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Politica Angelo e Francesco, i due pescatori

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Angelo e Francesco, i due pescatori

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Rosanna Marina RUSSO

Sembrava una fiaba. Un pescatore, Angelo Vassallo, che viveva a Pollica nel salernitano, divenne sindaco e lo rimase per 15 anni, dal 1995 al 2010. Ma all’inizio del suo quarto mandato, rieletto il 30 marzo col 100% dei voti, la realtà tinse di rosso

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la fiaba, la insozzò col sangue del primo cittadino che venne ucciso, la sera del 5 settembre 2010, mentre rincasava alla guida della sua auto. Un omicidio ancora avviluppato nel più assoluto mistero. C’è un collegamento, talvolta, tra una persona e un’altra, tra una vita e un’altra, non ben visibile, perché nascosto da quella famosa siepe, ma che può, improvvisamente e per una contingenza qualsiasi, apparire evidente. In questo caso il motivo del disvelamento è un libro, scritto da Dario Vassallo, fratello di Angelo, e Vincenzo Iurillo “La verità negata – Chi ha ucciso Angelo Vassallo il sindaco pescatore”, e donato a Papa Francesco. Bergoglio legge il testo e scrive a Dario una lettera, ringraziandolo per la pervicace ricerca della verità su quell’assassinio, ricerca che è testimonianza di un profondo senso di giustizia. E così facendo da una parte afferma, come altre volte ha fatto, l’importanza della giustizia “terrena” e dall’altra attesta una comunanza tra la sua idea di politica e la vita da sindaco di Angelo. Chi ha letto l’Enciclica Fratelli tutti sa che Francesco indica con precisione le caratteristiche della “buona politica”, quella che si preoccupa del bene della collettività ed è scevra dal perseguire gli interessi personali. Il sindaco pescatore, così era chiamato, ha amministrato il suo territorio pensando soltanto al bene degli altri e non al proprio e ha tutelato, preservato e valorizzato l’ambiente. Perciò ha realizzato una visione, che per papa Francesco è necessaria in una politica attenta e lungimirante, e non ha di certo vagheggiato un miraggio impalpabile ed effimero. La vita di Angelo ha gridato al mondo che una realtà diversa è possibile e che basta rincorrere con determinazione il sogno e afferrarlo agendo con concretezza. Nell’Enciclica il papa scrive: “Abbiamo bisogno di una politica che pensi con una visione ampia” e ancora: “Penso a una sana politica, capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche, che permettano di superare pressioni e inerzie viziose …La grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi pensando al bene comune e a lungo termine”. “Carità politica” la chiama Francesco e questo pensiero si sposa con la vita di Angelo che fu guidato nei suoi mandati amministrativi dall’amore per il mare e la terra, tanto che portò le acque di Pollica ad essere le più premiate negli anni con le 5 vele della Bandiera Blu di Legambiente, tanto che fece della sua terra la regina d’Italia e senza mai cedere a “pressioni” e agendo lontanissimo da “inerzie viziose”.

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Ma il legame che apparenta queste due vite è intriso anche di un particolare simbolismo. Ogni papa, salendo al soglio pontificio, indossa l’anello piscatorio all’anulare della mano destra che reca l’immagine di san Pietro mentre getta le reti dalla sua barca. Perché Pietro, il primo papa, era un pescatore e fu chiamato ad essere altro. Ed ecco che il legame diventa legatura.

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