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La Cgil, Landini e il Mezzogiorno Raffaele FLAMINIO

Sud e Lavoro

La Cgil, Landini e il Mezzogiorno

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Raffaele FLAMINIO

Il Sud continua a tenere banco nell’agenda della CGIL. Il 20 novembre le delegate e i delegati del sindacato di Landini si sono riuniti a Napoli per discutere di dignità degli individui e del lavoro, riprendendo il filo della discussione avviata il 17 ottobre a Bari quando si discusse di credito e Mezzogiorno e il 15 novembre a Caserta, quando si è discusso di capolarato, celebrando il trentennale dell’omicidio di Terry Masloo, migrante sudafricano, attivista anti apartheid, barbaramente ucciso dai caporali nelle campagne di Villa Literno per aver tentato di difendere i diritti dei braccianti sfruttati. La CGIL continua la sua mobilitazione politica per le persone e in nome della Costituzione. All’appuntamento odierno era prevista la presenza del Ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, presenti, invece, l’economista Claudio De Vincenti, il professor Gaetano Manfredi, rettore dell’Università Federico II, padrone di casa Nicola Ricci segretario Generale della CGIL Campania,le conclusione affidate a Maurizio Landini segretario generale della CGIL. Le donne della Campania continuano a essere protagoniste delle vertenze aziendali della regione portando il loro prezioso e determinante contributo non solo politico e sindacale, ma principalmente umano, questa è la nuova frontiera del sindacato rosso. Una modalità che si sviluppa e nasce dal basso, lì dove sulla carne viva degli individui fa più male. La CGIL sta accompagnando questo importante cambiamento. Le presenze di Pina Scala, passionaria, della vertenza Whirlpool con Lina Mollo ex dipendente Auchan e la RSU Elena Tramontano, in rappresentanza dei lavoratori di Comdata, sono indicative del cambiamento in atto. Nicola Ricci nella sua relazione introduttiva descrive un quadro macroeconomico recessivo che non risparmia neanche i colossi come Germania e Cina. In questo contesto, l’Italia nella sua interezza ne è coinvolta. Le aree industriali del Nord Est e del Nord Ovest, finora legate interamente all’export tedesco rallentano pericolosamente. Il Sud crolla: ne sono testimonianza le innumerevoli vertenze aperte con le multinazionali che dopo aver usufruito di rilevanti incentivi, abbandonano sfrontatamente e impunemente il Mezzogiorno. Questa prevaricazione, dice Ricci, la CGIL non è disposta a subirla; non sarà consentito a nessuno che le tensioni occupazionali divampino in incendio sociale. La CGIL è il sindacato che si prende carico delle giuste rimostranze espresse dai lavoratori che quotidianamente sono vessati nei diritti e nella loro umanità, capace di convogliare le energie nella giusta direzione, depurandole dalla rabbia circoscrivendo e annullando le possibili lotte tra i deboli. La sala è animata dalla presenza di molti lavoratori di Almaviva Napoli e di Comdata che spesso interrompono la relazione. Lo stato di frustrazione è palpabile tra questi uomini e donne. Le aziende, di cui sono dipendenti, starebbero violando, gli accordi sottoscritti per la salvaguardia dell’occupazione. I lavoratori di Almaviva riferiscono che dopo aver accettato riduzioni di salario e applicazione dei Part time, adesso, sono costretti a trasferimenti in altre sedi, con spostamenti di oltre settanta chilometri. Di fatto, queste lavoratrici e lavoratori sopportano un ulteriore sacrificio economico sui già striminziti salari percepiti, senza che sia corrisposto alcun indennizzo per i trasporti che nelle zone individuate, da Almaviva, sono pressoché inesistenti. Comdata , azienda vincitrice dell’appalto per i servizi Inps, capace di macinare utili per un miliardo di euro ha dichiarato parte del personale in esubero, violando l’accordo che prevedeva l’assunzione di tutti i lavoratori dopo i 1.700 licenziamenti intervenuti negli anni scorsi. Il nuovo appalto è stato vinto da Comdata con il massimo ribasso. Le vicende di queste due aziende assumono i connotati di una vera macelleria sociale, denunciano i delegati sindacali, la continua violazione degli accordi sottoscritti tra i- stituzioni, sindacati e azienda scaricano sui lavoratori tensioni, costi economici e psicologici enormi. La conservazione