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Filosofia C on t ro l a c u lt ur a d e l l’o d io , l’impeccabilità
Filosofia
Contro la cultura dell’odio,l’impeccabilità
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Chiara TORTORELLI
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Viviamo un’epoca particolare, un’epoca di transizione che sta cambiando il nostro approccio all’esistenza, le nostre abitudini, sospesi da quasi un anno in una realtà emergenziale pandemica che coinvolge come mai prima d’ora ogni stato e ogni nazione su questo pianeta, attraversiamo la difficoltà di ridisegnarci nella sfera intima, nella sfera sociale, nella sfera lavorativa, ma soprattutto nella nostra dimensione esistenziale.
Viviamo a contatto con un perenne stato di precarietà e incertezza, ciascuno nel proprio quotidiano si confronta con qualcosa che nella società dei consumi, quale era stata la nostra fino a qualche mese fa, non era previsto, cioè la realtà della vita e della morte. Il mistero proprio dell’esistenza fa di nuovo capolino nel nostro mondo spogliato da tempo di valori elementari, e in qualche modo impreparato ad affrontare l’ignoto.
Inoltre, lo spostamento dal reale al virtuale che sta caratterizzando la nostra vita da un anno circa e che già da prima coinvolgeva i ragazzi ci sta deprivando della realtà corporea, e tutto questo spesso si traduce in un’attitudine radicata alla polemica più che al dialogo, all’aggressività gratuita e non al confronto, alla cultura dell’odio e non allo sviluppo della comprensione e dello spirito di condivisione.
Pasolini, intellettuale libero e senza schemi, in una delle sue poesie più significative “Preghiera su commissione” evocava il senso del sacro, si rivolgeva alla figura di Dio, come deus ex machina dei nostri tempi e pregava “Caro Dio liberaci dal pensiero del domani…L’idea del potere non ci sarebbe se non ci fosse l’idea del domani; non solo, ma senza il domani, la coscienza non avrebbe giustificazioni. Caro Dio, facci vivere come gli uccelli del cielo e i gigli dei campi”.
Parto da qui per una riflessione.Cosa possiamo fare oggi per recuperare la sacralità dell’esistenza?
Quel tipo di approccio non fideistico ma consapevole del senso profondo dell’umana dimensione?
Prendo spunto da alcuni Insegnamenti radicati in alcune culture sciamaniche per recuperare quella che a mio avviso può essere una chiave di lettura e soprattutto un vademecum per liberarci dell’idea del potere e affrontare i nuovi tempi senza smarrire il senso del rapporto con l’Alterità e il rispetto dell’Altro che sembra essersi
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smarrito nel rapporto liquido dei social.
Castaneda in molti dei suoi libri ci ha raccontato la sua esperienza con gli stregoni toltechi, con uno in particolare, Don Juan, che gli trasmise alcuni degli insegnamenti segreti che possono aiutare nel percorso alla consapevolezza e nella dimensione evolutiva individuale e quindi collettiva.
Mi soffermo su alcuni. Don Juan invitava Castaneda a “Fermare il mondo”. Cosa significa?
Quando siamo preda all’aggressività, alla polemica, alla lite da web intessuta sull’ “io ho ragione, tu no” scaviamo solitudini, malesseri e alimentiamo odi… è allora, proprio allora che possiamo fare qualcosa di particolare, provare a fare il vuoto nel nostro sentire e percepire.
Si tratta di una sorta di stop interiore. Quando la polemica impazza, le parole si susseguono e non c’è più spazio per il confronto…. Stop! Fermiamo il tempo.
Fermiamo la parola, fermiamo la polemica, fermiamo il pensiero che costruisce mondi. Fermiamoci. Impariamo la pausa, il momento di silenzio quello che i nostri nonni richiamavano quando ci dicevano “prima di rispondere conta fino a dieci…”
Proviamo a fermare il nostro mondo interiore, diamoci altro spazio in un altro tempo e vediamo cosa accade. Può succedere ad esempio che dal vuoto si ricrei un nuovo modo di esserci nella relazione, meno competitivo, un nuovo scambio, può capitare di fare più spazio all’altro, provando a disegnare nuove coordinate.
Don Juan inoltre invitava a guardarsi dall’importanza personale.
Per gli sciamani il mondo è una questione energetica, quindi ognuno di noi per stare bene, vivere in cooperazione e sviluppare consapevolezza dovrebbe imparare a non disperdere energie in cose inutili e dannose.
Uno dei grandi ostacoli all’evoluzione umana è l’ego, questa strana abitudine non solo a pensarci separati ma a coltivare attraverso una specie di gioco al massacro l’importanza personale.
Coltiviamo idola, cioè nutriamo il nostro ego che è illusorio, costruiamo castelli di ragioni e torti, e quindi soffriamo di lesa maestà se veniamo contraddetti, cerchia-
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mo di pareggiare il conto se veniamo feriti, insomma edifichiamo monumenti di infelicità.
Pensate invece quale società potremmo costruire se non dessimo tanto spazio all’importanza personale ma ci rapportassimo agli altri con “impeccabilità”, un altro dei termini che lo stregone tolteco Don Juan trasmise a Castaneda.
Cosa vuol dire essere impeccabili?
Essere autentici, avere sempre presente il peso delle proprie parole ed esserne responsabili.
Mi prendo la responsabilità di ciò che dico e sono presente alle conseguenze delle mie parole…
È qualcosa che riguarda l’Esserci, essere completamente in ciò che si fa.
Pensate come sarebbe diverso il confronto sui social o la stesura di un articolo di giornale se ciascuno avesse presente il peso delle proprie parole e se ne prendesse responsabilità totale.
Significa decido chi sono, chi voglio essere, cosa dire e cosa non dire, so che ogni parola avrà un peso, genererà una reazione, creerà un certo tipo di relazione… quindi sono impeccabile, perché sono presente al tavolo delle decisioni.
La vita non decide per me.
Sono io che scelgo con consapevolezza cosa fare della mia vita, della mia energia, delle mie emozioni, dei miei rapporti.
Sono presente, quindi Impeccabile.
“L'impeccabilità, come ti ho detto tante e tante volte, non è la moralità, disse don Juan. Le assomiglia soltanto. L'impeccabilità è semplicemente il miglior uso del nostro livello di energia…. Esige frugalità, sollecitudine, semplicità, innocenza, e, soprattutto, esige mancanza del riflesso di sé..” (Carlos Castaneda, Il Potere del Silenzio).
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