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Leggere Voltaire per coltivare patate
Cultura
Leggere Voltaire per coltivare patate
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Anita NAPOLITANO
Di fronte al motto della Rivoluzione Francese: Libertè, Egalitè, Fraternitè, che in questo numero dell’Unità laburista, non a caso, ne stabilisce l’uscita il 14 luglio, ricordando i valori fondamentali che sottendono la vita democratica in qualunque contesto culturale, è inevitabile voltare lo sguardo al passato per interrogarsi sul nostro presente democratico e per prepararci forse al futuro?
Non saprei…
Ma mi viene in mente la risposta di James Burke a chi gli chiese: «Perché dovremmo guardare al passato per prepararci al futuro?” – rispose: «Perché non c’è nessun altro posto in cui cercare».
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Quindi, voltando uno sguardo al passato, saranno state le tre parole francesi, ripetute nella mia testa, non so, che vado a cercare nelle mie letture passate, tra i classici e rimanendo in ambito francese, riprendo tra le mani il libro di Voltaire, Candido o L’Ottimismo, rileggo con uno spirito diverso: mi riconnetto al presente e confermo l’immortalità dei classici che hanno sempre delle risposte moderne e possibili oltre il potere di interrogare ancora il lettore.
La storia di Candido inizia nel Castello del barone di Thunder- ten- tronckh in Vestfalia, dove nasce questo giovane tranquillo, educato dal filosofo ottimista Pangloss, il quale è convinto che al mondo tutto va nel “migliore dei modi possibili”.
Innamorato della figlia del barone Cunegonda, Candido viene cacciato dal castello e iniziano le sue esperienze sempre più difficili e pesanti che non sembrano confermare gli insegnamenti del suo maestro filosofo Pangloss.
Candido attraversa prima l’Europa poi l’America. Sfugge alla morte, per miracolo.
Viene a sapere poi che il castello è stato saccheggiato, libera Cunegonda dalle mani del grande accusatore che ne ha fatto la sua amante, ma di nuovo sarà separato da lei. Inseguendo l’amore Candido va a Parigi, Londra, Venezia, Costantinopoli.
Dopo tante esperienze difficili, si convince sempre di più che la felicità non esiste, riesce a sposare Cunegonda ormai vecchia, con lei si trasferisce in una fattoria sulle sponde del Bosforo a lavorare la terra, “l’orto”.
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(Un riassunto brevissimo che serve a non svelare nulla. Il motivo? Andate aleggerlo! Scherzo, non è facile riassumere in poche battute, ve lo assicuro,comunque andiamo avanti…)
Candido è il racconto filosofico di Voltaire (1759 scritto trent’anni prima della Rivoluzione Francese!) che, attraverso il personaggio ingenuo di Candide, in modo ironico, critica l’ottimismo metafisico di Leibniz. Nel libro c’è il rifiuto dell’ottimismo più scontato e semplice dettato da quel “mondo possibile” dei metafisici e, infatti, l’ingenuo Candido è soggetto ad attraversare esperienze difficili, violente incontrando tragedie di ogni tipo e natura.
Il Candido è sia un romanzo filosofico sia un romanzo di viaggio e di formazione, che smonta la massima ottimistica di Leibniz per cui “Tutto è bene”, in particolare critica il panglossismo cioè “tutto è lingua” (parole, parole…blablabla); è un modo per Voltaire di criticare con l’arma dell’ironia i filosofi che disputano e sentenziano su importanti questioni della Vita, rispetto alle quali a volte non vi sono soluzioni, rimanendo fuori dalla realtà.
Dunque, quale sia il mondo migliore possibile, dove tutto sia regolato dai valori fondamentali della vita democratica, uguaglianza, fratellanza e libertà? Praticamente la Felicità?
Non saprei…
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…una delle tante risposte potrebbe essere in questo libro o altrove, intanto in questo libro, nel trentesimo e ultimo capitolo del romanzo, Candido approva la filosofia di Martino ( il medico anabattista che pensa che l’ Universo sia diviso in bene e in Male, la felicità sembra un’utopia che non si riesce a realizzare mentre il male fisico e morale regna ovunque tanto che la storia è un seguito di inutili atrocità) quella, di “lavorare ciascuno il proprio orto”: l’operosità e l’impegno concreto si contrappongono alle speculazioni astratte, come afferma il protagonista nel finale rispondendo a Pangloss che diceva: « In questo migliore dei mondi possibili, tutti i fatti son connessi fra loro.
Tanto è vero che se voi non foste stato scacciato a gran calci nel sedere da un bel castello, per amor di madamigella Cunegonda, se non foste capitato sotto l’Inquisizione se non aveste corso l’America a piedi, se non aveste infilzato il Barone se non aveste perso tutte le pecore del belpaese di Eldorado, voi ora non sareste qui a mangiar cedri canditi e pistacchi”.
«Voi dite bene!», rispondeva Candido «ma noi bisogna che lavoriamo il nostro orto».
E allora buona lettura a chi volesse perdersi nella lettura di un classico e anche achi volesse iniziare a coltivare un orticello.
Auguro una buona produzione: che almeno il mio articolo sia servito a produrrequalcosa, magari patate!
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