del posto di lavoro non può passare attraverso il ricatto occupazionale e il drastico peggioramento generale delle condizioni di vita delle persone, affermano i delegati. Agli interventi assiste il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, che appare provato e commosso dalle disperate rimostranze di queste persone che rivendicano dignità e progettualità del lavoro. I delegati, continuano i loro interventi, denunciano l’assurdo del lavoro che non paga. Un lavoro è un perfetto bilanciamento di diritti e doveri, di tutele e vita sociale. Landini prende appunti. La tensione è altissima nella sala. In questo luogo si è materializzata, con tutta la sua forza, la drammaticità delle crisi industriali che investono come un uragano le vite dei cittadini della Repubblica a cui la Costituzione provvede con tutele e dignità. Chi lavora non può essere povero, chi lavora non deve scegliere tra la sopravvivenza familiare e l’inalienabile diritto allo studio per i propri figli o per i giovani lavoratori, non si può rinunciare al diritto di curarsi, aggiungono i delegati nei loro composti e lucidi interventi. Accanto a me è seduta Pina Scala, portavoce delle donne e degli uomini della vertenza Whirlpool, che indossa la maglietta simbolo della loro lotta “ Whirlpool – Napoli non molla”. Ha le lacrime agli occhi, tra le mani stringe la cartella contenente il suo intervento, mi guarda e mi dice: “tutto questo non è possibile, è il momento di stare uniti, lottare tutti insieme c’è bisogno di crescere insieme, di essere lucidi”. Pina è invitata ad intervenire, dopo un attimo di esitazione si avvia verso il palco, conscia della difficoltà del momento. Declina il suo intervento con calma, senza concedere spazio all’emozione. La voce è ferma e chiara, richiama la drammaticità del momento e fa appello alla calma e alla determinazione che il momento impone, richiama tutta la CGIL a stare stretta e compatta, Landini ascolta e prende appunti. Nella sala dell’Hotel Oriente di Napoli, torna la calma ma non manca la determinazione, gli applausi sono convinti. Gaetano Manfredi, rettore dell’Università Federico Secondo, riferisce che le facoltà Federiciane ogni anno sfornano 14.000 laureati, oltre la metà in discipline scientifiche. Di questi ragazzi solo una minima parte resta nel territorio della Campania, assistendo al paradosso che la cultura acquisita diventa sinonimo di migrazione. La problematica dell’ alta istruzione e della povertà del lavoro sta desertificando il meridione che investe faticosamente nei suoi giovani per poi vederseli portare via rendendo vani gli sforzi compiuti. Gli accordi di programma e di collaborazione con le industrie ad alto contenuto tecnologico ci sono e riscontrano gradimento e soddisfazione del mondo delle imprese che, però, come per il lavoro fagocitano risorse del Sud senza limiti. Il rettore insiste, affermando, che la crisi è sistemica e a carico di tutto il Paese, che in questa fase congiunturale lunghissima sta coinvolgendo, decisamente anche le aree cosi dette ricche del Nord. Il rallentamento di quell’area si sta palesando drammaticamente. Le risposte devono essere univoche e unitarie. Le riforme del sistema dell’istruzione vanno pensate e condivise, tali da rispondere univocamente alle esigenze dell’intera nazione che resta una e indivisibile. Interviene Maurizio Landini che, in premessa richiama la vicenda Fiat del 2010, dove la questione contrattuale e le flessibilità furono centrali in quella trattativa. Il ragionamento della Fiat, guidata allora da Marchionne, perseguiva la via dell’abbandono del Contratto Collettivo Nazionale, favorendo la contrattazione di sito che assumeva rilevanza di contratto collettivo per negoziare più flessibilità per la catena di montaggio. Quella convinzione si è dimostrata fallace, secondo Landini, infatti le pretese di flessibilità non hanno migliorato le condizioni salariali e di sicurezza, ma hanno denunciato la mancanza d’investimenti produttivi nell’auto in funzione ecologica e innovativa così come in tutti i comparti strategici dell’industria, ingenerando riduzione dei salari e mancate assunzioni. Questo tipo di strategia sta producendo i risultati che in questa sala si sono palesati drammaticamente, continua Landini, nello scenario generale bisogna che “noi” compiamo una scelta nuova. Dobbiamo, prosegue