PALATI FINI testo e illustrazione di Marta Staulo
Il Gazpacho
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tudi recenti confermano che l’essere umano - prima di estinguersi - avrà sempre meno denti. Molti di noi, me compresa, assistono attoniti al ritardo della comparsa di denti del giudizio, molari che spuntano/spuntavano tra i 18 e i 25 anni, età in cui secoli fa già somigliavi a tua nonna. In questa epoca dove si invecchia senza crescere, i nostri denti del giudizio insieme al giudizio stesso - hanno ben pensato di risparmiare fatica, energia e spazio, pensando di fare a meno di venire al mondo, complice un’esistenza senza mordente, sempre meno impegnativa, igienizzata fino allo sconforto e immediata da digerire come un beverone, che tu lo voglia o meno. Se una volta la proprietà per cui erano famosi i liquidi erano quelle di risalire i muri per capillarità, di stagnare granitici o di travolgere gli argini con dirompenza, adesso sono citati per la capacità di vacillare e di adattarsi forzatamente al contesto da cui sono limitati. Ovunque trionfa lo stato liquido: le relazioni sono liquide perché scorrevoli e instabili, così come i contratti di lavoro, mutevoli e inafferrabili. Nel caso sfortunato che, in odore di disoccupazione, ti fosse balenato in testa di iniziare a cacciare, o anche solo di mettere sul tetto trappole per piccioni come l’eroina brigatista di Louise Michel (Benoît Delépine, Gustave Kervern - 2008), pensa invece che potresti optare per una dieta liquida. È assodato infatti che gli ultimi trend stiano portando la cucina a fluidificarsi, mentre Carlo Cracco ha liquefatto un intero menù nel suo nuovo ristorante sui Navigli a Milano, chef emergenti sbandierano bucatini alla carbonara in bicchieri trasparenti e lisci come l’acqua. Ecco allora una ricetta fluida, salata e fredda per una generazione che - tra le mille cose - ha perso anche i denti.
SPIRITO LIQUIDO di Andrea Bertelli
Raining Bloody Mary
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iugno; si sentono i primi assaggi di estate, i pomodori sono finalmente maturi e ci regalano il loro succo prelibato. Liquido dal colore del sangue, ottimo per preparare il celebre Bloody Mary. Vi sono varie ipotesi sull’origine del nome di questo cocktail, c’è chi sostiene sia un tributo a Maria Tudor I, detta “la sanguinaria” per la violenza con cui cercò di reintrodurre il cattolicesimo in Inghilterra, facendo scorrere sangue a fiumi. Secondo altri invece, leggenda vuole che il cocktail ricordi la tragica fine di una ragazza di nome Mary, sepolta viva per errore. La giovane, prima di morire avrebbe lanciato una maledizione, a chi pronuncerà per 3 volte il nome “Bloody Mary” davanti a uno specchio, comparirà una strega per vendicarla. Un sacco di voci, che contribuiscono a speziare questo cocktail, già di suo ricco di brio! La ricetta originale prevede un 50% di vodka e un 50% di succo di pomodoro, sale, una spolverata di pepe nero, uno strato sul fondo del tumbler di Worcester sauce, una spruzzata di succo di limone, cubetti di ghiaccio a riempire il tumbler ed un bel gambo di sedano a decorare il tutto. Un cocktail fresco, ottimo da gustare fin dall’ora del pranzo. Vi consiglio perciò per godervelo a pieno, un picnic a tema Bloody Mary, attrezzatevi con una bella borsa frigo, un thermos per mantenere fresco il succo, molto ghiaccio e tutti gli ingredienti sopra citati. Non dimenticate di portare una cassa stereo da cui far suonare forte Raining Blood degli Slayer. L’atmosfera è importante e anche il distanziamento sociale. Salute!
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