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Lo tsunami delle Sardine Aldo AVALLONE
Politica
Lo tsunami delle Sardine
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Aldo AVALLONE
I giovani (e i meno giovani) che scendono in piazza sono sempre un bel vedere. Nel giro di poche settimane le nostre città hanno visto dapprima i cortei del movimento per il clima e poi le Sardine. Se le manifestazioni ispirate da Greta avevano poca o nulla caratterizzazione politica, quelle di questi giorni si contraddistinguono per una chiara connotazione antifascista e anti leghista. Il primo appuntamento a Bologna è stato convocato per contrastare, anche sul piano simbolico, la manifestazione della Lega che, per l’apertura della campagna elettorale in Regione Emilia, aveva riempito il Pala Dozza di 5.700 militanti, giunti con i pullman da tutto il Nord Italia. Ebbene, quattro ragazzi: Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa hanno deciso di convocare un flash mob in piazza Maggiore, chiedendo ai bolognesi di superare il numero dei leghisti “asserragliati” nel palazzetto dello sport. Quella sera, in piazza erano in dodicimila. Il lunedì successivo, a Modena, oltre seimila persone hanno riempito piazza Grande in occasione di un’altra manifestazione leghista. Da lì, il movimento ha spiccato il volo. Decine e decine di altre piazze in tutto il Paese si sono riempite e si riempiranno nei prossimi giorni in nome di una protesta pacifica e civile contro il clima d’odio che la propaganda salviniana ha instaurato nel Paese. Non è ancora chiaro quello che succederà nei prossimi mesi, ma ciò che già appare evidente è che sia accaduto qualcosa d’importante. Un macigno è piombato all’improvviso a squassare le acque paludose in cui navigava la politica nazionale. Nel silenzio perplesso e omertoso dell’informazione, le onde si stanno propagando in maniera prepotente e sommergeranno come uno tsunami il muro dell’indifferenza mediatica. Un primo risultato è già stato raggiunto: dimostrare che il popolo non è affatto con il leader leghista, come la propaganda continua della “Bestia” ha cercato di far credere in tutti questi mesi. Grazie alle Sardine, oggi nel Paese cresce la consapevolezza che la Lega si può sconfiggere, in Emilia il prossimo 26 gennaio, e in tutto il resto del Paese. Dopo Bologna e Modena ci sono state e ci saranno Sorrento, Palermo, Reggio Emilia, Perugia, Rimini, Parma, Napoli, fino alla manifestazione di Roma del prossimo 14 dicembre dove è prevista la partecipazione di oltre centomila persone che riempiranno come ai bei tempi piazza San Giovanni. Nessun movimento, soprattutto se investe migliaia e migliaia d’individui, può nascere dal nulla. Le Sardine non hanno fatto altro che intercettare un bisogno sopito che, pur presente in larghi strati della popolazione, aveva soltanto necessità di uno stimolo per emergere. Non è possibile interpretare altrimenti un successo indiscusso che sta mettendo in grossa difficoltà la Lega di Salvini e, di conseguenza, tutte le forze di destra del Paese che stanno reagendo in maniera isterica. Le Sardine fanno paura perché non possono essere accusate di legami con i partiti (in piazza non ci sono simboli né bandiere di partiti), non possono essere accusate di violenza (le manifestazioni sono assolutamente pacifiche e lontanissime dal clima di odio che la destra ha instaurato nel Paese) e, infine, ed è forse il segnale maggiormente rilevante, sono gioiose. Di una gioia ingenua e contagiosa, dovuta semplicemente al riappropriarsi, dopo tanto tempo, di spazi di partecipazione, innanzitutto fisici ma anche sociali e culturali. Abbiamo detto che le Sardine non hanno legami con i partiti. E, in un Paese, dove da anni la politica è vista soprattutto come gestione del potere, questa lontananza ha assunto una valenza positiva. Ma ciò non vuol certo dire che le Sardine siano un movimento apolitico. Anzi. Le Sardine rappresentano la politica con la “P” maiuscola, quella fatta dal popolo che si ritrova nelle piazze per confrontarsi e chiedere alla politica “ufficiale” di ascoltarlo, di raccogliere le sue istanze e di cambiare. È ovvio che i partiti siano chiamati in causa da questa richiesta e che, in prima linea, vi siano certamente i partiti che si richiamano ai valori riformisti e progressisti. Per essi, il popolo delle Sardine, che secondo noi è fatto in larga parte da delusi precipitati del vasto magma dell’astensione, rappresenta una sfida da raccogliere, se vorranno davvero battere la destra. Sardine e partiti della sinistra non sono antinomici, al contrario. Le piazze, com’è sempre stato, dovranno fornire l’energia ai partiti affinché questi traducano in progetto politico le istanze che dalle piazze provengono. Sembra un processo semplice, ma non lo è per nulla. Troppe volte, in passato, si è dovuto prendere atto della difficoltà del passaggio. Oggi, però, la situazione è diversa: siamo di fronte a un’emergenza democratica che richiede la massima disponibilità a un percorso unitario improcrastinabile. Pena la consegna della nazione a una destra fascista, razzista, anti europea. E questo il Paese non se lo può assolutamente permettere.