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Sebbene che siam donne paura
Donne e Politica
Sebbene che siam donne pauranon abbiamo
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Antonella BUCCINI
Di Hanna Gadsby e il suo spettacolo “Nanette” e di Marielle Franco non ne sapevo nulla. Lo confesso. Le ho conosciute entrambe nel giro di ventiquattro ore. Un segno del destino. Hanno un comune denominatore: donne “diverse”, lesbica la prima, bisessuale l’altra. Marielle è anche povera e nera, tutto il corredo, insomma, della “differenza” che segna un futuro netto e senza scampo. Marielle, invece, è da subito una bambina ribelle. Nata nella favella di Rio aspira a emanciparsi, a studiare. Intanto resta incinta di un balordo. Alleva da sola sua figlia e riesce a laurearsi grazie all’aiuto di una Ong. Si innamora ricambiata di una donna, si impegna in politica e nel sociale nella stessa favella delle sue origini. Esponente del Partito Socialismo e Libertà è stata consigliera comunale a Rio de Janeiro e attivista per i diritti umani. Viene uccisa in un agguato la sera del 14 marzo 2018. Ne ho dunque ascoltato il racconto da Michela Murgia nel podcast “Storie Libere” dove la scrittrice mette insieme, con la consueta tagliente intelligenza, donne scomode, un po’ stronze, come dice lei, e da prospettive in genere poco frequentate emergono potenti spunti di riflessione. Hanna è tutto e insieme. Ho letto un articolo di Maria Laura Rodotà su “La Repubblica” e l’ho scoperta. Dopo sono andata a vedere su Netflix il suo spettacolo “Nanette”. Dirompente. E’ dunque un’attrice comica australiana, sovrappeso, autistica, lesbica. Anche lei in fatto di diversità non se la cava male. Il suo spettacolo, per il quale ha vinto un “Emmy”, è sorprendente, ironico, graffiante e, a tratti, funziona come un pugno nello stomaco. Succede. Succede quando Hanna racconta del dolore che sedimenta per sempre dopo un’infanzia e un’adolescenza vissuta nell’assoluto disprezzo di se stessa per aver condiviso la condanna della sua comunità. Con altro registro, pure impegnativo, Hanna colpisce nel segno quando spiega la dinamica della comicità e denuncia che solo attraverso l’autoironia è ritenuta legittima l’accettazione della diversità. Queste due donne straordinarie, dunque, appartengono a una minoranza della minoranza. Non solo. All’interno del mondo o- mosessuale, le donne patiscono un’ulteriore discriminazione. L’omosessualità, infatti, segue una narrazione principalmente maschile e del maschile ha assimilato comunque gli stilemi essenziali. Le donne restano nel sottofondo ma, vivaddio, sono suscettibili di redenzione. E la redenzione passa attraverso lo stupro di gruppo, come sottolinea Michela Murgia nel suo racconto di Marielle, vissuto invece concretamente da Hanna Gadsby. Perché si sa, le donne sono destinate ad amare altre donne solo perché non hanno conosciuto il sacro fuoco di un pene e se ne provano più di uno in contemporanea la guarigione è assicurata. Non so se è ciò che ha pensato quel notabile di Lecco quando ha costretto la moglie allo stupro di gruppo dei suoi amici. Forse no, perché la donna, etero, voleva separarsi. In questo caso la terapia ha assunto una funzione, come dire, di castigo o probabilmente di penalità. Magari al prossimo giro la donna avrebbe cambiato idea. Chissà.
Quarant’anni fa Elena Giannini Bellotti scriveva “Dalla parte delle bambine” un testo illuminante sulle dinamiche, spesso surrettizie, che segnano le discriminazioni. Non è infrequente riconoscere alle stesse dinamiche un’attuale pervasività, tuttavia è bene ribadire la consapevolezza di fondo maturata dalle donne dagli anni del femminismo che, nondimeno, oggi, privata di ogni memoria e sottratta a un concreto dibattito politico, appare pericolosamente monca. In una cultura potentemente fallocentrica, quindi, le celebrazioni, le lotte, le denunce che non determinino un rivoluzionario cambio di passo da imprimere nel tessuto economico e sociale per il sostegno e l’uguaglianza di genere sono destinate a suscitare brevi e opachi sussulti.
Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.Una donna ogni quindici minuti in Italia viene aggredita e ogni settantadue ore uccisa,prevalentemente da uomini conosciuti, molto spesso dal “compagno di vita”.