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Amore ai tempi del Covid
Amore ai tempi del Covid
Distanze
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Lucia COLARIETI
Quel giovedì 5 marzo Loredana non sapeva che sarebbe stata l’ultima volta che si incontravano. L’allarme era nell’aria, i casi di contagio aumentavano velocemente e per strada c’era poca gente spaventata. Luca le aveva fatto una sorpresa, durante l’intervallo le aveva chiesto di uscire, da qualche giorno era diventato difficile incontrarsi, tra i turni serrati di lui in ospeda-
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le e la paura di incontrare quel maledetto virus anche sulle labbra amate. Era una giornata tiepida piena di sole già primaverile, avevano passeggiato nel grande parco verde, nel tepore delle chiacchiere la mezz’ora era volata, sapevano che la prudenza avrebbe imposto di stare a distanza ma un saluto commosso non aveva resistito ai buoni propositi, al riparo di una chioma frusciante il bacio era stato brevissimo e intenso. La loro storia era iniziata da un anno, Loredana era quasi rassegnata alla vita solitaria, i trenta erano passati da qualche anno e le delusioni accumulate la facevano essere guardinga. I suoi anni passavano tra il lavoro in uno studio di consulenza, le amiche e la mamma con cui viveva, la cui malattia la costringeva a continue visite in ambulatorio. Erano diventate una routine faticosa, fino a quando era comparso quel giovane dottore. Il suo sorriso aveva trasformato i pavimenti e le pareti di linoleum grigio in un cielo terso e luminoso, si chiamava Luca ed era stato tenace e coraggioso nel conquistarla, timidi caffè al bar dell’ospedale, un numero di telefono scambiato, un appuntamento in piazza per un gelato, la prima cena fuori e scoprirsi a guardarsi negli occhi e sorridere senza un motivo, trovarsi nei piccoli gesti, comprendersi al volo, accendersi di desiderio, darsi piacere a vicenda pelle su pelle, cuore su cuore. Si erano salutati con quel bacio, la vita aveva un altro colore quando erano insieme.
Gli eventi dei giorni successivi avevano travolto le loro vite e quelle dell’intera u- manità. Chiusi in casa con il timore di un virus che può colpire e uccidere, il mondo che piove in casa attraverso immagini che parlano di tragedie. Le strade delle città deserte, le piazze vuote, le serrande abbassate, il silenzio regna e dai balconi le persone cercano un minimo di relazione sociale gridando e cantando.
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A Loredana è stato concesso di lavorare da casa, ormai la rete di chiacchiere e incontri che intesseva la sua giornata si è rarefatta dentro uno schermo, sull’agenda si cancellano uno ad uno gli impegni presi, cinema, teatro, palestra, caffè al bar e rimpatriate tra amici, come caduti su un campo di battaglia ogni riga è stata barrata, rimangono solo le scadenze dei pagamenti. La spesa si fa al telefono, in farmacia si va di corsa e cercando di incontrare meno persone possibile. Luca diventa un’entità lontana, una voce al telefono, un ricordo di un’altra vita.
Nel guscio della propria casa Loredana, come tante altre persone, cerca il proprio confort e costruisce la sua piccola quotidianità aggrappandosi a gesti e riti come a delle boe in un mare tempestoso. Pulisce la casa, prepara il cibo, bada alla mamma malata, riordina cassetti, programma serie tv e libri, in fondo al cuore quel sorriso e i colori delle emozioni. Lui è perso nella fatica di stare al fronte, a combattere la battaglia mondiale contro la polmonite virale che toglie il respiro. Loredana lo ha sempre ammirato per la sua dedizione al lavoro e sa che questo è il momento di attendere e di vivere la sospensione da ogni cosa.
Osserva il suo corpo al mattino davanti allo specchio e le sembra che sia in letargo, si veste e copre le curve morbide che lui conosce, quel punto preciso dove lui poserebbe le mani e le labbra sparisce sotto la felpa comoda. La biancheria bella è rimasta indietro nel cassetto, le ore, i giorni, le settimane e i mesi che ci vorranno prima di poter sentire di nuovo la sua pelle sembrano infiniti. Nel guardaroba la gonna leggera è priva di vita in attesa di poter essere sollevata da dita impazienti, il flacone di profumo e il rossetto giacciono sulla mensola come oggetti da spolverare.