il segretario, entrare nei meccanismi delle riorganizzazioni industriali, approfondire i modelli organizzativi, non possiamo ridurre il nostro compito solo alla contrattazione di salario e orario di lavoro. Proprio perché i cambiamenti in atto sono dirompenti e impattano sulle persone, è necessario cambiare le modalità delle relazioni industriali. Anche l’algoritmo è progettato e gestito da una persona, ragione per cui, se l’impresa chiede la mia intelligenza e la mia opera, deve confrontarsi con le persone e di conseguenza con il sindacato. Questo è il solo modo d’impedire le fughe e gestire l’impatto delle innovazioni e dei nuovi lavori, che, poi, molti nei quali nuovi non lo sono nelle modalità di sfruttamento, basti considerare i riders, i lavori in agricoltura e se ne potrebbero citare tanti altri: in questi settori è il cottimo che imperversa. Dobbiamo sapere che cosa si produce, come losi fa e quali sono le implicazioni di certe scelte. Quale connessione esiste o, si deve costruire tra i territori. A proposito di territori poi, Landini ragionando non solo in chiave meridionale, aggiunge che a seguito della frenata delle economie forti, tutta l’Italia è inserita nel meridione d’Europa. Lo stesso Nord Italia, a causa delle dismissioni industriali e della contrazione degli ordinativi, ha vaste aree depresse e a rischio desertificazione, quindi la questione è di carattere complessivo. È necessario fare sistema, perché ogni regione ha le sue aree interne. Se non esiste un’idea di politica industriale strutturata, non si crea nuovo lavoro e si finisce per non difendere neanche quello che c’è. La leva fiscale è uno di quegli elementi che favorisce il lavoro; in questo senso, continua Landini, l’attuale governo ha incontrato i sindacati che stanno apprezzando lo sforzo che si sta compiendo con i tre miliardi indirizzati alla riduzione del cuneo fiscale, sicuramente ancora insufficiente. Il provvedimento andrebbe esteso per tutti i redditi almeno fino a 35.000 euro e per l’anno prossimo raddoppiare gli importi e rendere il provvedimento strutturale. Non bastano i provvedimenti di detassazione degli utili a fronte del loro reinvestimento in produzione e sviluppo. Tutto deve essere accompagnato da misure congrue per il lavoro. Perché i lavoratori vogliono pagare le tasse, ma devono pur guadagnare e allora qui tutto il discorso si lega. Il segretario generale della Cgil, afferma che di autonomia differenziata non se ne sente proprio il bisogno. In questo paese siamo già abbastanza differenziati, dice sorridendo. Il ragionamento da fare è, invece, come valorizzare le peculiarità dei diversi territori e connetterli tra loro attraverso il sistema infrastrutturale nazionale, quindi contano gli investimenti pubblici. Fare sistema, significa non sprecare le risorse disponibili. Il sistema delle imprese private, da solo, non è in grado di rispondere alle esigenze d’investimento, Landini cita la recente fusione tra Salini - Impregilo con Astaldi e la partecipazione dello Stato attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, affermando che operazioni di questa fattispecie liberano risorse e competenze al servizio del paese che si proietta in una dimensione internazionale valorizzando il”saper fare” che è pur presente nel Paese. Continua dicendo che le risorse economico – finanziarie in Italia ci sono. L’ingente quantità di risparmio sui conti correnti rimane inoperoso a causa della fragilità e indecisione che costantemente attanaglia il Paese. L’istituzione di una cabina di regia costituita dal pubblico, il privato, le organizzazioni sindacali, le i- stituzioni territoriali, significherebbe ragionare positivamente su tutto il comparto produttivo per generare lavoro e competenze di qualità. Il sindacato , e in particolare la Cgil, non si tirerebbe indietro anzi, sarebbe in grado di offrire soluzioni efficaci d’investimento, garantito, attraverso i fondi pensione negoziali e quelli aperti impiegando le risorse per fini costruttivi e utili alla Nazione. Landini riprende poi i temi dell’incontro del 17 ottobre scorso tenutosi a Bari dal titolo “Credito e Mezzogiorno” rilanciando l’idea dell’impiego del risparmio residente in quell’area, affinché esso sia investito per la gran parte a beneficio di quell’area geografica e in direzione delle imprese residenti, con propensione