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Avanti c’è posto!

Politica

Avanti c’è posto!

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Antonella BUCCINI

“Questa ce l’ho”. Qualcuno ricorderà lo scambio delle figurine dei calciatori dei bambini degli anni ‘60. Era tutto un daffare a confrontare, valutare, mercanteggiare, soprattutto sui doppioni che potevano valere una figurina, ma se rari, anche due o tre. Mi è tornato in mente leggendo dell’iniziativa di Letta sulle donne capigruppo alle camere. La storia è nota. Un uomo di potere intende indurre altri due uomini di potere a fare un passo indietro per offrire il loro posto a due signore, come in metropolitana o in fila all’ufficio postale. Le due signore accettano e si accomodano. Il gioco è fatto. L’album delle figurine completato. Letta ha insistito perché “… c’è un problema enorme di presenza femminile nel nostro partito …” E quindi che si fa? Noi uomini decidiamo che è venuto il momento: prego. Non solo. Bisogna pur sceglierle queste signore. Sulla base dell’art. 1 dello Statuto del PD secondo il quale le attribuzioni di incarichi interni

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sono ispirate ai criteri del merito e della competenza, rigorosamente accertati? Il capogruppo alla Camera, da vero gentiluomo, cede rapidamente il passo e lascia che le due aspiranti si accapiglino tra di loro. Il capogruppo al Senato, invece, è riluttante. Obietta a Letta che la sua è una proposta ambigua, che bisognerebbe iniziare dai segretari del partito da sempre uomini. Anche qui mi vengono in mente i ragazzini. “Perché… tu? Guarda chi parla”. E quindi il capogruppo che fa alla fine? Cede. Ma a lui la scelta diamine. E così nell’ambito della sua corrente, base riformista, composta da ex renziani, incorona la candidata che lo sostituirà. Grata. Qualcuno sicuramente ha apprezzato lo sforzo di Letta. Un segnale, un inizio. Ma per quanto ancora dobbiamo plaudire ai piccoli passi e farcene una ragione? Che sconforto. E tale è lo sconforto da accantonare anche il punto esclamativo. È questa quindi la pratica della parità di genere. Ho l’impressione che anni di lotta delle donne siano stati tirati con lo sciacquone. Se c’è stato un limite nel movimento femminista ha riguardato proprio l’identità che si è appiattita su quella maschile senza avere l’energia di delineare una diversità affrancata da stereotipi di genere. Lo stesso limite degli omosessuali, ma questa è un’altra storia. Chi altri se non le donne, dunque, avrebbero dovuto lottare per il potere e soprattutto maneggiarlo con la cura e l’ascolto proponendone una versione altra da quella maschile. Ma nel caso di specie siamo ben oltre. Queste donne della politica sembrano impegnate a occupare poltrone sempreché qualcuno ce le metta. Non un sussulto né una strategia. Nessun dissenso di genere né una voce stonata. Tutte allineate, in attesa. Prima o poi arriverà il loro turno. Qualcuna di loro ha sostenuto che se la cooptazione è destinata ad un uomo nessuno parla…. Ecco dunque le loro probabili aspirazioni: l’omologazione, la partecipazione ai giochi, anche da suddite, che importa. Intanto Ursula von der Leyen resta in piedi. In questa circostanza neanche un posto a sedere! Forse abbiamo un problema.

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