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Ogni mattino la giornata inizia scacciando dalla mente la convinzione che sia un sogno dal quale ci si può risvegliare. Loredana sa di dover essere concreta e adulta, in fondo sta bene, al sicuro e si tratta di affrontare un periodo difficile ma che finirà. Tutto il mondo impazzisce a fare pizze e dolci, lei si adegua, la sua specialità, una brioche dolce con l’uvetta, le riesce sempre buonissima. Organizza video chiamate di gruppo con le amiche, segue lezioni di pilates on line, legge i libri che aveva sempre desiderato terminare, gioca a carte con la mamma, tira fuori l’astuccio del cucito e anche quella vecchia scatola piena di perline e fili per le collane. Una volta terminato il lavoro e le faccende di casa bisogna tenersi impegnati. Le ore di luce si allungano e una poltrona fuori al balcone con un bicchiere di bollicine può darle l’impressione di un aperitivo con le amiche. Il cervello deve essere impegnato. Appena la ragione allenta la presa l’angoscia invade il cuore, ha tanta paura di non ritrovarsi, in fondo è solo un anno che escono insieme, quell’ultimo anno le sembra quasi un sogno ma la sua vita precedente le appare inutile. Lui le ha ridato i colori, con lui immagina di poter affrontare ogni cosa, si sente serena, appagata, non lo vuole perdere. I messaggi di Luca sul cellulare la strappano all’incubo, l’immagine sorridente del profilo e il buongiorno accompagnato da un’ icona con il cuore le ricolorano le guance. Sa di non dover lasciarsi andare. Le giornate si seguono pressoché identiche nella loro claustrofobica normalità, come se attingesse ad una misteriosa ampolla che custodisce il rimedio alla tristezza, Loredana scava nei ricordi, spremendo fino all’ultima goccia del prezioso elisir. Scorrono le immagini di un cioccolatino aperto insieme per leggere la frase romantica, di un pranzo nel chiasso della gente, le note di una canzone condivisa, il brivido di un bacio sulla nuca, di un dito passato sull’orlo della calza, di un caffè rimasto a raffreddarsi.
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Il mondo va avanti e l’umanità segna dei punti di vittoria sul virus, i contagi calano,si comincia a parlare di allentare le misure di sicurezza. La fine del tunnel sembravicina, la guerra non è vinta ma si può pensare di tornare alla normalità.
Luca l’ha chiamata e si sono dati appuntamento al loro bar. È fine maggio e l’estate sta già allungando le sue mani calde, ogni cosa ha sapore di nuovo, tre mesi di chiusura in casa fanno riscoprire come inedito anche il ticchettio dei passi sul selciato cittadino. Loredana è emozionata, non tutto è come a- veva sperato, ancora mascherine, ancora timori, ancora distanza, non ci si sente sicuri ma soprattutto lei si sente incerta sul loro rapporto. I fatti le dicono che lui non è mai sparito, ha sempre telefonato e inviato messaggi, le ha proposto di incontrarsi senza esitare, ma le vite sono cambiate in questi tre mesi, lei ha vissuto nel tepore della sua casa, lui ha combattuto al fronte; una telefonata o un messaggio non consentono di condividere le emozioni, e se lui avesse deciso di tornare alla sua vita precedente, se giudicasse il rapporto con lei un errore, un’avventura, solo la ricerca di un appagamento fisico? Saranno capaci di ritrovare l’intesa e la sintonia, scoccherà il desiderio? Si riaccenderà la passione o si è tutto addormentato nel tepore delle telefonate quotidiane? L’aria le manca ma un sorriso l’aspetta al di la del marciapiede. Le parole di convenevoli scorrono tra di loro come sottotitoli in un’altra lingua. Mi sei mancata dice lo sguardo, ti voglio dice il tocco delle dita sulla pelle, sei mia le braccia strette sulle spalle, ti amo le labbra sulle labbra. Mai più, pensa Loredana, mai più tanto tempo distanti.
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