Lungarno n. 88 - ottobre 2020

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PALATI FINI testo e illustrazione di Marta Staulo

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La Tarte Tatin

decisioni danno forma alla tua vita e tu sarai cosciente di circa 5 di queste”, cantano gli Strokes in I’ll Try Anything Once (Heart In a Cage, 2006). Tra le cinque scelte involontarie che hanno cambiato la vita delle sorelle Caroline e Stephanie Tatin, di quelle che fai per fretta e/o congiunzioni astrali, spicca una disattenzione imperdonabile: quella dell’aver infornato una crostata di mele dimenticandosi della crostata! Ma le sorelle non si fecero perdere d’animo e, in una domenica mattina di fine ‘800 nel ristorante dell’Hotel du Pin d’Or a Lamotte-Beuvron, nel cuore della Francia, tirarono fuori la soluzione più geniale e veloce che potessero escogitare. Come si fa con tutti gli errori clamorosi, quando irrecuperabili, ci ritroviamo a stendere un velo pietoso o a cercare di capovolgere il nostro punto di vista sulla situazione. Fu la summa di questi approcci che permise alle sorelle Tatin di entrare nella storia della cucina internazionale con un dolce francese che porta ancora il loro nome: la Tarte Tatin. Sulle mele tagliate a fette, che la dimenticanza aveva caramellato di burro e zucchero, stesero uno strato - impietoso quanto frettoloso - di pasta briseé. Tutti si innamorarono di questo dolce cotto a testa in giù, servito con il fondo all’insù, spesso con una carezza di panna che sembra avvallarne l’errore, che rende umano il divino di cui si compone la pasticceria. E chissà quanti, infilando la forchetta nella torta calda, su un tavolo chissà dove, avranno capito che l’ultima soluzione per far funzionare le cose che sembrano perdute, risiede nel tentativo di ribaltarle del tutto.

SPIRITO LIQUIDO di Andrea Bertelli

I

La grappa purifica, disinfetta e santifica.

l mondo dei distillati è un viaggio di sapori, profumi e colori. L’arte del mastro distillatore sta nell’estrarre da una materia prima fermentata la sua essenza. In ottobre le cantine fervono di lavoro, i vigneti hanno dato i loro frutti, le uve vendemmiate vengono trasformate in vino e le vinacce fermentate in grappa dalle distillerie locali. Il nome Grappa è una denominazione di origine tutta italiana, è un’acquavite di vinacce fermentate, ricavata da uve prodotte e vinificate esclusivamente in Italia e può fregiarsi della denominazione di un vino quando è ottenuta da materie prime provenienti dalla produzione di questo. Si beve preferibilmente liscia, non trova molto spazio nel mondo della mixology e spesso a fine pasto le viene preferito un bicchiere di amaro. Un vero peccato, le grappe giovani o aromatiche degne di questo nome hanno tutto un altro slancio nel bicchiere. Distillate separando le bucce da raspi e vinaccioli che apporterebbero aromi sgradevoli, conservano aromi e profumi del vitigno da cui derivano a cui si aggiungono gli aromi della botte per le invecchiate. Il bicchiere indicato è un tulipano, al fine di esaltarne i profumi, ma per le grappe bianche si può avere anche un approccio più estivo e informale. Un collins o un tumbler con un cubetto di ghiaccio dentro faranno il loro sporco lavoro, in questo modo si raffredda il prodotto annacquandolo leggermente così da diminuirne la carica alcolica. La grappa è ottima anche per accompagnare i pasti, provare per credere, va giù che è un piacere. Stupite gli amici con in tavola una bottiglia di grappa bianca e un secchiello di ghiaccio. 29


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