Lungarno n. 96 - giugno 2021

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La posta di SIGISMONDO FRODDINI

(È) TUTTO NEI TERMINI

a cura di SpazioPosso

Tornare a casa: tra mancanze e paure Caro Dott. Froddini, ho 23 anni e sono una studentessa universitaria fuori sede. Lo sono perché l’ho scelto, l’ho voluto, ma mai come in questo periodo ho sentito e sento la mancanza della mia terra, dei miei volti familiari. Adesso con le riaperture che si fanno più concrete potrei avere la possibilità di scendere, ma sono combattuta e forse anche un po’ impaurita. Ho paura di sentire ancora più forte la loro mancanza e di non riuscire a ripartire, ho paura di mandare in crisi quello che sto costruendo e di aumentare dubbi e incertezze...però mi mancano tanto. Michela Cara Michela, la sua domanda è molto toccante e si percepisce la sua voglia di ricevere un abbraccio caldo e familiare, un abbraccio di quelli in cui ci si possa rifugiare e ci si possa sentire protetti e al sicuro. A volte, soprattutto quando siamo nella fase di ricerca di autonomia e di crescita, sentiamo desideri contrapporsi. Da un lato c’è la voglia di essere indipendenti, di costruirsi un futuro proprio e di voler fare leva solo su se stessi, sulle proprie forze e risorse, ma dall’altro sentiamo il bisogno, soprattutto nei momenti più delicati, di sentirci figli, di sentirci più piccoli, di sentirci nelle mani di qualcun altro che possa curarsi di noi. L’errore che spesso facciamo è quello di vederle come due forze contrapposte, ma chi dice che ci sia un’età per gli abbracci? Chi dice che a un certo punto non sia più legittimo sentire le mancanze dei familiari? Sentirle è normale e credo anche che soddisfarle non debba essere vissuta come una debolezza. Credo anzi che concedersi delle pause per ascoltare i nostri bisogni non possa che ricaricare il nostro organismo. Se dovesse scendere e avere più difficoltà a ripartire, si conceda i giorni che le servono (magari può organizzare bene il momento di stacco, mettendo in conto possibili prolungamenti), anche perché se l’alternativa deve essere quella di restare e resistere… beh, la mancanza non può che aumentare e stridere sempre di più.

di Michele Baldini e Virginia Landi

I

n questo numero facciamo una piccola incursione nei termini sempre più contaminati degli under 27, ovvero la Generazione Z, sperando di non cadere in fallo ed essere sempre più scambiati per dei boomer (dopo tutto siamo ancora Millennials). Questa è la generazione che – citando un’amica insegnante – non usa lo smile, ma scrive nei messaggi “lol”, che usa il “vola tutto” al posto del “bomba” e che nonostante problemi psicologici sempre più conclamati e irreversibili vive in stretta sinergia con la lingua inglese e gli strumenti informatici. Flexare /fle-ksa:-re/: neoformazione ibrida, dall’inglese to flex: ostentare, mostrare i muscoli. Speculazione testuale dell’emoji corrispondente al bicipite retroflesso. Nonostante l’orecchio (e la necessità grave di recuperare un corretto equilibrio sonno-veglia) possa associarlo a numerose marche di materassi, per il gruppo target di questo numero descrive un’ostentazione spudorata di doti o qualità, siano esse fisiche, culturali, economiche. Es. Flexo di brutto in giro la copia di giugno di Lungarno che ho preso per primo. Zoombombing /zuːm ˈbɒmɪŋ / dall’inglese Zoombombing: (L’atto di disturbare lo svolgimento di una videoconferenza su piattaforma digitale con interventi o contenuti non pertinenti). Per Zoombombing si intende l’intrusione indesiderata di soggetti esterni all’interno di una videoconferenza. I disturbatori interrompono generalmente lezioni scolastico-universitarie, riunioni di lavoro, seminari, eventi che si tengono all’interno di piattaforme come Zoom o Google Meet, con grida, suoni striduli, materiale esplicito o violento e con un’unica motivazione: noia. Un trend che, inutile forse specificarlo, si è verificato proprio quando l’alternativa al “video-incontro” non era possibile. Era chiaramente il 2020. Era chiaramente un momento già complesso. Un momento in cui le menti umane sono troppo impegnate in cose serie, quando per la testa finalmente passano le grandi intuizioni. “Perché no. Perché non creare un nuovo fenomeno sociale e di disagio?”. Perché le disgrazie non vengono mai da sole, ma questo ormai lo abbiamo imparato.

Inviate le vostre domande, crisi e drammi esistenziali a spazioposso@gmail.com. Il dott. Sigismondo Froddini vi risponderà in questo spazio. Camilla Biondi, Arturo Mugnai, Federica Valeri 23


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