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Lavoro I diritti degli ultimi
Lavoro
I diritti degli ultimi
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Aldo AVALLONE
Marco Tuttolomondo è un signore quasi cinquantenne con una folta barba bianca a incorniciare un viso aperto e gioviale. Fino a pochi mesi fa era uno sconosciuto che in sella al suo ciclomotore consegnava cibo a casa dei palermitani per la Glovo, la multinazionale spagnola leader delle consegne a domicilio. Dal novembre scorso è diventato il rider più famoso d’Italia. Licenziato senza alcun preavviso, con il pieno appoggio del suo sindacato, la Cgil – Nidil, e si è rivolto alla magistratura per ottenere il riconoscimento dei suoi diritti. E parafrasando Brecht possiamo affermare che esiste un giudice a Palermo. Il Tribunale del Lavoro, con una sentenza mai emessa prima per un rider, ha ordinato l’assunzione a tempo indeterminato di Marco con inquadramento nel sesto li-
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vello del contratto collettivo del Terziario.
Ora non lavorerà più a cottimo ma con paga oraria.
Appena tre mesi dopo il Tribunale di Milano ha erogato ammende per ben 733 milioni di euro alle aziende proprietarie delle piattaforme digitali di consegne a domicilio, con l’obbligo di assumere con contratto di collaborazione coordinata e continuativa entro tre mesi i sessantamila rider che, finora, hanno prestato la loro opera come lavoratori autonomi.
Si tratta di due provvedimenti diversi ma sinergici che hanno avuto il merito enorme di scoperchiare quella grande pentola, finora ermeticamente chiusa, nella quale si sono bruciati per anni i diritti dei tanti lavoratori del settore che negli ultimi tempi, anche a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, ha avuto uno sviluppo rilevante.
Un esercito di sessantamila uomini, la maggior parte ragazzi ma come si è visto con Marco Tuttolomondo anche non più giovani, che ogni giorno, a qualsiasi ora, con la pioggia o con il sole, ha consentito agli italiani di avere il cibo, ogni tipo di cibo, fino dentro casa, guadagnando due o tre euro a consegna. Naturalmente senza ferie né alcuna tutela per le malattie, che rischia ogni giorno anche aggressioni e rapine.
Ora la parola deve passare alla politica.
È doveroso un intervento per giungere a una soluzione definitiva della questione e che, soprattutto, garantisca effettivamente l’applicazione delle norme a tutela dei lavoratori.
Occorre una forte mobilitazione, e la sinistra dovrà farsene promotrice, affinché venga finalmente ridimensionato il ruolo predominante del “capitalismo digitale” delle piattaforme in nome della lotta al precariato e della difesa dei diritti del lavoro.
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