Lungarno n. 96 - giugno 2021

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Aperture da superstar di Raffaella Galamini

D

alla Napoli di Sophia Loren alla Firenze di Amici Miei, passando per il Frappuccino di Starbucks. Le nuove aperture a Firenze fanno più che mai notizia questo mese. In piazza della Repubblica la primavera ha portato l’apertura del “Sophia Loren - Original italian food”, il primo ristorante dedicato alla famosa attrice partenopea. Protagonista in menù la pizza di Francesco Martucci, incoronato miglior pizzaiolo d’Italia nel 2020 e patron del locale “I Masanielli” a Caserta. In cucina un altro grande nome: a firmare i piatti del locale Gennarino Esposito, chef bistellato del ristorante Torre del Saracino a Vico Equense mentre la pasticceria è quella di Carmine di Donna, già visto all’opera proprio alla Torre di Saracino. A convincere l’indimenticabile interprete de “La ciociara” e di tanti altri grandi film l’imprenditore Luciano Cimmino (Yamamay e Carpisa). All’interno del locale di oltre 1.500 mq, disposto su 3 livelli e con 270 coperti e 2 cucine professionali c’è il ritratto della Loren realizzato da Luigi Masecchia con 1600 tappi di metallo.

In Oltrarno lungo via dei Renai non è passata inosservata l’apertura del Supercazzola store. Si tratta di un omaggio a “Amici Miei” ma in senso più generale a tutta la commedia all’italiana da Paolo Villaggio con la Coppa Cobram ad Alberto Sordi con Il Marchese del Grillo. Il film di Monicelli gioca di certo “in casa” visto che lungo la via si trovava il bar Necchi: ecco quindi i vini de La Tognazza, azienda portata avanti oggi da Gian Marco Tognazzi nel ricordo del padre, e una serie di magliette ispirate ai modi di dire toscani ® e alle battute più celebri delle varie pellicole. Ai Gigli, dopo tanti rinvii, è sbarcato Starbucks®, il primo in Toscana e il dodicesimo a livello nazionale. Un’ottima notizia per gli amanti del Frappuccino®. A gestire il locale Percassi, partner licenziatario unico per l’Italia: 15 i posti di lavoro creati. Lo store da oltre 160 mq conta 55 posti a sedere e uno spazio esterno privato.

Tra la Loren e Starbucks spunta il Supercazzola store

TRADIZIONI FIORENTINE di Riccardo Morandi

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La bistecca

n altre parti d’Italia la chiamano “la fiorentina”. A Firenze non è possibile visto che indicherebbe la squadra di calcio viola. Questo taglio nel capoluogo si chiama solo “bistecca”: ma non è un problema, visto che in talune lande sudiste si appella come “SUGO” un normale condimento a base di pomodoro.
Chiariamo subito la questione fondamentale: non esiste grado di cottura. E non esiste grado di richiesta a colui che la cucina, chè non siamo internazionalisti a Firenze: il “bleu” innanzitutto si pronuncia “blè”, e si riferisce a un tono di colore tendenzialmente abbinato ad autovetture o vestiti. La cottura è una. Stop. 
Veniamo allo spessore del prodotto. Tralasciando l’apocrifa tagliata, data in pasto dall’oste con un sorriso sarcastico agli “wannabe della carne” allo stesso modo con cui un pescatore di Marsala potrebbe dare una carta di fritto di pesce con “soli tondini” agli ospiti, rifuggiamo le disamine, spesso nordiche, di tagliare bistecche alte quanto un barattolo di marmellata. E rifuggiamo anche, sonoramente, sia le questioni sul tipo di carne (oramai la scelta pare più complessa che scegliere un gestore telefonico) che sulla squallida tradizione ristoratoria di appendere tranci di manzo in vetrina. Cattivo gusto per tutti.
La bistecca è la bistecca a Firenze: uno dei piatti più mangiati, e ci stupisce peraltro vista la banalità del prodotto. Che dire: si vede che alle volte al non-fiorentino piace sentirsi fiorentino in questo semplice modo. Come se peraltro a Firenze mangiassimo costantemente costate.
Ultimo consiglio: rifuggere sempre da colui che professa “la migliore bistecca è quella che mangio a casa mia”. Un mitomane. Quindi un fiorentino.

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