all’innovazione oltre che al completamento di opere pubbliche da ultimare. Il tema del cambiamento climatico è legato strettamente alla tutela del territorio che va inserito nel quadro complessivo dei nuovi assetti delle politiche industriali e infrastrutturali. Il segretario generale della Cgil per chiarire ancora più semplicemente i concetti cardine che il sindacato da lui rappresentato propone, ricorre ancora a degli esempi concreti. In una riunione tenutasi in Germania a cui fu invitato dalla confederazione tedesca, si discuteva della produzione dell’auto elettrica inserita nel piano d’investimenti 2020 poi prorogato al 2023. In quella sede erano presenti le quattro imprese dell’auto, i sindaci dei distretti interessati, le università, il governo federale, le banche, i sindacati di categoria, partiti di governo e d’opposizione, il tutto finalizzato alla creazione di sinergie valide che concorressero alla realizzazione, ognuno per la sua parte, di un progetto che arrecasse beneficio e valorizzasse le peculiarità territoriali per la promozione di una sviluppo armonico nell’interesse generale, escludendo anticipatamente interessi particolari e regionali. Cosi come sta avvenendo in Francia con la prossima fusione Peugeot – FCA nella quale il Governo transalpino ha una quota di partecipazione. Solo in Italia, conclude, i vari governi dichiarano che l’auto è una questione di mercato; il mercato è ben presente nelle intenzioni della proprietà FCA, tanto che continua a dividersi gli utili che dirotta all’estero. Applausi dalla platea. Il sistema produttivo italiano è composito: le imprese di grandi dimensioni sono poche, molte sono le medie e le piccole che scontano, come il resto del Paese, ritardi nella ricerca e nella formazione. Non meraviglia, quindi, che i nostri giovani vadano all’estero ad esprimere il loro enorme potenziale. Il discorso di Landini, poi, si concentra sugli appalti al massimo ribasso e i subappalti, elemento notevolmente distorsivo che precarizza il lavoro e la vita degli individui, come richiamato dalle giuste proteste, delle lavoratrici e lavoratori di Almaviva e Comdata presenti. L’attuale sistema degli appalti, ricorda il segretario generale, concorre drammaticamente a generare una feroce concorrenza tra lavoratori. In qualsiasi settore essi sono presenti, anche nella pubblica amministrazione che se, da un lato crede di risparmiare, dall’altro crea inefficienze e ricadute negative sui servizi al cittadino, sui salari, sulla sicurezza dei posti di lavoro, sulla fiscalità generale producendo pesanti oneri a carico dello Stato e delle sue finanze. Senza contare le infiltrazioni malavitose, la dilagante corruzione; il legislatore, se vuol sciogliere questo nodo, deve tener presente questi elementi e modificare l’impianto legislativo, non è possibile continuare con una tardiva repressione continuando a ricorrere alla magistratura. Il sistema deve prevedere una severa prevenzione. Il richiamo agli iscritti è severo, non bisogna identificare il nemico da combattere nella parte più debole delle filiere produttive. Lo sforzo deve essere di comprensione e unità nell’impegno a modificare, se pur faticosamente, la distorsione. Inoltre le occasioni di dibattito tra iscritti sono le giuste sedi per arrabbiarsi e rivendicare l’ascolto, ma non si possono scaricare sulla CGIL le tensioni e le giuste frustrazioni sopportate. La Cgil è impegnata nella comprensione dei cambiamenti in atto che sono vorticosi e improvvisi e, proprio per queste ragioni, è di fondamentale importanza rimanere uniti e contribuire positivamente al cambiamento attraverso la partecipazione e l’assunzione di responsabilità nelle scelte che si compiono. In conclusione, Landini afferma che la difesa dei diritti degli individui è la sola strada per sconfiggere l’isolamento e la solitudine che questo sistema sta inducendo nelle persone; l’idea di sindacato confederale va difesa e rafforzata perché essa racchiude tutte le categorie e le tipologie di lavoro che altrimenti sarebbero spinte, come si sta tentando di fare, all’isolamento.

L’idea di ricostruire i legami di solidarietà tra le persone che hanno bisogno di lavoraredeve essere l’ingrediente per sconfiggere il corporativismo umano e lavorativo in cui stanno tentando di precipitarci.

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