più gettonati, è ora di muoversi.
IL FUTURO DELLA LOTTA ALLA PIRATERIA
L’operazione “Black IPTV” mostra come la questione della pirateria sia divenuta fondamentale nel corso degli ultimi anni, ma la sua importanza è solo che destinata ad aumentare nell’immediato futuro a causa della sempre maggior centralità del web all’interno della sfera sociale umana.
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Già al giorno d’oggi, Internet rappresenta un’incredibile hub di raccolta di materiale culturale di ogni genere, dalla musica fino a buona parte del patri- monio di fonti scritte dell’umanità, ma in futuro questo suo ruolo non andrà altro che incrementandosi, divenendo il cuore pulsante della diffusione dei prodotti dell’industria culturale.
È il nostro stesso presente che ci offre un esempio delle conseguenze di que- sta situazioni: i proprietari e produttori dell’industria imporranno degli abbona- menti per poter accedere ai propri servizi, impostando i prezzi di sottoscrizione in base in base alle loro necessità e alle oscillazioni di mercato. Maggiore sarà il numero di servizi offerti, più l’uomo sarà costretto a compiere delle scelte, poiché incapace di sostenere economicamente i costi richiesti per accedervi. Proprio dinanzi a questa situazione di bivio, la scelta di ricorrere ad hacking e pirateria assumerà una connotazione completamente nuova, divenendo un fenomeno estremamente più complesso di quanto non sia adesso: esso non consisterebbe più in un atto criminale, ma diverrebbe l’unico modo per le classi sociali meno abbienti di non vedersi privati della possibilità di saziare la pro- pria sete di prodotti culturali e d’intrattenimento. Si verrebbe così a creare una situazione nella quale la pirateria diverrebbe una vera e propria problematica morale per gli organi preposti a controllare e combattere il fenomeno, con le associazioni criminali che oggi gestiscono il sistema pronte ad approfittare di ogni loro minimo tentennamento per continuare a perseguire i propri fini di lucro. Dinanzi ad un simile scenario, l’unica possibilità per evitare che esso si con- cretizzi risiede in una concreta iniziativa statale atta non solo a combattere lo streaming illegale, ma anche rivolta verso le piattaforme di erogazione di servizi multimediali. Deve essere infatti lo Stato a farsi garante del diritto dei cittadini di poter usufruire dei prodotti culturali e d’intrattenimento messi a disposizione sul web, cercando di scendere a patti con le varie piattaforme nel tentativo di concordare dei prezzi che maggiormente rispecchino le possibilità economiche di tutta la popolazione, in cambio della certezza che il materiale da loro offer- to non siano in alcun modo visionabile online al di fuori dei loro canali ufficiali.
In questo senso, l’operazione “Black IPTV” offre un primo passo incorag- giante: la sinergia messa in campo fra forze dell’ordine, FIGC e le varie piatta- forme non ha portato solo più grande ed efficiente operazione anti-pirateria nella storia del nostro paese, ma ha anche spinto SKY a proporre dei prezzi di sottoscrizione estremamente più bassi per il pacchetto Calcio e l’attiva- zione di un decoder di ultima generazione, in maniera tale da spingere la fetta di popolazione che prima faceva affidamento al pezzotto di rivolgersi finalmente ai loro canali in modo legale, sfruttando anche la grande pau- ra per le conseguenze penali dovute all’utilizzo del sistema contraffatto.
La scelta di SKY si è rivelata assolutamente vincente, visto che nelle 24 ore successive alla notizia del successo dell’operazione “Black IPTV” la ricerca d’informazioni tra- mite Google su come sottoscrivere un abbonamento a SKY sono cresciute del 100%, segno del fatto che buona parte degli utilizzatori di sistemi di streaming illegali hanno deciso di passare in modo definitivo ad abbonamenti presso piattaforme legali. Vi- sti i risultati, possiamo affermare che il nostro paese si sia mosso verso la direzione giusta nella lotta contro il fenomeno della pirateria, ma deve proseguire su questa strada senza abbandonare la popolazione nelle mani delle piattaforme multimediali e la loro sete di guadagno. Solo in questo modo, il contrasto allo streaming illegale potrà portare benefici a tutti gli attori (noi compresi) coinvolti in questa vicenda.
di Emanuele Caviglia e Luca Bagnariol