Lungarno n. 88 - ottobre 2020

Page 24

F R AST U O N I di Gabriele Giustini

SOPHIA “Holding On / Letting Go”

DANIEL BLUMBERG “On&On”

FONTAINES D.C. “A Hero’s Death”

Siamo affezionati ai Sophia di Robin Proper-Sheppard, ex-The God Machine, sin dai tempi di “The Infinite Circle” – era il 1998 – e dell’imballatissima e calda data fiorentina del 2007, presso quello che, all’epoca, si chiamava Sintetika, poi Tender, poi nulla. Abbiamo sempre seguito Robin e il suo collettivo, perché di questo si tratta, visto che il musicista di San Diego, trasferitosi poi in Europa agli inizi degli anni ’90 tra Londra, Bruxelles e infine Berlino, ama circondarsi di nuovi musicisti a ogni nuova uscita. Disponibile attraverso la sua etichetta The Flower Shop Recordings, “Holding On / Letting Go” è il nuovo album e vede Robin accompagnato dalla stessa band con cui ha girato in occasione dell’ultimo tour. I brani che compongono il disco scavano, al solito, nei sentimenti di Robin e si reggono sulla sua classe immensa nel mescolare rock cupo e apparentemente claustrofobico, cantautorato esistenzialista, trame pop, momenti chitarristici e splendide aperture concesse dalla morbidezza dagli archi. Un lavoro eccellente che si colloca fra “Fixed Water”, il già citato “The Infinite Circle” e l’ambizioso “Technology Won’t Save Us” e che riposiziona Robin e il suo progetto al centro di un romantico panorama Dark-Rock-Pop. Brani consigliati: ‘Alive’, ‘We See You (Taking Aim)’ e ‘Undone. Again’.

Abbandonati gli Yuck, il musicista e compositore britannico Daniel Blumberg, ha cercato di non rimanere soffocato da un qualcosa come una canzone dalla struttura più o meno tradizionale, per abbracciare la sacra arte dell’improvvisazione, evitando la trappola del fine a se stessa. I primi passi in questa nuova veste sono stati mossi al Cafe Oto di Londra, locale che ha proprio come caratteristica principale l’incontro di certi musicisti, con certe idee. Lì si è esibito, per cinque anni, con varie formazioni. Nel 2018 un nuovo cambio di rotta che l’ha portato a “Minus”, suo esordio solista. Disco già bellissimo. Non si trattava di un caso, perché con questo nuovo “On&On”, Blumberg, mette definitivamente a fuoco il tutto, trovando l’equilibrio tra sperimentazione, trame circolare, lo-fi, folk/rock sghembo, free-jazz – non abbiate paura - e melodie. Apice di quanto sopra è un brano come ‘Bound’, oltre 7 minuti onirici dove succede tutto e il contrario di tutto, con un pathos crescente e illusorio. Con lui i soliti musicisti che lo hanno accompagnato in “Minus”, ovvero Ute Kanngiesser al violoncello, Billy Steiger al violino, Tom Wheatly al contrabbasso e Jim White dei Dirty Three a spazzolare alla batteria. Disco importantissimo.

Nel mezzo fra l’uscita dell’ultimo album dei Protomartyr e in attesa del nuovo Idles, quella che può esser definita una micro rinascita del post-punk si nutre anche e soprattutto della nuova linfa degli irlandesi di Dublino Fontaines D.C. che, con il nuovo “A Hero’s Death”, mettono d’accordo un po’ tutti. Spinti dall’accento sbiascicato tipicamente dubliner di Grian Chatten, si fecero notare già dal primissimo singolo ‘Liberty Belle’. Era il 2018 e in due anni è cambiato tutto. L’anno successivo è uscito il debutto “Dogrel”, album accolto con entusiasmo un po’ ovunque, con gli addetti ai lavori che hanno spostato i loro radar nuovamente su Dublino. “A Hero’s Death” è il loro nuovo album e, oltre a essere molto bello, ha il pregio di levigare le asperità delle due band sopra citate, rendendone i suoni, sulla carta, più fruibili per un pubblico più ampio. E così è, infatti. Fra intro ossessive – ‘Televised Mind’ ne è un ottimo esempio - una scrittura poetica e suoni che vanno a recuperare tutta una serie di band, anche in piccole dosi, che è impossibile non amare – Sonic Youth, The Smiths, Pavement, The Wire, primi The Strokes, The Feelies – “A Hero’s Death” ha tutte le carte in regola per regalare ai Fontaines D.C. lo status della band più ‘pop’ di questa nuova ondata post-punk.

The Flower Shop Recordings

Mute

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