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Cultura e Politica Evoluzione e non Rivoluzione

Cultura e Politica

Evoluzione e non Rivoluzione

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Chiara TORTORELLI

Un articolo di Alessandro Baricco uscito qualche giorno fa tra le pagine de Il Post riflette sui nostri tempi e sottolinea la necessità di una nuova intelligenza che prenda il posto dell’Intelligenza del Novecento, Baricco definisce la vecchia intelligenza parcellizzata, focalizzata esclusivamente sulla tecnologia e sulla razionalità. Scrive Baricco: “Una certa ottusa razionalità meccanica si è a tal punto fissata sulla soluzione di un problema, da perdere di vista il quadro più complessivo della faccenda, vale a dire quel che chiamiamo il senso della vita. È già successo ripetutamente con le guerre del secolo scorso: l’ossessiva applicazione razionale alla soluzione di un problema (lì spesso era politico/sociale) portava regolarmente a un crollo del valore della vita umana e a una colossale mortificazione del diritto all’esperienza e alla felicità. È un errore che conosciamo, è generato dall’indugiare eccessivo su un frammento, nell’incapacità di avere uno sguardo generale, più alto, più dall’alto. Un deficit di intelligenza”. Si conclude l’articolo con una domanda, l’autore si interroga se questa nuova Intelligenza non sia l’Intelligenza digitale che si appresta a dominare il mondo.

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Saremo dunque preda dell’intelligenza artificiale o c’è un altro tipo di Intelligenza che può nascere dalle macerie del pensiero post industriale? Dice il filosofo Galimberti che stiamo vivendo il tempo in cui ci domina un’angoscia esistenziale che non è paura, alle prese con i nostri fantasmi più reconditi. Ma non è nella vita virtuale o nell’intelligenza digitale che possiamo trovare la risposta. Urge un’intelligenza nuova, meno meccanica, iper razionale, scientista. Urge un'intelligenza ad ampio respiro, qualcosa che potrebbe chiamarsi Consapevolezza. Gli antichi insegnamenti spirituali buddisti insistono su un aspetto fondamentale, che sembra richiamare l’iper connessione dei nostri tempi ma che non si lega all’aspetto virtuale, riflette una condizione energetica. Siamo interconnessi e interdipendenti, tutto è interconnesso non c’è divisione se non apparente, quindi ciò che riguarda un aborigeno australiano o un peruviano o un eschimese mi riguarda profondamente perché l’energia che muove il mondo non conosce separazione. Inoltre, si dice nel buddismo che se si vuole cambiare il mondo non serve a nulla partire dal mondo bisogna partire dalle cellule del mondo. E le cellule del mondo siamo noi… Tuttavia io non conosco la cellula di un altro e non posso cambiare certo la cellula di un tizio che vive a Timbuctu… io conosco solo la mia cellula e posso anzi devo partire proprio da lì. Il cambiamento quindi, qualunque cambiamento, parte da me. Ecco perché nel buddismo non si parla di “rivoluzione”, la rivoluzione nasce su un senso di separazione, ci sono io qui e un altro diverso da me, e io devo agire una rivoluzione, qualcosa quindi che ha insito un atto di violenza, per mutare uno status quo. Ma non funziona così. Capita infatti che ogni rivoluzione sia un cambiamento solo apparente, prima o poi tutto ritorna esattamente allo stadio precedente che ha prodotto la rivoluzione, perché nel mondo c’è una sorta di forza di inerzia che riporta allo stato di partenza l’azione. Cosa invece produce il reale cambiamento? Dobbiamo parlare di “evoluzione” non di “rivoluzione” si dice nello Dzogchen, un prezioso Insegnamento del Buddismo tibetano. La rivoluzione è esterna, vuole cambiare il mondo, l’evoluzione invece parte da se stessi, e comincia nel punto e- satto dove nasce la consapevolezza. Ma cos’è la consapevolezza? E perché potrebbe essere l’Intelligenza dei nuovi tempi? Siamo abituati a guardare la realtà attraverso degli occhiali, guardiamo il mondo,

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lo giudichiamo, riteniamo che vada bene o male, e sviluppiamo sempre di più quella che Gurdjieff, un uomo straordinario del Novecento, maestro spirituale e fautore della “Quarta via”, chiamava “considerazione esterna”, una specie di prigione dorata in cui naufraghiamo e dove cerchiamo di cambiare il mondo giudicandolo col filtro mentale e considerandolo in termini dicotomici di bene/male. Ma il mondo è complesso, è oltre la mente che ha davvero pochi strumenti per approfondire la natura verticale dell’esperienza. Serve uno strumento che superi la dicotomia del giudizio che ci fa impantanare nella separazione, che poi diventa posizione, che poi diventa muro, che poi diventa guerra. Bisogna volgere quindi lo sguardo non all’esterno ma all’interno, non guardare il mondo di fuori con degli occhiali, ma metaforicamente servirsi di uno “specchio” si dice nell’Insegnamento Dzogchen. Cosa è uno specchio? È uno strumento che ci permette di non spezzare quel legame che unisce noi e gli altri, ciò che vediamo all’esterno e ciò che avviene all’interno. Nel mondo dell’energia infatti è tutto legato. Immaginiamo un unico campo di neutroni protoni elettroni immerso in un vuoto che non è vuoto ma è realtà potenziale non ancora manifesta. Lo specchio ci permette di conoscere prima di tutto noi stessi e poi di “riconoscere” il riflesso, cioè di vedere che gli altri non sono diversi da noi e che il mondo non è mai un mondo “oggettivo” ma profondamente emozionale, cioè colorato della luce della nostra soggettività. Cosa vediamo dunque “fuori”? Il riflesso di ciò che ci anima, il nucleo caldo delle nostre emozioni negate, le cose che amiamo e che aborriamo, le paure, gli attaccamenti, le impronte e gli idola che proiettiamo esternamente a noi per poterli “conoscere”. Da qui parte la Consapevolezza, un’intelligenza che non si muove sul terreno del contrasto e della dicotomia, ma sulla base dell’incontro e del riconoscimento. Ed è un’Intelligenza potentissima. Perché attraverso la Consapevolezza, possiamo costruire nuove Comunità umane rette da qualcosa di molto diverso dal profitto. Quel qualcosa si chiama rispetto, rispetto tra gli uomini e rispetto profondo e istintivo tra l’uomo e la Natura. Facciamo tutti parte di una stessa barca. E camminando insieme possiamo fare miracoli straordinari, che si chiamano appunto “Evoluzione”, “Nuovo Mondo”.

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