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A LOVE STORY: STRAPPARE LUNGO I BORDI

Ad Alice, a Elena, a Julia e a tanti altri Questo articolo contiene importanti spoiler della serie “Strappare lungo i bordi”.

Zero nasconde il rossore delle guance dietro uno schermo, diventando amici da lontano. Dietro i messaggi si illude di assumere sicurezza, tale da dargli la forza di parlare con la ragazza di tutto, talvolta anche degli argomenti più difficili.

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Alice è una ragazza sicura di sé. Alice ti fa girare la testa e tremare le gambe. Ti fa sudare come un kebab, e arrossire come un’aragosta. Alice ti cattura all’istante con la sua personalità magnetica. Tre secondi e sei subito in-na-mo-ra-to. Zero quella sera d’estate è fulminato dalla giovane; così determinata ed espansiva da pietrificarlo dall’imbarazzo, ha paura… si sente piccolo e stupido davanti a lei, tanto da ammutolirsi alla prima stretta di mano.

Alice è un’ispirazione, la sua tenacia è invidiabile. È una studentessa fuorisede: dalla lontana Biella ha inseguito il suo sogno nella grande e caotica Roma. Talvolta torna a casa, lasciando dietro di sè una scia di entusiasmo. I genitori ne sentono la mancanza e sono preoccupati dalla sua lontananza da casa, ma vedere l’entusiasmo con il quale gesticola animatamente raccontando della sua altra vita è abbastanza per ingoiare quell’amaro in bocca ed essere semplicemente fieri di lei.

Dà ripetizioni ai ragazzi. “Le ripetizioni” sono un lavoro molto in voga tra i giovani, ma Alice è speciale: lo fa con passione e cura, lasciando un ricordo speciale di sé e scaldando il cuore di chiunque faccia la sua conoscenza. Alice ha fiducia nell’umanità. Sceglie sempre di vedere il buono nelle persone. Alcuni potrebbero dire che è troppo buona per questo mondo.

Introdotta da Sara, Alice entra a far parte del gruppo, e Zero si trova costretto a parlarle. Non è scocciato dall’idea di rivolgerle la parola, ma la consapevolezza di non poter essere alla sua altezza gli fa morire le parole in gola. Per quanto possa provare a sembrare brillante e atteggiarsi da persona sicura di sé, con uno sguardo lei l’ha già capito. Alice va oltre.

Alice è incastrata, ingarbugliata, in una relazione scomoda. Una dinamica che capisci all’istante non sia conveniente cercare di comprendere. Zero non riesce, e forse non vuole comprendere cosa sta passando. C’è qualcosa di sbagliato tra i due. Vede solo l’amica soffrire, maledire il fidanzato e promettere di non cercarlo più, per poi ripresentarsi incollata a lui, pronta a difenderlo con tutte le sue forze. Gli amici sono perplessi, a tratti preoccupati, ma capiscono di dover ingoiare quell’amaro in bocca. Lei promette che sia cambiato, loro distolgono lo sguardo e cambiano discorso.

«Purtroppo uno se rompe er cazzo de inseguì le persone pure perché c’ha un sacco de cazzi sua e pensa: “vabbè se lei non se vole fa aiutà, n ’è che uno la può costringe”; che, come principio, è sacrosanto, però è pure un alibi per quando non te va più di stare appresso a qualcuno, e qual è il confine tra le due cose lo sa solo la coscienza tua».

Non è mai bello vedere un’amica soffrire, ma le persone sono un insieme di strati. Alcuni più fragili e sottili, altri più spessi; sta a loro scegliere quanto spogliarsi e lasciarsi scoprire. Talvolta ciò che vediamo è solo una versione della storia ben ordinata, ma se potessimo scavare più a fondo coglieremmo solo un grande caos.

Alice è una persona speciale, o meglio… era una persona speciale.

«Vabbè comunque n ’era questa la domanda, era n ’altra più impegnativa. Ovvero… ma perché l’ha fatto? Ce sarà un principio di causa - effetto, no?! Perché uno magna? Perché c’ha fame. Perché c’ha fame? Perché ha zompato er pranzo. Ce staranno spiegazioni, motivi, ao ma pure colpe che ne so?! Ce sarà un motivo per cui la gente s ’ammazza. Per cui lei s’è ammazzata.»

Alice si è ammazzata. Non ho paura di usare questa parola, non userò termini più rassicuranti come “si è tolta la vita”, “si è uccisa”, “ha terminato la sua esistenza”, “l’ha fatta finita”. Userò “ammazzata” perché non è una figuraccia da rac- contare con altre parole per farla sembrare meno imbarazzante, o una tresca amorosa da far sembrare meno scandalosa. Il suicidio è reale, brutale, crudo, estremo, scomodo. Non è un atto impulsivo, può essere una voce che scava tanto nel cervello da lasciarti vuoto e debole, senza forze per continuare a lottare. O forse per Alice non era questo. Forse per Alice era molto di più. Purtroppo, non esiste un telecomando o un pulsante per tornare indietro, cambiare e vedere la storia sotto un punto di vista diverso. Sì, è possibile pensare e ripensare, analizzare ogni azione e ipotizzare conseguenze, ma non c’è una soluzione semplice. Conosciamo solo la nostra visione della storia, la nostra realtà, e questa consapevolezza è una pesantissima condanna. È l’accettazione di essere impotenti, ma allo stesso tempo di avere un peso sulla vita degli altri. La sicurezza che non esista uno strumento, una bilancia… un contagocce… per dosare questa influenza, la certezza che non sempre sarà positiva. Siamo stati tutti in parte colpevoli del dolore nella vita degli altri, è un fardello che dobbiamo trascinare ogni giorno. L’uomo è pensato per sbagliare, potremmo tentare di evitarlo estraniandoci dal mondo… ma in fondo cosa siamo senza relazioni? Non siamo forse un vaso vuoto con nulla per riempirlo? Un terreno arido da cui nulla può germogliare?

Sara a Zero

«A me me dispiace che te lo devo di’ io, ma non è che ce sta una risposta semplice. Te do ‘sta dritta: ogni volta che uno te dice un motivo semplice, pulito, per cui qualcuno s’è ammazzato te sta a di’ una cazzata, o te sta a racconta’ come gli’e fa comodo a lui. Nella vita vera o te stai arroccato dentro una capanna, hai finito i colpi e c’hai quaranta dell’Isis che te stanno a pija allora te fai schioppa’, e lo capisco […] oppure in tutte le altre situazioni io non ho mai visto una persona che si è ammazzata per motivi semplici. Non c’è la CAUSA A che produce l’EFFETTO B; è un groviglio di motivi in cui te perdi, e spesso non ce capisci più un cazzo manco te, figurate l’altri.»

Questa non è solo la storia di Alice. Non è solo l’illustrazione, a tratti scherzosa, di un avvenimento importante nella vita dell’autore della serie.

È una storia che purtroppo conosco.

Elena, hai sedici anni quando io ne ho quindici, siamo entrambe nate alla fine dell’anno, quindi talvolta menti dicendo di aver già compiuto i diciassette come i tuoi amici. Ami leggere e condividere le frasi che ti scaldano il cuore. Non sem- pre capisco cosa significhino per te, ma ai tuoi occhi sembrano così illuminanti

Ti piace parlare al telefono la sera, e aspettarmi quando non posso farlo, rassicurarmi che non sei arrabbiata e mi continuerai ad aspettare. Ti piace Gazzelle, e su instagram ci tieni a farlo sapere al mondo, so mi saresti stata infinitamente grata se fossi vissuta a lungo per vedere le stories che ho postato del concerto. Ami Frah Quintale, e un po’ odi quando mi vanto di essere come lui bresciana. Cantiamo “8 miliardi di persone”, ma sbagliamo il titolo; quindi, ridiamo raccontando in giro che la nostra canzone preferita è “7 miliardi di persone”. La gente è confusa e noi ridiamo. Al concerto ho pianto mentre la cantavo, ma non ho detto il perché. La distanza ci costringe a stare molto con gli occhi incollati allo schermo, vorrei non fartelo capire, ma tu sei intelligente e non vorresti esserlo. Un giorno qualcuno ha usato il soprannome che mi avevi dato, mi sono arrabbiata, e le ho detto di non farlo più: tu non sei qui per usarlo. So che ti fa incazzare che ci siamo allontanate. So che ci vogliamo ugualmente bene anche se non parliamo più così spesso. Non ti chiederò perché l’hai fatto, perché so che non vorresti dirmelo. O forse non lo voglio sapere. O forse ho paura sia anche un po’ colpa mia.

Zero a Sara

«Ma che vuor di’?! Scusa, ma come fa a non stacce una risposta, un foglietto, una cosa che ce serve a non diventa’ scemi. A me me sembra assurdo che non riusciamo a capi’ i motivi de una cosa così, de una persona che era pure roba nostra. Ao ma te eri amica sua, io pure comunque c ’avevo un discreto livello de intimità mo’ toglie er fatto che io e lei eravamo due matti e se semo sempre inseguiti senza fa’ n cazzo però comunque eravamo stretti…[…]»

Elena sei una persona speciale, o meglio… eri una persona speciale.

Quest’anno, dopo un lungo periodo di pausa dallo sport, causato da impegni scolastici e personali, ho deciso di cimentarmi in una nuova disciplina per tenermi allenata e sfogarmi. Penso che le attività sportive in generale siano un hobby fondamentale nella vita di ciascuno di noi, ma non è sempre facile trovarne una che ci appassioni. Io per prima ho cercato a lungo uno sport in cui sentirmi me stessa al 100%, ma ho sempre fatto molta fatica. Ho spaziato tra attività totalmente diverse tra loro, come il nuoto, la danza e il karate, ma nessuna di queste mi ha mai entusiasmata particolarmente. A gennaio, la mia amica appassionata di ginnastica ritmica, ha deciso di portarmi con sé alla lezione di prova di tessuti aerei, una disciplina di cui si parla ancora poco. Inizialmente non ero convinta di intraprendere questa avventura, perché mi vedevo troppo goffa e poco elastica per uno sport del genere, eppure, appena sono salita sui tessuti, queste insicurezze hanno iniziato a sparire man mano. Nonostante fosse solo la prima lezione, sono riuscita ad eseguire tutti gli esercizi indicati dalle maestre, e questo ha acceso qualcosa di nuovo in me.

Si è accesa una passione inaspettata, scaturita in primo luogo dalla curiosità per questo mondo diverso. Ma oltre a ciò, mi sono resa conto di come, sebbene non avessi la minima esperienza, fossi davvero in grado di imitare i movimenti leggiadri delle altre ragazze. Quindi ho appreso che non si trattava solo di evoluzioni eseguite correttamente, ma dietro c’era qualcosa di più: a ogni piccolo o grande risultato corrispondeva un’enorme soddisfazione personale, da cui scaturiva, di conseguenza, una vera e propria presa di consapevolezza. Nell’adolescenza è molto diffuso l'atteggiamento di resa e la poca fiducia in sé stessi, dunque credo che uno sport come questo possa essere di grande aiuto alle ragazze come me in cerca di qualcosa di stimolante, e che possa far prendere loro maggiore coscienza delle proprie capacità.

I tessuti aerei, infatti, non sono uno sport di squadra, dunque l’unica persona in cui possiamo confidare siamo proprio noi stesse, nel bene e nel male. Solamente affidandoci al nostro corpo e alle nostre abilità, potremo raggiungere i traguardi stabiliti, senza dimenticarci che non sarà sempre facile. Le evoluzioni, per essere eseguite, richiedono molta forza, e per evitare di cadere o rimanere incastrate tra i tessuti, bisogna solamente resistere alla fatica, perché ne varrà la pena. In conclusione, oltre a essere uno sport affascinante, i tessuti aerei mi hanno insegnato una grande lezione di vita che spero di non scordare mai: non sempre si ottiene successo, ma nonostante ciò non bisogna mai arrendersi e solamente andare avanti.

Sofia Caenaro, 5EL

AMICI A 4 ZAMPE Un mondo tutto da esplorare

Per iniziare a capire e scoprire il mondo animale, ed avere con i propri cuccioli una comunicazione più efficace, è molto importante essere curiosi e cominciare a porsi alcune domande; credo che questo atteggiamento sia il migliore per relazionarsi ed educare il proprio amico a 4 zampe…

Gli animali sono emotivi?

Per emotività degli animali si intende una concezione delle emozioni non riferibile soltanto ad un comportamento irrazionale.

Un parallelismo tra la vita emozionale animale e quella umana veniva già rilevato da Aristotele nel IV secolo a.C.: «Questo genere di cose è più evidente se guardiamo l’età dell’infanzia; nei bambini, benché si possano vedere peculiari disposizioni che avranno sviluppo in seguito, si nota tuttavia come il loro spirito, in questo periodo, non sia praticamente differente da quello degli animali selvatici, da che non è illogico dedurre che alcuni caratteri sono i medesimi in tutti gli animali.»

Questa concezione venne ripresa più volte ne cor- so della storia e tra coloro che se ne sono occupati troviamo anche Charles Darwin (XIX secolo) che osservava come nella maggior parte degli animali si trovino tracce di stati psicologici comuni all’essere umano: «Se nessun essere organico tranne l’uomo avesse mai posseduto poteri mentali, o se questi poteri fossero stati di natura completamente diversa da quella degli animali inferiori, non avremmo mai potuto convincerci del fatto che le nostre qualità superiori si sono evolute in modo graduale»

Lo psicologo americano Paul Ekman (pioniere nel mondo del riconoscimento delle emozioni tramite le espressioni facciali) ha parzialmente confermato questa concezione dell’emotività degli animali. Egli sostiene che una caratteristica delle emozioni è che queste vengano espresse da tutti in qualsiasi luogo, tempo e cultura attraverso modalità simili. Ma «Darwin era convinto che le emozioni e le espressioni non fossero esclusive degli esseri umani, e cercava di convincere di questo anche i suoi lettori». In realtà, aggiunge Ekman: «Oggi, fra coloro che studiano il comportamento degli animali, non c’è consenso sull’opportunità o meno di considerare le espressioni come segni delle emozioni legate a modificazioni fisiologiche interne.» Si può quindi affermare che si sappia ancora troppo poco delle emozioni umane per poterle attribuire anche agli animali.

Dopo questa infarinatura generale, direi di addentrarci più nello specifico partendo dall’animale più presente nella vita domestica dell’ uomo:

Ilcane

Come fanno i cani ad interpretare i nostri comandi?

Tra le abilità intellettive che i cani hanno ereditato dai loro progenitori, vi sono la comprensione delle strutture sociali e dei loro obblighi, nonché la capacità di leggere il linguaggio del corpo umano e quella di comprendere il tono di voce con cui sono dati i comandi. La capacità di imparare velocemente potrebbe essere presa come un segno di intelligenza, ma tale genere di prova deve essere interpretato con cautela, in quanto la velocità di apprendimento può essere influenzata da vari fat- tori quali l’efficacia delle ricompense utilizzate nella formazione, o la motivazione.

Ci capiscono quando parliamo con loro?

Diversi studi hanno cercato di valutare l’intelligenza dei cani misurando il numero di parole o segni che essi sono in grado di imparare.

-In un recente esempio, la psicologa animale Juliane Kaminski e i suoi colleghi riferiscono che il Border Collie Rico poteva apprendere più di 200 parole. Rico era inoltre in grado di interpretare anche frasi come “prendi il calzino”.

-Nel 2013, il Dr. John Pilley, professore del Wofford College, pubblicò il suo libro “Chaser: sbloccare il genio del cane che conosce più di mille parole”, nel quale documenta le capacità del suo Border Collie che era capace di associare oltre mille parole tra loro. Chaser era inoltre in grado di imparare i nomi di nuovi oggetti “per esclusione”, ed era capace di collegare i nomi ai verbi. Pilley sostiene che il modo in cui ha allevato il suo cane sia centrale per la comprensione delle sue capacità.

-Nel suo libro del 1996, “Good Natured”, l’etologo Frans de Waal discute di un esperimento sui rimproveri condotto su un husky siberiano. Il cane aveva l’abitudine di fare a brandelli dei giornali e, quando il suo proprietario tornava a casa, lo rimproverava; l’husky reagiva con un’espressione caratteristica, di apparente colpa. Quando il proprietario stesso strappava carte all’insaputa del cane, tuttavia, esso “si atteggiava da colpevole esattamente come quando aveva creato il caos”. De Waal concluse che “il senso di colpa” mostrato dai cani è piuttosto l’anticipazione del comportamento di un superiore arrabbiato.

Ci riconoscono anche dal nostro aspetto?

Uno studio francese conclude che i cani possano riconoscere i loro conspecifici, e distinguerli dagli altri animali. Alcune ricerche psicologiche hanno mostrato che lo sguardo umano passa istintivamente dal lato destro al sinistro del volto degli altri per ottenere più informazioni sulle loro emozioni. Una ricerca del 2008 eseguita presso la University of Lincoln mostra che i cani condividono questo istinto solo quando incontrano un essere umano e sono l’unica specie di nonprimati che manifesta questo comportamento.

I cani sono intelligenti?

Lo psicologo Stanley Coren afferma che l’intelligenza dei cani può essere paragonata a quella dei bambini di tre anni. Essi, infatti, hanno basilari capacità aritmetiche (quelli particolarmente intelligenti sono capaci di contare fino a cinque) e, salvo i casi eccezionali già menzionati, sono normalmente in grado di apprendere oltre 165 parole.

Continuiamo quindi la nostra ricerca concentrandoci stavolta sul felino più amato:

IL GATTO

Come ragionano i gatti?

L’intelligenza dei gatti è la loro capacità di percepire informazioni e di ricordarle sotto forma di conoscenze da applicare alla risoluzione dei problemi. Secondo ricercatori della Tufts University School of Veterinary Medicine, le strutture fisiche dei cervelli umani e felini presentano cortecce cerebrali con lobi simili. Le analisi dei cervelli felini hanno condotto alla conclusione che essi sono divisi in molte aree dedicate a compiti specializzati. Queste aree sono estremamente interconnesse tra loro e condividono le informazioni sensoriali in una rete comprensiva di un gran numero di nodi specializzati e di molti percorsi alternativi tra di loro.

Si ricordano le cose?

Si può dedurre dagli esperimenti sui gatti domestici, che la loro memoria per la permanenza degli oggetti è di circa 16 ore e che i gatti hanno consapevolezza degli oggetti non direttamente visibili. Si può quindi affermare che in questo caso la loro intelligenza motoria è paragonabile a quella di un bambino di due anni, mente è stato dimostrato che la memoria di un gatto ha la capacità di ritenere e richiamare informazioni fino a 10 anni. Inoltre, i gatti ricordano per tutta la vita ciò che hanno imparato nel loro primo stadio di vita. Ciò si concentra soprattutto sui momenti di gioco, che per loro non è semplicemente un divertimento, ma serve a stabilire gli ordini sociali, affinare le competenze di cattura delle prede e in generale le capacità di sopravvivenza.

I gatti si sono evoluti con noi?

Sono state identificate delle differenze tra la struttura genetica dei gatti domestici e quella dei gatti selvatici. Il gatto domestico ha sviluppato caratteristiche desiderabili per quanto riguarda la condivisione degli insediamenti umani e del loro stile di vita, e si pensa che sia derivato da alcune scelte specifiche di gatti selvatici effettuate negli ambienti urbani del Neolitico. Si crede che l’intelligenza del gatto sia dipendente dalle interazioni con l’uomo, e che si rifletta negli ormoni dello stress rilasciati dai gatti intenti in comportamenti esplorativi. Infatti, l’esplorazione di un ambiente stimolante, come può essere un luogo urbano, richiede comportamenti adattativi nuovi. Percepiscono le nostre emozioni?

