2 minute read

DANZA A VERZIANO

Lunedì 20 marzo ho svolto un’attività diversa dal solito, per la quale avevo un po’ paura, ma alla fine si è rivelata una delle esperienze più belle fatte con la scuola e che resterà per sempre impressa nella mia mente: ho ballato con alcuni detenuti del carcere Verziano.

Ma lasciate che vi spieghi tutto dal principio.

Advertisement

L’anno scorso, grazie alla professoressa Vavassori, io e la mia classe abbiamo avuto l’opportunità di conoscere alcuni componenti della compagnia Lyria, un gruppo fondato nel 1995 a Brescia per volontà di Giulia Gussago, attuale direttore artistico, e Monica Cinini, attuale presidente, che promuove la cultura della danza e dell’arte contemporanea attraverso la creazione di spettacoli. Durante l’incontro ci hanno presentato alcune delle loro attività, in particolare quella svolta dal 2011 alla Casa di Reclusione Verziano, in cui lavorano sull’integrazione tra realtà carceraria e società civile.

Quest’anno la nostra professoressa ci ha proposto di svolgere un’altra attività con la compagnia Lyria: saremmo dovuti entrare in carcere con i volontari dell’associazione e ballare con i detenuti. L’idea ci ha colto un po’ alla sprovvista, ma alla fine abbiamo accettato. Naturalmente non potevamo presentarci senza preparazione, così il 3 marzo tre volontarie sono venute nella nostra classe e, durante l’incontro, ci hanno spiegato alcune regole che avremmo dovuto rispettare quando saremmo stati insieme ai carcerati. Abbiamo iniziato a svolgere il percorso che avremmo continuato in carcere: ci hanno fatto scrivere 5 parole che ci venivano in mente guardando un video e poi di esse dovevamo sceglierne una e associarle ad un movimento da fare unicamente con le braccia e le mani. Ci siamo poi uniti in gruppi di due e abbiamo tentato di combinare i due movimenti, ma con scarsi risultati, principalmente a causa dell’imbarazzo che c’era tra noi ragazzi.

nostra visita, ci stavano aspettando. Percorrendo i corridoi del carcere ero un po’ in ansia per via del luogo in cui mi trovavo e delle persone sconosciute che avrei incontrato, ma ogni pensiero e sentimento negativo è scomparso quando i detenuti hanno iniziato a danzare, lasciando spazio ad un’emozione indescrivibile a parole. Successivamente ci siamo messi in cerchio e abbiamo iniziato a svolgere delle attività tutti insieme: abbiamo corso da una sedia all’altra ascoltando i comandi, ci siamo affidati gli uni agli altri e, mentre avevamo gli occhi chiusi, abbiamo lasciato che qualcun altro muovesse i nostri arti e ci guidasse nello spazio, e, infine, abbiamo ballato insieme, tutto in perfetta armonia. Ciò che ha portato ad una connessione così forte è stata la bravura di Giulia Gussago che ha introdotto tutti gli esercizi gradualmente e senza imporci l’obbligo di eseguirli: eravamo infatti noi a scegliere se alzarci e unirci agli altri o restare seduti a guardare o aspettare che qualcuno venisse da noi e ci invitasse. Il momento che mi è piaciuto di più, oltre alla danza, è stata la parte finale, quando abbiamo commentato le parole che avevamo scritto su uno striscione bianco che avevamo disteso per terra, perché ho potuto ascoltare quello che pensavano gli altri del pomeriggio passato insieme e mi ha rassicurato sentire che i loro pensieri non erano distanti dai miei, che anche loro inizialmente erano in ansia e in imbarazzo, svaniti poco dopo che abbiamo iniziato a divertirci affiatati.

Completamente diverso è stato, invece, il pomeriggio a Verziano: ci siamo ritrovati all’entrata alle 15:30 e, dopo aver superato tutti i controlli e depositato i nostri oggetti personali, ci siamo recati in palestra dove i detenuti, informati della

Sono molto contenta di aver fatto questa esperienza, perché mi ha permesso di relazionarmi con persone con cui non avrei mai immaginato di interagire e di capire che a volte basta veramente poco per far sorridere qualcuno, anche in circostanze difficili come quelle che stanno vivendo i carcerati: bisogna solo avere la volontà di provarci!

Jennifer Schivardi 5^CL

This article is from: