Lungarno n. 88 - ottobre 2020

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LO BELLO STILO NOCOST a cura di Firenze NoCost

Firenze NoCost che scrive di moda per Lungarno? Sì, la realtà surclassa la fantasia. Partendo da un capo di abbigliamento la guida (anti)turistica più pazza che ci sia ci racconta il passato e il presente di grandi uomini e lucenti donne che Firenze l’hanno resa unica e senza tempo. Perché lo (bello) stile è tutto. www.nocost.guide

L’ombrello dell’attrice IERI

OGGI di Teresa Vitartali

di Marco Tangocci e Davide Di Fabrizio

A

h, la Belle Epoque! Che se si chiamava così, proprio brutta non doveva essere, tra caffè e lampadari di cristallo (avete presente la pasticceria Gilli di piazza Repubblica?), tra aperitivi mondani e teatri di posa. Ah, il teatro... Praticamente dove era nata Lei, quella talentuosa Eleonora Duse che già a quattro anni calcava il palco per la prima volta. Donna e attrice tutta d’un pezzo, che fugava i compromessi: odiava truccarsi, sia in scena che fuori, indossava abiti viola – colore malvisto dall’élite dello spettacolo – e recitava in posizioni “sconvenienti”, tipo con le mani sui fianchi o tranquillamente seduta, coi gomiti poggiati sulle ginocchia. Amava i fiori la Divina Duse. Ne teneva sempre uno in mano con cui giocava a perdersi i petali e a sperdere pollini, al passaggio tra un dito e l’altro. Lombarda di origini, agli inizi del Novecento già dimorava presso la splendida villa La Porziuncola – via della Capponcina 75, Settignano – e qui fu raggiunta da quella dolce metà che Vate si faceva chiamare e che di tutto (in breve: arredi, affitto, cani, cavalli, ristoranti e cocaina) si faceva offrire. Un amore follemente noto il loro, chiaramente finito male. Oggi restano, a ricordo di tutto questo, le ville degli amanti e due strade – via D’Annunzio e viale Duse, per l’appunto – che si incrociano una volta sola e poi proseguono distanti. E lì nei pressi della Lidl

LAVIGNETTA

N

el periodo in cui ha vissuto l’affascinante Eleonora l’accessorio di cui una dama di tendenza non poteva fare a meno era sicuramente un ombrellino da passeggio. Ma sapete da dove proviene questo oggetto di cui ci ricordiamo solo quando piove? È nato millenni fa e proprio per la ragione contraria: ripararsi dal sole. In Oriente era utilizzato solo dai reali, simbolo di potenza e nobiltà, ma a partire dall’Ottocento diviene oggetto di moda ed emblema dell’emancipazione della donna, perché legato alla vita all’aria aperta. Principalmente serviva a proteggere la pelle delle nobildonne che doveva rimanere bianca e illibata. Oggi ci sono ombrelli per tutti i gusti ma diciamoci la verità: la maggior parte di noi finisce sempre per abbandonarli ovunque, peggio degli accendini! D’altronde oggi servono solo per riparare dalla pioggia. Ma se avete voglia di dare spazio alla fantasia, al romanticismo e a un po’ di sano egocentrismo… Se insomma volete divertirvi a viaggiare indietro nel tempo provare questi due ombrellifici fiorentini: OMBRELLIFICIO ALFA, dove realizzano ancora ombrelli tradizionali. Cominciano con il taglio a modello tramite antiche procedure e proseguono con cuciture e montaggio, rigorosamente a mano. Oppure BROVELLI, ombrellificio in San Frediano figlio degli storici ombrellai del Lago Maggiore. Esiste dal 1887 e chissà che la Duse non ci andasse davvero!

di Lafabbricadibraccia

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