Recenti ricerche sul riconoscimento felino delle emozioni hanno evidenziato che i gatti possono riconoscere il linguaggio del corpo e si comportano in modo diverso rispetto alle diverse emozioni espresse. Uno studio effettuato da Jennifer Vonk e Moriah Galvan (2015), dell’Università di Oakland ha verificato che questo animale è sensibile allo stato emotivo del padrone. I gatti osservati durante la ricerca rimasero vicino al proprietario che manifestava stati d’animo felici, mentre si comportavano in maniera difensiva quando il proprietario mostrava espressioni di rabbia. Secondo alcuni studi il gatto sa cogliere espressioni sottili non solo in individui della sua specie ma anche negli esseri umani. Risulta cioè profondamente connesso ai nostri stati d’animo, in grado di darci attenzione più di quanto pensiamo rivelando capacità sociali delicate. Tuttavia queste risposte, rilevate sullo stato emotivo della persona familiare, non sono replicate nel caso abbia a che fare con uno sconosciuto. Non è quindi solo in grado di interpretare le sfumature espressive, ma di imparare a conoscere con il tempo le persone vicine imparando le abitudini e studiando i dettagli.

Per finire ho scelto di approfondire un animale particolarmente mansueto, che solitamente non sta nelle nostre case, ma che nasconde molte peculiarità trascurate da chi non le conosce bene.

Le Mucche

Le mucche mostrano accuratezza nell’affrontare le problematiche, che cercano di risolvere attentamente. L’esperienza passata viene immagazzinata e utilizzata all’occorrenza, grazie all’ottima memoria che possiedono. Infatti, possono ricordare posti, azioni e volti.

Come vivono le emozioni?

Le mucche, i vitelli e i bovini in generale sono animali estremamente intelligenti, amano sentirsi liberi, correre ma, soprattutto, sono in grado di stringere legami sociali molto saldi. Il sole le ral- legra, inoltre sono in grado di provare sia sentimenti positivi, che antipatie. È anche ormai assodato che le mucche stringono amicizie durature. Veri e propri legami emotivi che perdurano nel tempo, in cui la vicinanza reciproca ne garantisce il benessere. Condividono anche la vita di mandria dove spesso vi è la presenza di un capo, che “gestisce” l’attività sociale del gruppo. Un aspetto della “società” delle mucche è il legame che si crea tra madre e figlio. La mandria è un sistema matriarcale e, per questo, le mucche sono viste con rispetto e sacralità da alcune culture. Come comunicano fra loro?

Recenti studi hanno rivelato che i bovini hanno un sistema di comunicazione complesso che sfrutta il muggito. Gli scienziati, infatti, hanno notato che i muggiti in un gruppo sociale di bovini sono sottilmente differenti tra di loro, e ognuno di essi esprime richieste precise. Un test ha inoltre mostrato che il muggito varia in base alla distanza fra due esemplari; altri hanno evidenziato che ogni vitello e la rispettiva madre “dialogano” fra loro in modo unico, utilizzando intonazioni diverse da quelle degli altri individui della mandria. Il classico muggito non è l’unico metodo di comunicazione messo in atto, perché le mucche parlano anche con il corpo, muovendosi oppure assumendo espressioni facciali. L’interazione è estesa ad altri membri del regno animale, ad esempio l’uomo, da cui adorano ricevere carezze e grattini.

Se questo argomento vi intriga e lo volete approfondire, vi consiglierei di guardare due documentari Netflix “Le vite nascoste dei nostri animali” e “Nella mente di un gatto”. Sono entrambi molto carini e ricchi di curiosità inaspettate. Inoltre, se avete un animale e volete imparare qualche trucchetto per facilitare le vostre interazioni potete curiosare su Youtube: ci sono tanti contenuti interessanti su canali come “IAmDogTraining” , “Lui Lei e il cane”, “Animal Advisor” e tanti altri!

Denise Pansini, 4AT

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